Riforma Pensioni, il 2022 sarà l'anno chiave?

Venerdì, 10 Dicembre 2021
Il prossimo anno i nodi verranno al pettine. Il rischio è che si opti per un assegno calcolato interamente con il sistema contributivo.

Come noto la partita sulle pensioni è stata rinviata al 2022. Il Premier Mario Draghi già dal suo insediamento a Palazzo Chigi aveva chiaro il proposito di procrastinare la tematica alla fine dell’anno e di concludere l’esperienza “Quota 100”. Purtroppo, a parte qualche distinguo delle OO.SS., l'obiettivo è stato raggiunto senza praticamente alcuna opposizione sia delle forze politiche che delle sigle sindacali.

Si sono fatti pertanto solamente dei piccoli interventi come la criticata “quota 102” e la riconferma molto sudata di Opzione Donna oltre ad una estensione parziale di mestieri che possono accedere all’Ape Sociale. In pratica poco o nulla con la promessa di affrontare già entro fine anno con le OO.SS. le tematiche previdenziali e cercare di raggiungere un accordo entro il primo trimestre 2022.

Ma si sa rimandare è non fare qualcosa. Il 2022 è tutto da affrontare. Non è una novità che Draghi possa aspirare a diventare Presidente delle Repubblica e non è escluso che i partiti che già cominciano a scalpitare e denotano una certa insofferenza verso “l’uomo forte d’Europa” favoriscano questa opportunità. Un altro Capo del Governo, per esempio i Ministri Franco o Carfagna avrebbero l’autorevolezza per tenere in piedi un governo così eterogeneo? Probabilmente no e lo scenario potrebbe essere quello delle elezioni anticipate nell’estate 2022. A quel punto la nuova riforma previdenziale vedrebbe la luce nei tempi previsti?

Ecco perché il 2021 sarebbe stato l’anno giusto per affrontare questo argomento anche utilizzando i risparmi di quota 100 e, purtroppo, dei decessi per Covid, ma il fatto che Draghi incontrerà tra due settimane le OO.SS. a giochi fatti è la riprova che per quest’anno non ci sarà nulla di eclatante. Molto preoccupante è anche il fatto che Draghi già in diverse occasioni abbia affermato che si potrà, in futuro, pensare ad una flessibilità in uscita ma rimanendo nel solco del contributivo.

Circolano già diverse ipotesi sull’argomento (64 età + 20 contributi) peraltro già esistente, (63 età + 25 contributi) entrambe con opzione obbligata al calcolo contributivo, quota 104 (63 età + 41 contributi) ed infine la proposta del Presidente dell’INPS Tridico, di accesso al pensionamento in due fasi. A 63 anni uscita dal mondo del lavoro incassando solo la parte di contributivo e al momento del raggiungimento dei 67 anni ottenere anche la parte di retributivo.

Questa proposta secondo i calcoli effettuati dall’INPS non avrebbe un costo spropositato per l’Erario e sicuramente sarebbe la meno penalizzante per i lavoratori che dovrebbero subire un taglio dell’assegno previdenziale solamente per pochi anni e non per tutta la durata della vita. Ma questa proposta non trova il gradimento né delle OO.SS. né del Governo. Gli uni per perseguire la loro proposta di 41 anni di contribuzione oppure 62 anni di età, l’esecutivo perché ovviamente più interessati a scenari con penalizzazioni per i lavoratori effettuate per sempre.

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