Riforma Pensioni, maggioranza spaccata sul ricalcolo contributivo

Davide Grasso Giovedì, 27 Agosto 2015
Prosegue lo studio delle soluzioni per garantire flessibilità in uscita. Dai tavoli tecnici appare improbabile la possibilità di garantire un anticipo senza alcuna penalità sull'assegno.
Ancora lontana la quadra per superare la rigidità delle regole attualmente vigenti per l'accesso alla pensione. L'obiettivo del governo, confermato anche ieri dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti, resta quello di garantire di un anticipo dell'età pensionabile al prezzo di una decurtazione sull'assegno e di introdurre un sostegno al reddito per gli ultra 55 enni che hanno perso il lavoro ma che sono ancora troppo distanti dalla maturazione dei requisiti previdenziali. Misure che entreranno nella prossima legge di stabilità 2016 ma solo se il Governo riuscirà a spuntare da Bruxelles ulteriori margini di flessibilità nel quadro di finanza pubblica da utilizzare per il 2016. In tutto altri 5-6 miliardi.

Dalla fine di luglio Governo, Ragioneria dello Stato ed Inps, hanno ripreso in mano il capitolo per studiare i costi e le proposte. Delle quattro ipotesi sul tavolo dell'esecutivo la prima ad essere messa da parte è quella del ripristino delle "quote", cioè il raggiungimento di un valore minimo sommando gli anni di contribuzione e l'età. La cd. quota 100 ideata da Damiano che prevede un minimo di 62 anni e 38 di contributi avrebbe un costo troppo elevato, pari ad oltre 10 miliardi di euro e determinerebbe un ritorno al passato che non sarebbe compreso dall'Ue.

Ma anche la penalizzazione economica correlata agli anni di anticipo prevista nel ddl 857 Damiano-Baretta sta trovando molte resistenze. Il presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano, spinge molto la sua soluzione basata su una penalità del 2% per ogni anno di anticipo del pensionamento rispetto ai 66 anni di età sino ad un massimo dell'8% in corrispondenza dei 62 anni. L'ipotesi, fanno notare gli esperti, avrebbe un costo ancora troppo elevato per lo Stato (8,5 miliardi di euro) e rischia di creare nuovo deficit. Dal tavolo tecnico sta emergendo dunque la volontà di incrementare la penalità prevista nel ddl 857 per contenere i costi. Tra le ipotesi anche il ricorso all'espediente della finestra mobile che consentirebbe, occultamente, di ottenere risparmi per lo Stato. GamsinBen piu' fattibile l'ipotesi di applicare il metodo contributivo in luogo di quello misto (post-Fornero o post-Dini). Si potrebbe in tal caso estendere il regime sperimentale donna oltre il 2015 con un'asticella per l'uscita piu' alta a 62 anni e 35 anni di contributi (per gli autonomi i requisiti sarebbero piu' elevati di un anno). Come prevede la proposta Boeri. L'ipotesi tuttavia non piace ai Dem per via della forte compressione degli assegni a cui sarebbero esposti i lavoratori che scegliessero questa opzione. Per far digerire il progetto nel tavolo di confronto si ipotizza però una soglia di garanzia al di sotto della quale, l'importo degli assegni non possa essere ridotto per effetto del ricalcolo con il contributivo.

Trovare il giusto equilibrio resta comunque molto difficile. Nel caso in cui la Ue non desse il via libera alla flessibilità, l'intervento sulle pensioni, fanno notare dall'esecutivo, sarà rimandato ad un disegno di legge collegato alla manovra, da approvare il prossimo anno quando la ripresa economica sarà piu' solida. 

Altro punto di intervento sono le ricongiunzioni onerose. Qui l'ipotesi allo studio è di estendere il cumulo contributivo gratuito (previsto dalla legge 228/2012) anche per conseguire la pensione anticipata, un intervento che garantirebbe maggiore flessibilità perché lavoratori che oggi non riescono a raggiungere i requisiti vi potrebbero riuscire sommando le diverse posizioni previdenziali, senza quindi necessità di ricorrere a forme di flessibilità. E senza sborsare oneri o accettare una decurtazione del trattamento pensionistico.

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