Recentemente l'Inps ha indicato, favorevolmente per i lavoratori, che al fine della valutazione del possesso della contribuzione al 31 dicembre 1995 bisogna considerare la sola contribuzione presente presso la cassa presso cui il lavoratore liquida la prestazione pensionistica (cfr: Circolare Inps 10/2017). Così, ad esempio, un lavoratore del pubblico impiego il cui rapporto assicurativo è iniziato il 1° gennaio 1996 potrà godere dell'uscita a 63 anni e 7 mesi unitamente a 20 anni di contribuzione effettiva a prescindere dalla circostanza di avere dei periodi contributivi ante 1996 accreditati presso l'assicurazione generale obbligatoria dei lavoratori dipendenti o presso altre gestioni di previdenza obbligatoria.
Un aspetto da tenere in considerazione riguarda però la presenza del cd. importo soglia. Per accedere alla suddetta prestazione la legge richiede, infatti, che la rata pensionistica maturanda risulti non inferiore a 2,8 volte il valore dell'assegno sociale, cioè non inferiore a circa 1.255 euro lordi al mese, un vincolo che può essere soddisfatto con 20 anni di contributi solo da quei lavoratori che hanno avuto retribuzioni elevate nell'arco della propria carriera lavorativa. Riuscire ad agguantare un assegno, interamente determinato con il sistema contributivo, superiore a 1.255 euro al mese con soli 20 anni di lavoro richiede infatti retribuzioni medie annue molto elevate che solo chi ha avuto una carriera brillante può agguantare. Non a caso tra i progetti di revisione della Legge Fornero che il Governo sta discutendo in questi giorni con la parte sindacale c'è proprio la rimozione di questo ostacolo quasi insuperabile per la maggior parte dei comuni lavoratori che viaggiano su retribuzioni medie annue intorno ai 20-35mila euro. L'obiettivo sarebbe quello di abbassare l'importo soglia a 1,5 volte il valore dell'assegno sociale (cioè a 672 euro al mese), un'asticella che consentirebbe di includere sicuramente un maggior numero di lavoratori.