Secondo l'articolo 59, comma 7, della legge n. 449 del 1997, si legge nell'interrogazione, alcune categorie di lavoratori dipendenti, tra cui quelli considerati «precoci», coloro cioè che possono vantare almeno un anno di contribuzione derivante da attività lavorativa prima del compimento del diciannovesimo anno di età, raggiungevano il diritto alla pensione di anzianità in base alla tabella allegata alla legge n. 335 del 1995: ossia, con 35 anni di contribuzione all'età di 55 anni nel 2002 e 2003, di 56 anni nel 2004 e 2005, e di 57 anni dal 2006.
Si pone il caso di un lavoratore che avesse iniziato a lavorare a 14 anni: stando alle norme attuali, egli potrebbe raggiungere la giubilazione, entro la fine del 2015, con 42 anni e sei mesi di contributi; se donna, con 41 anni e sei mesi. Dal 2016, altri quattro mesi andranno ad aggiungersi, per poi aumentare ancora negli anni successivi, secondo quanto previsto dalle tabelle relative alle aspettative di vita. GamsinStando alle notizie degli ultimi giorni, dovrebbe essere prevista, - proseguono i deputati - in sede di approvazione della prossima legge di stabilità, come già indicato dalla proposta di legge 857, a prima firma Damiano («Disposizioni per consentire la libertà di scelta nell'accesso dei lavoratori al trattamento pensionistico») la possibilità, per i lavoratori che abbiano maturato almeno 41 anni di anzianità contributiva, di pensionamento prescindendo dall'età anagrafica. Si fa riferimento inoltre alla «quota 97», ossia alla possibilità di pensionamento a 62 anni d'età per 35 anni di contributi, con una penalizzazione massima dell'8 per cento sull'importo dell'assegno pensionistico.
La maggior parte dei lavoratori precoci svolgono o hanno svolto per lungo tempo mansioni fisicamente pesanti, e fin da giovanissimi, spesso per necessità familiari. Di recente
L'interrogazione conclude chiedendo al governo