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Il voto sull'Irpef divide Sel, all'orizzonte un nuovo gruppo

Mercoledì, 18 Giugno 2014
- Roma, 18 giu. - Sel si divide sul voto al dl Irpef, e gia' nel Pd ci si interroga sul significato di tale spaccatura. Tutti mettono in chiaro che "non si entra nel dibattito di un altro partito cui guardiamo con rispetto". Ma chiusi i taccuini tutti riflettono a voce alta sul riflesso politico del voto di oggi in aula alla Camera. Uno degli esiti, il piu' eclatante, potrebbe essere un allargamento della maggioranza nel caso nascesse un nuovo gruppo 'di sinistra' in cui potrebbero confluire i filo-governativi di Sinistra ecologia e liberta', alcuni fuoriusciti grillini e alcuni scontenti del Pd. Un processo che al Senato pare poter avere terreno piu' fertile. Altra ipotesi e' l'ingresso di alcuni esponenti di Sel nel Pd. "Ormai c'e' l'overbooking" commenta ironico Beppe Fioroni. Che pero' appare piu' preoccupato di "mantenere l'elettorato centrista" che di guadagnare alcuni dirigenti della sinistra. "E' meglio se Sel resta unita, magari con toni meno anti-renziani - spiega un dirigente della sinistra Pd - per noi e' piu' utile avere Sel come alleato ma autonomo". Certo, ragiona qualcuno, un gruppo autonomo filo-governativo ma di sinistra potrebbe essere un obiettivo, ma per ora prevalgono i dubbi. Di certo la vittoria di Matteo Renzi alle elezioni europee con il 40,8% sta terremotando il panorama politico. "C'e' un effetto calamita" nota un esponente ex Dl. "C'e' la fila ad entrare nel Pd, mentre sarebbe stato meglio avere alcuni partiti autonomi ma alleati". Il ragionamento di molti, infatti, e' che "l'ingresso di alcuni deputati o senatori nel Pd "non porta molto: la maggioranza ce l'abbiamo gia', in Parlamento e nel Paese. Renzi ha sondaggi favorevoli altissimi, come mai prima nella storia, e 'pesca' negli elettorati di tutti. E' impossibile contrapporsi. Ora la vera scommessa e' reggere: adesso e' il momento di attuare tutte le promesse fatte e portare avanti un programma riformista. Su quello verremo giudicati, non su un deputato o due in piu'". .
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Berlusconi a Renzi io ci sono, non fidarti di Grillo

Mercoledì, 18 Giugno 2014
- Roma, 18 giu. - Il timore di essere messo da parte sul fronte riforme ed essere sostituito da Grillo e Lega proprio quando incombe la spada di Damocle del processo Ruby in secondo grado (questa volta scattano le manette, dice sconsolato ai vari interlocutori) induce Silvio Berlusconi a lanciare segnali piu' che concilianti al premier Renzi. Tanto che, viene spiegato, l'ordine di scuderia dettato agli azzurri e' di chiudere l'intesa sull'elezione dei senatori. Non solo. Il leader azzurro evita accuratamente, nella conferenza stampa alla Camera - dove rimette piede dopo circa 4 mesi, confessando che non gli e' affatto mancata - di usare toni forti o ultimativi. Al contrario, il messaggio rivolto a Renzi e' quasi da alleato: le riforme le facciamo insieme, "sono certo che l'accordo si fara'". E poco importa se l'atteso - da Berlusconi - nuovo faccia a faccia con il presidente del Consiglio non ci sara' (si vedranno Boschi e Romani). L'importante, adesso, per Berlusconi e' restare in campo da coprotagonista delle riforme, non ricadere nel cono d'ombra. Di fatti, l'ex premier si guarda bene dal legare a doppio filo l'accordo finale con Renzi sul Senato alla campagna pro elezione diretta del Capo dello Stato, lanciata in pompa magna oggi ma che non e' in alcun modo una conditio sine qua non per ottenere l'appoggio di Forza Italia sulle riforme costituzionali. E se il messaggio non fosse chiaro, ci pensa Berlusconi stesso a ribadire, piu' e piu' volte, che il suo partito "mantiene gli impegni". Ne consegue, che Renzi puo' benissimo fare a meno di Grillo. Anzi, il premier - e' il consiglio implicito contenuto nelle parole del Cavaliere, ma che per diversi azzurri e' stato anche fatto recapitare direttamente a palazzo Chigi - non si lasci attrarre dalle sirene dell'ex comico genovese, perche' "Grillo fa solo paura, non pensiamo possa portare avanti nessun progetto serio". Insomma, l'elezione diretta del Capo dello Stato e' piu' una sorta di escamotage per tornare sotto i riflettori e ricompattare il partito - fortemente in ebollizione, soprattutto al Senato, sul capitolo riforme ma anche per le divisioni sulla linea da tenere nei confronti del governo e sulla ripartenza di Forza Italia - che una vera e propria battaglia sulla quale spendere soldi ed energie. D'altra parte, e' lo stesso Cavaliere a riconoscere che la strada del referendum propositivo e' lunga e perigliosa e, per questo, rivolge un appello a Renzi, al governo della sinistra e al Parlamento affinche' appoggi la proposta. Per il resto, Berlusconi e' pressoche' concentrato sui suoi guai giudiziari, sempre piu' convinto - lo ripete da giorni ad ogni interlocutore - che il processo Ruby sara' molto veloce e che questa volta nulla lo salvera' dal carcere. Ad acuire la sofferenza, viene riferito, l'impossibilita' di difendersi pubblicamente, di attaccare quella procura di Milano che ormai vede come il vero e unico 'nemico'. Non posso parlare, ha detto anche oggi ai parlamentari forzisti che gli si sono fatti attorno dopo la conferenza stampa, mi hanno messo il bavaglio. Non posso neanche andare a trovare il mio amico Marcello (Dell'Utri), sono praticamente gia' a un passo dall'arresto, avrebbe osservato scuotendo la testa. E nei ragionamenti privati, viene ancora riferito, nel mirino finisce nuovamente il Capo dello Stato, 'reo' per l'ex premier di non aver mosso un dito. Qualche sassolino dalla scarpa, pero', Berlusconi prova a toglierselo e, seppur senza fare nome e cognome, nello spiegare i motivi della necessita' di introdurre in Italia l'elezione diretta del Presidente della Repubblica, dice senza giri di parole: "Abbiamo un Capo dello Stato che e' passato al di la' della sua funzione prevista dalla Costituzione", un passaggio "che e' diventato fisiologico, anzi patologico per noi". Solo un accenno di straforo, invece, alla situazione del partito: "Il risultato elettorale alle europee lo ritengo miracoloso dopo il male che ci siamo fatti da soli". Nessun riferimento al nuovo scontro tra vertici azzurri, 'cerchio magico' e Fitto, sulla doppia manifestazione a Milano, che per la seconda volta l'ex governatore pugliese si trova costretto, "con pazienza e senso di responsabilita'", a rinviare "l'appuntamento per risparmiare ai nostri elettori uno spettacolo che non meritano". .
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Efd: il nuovo gruppo euroscettico di Grillo e Farage

Mercoledì, 18 Giugno 2014
- Roma, 18 giu. - Da' i primi frutti l'accordo tra Beppe Grillo e Nigel Farage: nasce a Bruxelles il gruppo parlamentare euroscettico, l'Efd (Europa per la liberta' e la democrazia). A darne l'annuncio e' lo stesso Farage. E subito esulta Beppe Grillo: "E' una grande vittoria per la democrazia diretta". Non e' da meno Farage, le cui parole vengono ospitate nel blog del leader dei 5 Stelle: "Sono molto orgoglioso di aver formato questo gruppo con altri deputati e ci impegniamo a essere la voce dei popoli. Saremo in prima linea a lavorare per il ripristino della liberta', della democrazia nazionale e della prosperita' in Europa. Abbiamo lottato contro una forte opposizione politica per formare questo gruppo e sono sicuro che funzionera' molto bene. Ora e' formata mi aspetto altre delegazioni si uniscano presto", afferma il leader dell'Ukip. In una nota diffusa dal neo costituito gruppo Efd si legge che i componenti saranno in totale 48, provenienti da sette diversi paesi. Nel dettaglio, si tratta di 24 parlamentari dell'Ukip, 17 del Movimento 5 Stelle, 2 del partito lituano Ordine e Giustizia, un parlamentare ceco del partito dei cittadini liberi, una parlamentare francese fuoriuscita dal Front National di Marine Le Pen, 2 parlamentari svedesi del partito degli Svedesi democratici, e un parlamentare lettone membro dell'Unione dei verdi e dei coltivatori. In Italia e' lo stesso Grillo ad annunciare la nascita del gruppo euroscettico. L'ex comico genovese scrive in un tweet: "E' nato il gruppo europeo del Movimento 5 Stelle: l'Efd". Poi, sul suo blog, un post spiega tutto nei dettagli, riportando le dichiarazioni di Grillo (a Bruxelles tradotte in inglese) e quelle di Farage. Dice il primo: "E' una grande vittoria per la democrazia diretta. Per la prima volta in Europa i cittadini hanno scelto i loro portavoce e hanno indicato loro dove collocarsi all'interno del Parlamento Europeo. Ora entreremo nelle commissioni e faremo sentire con fermezza nelle istituzioni la voce dei cittadini, senza intermediari. E' fantastico!". Farage aggiunge: "Aspettatevi che combatteremo una lotta giusta per riprenderci il controllo dei destini dei nostri paesi". .
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Renzi gela Berlusconi non e' ora di parlare di presidenzialismo

Mercoledì, 18 Giugno 2014

- Roma, 18 giu. - Il timore di essere messo da parte sul fronte riforme ed essere sostituito da Grillo e Lega proprio quando incombe la spada di Damocle del processo Ruby in secondo grado (questa volta scattano le manette, dice sconsolato ai vari interlocutori) induce Silvio Berlusconi a lanciare segnali piu' che concilianti al premier Renzi. Che pero' lo gela: "Ora bisogna completare il percorso su cui c'e' accordo" dice il premier e per questo "aprire la questione del presidenzialismo e' inopportuno e intempestivo. Siamo a un passo dalla chiusura, inutile infilarci in un dibattito sul presidenzialismo".

L'ordine di scuderia dettato agli azzurri e' di chiudere l'intesa sull'elezione dei senatori. Non solo. Il leader azzurro evita accuratamente, nella conferenza stampa alla Camera - dove rimette piede dopo circa 4 mesi, confessando che non gli e' affatto mancata - di usare toni forti o ultimativi. Al contrario, il messaggio rivolto a Renzi e' quasi da alleato: le riforme le facciamo insieme, "sono certo che l'accordo si fara'". E poco importa se l'atteso - da Berlusconi - nuovo faccia a faccia con il presidente del Consiglio non ci sara' (si vedranno Boschi e Romani). L'importante, adesso, per Berlusconi e' restare in campo da coprotagonista delle riforme, non ricadere nel cono d'ombra. Di fatti, l'ex premier si guarda bene dal legare a doppio filo l'accordo finale con Renzi sul Senato alla campagna pro elezione diretta del Capo dello Stato, lanciata in pompa magna oggi ma che non e' in alcun modo una conditio sine qua non per ottenere l'appoggio di Forza Italia sulle riforme costituzionali.

E se il messaggio non fosse chiaro, ci pensa Berlusconi stesso a ribadire, piu' e piu' volte, che il suo partito "mantiene gli impegni". Ne consegue, che Renzi puo' benissimo fare a meno di Grillo. Anzi, il premier - e' il consiglio implicito contenuto nelle parole del Cavaliere, ma che per diversi azzurri e' stato anche fatto recapitare direttamente a palazzo Chigi - non si lasci attrarre dalle sirene dell'ex comico genovese, perche' "Grillo fa solo paura, non pensiamo possa portare avanti nessun progetto serio". Insomma, l'elezione diretta del Capo dello Stato e' piu' una sorta di escamotage per tornare sotto i riflettori e ricompattare il partito - fortemente in ebollizione, soprattutto al Senato, sul capitolo riforme ma anche per le divisioni sulla linea da tenere nei confronti del governo e sulla ripartenza di Forza Italia - che una vera e propria battaglia sulla quale spendere soldi ed energie.

D'altra parte, e' lo stesso Cavaliere a riconoscere che la strada del referendum propositivo e' lunga e perigliosa e, per questo, rivolge un appello a Renzi, al governo della sinistra e al Parlamento affinche' appoggi la proposta. Per il resto, Berlusconi e' pressoche' concentrato sui suoi guai giudiziari, sempre piu' convinto - lo ripete da giorni ad ogni interlocutore - che il processo Ruby sara' molto veloce e che questa volta nulla lo salvera' dal carcere. Ad acuire la sofferenza, viene riferito, l'impossibilita' di difendersi pubblicamente, di attaccare quella procura di Milano che ormai vede come il vero e unico 'nemico'. Non posso parlare, ha detto anche oggi ai parlamentari forzisti che gli si sono fatti attorno dopo la conferenza stampa, mi hanno messo il bavaglio. Non posso neanche andare a trovare il mio amico Marcello (Dell'Utri), sono praticamente gia' a un passo dall'arresto, avrebbe osservato scuotendo la testa. E nei ragionamenti privati, viene ancora riferito, nel mirino finisce nuovamente il Capo dello Stato, 'reo' per l'ex premier di non aver mosso un dito.

Qualche sassolino dalla scarpa, pero', Berlusconi prova a toglierselo e, seppur senza fare nome e cognome, nello spiegare i motivi della necessita' di introdurre in Italia l'elezione diretta del Presidente della Repubblica, dice senza giri di parole: "Abbiamo un Capo dello Stato che e' passato al di la' della sua funzione prevista dalla Costituzione", un passaggio "che e' diventato fisiologico, anzi patologico per noi". Solo un accenno di straforo, invece, alla situazione del partito: "Il risultato elettorale alle europee lo ritengo miracoloso dopo il male che ci siamo fatti da soli". Nessun riferimento al nuovo scontro tra vertici azzurri, 'cerchio magico' e Fitto, sulla doppia manifestazione a Milano, che per la seconda volta l'ex governatore pugliese si trova costretto, "con pazienza e senso di responsabilita'", a rinviare "l'appuntamento per risparmiare ai nostri elettori uno spettacolo che non meritano".

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Riforma Pa, il testo del decreto legge sulla Riforma della Pubblica Amministrazione

Mercoledì, 18 Giugno 2014
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