Eleonora Accorsi

Eleonora Accorsi

Sono una giornalista freelance. Collaboro con diverse testate e blog nella redazione di notizie ed approfondimenti su materie fiscali e di diritto del lavoro. Dal 2014 collaboro con la redazione di PensioniOggi.it

Entro il 3 Febbraio l' INPS deve dare una risposta all'eventuale proroga del regime sperimentale donna per tutto il 2015 chiesta dal Comitato Opzione Donna. In caso di inerzia partirà il ricorso collettivo per ottenere lo stralcio delle Circolari in via giudiziale.

Kamsin Il prossimo 3 febbraio scade la diffida che il Comitato Opzione Donna ha presentato all'Inps per rivedere i termini di fruizione della cd. opzione donna, quell'istituto che consente alle lavoratrici iscritte all'Ago e ai fondi sostitutivi ed esclusivi di accedere alla pensione accettando il calcolo dell'assegno totalmente con il sistema contributivo con 57 anni e 3 mesi di età (58 e 3 mesi le autonome) e 35 di contributi piu' un'attesa di 12/18 mesi per la finestra mobile. Il nodo della questione sta tutto nell'interpretazione della legge 243/04 la quale prevede la possibilità di conseguire il diritto alla pensione con l'opzione donna per tutto il 2015, ma con la circolare 35/2012, l'Inps ha stabilito che possono andare in pensione con il sistema contributivo solo le donne che maturano la decorrenza entro quest'anno, accorciando, nei fatti, di un anno la possibilità di fruizione dell'istituto.

In pratica in base a quanto contenuto nella circolare 35/2012 dell'Inps, i termini per maturare il diritto all'utilizzo dell'opzione si sono chiusi nel 2014 (a maggio per le autonome, a novembre per le dipendenti del settore privato e a dicembre per quelle del pubblico).

L'opzione è diventata sempre più interessante per le lavoratrici a fronte dell'innalzamento dei requisiti per la pensione di vecchiaia. Fino al 2009 è rimasta praticamente inutilizzata, dato che non comportava alcun beneficio in termini di età e in compenso riduceva in modo sensibile l'importo dell'assegno. Utilizzando il sistema contributivo al posto di quello misto, infatti, il taglio della pensione oscilla tra il 20-25% a fronte di una retribuzione compresa tra 50 e 7omila euro. Con l'incremento dei requisiti, però, è cresciuto anche il numero di donne che hanno preferito subire una penalizzazione economica pur di smettere prima di lavorare. Dalle 56 richieste del 2009 si è passati alle 8.846 del 2013 e alle 8.652 dei primi nove mesi del 2014 con la previsione di chiudere l'anno a quota 12mila.

Dopo la diffida formale del Comitato Opzione Donna e le richieste del Parlamento il 2 Dicembre l' INPS ha chiesto il parere del Ministero del Lavoro per una eventuale rivisitazione della contestata Circolare. In attesa delle indicazioni del Ministero del Lavoro l'Inps si è anche cautelata decidendo di non scartare e tenere in stand by le eventuali richieste di pensione che vanno oltre il 2015. Ma ancora ad oggi il Ministero non ha risposto e il destino di queste lavoratrici resta ancora in bilico. Il Comitato Opzione Donna ricorda che il 3 Febbraio e' il termine ultimo entro il quale l' INPS deve dare una risposta alla soluzione di questo problema e che in caso di inerzia partirà il ricorso collettivo per ottenere lo stralcio delle Circolari in via giudiziale.

Una riapertura probabilmente determinerà un consistente incremento dell'utilizzo dell'opzione tanto più che i requisiti standard per la pensione di vecchiaia nel 2016 diventeranno più elevati: nel pubblico impiego aumenteranno di 4 mesi, per le autonome di 14 mesi, per le dipendenti del privato di 22 mesi. La questione piu' che tecnica è politica. L'incremento dell'utilizzo dell'opzione comporta anche un problema di copertura finanziaria, almeno nei primi anni. Secondo una stima effettuata dall'Inps in occasione della presentazione alla Camera del disegno di legge 1577, eliminare l'adeguamento alla speranza di vita ai requisiti e consentire di maturarli anche nel 2015 avrebbe determinato un incremento di 6mila pensioni "anticipate" nel 2015 e nel 2016. Un numero ritenuto sottostimato dalla Ragioneria generale dello Stato, a fronte del successo crescente riscosso dall'opzione negli ultimi anni, con la conseguenza che anche l'impatto economico dell'operazione sarebbe da ricalcolare. Eppure nel medio lungo termine i costi per il pagamento di queste prestazioni sarebbero inferiori per le Casse dello Stato.

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Il Ministro del Lavoro conferma la volontà del Governo di rivedere la legge Fornero nel corso del 2015 dopo l'adozione dei decreti delegati sul Jobs Act. Damiano plaude all'apertura: "intanto, però, si risolva il problema dell'opzione donna".

Kamsin Ritornare sulla riforma delle pensioni sta diventando una tentazione sempre più forte. Dopo il fallimento del referendum della Lega il ministro Poletti ha oggi rilanciato dalla Luiss la necessità di un intervento per mettere mano in modo organico alla Riforma previdenziale del 2011. I motivi possono essere così sintetizzati: recuperare risorse; facilitare chi è più vicino alla pensione, magari recuperando anche posti per i più giovani, senza lavoro.

La riapertura del cantiere previdenziale avverrà, tuttavia, non prima di quest'estate in quanto l'esecutivo intende prima completare la Riforma del Mercato del Lavoro: "eventuali modifiche alla legge Fornero per dare una soluzione al problema di chi perde il lavoro ma non ha ancora maturato i diritti alla pensione potranno avvenire solo dopo il completamento dei decreti attuativi della riforma del lavoro", ha spiegato Poletti.

Quali sono le ricette? Tante e diverse. Ma al centro c'è la necessità di introdurre un sistema di pensionamenti flessibili che, nei fatti, consentano di anticipare l'età pensionabile di alcuni anni rispetto agli attuali requisiti. Sul punto c'è l'idea avanzata da Yoram Gutgeld, deputato Pd e consigliere economico del presidente del Consiglio di ricalcolare le pensioni con il contributivo, anche i periodi maturati con il retributivo in cambio di un anticipo dell'età pensionabile; poi ci sono le ipotesi rilanciate da Damiano di andare in pensione con 62 anni e 35 di contributi con una penalità dell'8%, oppure quella della quota 100.

Ma il capitolo previdenziale non finisce qui. Ulteriori punti dovranno essere discussi ad iniziare dalla Riforma della Governance dell'Inps e dalla revisione delle aliquote contributive nella gestione separata. C'è poi la questione delle Deroghe alla Riforma Fornero, capitolo questo strettamente connesso all'entità delle pensioni flessibili: maggiore sarà l'anticipo dell'età pensionabile riconosciuto minori saranno le esigenze di garantire ulteriori misure di salvaguardia per coloro che attualmente sono senza pensione e senza stipendio.

Damiano: Bene Poletti. Abbiamo già fatto le nostre proposte.
Il ministro Poletti ha affermato che se  non si introduce uno strumento di flessibilità nel sistema  pensionistico rischiamo di avere un ‘problema sociale’. Siamo  totalmente d’accordo anche perché è da tempo che chiediamo un  intervento significativo e strutturale di correzione della riforma  Fornero”. Lo dichiara Cesare Damiano, presidente della Commissione  Lavoro della Camera.
”Abbiamo avanzato le nostre proposte – continua Damiano – che sono  già state tradotte in disegni di legge del Pd: la principale prevede  di consentire, a chi ha 35 anni di contributi, di accedere alla  pensione a partire dai 62 anni con una penalizzazione massima  dell’8%”. ”A questa soluzione vogliamo aggiungere quella di ‘Quota 100′ e  ricordare al l’esigenza di risolvere l’annosa questione dell’Opzione donna, evitando ulteriori rimpalli di responsabilità con l’Inps e la Ragioneria dello Stato”, conclude Cesare Damiano.

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E' stato pubblicato il secondo ed ultimo report sulle domande pervenute alle direzioni territoriali del lavoro nell'ambito della sesta procedura di salvaguardia.

Kamsin Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha pubblicato oggi il secondo report sul monitoraggio delle domande presentate per l'accesso ai benefici della cosiddetta sesta salvaguardia prevista dalla legge 147/2014 e dal Messaggio Inps 8881/2014. Il documento diffuso mostra le istanze di accesso al beneficio nel periodo intercorrente tra il 6 novembre e il 5 gennaio 2015, ultima data per presentare l'istanza di accesso, alle direzioni territoriali del lavoro. Dai dati diffusi emerge che le domande presentate 21.496. All'appello, come nel precedente report, mancano tuttavia Sicilia e Trentino Alto Adige. 

Le istanze monitorate si riferiscono esclusivamente a quei lavoratori tenuti al "passaggio" presso la DTL ai fini del riconoscimento della salvaguardia. Si tratta in particolare dei:

1) lavoratori il cui rapporto di lavoro si e' risolto entro il 30 giugno 2012 in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412-ter del codice di procedura civile, ovvero in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente piu' rappresentative a livello nazionale entro il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, dopo il 30 giugno 2012, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;

2) lavoratori il cui rapporto di lavoro si e' risolto dopo il 30 giugno 2012 ed entro il 31 dicembre 2012 in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412-ter del codice di procedura civile, ovvero in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente piu' rappresentative a livello nazionale entro il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, dopo la cessazione, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;

3) lavoratori il cui rapporto di lavoro sia cessato per risoluzione unilaterale, nel periodo compreso tra il 1º gennaio 2007 e il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, successivamente alla data di cessazione, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;

4) i lavoratori con  contratto di  lavoro a  tempo determinato  cessati  dal   lavoro tra  il  1° gennaio 2007 e  il 31 dicembre 2011,  non rioccupati a  tempo indeterminato;

5) i lavoratori che, nel corso dell'anno 2011, risultano essere in congedo ai sensi dell'articolo 42, comma 5, del decreto legislativo n. 151 del 2001 e successive modificazioni, o aver fruito di permessi ai sensi dell'articolo 33, comma 3, della legge n. 104 del 1992, e successive modificazioni (l'Inps ha esentato, però, dalla ripresentazione della domanda coloro che avevano già presentato domanda di accesso alla DTL nell'ambito delle procedure per la quarta salvaguardia, a condizione che la DTL non la avesse respinta);

Si segnala, in particolare, che per quanto riguarda quest'ultimo profilo di tutela le DTL hanno ricevuto ben 7.355 istanze di accesso a fronte di soli 1800 posti complessivamente disponibili. In questa categoria vanno, peraltro, aggiunti coloro che sono rimasti esclusi con la precedente salvaguardia per l'esaurimento del plafond.

Il numero delle domande è stato superiore ai posti disponibili anche per gli altri profili di tutela. Per i lavoratori di cui al punto 4, sono pervenute 4.455 domande a fronte di una capienza complessiva di 4mila posti. Per i primi tre profili, invece, le domande pervenute sono state 9.686 a fronte di una capienza complessiva di soli 8.800 posti.

Fonte: il report diffuso dal ministero del Lavoro

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L'Inps si accinge al pagamento delle somme spettanti ai lavoratori destinatari del decreto interministeriale 85708 dello scorso 24 Ottobre 2014.

Kamsin Dal prossimo 2 febbraio l'Inps procederà d'ufficio all'accredito delle somme spettanti ai lavoratori esodati ante-2010 destinatari del Decreto ministeriale 24 Ottobre 2014 numero 85708, con il quale, ai sensi dell'articolo 12, comma 5 bis, del Dl 78/2010 è stato concesso il prolungamento degli interventi di sostegno del reddito relativo all'anno 2014. Le procedure dovrebbero concludersi entro il mese di marzo. E' quanto si apprende da fonti sindacali.

Com'è noto il citato decreto, pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 4 Dicembre 2014, dispone la proroga del sostegno al reddito per quei lavoratori la cui finestra di decorrenza, calcolata secondo le disposizioni antecedenti al Dl 78/2010, si colloca tra il 1° gennaio ed il 31 Dicembre 2014. Si tratta di 3.806 lavoratori che hanno visto slittare, per effetto del citato decreto legge, la data di ingresso alla pensione e che si riconoscono nei seguenti profili:

a) i lavoratori collocati in mobilita' ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge 23 luglio 1991, n. 223, e successive  modificazioni, sulla base di accordi sindacali stipulati anteriormente al 30  aprile 2010 e che maturano i requisiti per il pensionamento entro il periodo di fruizione dell'indennita' di  mobilita'  di  cui  all'articolo  7, commi 1 e 2, della legge 23 luglio 1991, n. 223;

b) i lavoratori collocati in mobilita'  lunga ai sensi dell'articolo 7, commi 6 e 7, della legge 23 luglio 1991, n.  223, e successive modificazioni e integrazioni, per effetto di accordi collettivi stipulati entro il 30 aprile 2010;

c) i lavoratori che al 31 Maggio 2010, sono titolari di prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarieta' di settore di cui all'art. 2, comma 28, della  legge  23 dicembre 1996, n. 662.

La durata - Nel decreto si specifica che il prolungamento dell'intervento di tutela del reddito, come accaduto nell'anno precedente, sarà concesso per il solo periodo di competenza relativo all'anno 2014. Il beneficio sarà infatti riconosciuto "per un numero di mensilità non superiori al periodo di tempo intercorrente tra la data computata con riferimento alle disposizioni in materia di decorrenza dei trattamenti pensionistici vigenti prima della data di entrata in vigore del DL 78 2010 e la data della decorrenza del medesimo trattamento computata sulla base di quanto stabilito dall'articolo 12 del citato decreto legge, e comunque per un numero di mensilità non oltre il 31 dicembre 2014".

Pertanto i lavoratori la cui la finestra mobile, calcolata con le regole introdotte dall'articolo 12 del Dl 78/2010 convertito con legge 122/2010, slitta nell'anno 2015 dovranno attendere, a completamento della copertura del periodo di slittamento, un ulteriore provvedimento (che sarà addottato verosimilmente nel primo semestre del 2015). 

Un esempio - Si immagini un lavoratore che abbia raggiunto il diritto a pensione (es. la quota 97) nel marzo 2014 e che avrebbe, pertanto, visto l'apertura della finestra fissa di accesso al 1° luglio 2014, data in cui termina l'assistenza dell'indennità di mobilità ordinaria (o lunga) o l'assegno straordinario di sostegno al reddito a carico dei fondi di solidarietà di settore. Per effetto della legge 122/2010 ora la sua pensione verrà erogata il 1° Aprile 2015. E quindi avrà un vuoto economico di quasi un anno.

Il decreto interministeriale 85708 gli consentirà di ottenere, seppur in ritardo rispetto alle reali necessità, la copertura delle mensilità tra agosto 2014 ed il 31 dicembre 2014. Per le mensilità del 2015 dovrà, invece, attendere un ulteriore provvedimento (che sarà adottato l'anno prossimo).

Per l'accesso al beneficio il Dm ribadisce che i lavoratori, come accaduto con i precedenti provvedimenti, devono presentare domanda per il pensionamento sulla base delle disposizioni in materia di decorrenza trattamenti pensionistici vigenti prima dell'entrata in vigore del DL 78/2010.

Il testo del Dm 85708/2014

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Secondo l'Ex-ministro del lavoro, Elsa Fornero, il referendum è inammissibile in quanto ha effetti rilevanti sulla Finanza Pubblica.  Anche Treu propende per la bocciatura.

Kamsin Domani la Corte Costituzionale si pronuncerà sull'ammissibilità del referendum proposto dalla Lega per l'abrogazione della Riforma previdenziale del 2011.  Contraria all'abolizione l'ex-ministro del Lavoro, autrice della Riforma, Elsa Fornero che ha fatto notare come il referendum dovrebbe essere giudicato inammissibile perchè riguarda la finanza pubblica. Convinti della non ammissibilità del referendum si sono detti nei giorni scorsi anche il commissario Inps ed ex ministro del Lavoro, Tiziano Treu, il costituzionalista Augusto Barbera e l'esperto di previdenza Giuliano Cazzola. «Faccio fatica a pensare  afferma Fornero  che la Corte Costituzionale possa avallare una pessima politica. Questa è la democrazia  spiega se il Paese decide che vuol tornare indietro su una riforma che è severa ma ha contribuito a evitare la crisi finanziaria bisognerà trovare le risorse. È facile dire eliminiamo una riforma considerata sgradevole. È molto più difficile dire come. Fino al 2020 si prevede di risparmiare 80 miliardi. Se la legge viene abrogata bisogna dire con che cosa si sostituisce». Per Treu, autore anche lui di un'importante riforma del sistema previdenziale (la Dini nel 1995 che introdusse il sistema di calcolo contributivo poi completato con la legge Fornero) ci sono «ragionevoli motivi» per ritenere il referendum «inammissibile».

Si tratta di una materia  aggiunge  che «inerisce alla finanza pubblica» sulla quale non sono ammissibili referendum. Inoltre  spiega  alcuni effetti sull'innalzamento dell'età sono stati ammorbiditi con diversi interventi normativi compreso l'ultimo sugli ammortizzatori sociali.  Anche Barbera esprime forti dubbi sull'ammissibilità del referendum ricordando che oltre vent'anni fa la Corte disse no al quesito promosso da Rifondazione Comunista contro la riforma Amato del sistema previdenziale. «Credo che la Consulta  dice giudicherà il referendum sulla riforma previdenziale promosso dalla Lega inammissibile perchè materia strettamente legata al bilancio dello Stato». «C'è un precedente  spiega Barbera a proposito della pronuncia attesa per mercoledì 14  nel 1994 la Corte giudicò il quesito inammissibile dicendo apertamente che c'era un nesso con il bilancio dello Stato e referendum su questa materia non si possono fare.

Consultazione che, se ammessa, avrebbe anche l'appoggio della Cgil, come ribadito dal segretario Susanna Camusso: «E urgente rimediare a questa follia del prolungamento infinito dell'età di pensionamento» dice la leader del sindacato di corso d'Italia, ricordando la piattaforma messa a punto con la Uil. «Sarebbe utile che il governo aprisse un confronto con noi per cambiare la legge». E avverte: «Se non lo farà neppure per evitare l'eventuale referendum, voteremo sì».

Lo svolgimento del Referendum si potrebbe tenere, qualora la Corte darà parere positivo, entro la prossima primavera.

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