Riforme, la mediazione e' saltata Sel respinge la proposta Renzi

Martedì, 29 Luglio 2014

- Roma, 29 lug. - Nessun accordo in conferenza dei capigruppo tra maggioranza e opposizione. Il timing delle riforme, quindi, resta quello gia' stabilito e "si va avanti votando, votando, votando". Lo riferisce il presidente dei senatori Ncd, Maurizio Sacconi. "Abbiamo solo perso tempo per un'intera mattinata", spiega Sacconi, visto che "non c'e' nessuna disponibilita' da parte di Sel e M5S a ritirare gli emendamenti e modificare il comportamento parlamentare".

Riprendendo i lavori in aula e informando l'Assemblea dell'esito della Capigruppo, il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha espresso il suo "rammarico" per il fallimento della maediazione: "Siamo alla conclusione di tutti i tentativi di mediazione che sono stati vani, io ritengo di avere fatto tutto il possibile, ma devo prendere atto con rammarico che si devono riprendere le votazioni", ha aggiunto Grasso.

La tagliola, dunque, non funziona. Gli appelli sono gia' stati lanciati, la mediazione e' fallita. Poteva essere il giorno della pace, a Palazzo Madama, ed in effetti ne Pd le acque si sono fatte piu' tranquille. Mancano pero', per far scoppiare la pace generale, gli assensi di M5S, Lega e Sel. E pare proprio che non verranno accordati. Stamane, quando in Aula riprende la discussione sulla revisione della Carta costituzionale, va al microfono Vannino Chiti, leader riconosciuto dei dissidenti del Pd. Elenca una serie di proposte che equivalgono ad una mano tesa: concentrare il dibattito su alcuni temi precisi, tra cui le modalita' di elezione del Senato, il numero dei deputati e l'immunita', quindi ridurre gli emendamenti a "una decina" e poi rinviare alla prima settimana di settembre il voto finale sul ddl riforme. Il suo partito non fatica molto a dare ufficialmente il via libera all'idea. Ma gia' Forza Italia lancia avanza subito i primi distinguo. Dice si' ai tempi suggeriti, ma mette subito in chiaro che non potranno essere toccati i termini dell'accordo tra Renzi e Berlusconi. Lasciando intendere che tra questi bisogna mettere anche l'Italicum. Pronta la risposta di M5S, Lega e Sel. Il primo a rispondere, mille miglia lontano da Roma, e' Beppe Grillo. Il M5S e' pronto a lasciare il Parlamento se dovesse passare una riforma che preveda il Senato non elettivo, chiarisce: "Rimarremo ancora fino a quando sara' possibile cercare di impedire il colpo di Stato con l'eliminazione del Senato elettivo. Dopo, se questi rottamatori della Costituzione non ci lasceranno scelta, ce ne andremo".

Vogliamo risposte concrete da Renzi o qua nesuno va in ferie, avverte il capogruppo della Lega al Senato Gian Marco Centinaio. Sel, da parte sua, si prende un paio d'ore prima di affiancarsi formalmente agli irriducibili. "Dire 'togliete gli emendamenti e poi discutiamo' e' una condizione irricevibile", spiega Nicola Fraoianni, che esprime apprezzamento per l'iniziativa di Chiti ma spiega come sia impossibile trattare "con chi insulta". Il riferimento e' ai "gufi, frenatori e rosiconi" che popolano il lessico politico del Presidente del Consiglio. Nel frattempo tenta una mediazione personale il Presidente del Senato. Pietro Grasso interrompe prima i lavori d'Aula per permettere a tutti di raccogliere le idee. Poi propone di continuare la discussione sulle riforme a partire dai punti meno controversi. Alla fine incassa un ennesimo no. Questa volta del governo. E' la giornata dei veti incrociati.

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