Riforma Pensioni 2015, Damiano: oltre agli esodati occupiamoci anche dei giovani

redazione Domenica, 26 Aprile 2015
Anche se una soluzione ben definita non c'è, il governo Renzi si è dato come sua priorità quella di garantire la pensione agli ultracinquantenni ma non c'è alcuna garanzia per i giovani di oggi.

Kamsin Prevedere una sorta di integrazione al minimo anche ai giovani che hanno la pensione calcolata con il sistema contributivo. Lo ricorda Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro e presidente dell'omonima commissione della Camera, in una intervista raccolta dal Quotidiano Il Garantista. Un sostegno di almeno 500 euro al mese - sostiene Damiano - a carico della fiscalità generale, corrispondente all'incirca ad una pensione sociale, al quale aggiungere i contributi versati nel corso della vita di lavoro per poi procedere al calcolo tutto contributivo della pensione.

Quando parliamo di pensioni dei giovani commettiamo un errore e ci soffermiamo soltanto sul passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo avvenuto con la riforma Dini. Nel primo caso la pensione viene calcolata sulla media delle retribuzioni degli ultimi dieci anni. E la cosa potrebbe risultare favorevole se c'è un versamento di contributi continuativo. Nell'altro caso, invece, l'assegno viene conteggiato sulla base dei contributi versati dal primo all'ultimo giorno di lavoro. Con un risultato meno conveniente se non si è percepita una retribuzione alta e avuto una carriera regolare.  Ma oggi un giovane, se parliamo di un'occupazione dignitosa, entra nel mondo del lavoro non prima dei 30 anni. Spesso il primo "contatto" avviene attraverso uno stage o un passaggio nel lavoro nero o grigio, sottopagato o senza contributi. E, rispetto al passato, si continuerà poi negli anni con paghe più basse, contratti temporanei e contribuzioni frastagliate. E' sommando tutto questo abbiamo pensioni che possono scendere anche al 40 per cento dell'ultima retribuzione.

La Soluzione? Va anticipato l'ingresso nel mondo del lavoro, nella logica dell'alternanza scuola/occupazione insita nell'apprendistato. Il contratto a tutele crescenti potrebbe consentire una continuità sotto il profilo contributivo e quello retributivo. Quando si perde il lavoro, bisogna garantire contributi figurativi per non abbassare il monte dei contributi pensionistici.

Torniamo a una fiscalità di vantaggio sulle pensioni integrative, che non possono essere equiparate al risparmio di carattere speculativo. E si deve cancellare la revisione negativa dei coefficienti quando cala il Pil, ai fini della rivalutazione degli assegni. Se vogliamo qualcosa di più strutturale c'è una sola soluzione. Ma è molto costosa. Fissare uno "zoccolo" minimo di 500 euro mensili pagato dalla fiscalità generale a partire dal quale calcolare le pensioni con il sistema contributivo, per chi non ha accumulato contributi sufficienti.

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