Pensioni, Il Governo Azzera le risorse per il part-time agevolato

Davide Grasso Lunedì, 05 Dicembre 2016
La Legge di Bilancio riduce quasi completamente i denari per finanziare nel 2017 il passaggio al part-time agevolato negli ultimi anni di lavoro senza decurtazioni sulla pensione futura.  
Il Governo taglia i fondi per il part-time agevolato. Con un articolo passato quasi inosservato all'interno delle diverse disposizioni in materia previdenziale della legge di bilancio il limite massimo di spesa previsto per lo strumento introdotto dalla scorsa estate viene ridotto da 120 a 20 milioni per il 2017 e da 60 a 10 milioni per il 2018. Si ricorda che l’istituto prevede la possibilità, mediante accordo con il datore di lavoro, di trasformare da tempo pieno a tempo parziale il rapporto di lavoro, con copertura pensionistica figurativa per la quota di retribuzione perduta e corresponsione al dipendente, da parte del datore di lavoro, di una somma pari alla contribuzione pensionistica che sarebbe stata a carico di quest'ultimo (relativa alla prestazione lavorativa non effettuata), che non concorre alla formazione del reddito da lavoro dipendente e non è assoggettata a contribuzione previdenziale. La misura, come si ricorderà, è a beneficio dei soli lavoratori dipendenti del settore privato in possesso di 63 anni e 7 mesi di età e 20 anni di contributi entro il 31 dicembre 2018.

La riduzione dell'autorizzazione di spesa, praticamente quasi azzerata, tradisce probabilmente lo scarso appeal della misura tanto sbandierata agli inizi dell'anno per flessibilizzare le uscite. Anche se secondo la Relazione illustrativa le riduzione sarebbe motivata dall'arrivo dell'APE volontario e dell'APE agevolato due misure che si rivolgono alle medesime coorti di lavoratori coinvolti potenzialmente nel part-time agevolato. C'è da dire, però, che secondo l'ultimo report pubblicato dall'Inps le domande pervenute nei primi mesi sono state poche centinaia e molte sono state respinte già per mancanza dei requisiti. Una cifra assai modesta rispetto alle domande preventivate dal Governo per il 2016. Un vero e proprio flop che ricorda l'erogazione anticipata del trattamento di fine rapporto avviata nel 2014, scarsamente appetibile da un punto di vista fiscale. 

Tra le problematiche che hanno rallentato il decollo dello strumento il fatto di aver circoscritto la sperimentazione ai soli lavoratori del settore privato (escludendo quindi tutto il pubblico impiego nonchè i contratti a tempo determinato) e nell'aver tagliato fuori dal perimetro i lavoratori precoci. La novità è certamente un'opportunità per i dipendenti perchè, grazie alle condizioni sopra esposte, possono contare su una compressione della retribuzione molto contenuta (nell'ordine del 20-25%) durante il part-time agevolato; la convenienza per il datore è però molto ridotta in quanto, pur risparmiando complessivamente sul costo del lavoro, il costo orario della prestazione lavorativa aumenta e quindi non è detto che le imprese possano avere quel particolare incentivo ad acconsentire la trasformazione del contratto. Lo scorso anno il Governo aveva ampiamente sbandierato la misura anche con una serie di spot pubblicitari ma, evidentemente, l'appeal è stato scarso e ora le risorse sono state tagliate. 

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