Lavoro, la riforma sbarca al Senato. Scontro sul Tfr

Mercoledì, 01 Ottobre 2014
- Roma, 1 ott. - "Pochi giorni": il premier Matteo Renzi lo ha fatto sapere ieri, di voler vedere la riforma del lavoro approvata a tambur battente dal Senato. Oggi e' iniziata la discussione, ma se guerra doveva essere, al momento siamo nella piu' classica 'drole de guerre'. Calma apparente, insomma, mentre nelle fucine si decide se affilare o meno le armi. Il nodo pare essere quello di un emendamento al Jobs Act con cui il governo recepirebbe le indicazioni emerse dalla direzione nazionale del Pd, l'altro giorno. Quali? Ancora non e' chiaro. E il ministro competente, Giuliano Poletti, prende tempo."Stiamo ancora ragionando su quello che c'e' da fare", dice, "Ascoltiamo la discussione e poi decideremo". Parte della discussione, anche oggi, ha luogo fuori delle sede istituzionali. I sindacati, in altre parole, continuano il confronto a distanza con il governo e tra di loro. La Cgil non ha digerito l'ennesimo attacco del premier. Questi l'ha accusata di essere stata assente nei momenti che contavano, e Susanna Camusso ribatte minacciando di fornire l'elenco delle cose fatte. Poi ribadisce che l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori e' un simbolo di liberta' che non invecchia, e che se e' stato applicato poche volte e' buon segno. Non c'e' arma contro l'ingiustizia che funzioni meglio di quella norma che previene ancor prima di curare. Anche Anna Maria Furlan, leader in pectore della Cisl, manda un segnale di insoddisfazione, quando definisce Renzi "distratto" nel momento in cui taccia Via Po di aver ignorato le istanze dei precari. Anche la Uil, con Renato Angeletti, avverte: il governo non si illuda. Tutti, poi, poco entusiasti dell'idea di mettere il tfr in busta paga. Punto, questo, che vede le perplessita' di una parte del mondo politico in procinto di affrontare il dibattito sulla riforma del lavoro. "Mentre il paese precipita nel baratro della disoccupazione e della recessione, il governo gli da' una spintarella. Togliere il Tfr alle imprese vuol dire metterle in mutande e costringerle a rivolgersi al credito bancario per finanziarsi", scrive Beppe Grillo sul suo blog. Contro un eventuale "soccorso azzurro" a Renzi, nel caso in cui la minoranza Pd faccia ballare il suo segretario-presidente del Consiglio, si schiera ad esempio il dissenso interno a Forza Italia. La vera partita e' proprio questa, le scommesse degli osservatori riguardano la volonta' dei dissidenti dei due schieramenti di dare battaglia. Lo si capira' in un futuro prossimo. Al momento e' drole de guerre. .

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