Pensioni, Cassano apre ad una revisione della speranza di vita per i lavori gravosi

Nicola Colapinto Venerdì, 20 Gennaio 2017
Il sottosegretario risponde ad una interrogazione parlamentare circa la possibilità di avviare uno studio sulla mortalità in base all'attività lavorativa svolta.
Il Governo è pronto ad avviare uno studio tra rischio di mortalità e lo svolgimento di attività lavorative gravose. Lo ha sottolineato ieri il sottosegretario al Welfare Massimo Cassano in risposta ad una interrogazione parlamentare presentata dall'Onorevole Gnecchi presso la Commissione Lavoro della Camera. Secondo Cassano propedeutico all'analisi sulla diversificazione dell'aspettativa di vita in relazione all'attività lavorativa svolta sarà la  nuova definizione rigorosa dei lavoratori usuranti e gravosi che la legge di bilancio 2017 rinvia a un apposito decreto del Ministero del Lavoro, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze (articolo 1, comma 208 della legge 232/2016), di revisione del decreto ministeriale 20 settembre 2011. "In ogni caso, tengo a precisare che, in considerazione dell'importanza che riveste il tema sollevato dagli onorevoli interroganti, il Ministero è intenzionato a promuovere – in collaborazione con l'INPS e l'INAIL che hanno già dichiarato la propria disponibilità – l'avvio di uno studio volto all'analisi del differenziale di mortalità imputabile all'attività lavorativa svolta. In particolare, attraverso un apposito tavolo tecnico o un osservatorio permanente finalizzato alla individuazione e monitoraggio delle attività usuranti, si potrà procedere in maniera più mirata all'elaborazione delle stime tecniche necessarie per la diversificazione dell'aspettativa di vita".

La questione, ha ricordato la Gnecchi, deve essere affrontata in vista dell'avvio della seconda fase del confronto tra governo e sindacati sulle pensioni già prevista nel verbale quadro dello scorso settembre. Secondo la deputata in particolare, è significativo che anche la Ragioneria generale dello Stato, nel diciassettesimo rapporto su «Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario», pubblicato nel luglio 2016 (si veda tavola sottostane), ha evidenziato che difficilmente l'adeguamento decorrente dall'anno 2019 potrà rispettare quanto previsto dallo scenario precedente, ancorché le regole previdenziali attualmente in vigore non consentano un adeguamento dei requisiti minimi in diminuzione. In astratto, infatti, nel 2019 i requisiti per l'accesso al pensionamento scenderebbero a 66 anni e 7 mesi per la pensione di vecchiaia degli uomini e delle dipendenti pubbliche invece che salire a 67 anni. Per la Gnecchi alle Camere dovrebbero essere forniti dati precisi e articolati, innanzitutto dall'INPS, il cui presidente lamenta per primo che le leggi siano adottate sulla base di parametri che giudica non «rigorosi». C'è da dire che un risultato su questo fronte è stato già conseguito. Per effetto della recente legge di bilancio gli addetti alle mansioni usuranti e i lavoratori notturni non subiranno più l'adeguamento alla speranza vita sino al 31 dicembre 2026, un beneficio sino a poco tempo fa assolutamente impensabile (cd. lavori usuranti). 

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