Buongiorno, sono nato nel maggio 1956, ho cessato il lavoro il 31 Agosto 2018 e percepisco la pensione anticipata dal 1 settembre 2018 con 42 anni e 10 mesi di contributi (2230 settimane). Sono iscritto ad un fondo pensione complementare (PREVINDAI). Ho interpellato il fondo per sapere come posso ricevere quello che ho maturato,e il fondo ha risposto dicendo che posso riceverlo come RITA in quanto rientro nei parametri richiesti cioè: a) cessazione dell’attività lavorativa; b) cinque anni dal momento in cui si smette di lavorare fino al raggiungimento dell’età anagrafica per la pensione di vecchiaia c) al momento della domanda ho 20 anni di contributi nei regimi obbligatori di appartenenza; d) al momento della domanda ho 5 anni di iscrizione e contribuzione al fondo pensionistico complementare La domanda è: è corretto che si si può percepire contemporaneamente la RITA e la pensione anticipata oppure le due cose sono incompatibili?
La risposta del fondo previdenziale è corretta. Non c'è alcuna incompatibilità tra l'erogazione della pensione anticipata e la rendita integrativa temporanea anticipata. E' sufficiente rispettare i parametri previsti dalla legge i quali non impongono la mancanza di titolarità della pensione anticipata.
Sono una lavoratrice dipendente pubblico di 66 anni e 41 anni di contribuzione al 31.12.2018. Ho i requisiti approvati da INPS x ape sociale e ape volontaria. Devo andare in pensione di vecchiaia a novembre con 67 anni. X TFS devo attendere 12 mesi + 90 gg. Se invece esco con anzianità a ottobre 41 e 10 mesi se viene bloccata l aspettativa di vita oppure con quota 100 devo per forza aspettare altri 12 mesi x TFS? È veramente penalizzante. Cosa si potrebbe fare? Dal 2014 le regole per il pagamento del trattamento di fine servizio per i dipendenti pubblici sono divenute particolarmente penalizzanti per coloro che lasciano il posto di lavoro tramite dimissioni. Come ha giustamente osservato la lettrice in questo caso l'erogazione del TFS inizierebbe decorsi 24 mesi + 90 giorni invece che con il "vecchio parametro" di 12 mesi e 90 giorni. Anche se venisse approvata la quota 100 il quadro non muterebbe. Questa norma che tratta in modo diverso i dipendenti pubblici da quelli del settore privato è molto contestata ma al momento attuale non sembra in discussione dall'attuale governo. Anzi alcune indiscrizioni parlano di una ulteriore dilazione del pagamento del TFS per chi sceglierà questo canale di pensionamento. Si saprà di più una volta che il progetto sarà ufficialmente presentato.
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