Riforma Pensioni, Damiano: Renzi ora svolti a Sinistra

redazione Lunedì, 27 Giugno 2016
Bisogna analizzare sia i costi che i benefici di una modifica alla Legge Fornero. Lo dichiara il Presidente della Commissione Lavoro della Camera. 
“L’unica cosa che non si dice, a proposito di crisi dell’Europa, è che essa è figlia del liberismo politico ed economico che ha distrutto, per dirla con il filosofo francese Michel Onfray, “tutte le conquiste ottenute da due secoli di lotte sindacali e di progresso sociale”. Non abbiamo il coraggio di dirlo perché, anche la sinistra, negli ultimi trent’anni è rimasta in molti caso ipnotizzata e resa impotente dal liberismo. Persino dichiararsi sostenitori del liberale Keynes era, fino a poco tempo fa, giudicato un’eresia anche nel Partito Democratico”. Lo afferma Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro alla Camera. “Abbiamo pagato – prosegue – nelle ultime elezioni amministrative l’opacità delle politiche del Governo equamente divise tra scelte di destra e di sinistra (solo per fare alcuni esempi: IMU sulla prima casa e 80 euro per il lavoro dipendente, cancellazione del tetto per i voucher agricoli e lotta al caporalato, superamento dell’articolo 18 e messa al bando delle dimissioni in bianco, intangibilità del sistema pensionistico targato Monti e approvazione della settima salvaguardia degli esodati e dell’estensione di Opzione Donna).

Abbiamo elencato – spiega Damiano – coppie di scelte politiche che si muovono in senso diametralmente opposto. Il risultato è che, anche a causa del prolungarsi della crisi economica, il tracollo del ceto medio, l’aumento dei poveri e la certezza di una diseguaglianza crescente, stanno provocando una rivolta, in Italia ed in Europa, che alimenta il populismo e mette a rischio la stessa democrazia. In mezzo al guado non si può stare: Renzi svolti a sinistra, ascolti la sofferenza dei più deboli che hanno pagato di più nella crisi e valorizzi il ruolo delle parti sociali per trovare i giusti compromessi sui temi fondamentali del lavoro, della previdenza e della povertà. 

“Sulle pensioni siamo pronti a confrontarci con il Governo con la nostra proposta che, per come e’ strutturata, consente di trovare le soluzioni di equilibrio contabile nel medio-lungo periodo”. Si trat­ta di una proposta di legge del Pd, di cui sono primo firmatario, che pre­vede l'accesso flessibile alla pensio­ne a partire dai 62 anni di età con 35 di contributi, con una penalizzazio­ne massima dell'8%. Ed un'uscita a 41 anni per i lavoratori precoci.  Se fosse accol­ta risolverebbe il problema di tan­ti lavoratori che, a quell'età, han­no perso il lavoro, non trovano alcu­na ricollocazione e debbono aspetta­re la pensione dopo i 66 anni, con il rischio di allargare la platea dei nuo­vi poveri.

Così come aiuterebbe il ricambio generazionale nelle azien­de non costringendo i dipenden­ti, nel prossimo futuro, a rimanere in attività fin verso i 70 anni, con­siderando la dinamica dell'aspetta­tiva di vita applicata al sistema pensionistico" conclude Damiano. 

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