Manovra, Spunta l'ipotesi di una stretta sull'indicizzazione delle pensioni nel 2019

Paolo Piva Mercoledì, 19 Dicembre 2018
L'ipotesi di rivedere il meccanismo di perequazione delle pensioni superiori ai 1530 euro lordi al mese per reperire risorse da destinare alla quota 100 non piace però ai sindacati. 
"Il governo non faccia cassa con i pensionati andando a rimettere le mani sul sistema di rivalutazione penalizzando così milioni di persone". A denunciarlo sono i segretari generali dei sindacati dei pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil Ivan Pedretti, Gigi Bonfanti e Romano Bellissima, facendo riferimento alla volontà dell'esecutivo di modificare in legge di bilancio il meccanismo di indicizzazione delle pensioni. Il Governo starebbe pensando, infatti, a fermare nel 2019 e negli anni futuri la perequazione al 95% sulla quota di pensione compresa tra 3 e 4 volte il trattamento minimo Inps; al 80% sulla quota compresa tra 4 e 5 volte; al 60% tra 5 e 6 volte; e al 50% sopra 6 volte il minimo (si rammenta che il minimo inps per il 2019 è pari a 513 euro al mese). I risparmi derivanti da questa misura, fanno sapere fonti vicine a Palazzo Chigi, sarebbero intorno ai 1,7 miliardi entro il 2021 (200 milioni l’anno prossimo, 600 nel 2020, 900 nel 2021). L'obiettivo è recuperare risorse per finanziare il pacchetto sulla quota 100 e rispettare i vincoli dell'Unione Europea evitando la procedura di infrazione.

Sul tavolo c'è anche l'ipotesi di una proroga dell'attuale meccanismo di cui alla legge 147/2013 in scadenza a fine anno, con risparmi ancora superiori ma con effetti più negativi per i pensionati. Vale ricordare che senza la modifica all'esame da gennaio sarebbe tornata una indicizzazione più generosa anche per le pensioni più elevate.

"Sarebbe un atto di imperio - continuano i tre sindacalisti - insopportabile e profondamente ingiusto, nonché un clamoroso passo indietro rispetto agli impegni assunti dal precedente governo che aveva stabilito il ritorno dal 1 gennaio 2019 ad un meccanismo di rivalutazione che fosse in grado di tutelare il potere d'acquisto dei pensionati italiani" chiosano dal sindacato di Corso d'Italia. "Quello che si profila - concludono - non è altro che l'ennesimo furto alle pensioni medio-basse. Già altri governi in questi anni hanno seguito questa strada. Non vediamo pertanto quel tanto sbandierato cambiamento ma il reiterarsi di decisioni sbagliate e punitive verso una fascia di popolazione che avrebbe piuttosto bisogno di essere aiutata e sostenuta. Qualora fosse confermato questo intervento non staremo di certo fermi a guardare, ma ci mobiliteremo".



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