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Bernardo Diaz

Bernardo Diaz

Bernardo Diaz, dottore commercialista collabora con PensioniOggi.it dal novembre del 2015.  

Tasi 2014, nei comuni ritardatari pronto lo slittamento al 16 Dicembre
Fisco

Tasi 2014, nei comuni ritardatari pronto lo slittamento al 16 Dicembre

Mercoledì, 14 Maggio 2014
Governo e maggioranza in campo per evitare il caos della prima rata di giugno.  Il sottosegretario Zanetti: versamento a dicembre negli enti in ritardo - Boccia (Pd): spostare tutto al 16 settembre.

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Le regole per il versamento della Tasi 2014 potrebbero cambiare nuovamente perchè troppo caotiche. E' quanto ha fatto intendere il sottosegretario all'Economia, Enrico Zanetti (Sc), che vuole rinviare i versamenti al 16 dicembre nei Comuni che non decidono in tempo, e il presidente della Commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia (Pd), che chiede invece di spostare l'appuntamento al 16 settembre in tutti i Comuni.

Zanetti chiede di spostare direttamente a dicembre il versamento della Tasi su tutti gli immobili nei Comuni che non inviano entro il 23 maggio le delibere al dipartimento Finanze, chiamato a pubblicare la decisione locale entro il 31 maggio. Un intervento che allineerebbe le regole  con quelle previste per le abitazioni principali che, dopo le recenti modifiche del Decreto Salva Roma-Ter, pagheranno tutto il 16 Dicembre nei comuni ritardatari.

Per gli altri immobili, infatti, le regole oggi in vigore prevederebbero, il versamento della Tasi a parametri standard, in pratica dividendo per due l'aliquota base dell'1 per mille, una regola assurda che rende impossibile calcolare l'acconto per le case affittate, perché la quota a carico degli inquilini va decisa dal Comune in un range fra il 10 e il 30% del tributo totale sull'immobile. E se manca la delibera comunale non si capisce in quale misura suddividere l'importo tra inquilino e proprietario. Senza contare che in molti casi, per immobili affittati o no, la richiesta ad aliquota standard finirebbe per far pagare anche quote d'imposta non dovuta, soprattutto nei Comuni in cui l'Imu ha già raggiunto il massimo del 10,6 per mille.

Attualmente infatti solo 683 Comuni hanno già deciso le aliquote secondo il censimento ufficiale del dipartimento Finanze. L'emendamento del sottosegretario Zanetti potrà essere inserito o sul decreto casa 2014 o sul decreto Irpef.

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Bonus 50%, le regole per il condizionatore a pompa di calore

Martedì, 13 Maggio 2014

Sto per acquistare ed installare un impianto di condizionamento a pompa di calore. Volevo sapere se questo fruisce della detrazione del 50% per le ristrutturazioni edili. Inoltre c'è l'Iva agevolata? Quali operazioni devo compiere per il bonus? Carlo

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La risposta è positiva. L'installazione di un nuovo condizionatore fruisce sia della detrazione del 50% per le ristrutturazioni edilizie se il nuovo impianto è a pompa di calore (e non solo per il raffreddamento), che della riduzione dell'aliquota Iva dal 20 al 10 per cento.

La detrazione del 50%, commisurata a un importo massimo di 96mila euro, infatti (sino al 31 dicembre 2014) si rende applicabile anche agli interventi di risparmio energetico con particolare riguardo, all'installazione di impianti basati sul l'impiego di fonti rinnovabili di energia e anche in assenza di opere edilizie tra i quali, rientra anche l'installazione o sostituzione del condizionatore.

Per il conseguimento del bonus oltre a effettuare il bonifico "parlante", normalmente richiesto per la detrazione, il contribuente deve farsi rilasciare dall'installatore una dichiarazione di conformità dell'impianto al conseguimento del risparmio energetico (da conservare per eventuali richieste di chiarimenti del fisco). Si tratta della semplice dichiarazione di conformità dell'impianto a norma di legge che in genere viene sempre rilasciata dall'installatore ad integrazione della certificazione del produttore sulle caratteristiche dell'impianto.

Per la riduzione dell'Iva, che comunque risulta tra le spese detraibili ai fini del 50%, le apparecchiature di condizionamento e riciclo dell'aria rientrano tra i beni significativi di cui al Dm 29 dicembre 1999: si applica l'aliquota Iva del 10% per le prestazioni di installazione e per l'acquisto dei materiali utilizzati diversi dai condizionatori, mentre per l'acquisto dei condizionatori l'Iva al 10% si applica solo sino a concorrenza del valore della manodopera e degli altri materiali. Per la parte eccedente di valore si applica l'Iva al 22%.

A determinate condizioni si rende applicabile in alternativa, la detrazione del 65% (importo massimo detraibile sempre in 10 anni pari a 30mila euro) ma solo se il condizionatore sostituisce integralmente o parzialmente l'impianto di riscaldamento preesistente. Il 65%, oltre che per gli edifici residenziali posseduti da persone fisiche, si applica anche per gli interventi eseguiti su edifici non abitativi (uffici - negozi - capannoni) e anche se posseduti da imprese e società. 


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Fisco

Tasi 2014, l'acconto di giugno a rischio caos

Lunedì, 12 Maggio 2014
Niente da fare per l'invio del bollettino precompilato a casa dei contribuenti per il pagamento della Tasi. Mancano i tempi tecnici per l'invio del documento per giugno. I contribuenti di fronte al rebus della Tasi.

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Ormai è chiaro che, per il pagamento della Tasi non ci sarà l'invio dei bollettini precompilati con gli importi da pagare per evitare ai contribuenti di fare errori e recarsi nei Caf o dai Commercialisti per l'appuntamento del 16 Giugno. L'acconto insomma sarà «fai da te» e, molti elementi lasciano prevedere che lo stesso accadrà al saldo di dicembre.

Infatti le regole per il pagamento dell'acconto saranno lineari solo nei Comuni che approveranno le delibere entro il 23 maggio e le pubblicheranno sul sito del MEF entro il 31 maggio. Per i Comuni ritardatari, i proprietari di sola abitazione principale saranno esentati dalla prima rata e pagheranno tutto a dicembre; chi possiede altri immobili invece, dovrà pagare l'Imu in base alle aliquote 2013 e la Tasi allo 0,5 per mille - cioè la metà del parametro standard dell'1 per mille - perchè dovranno parametrarla su un possesso di sei mesi. 

Il rischio è di generare un meccanismo di rimborsi e restituzioni. Infatti nei Comuni che nel 2013 hanno stabilito un'aliquota Imu del 10,6 per mille e non pubblicheranno le aliquote 2014 entro il 31 maggio, i proprietari dovranno pagare un acconto Imu del 5,4 per mille (la metà del 10,6) e un acconto Tasi dello 0,5 per mille. L'acconto quindi sarebbe misurato su un'aliquota teorica (fuori limite), dell'11,6 per mille. Se poi il Comune deciderà di non applicare la Tasi su questi Immobili si dovrà procedere al rimborso.

Ma i problemi ci saranno anche nei Comuni che hanno già deliberato e pubblicato le aliquote. Per le abitazioni principali infatti, i Comuni possono aver stabilito particolari detrazioni legate al valore catastale, al numero dei figli o al reddito del nucleo familiare. I contribuenti dovranno quindi analizzare i meccanismi di funzionamento delle detrazioni per evitare di fare errori.

Dubbi anche su come devono comportarsi i proprietari delle abitazioni date in affitto.  La regola dell'acconto Tasi con aliquota standard nei Comuni che non pubblicano le delibere con le aliquote entro il 31 maggio, riguarda infatti anche le abitazioni con inquilini che devono pagare una quota che oscilla dal 10 al 30% della Tasi, e che deve essere scelta dal Comune. Non essendoci un parametro standard non si comprende quindi che cosa paghino gli inquilini in acconto.

L'acconto Imu, applicato con le aliquote 2013 nei Comuni che non pubblicano le delibere con le aliquote entro il 31 maggio, comporta anche problemi per le abitazioni di residenti all'estero e anziani lungodegenti, che potrebbero essere successivamente assimilate all'abitazione principale. Anche in questo caso, in acconto si pagherebbe un'Imposta poi non dovuta in base alle regole definitive; problemi che sussistono anche per gli Immobili in comproprietà utilizzati come abitazione principale solo da alcuni proprietari. In questo caso, il problema riguarda anche l'acconto nei Comuni che non pubblicano le aliquote entro il 31 maggio, dal momento che le abitazioni principali non pagano, mentre le altre sì.

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