Pensione Anticipata, Uscita a 63 anni e 7 mesi solo per i contributivi puri

Davide Grasso Martedì, 21 Febbraio 2017
Una regola prevista dalla Riforma Fornero consente l'uscita a 63 anni per coloro che sono entrati nel mondo del lavoro dopo il 1995. Ma il beneficio potrà essere attivato solo da chi ha avuto retribuzioni elevate nella propria carriera lavorativa.
I lavoratori che non sono in possesso di contribuzione al 31 dicembre 1995 e quindi hanno diritto alla liquidazione del trattamento pensionistico interamente con il sistema contributivo, oltre alla possibilità di avere riconosciuta la pensione con i requisiti standard (pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall'età anagrafica oppure pensione di vecchiaia con 66 anni e 7 mesi di età) possono conseguire il trattamento anticipato all'età di 63 anni e 7 mesi a condizione di poter far valere una anzianità contributiva di almeno 20 anni. Si tratta di una possibilità concessa dalla Riforma Fornero del 2011 che può significare un anticipo dell'età pensionabile di 3 anni almeno per i giovani lavoratori. Ai fini del computo dei 20 anni di contribuzione “effettiva” è utile solo la contribuzione effettivamente versata (obbligatoria, volontaria, da riscatto) con esclusione di quella accreditata figurativamente a qualsiasi titolo

Recentemente l'Inps ha indicato, favorevolmente per i lavoratori, che al fine della valutazione del possesso della contribuzione al 31 dicembre 1995 bisogna considerare la sola contribuzione presente presso la cassa presso cui il lavoratore liquida la prestazione pensionistica (cfr: Circolare Inps 10/2017). Così, ad esempio, un lavoratore del pubblico impiego il cui rapporto assicurativo è iniziato il 1° gennaio 1996 potrà godere dell'uscita a 63 anni e 7 mesi unitamente a 20 anni di contribuzione effettiva a prescindere dalla circostanza di avere dei periodi contributivi ante 1996 accreditati presso l'assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti o presso altre gestioni di previdenza obbligatoria

Un aspetto da tenere in considerazione riguarda però la presenza del cd. importo soglia. Per accedere alla suddetta prestazione la legge richiede, infatti, che la rata pensionistica maturanda risulti non inferiore a 2,8 volte il valore dell'assegno sociale, cioè non inferiore a circa 1.255 euro lordi al mese, un vincolo che può essere soddisfatto con 20 anni di contributi solo da quei lavoratori che hanno avuto retribuzioni elevate nell'arco della propria carriera lavorativa. Riuscire ad agguantare un assegno, interamente determinato con il sistema contributivo, superiore a 1.255 euro al mese con soli 20 anni di lavoro richiede infatti retribuzioni medie annue molto elevate che solo chi ha avuto una carriera brillante può agguantare. Non a caso tra i progetti di revisione della Legge Fornero che il Governo sta discutendo in questi giorni con la parte sindacale c'è proprio la rimozione di questo ostacolo quasi insuperabile per la maggior parte dei comuni lavoratori che viaggiano su retribuzioni medie annue intorno ai 20-35mila euro. L'obiettivo sarebbe quello di abbassare l'importo soglia a 1,5 volte il valore dell'assegno sociale (cioè a 672 euro al mese), un'asticella che consentirebbe di includere sicuramente un maggior numero di lavoratori.  

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