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Renzi a Bruxelles, si cambia Oggi parte il risiko delle nomine

Martedì, 27 Maggio 2014
- Roma, 27 mag. - L'Italia ora e' piu' forte in Europa e da domani potra' chiedere un cambio di passo nelle politiche comunitarie, a maggior ragione dopo la batosta dei partiti di governo nella stragrande maggioranza dei paesi Ue. Ma anche nel grande risiko che si apre nelle nomine tra Bruxelles e Strasburgo da oggi il Belpaese chiede maggiore rispetto. Con questa impostazione Matteo Renzi partecipera' oggi pomeriggio prima al vertice del Pse e poi al consiglio informale Ue. "Si apre un percorso complicato - ha spiegato lo stesso Renzi a 'Porta a porta' -, c'e' da scegliere il presidente del Parlamento, il presidente del Consiglio europeo, il presidente della commissione Ue e il rappresentante della politica estera". Ed e' "ragionevole" pensare che una di queste caselle venga impersonata da un italiano. Renzi mette le mani avanti e spiega che "il punto e' che l'Italia non deve preoccuparsi di portare un italiano, deve preoccuparsi delle politiche che si fanno". Ma e' indubbio che il peso del Pd nel Pse e il fatto che quello di Renzi sia l'unico governo ad essere stato premiato dalle urne avranno il loro peso. Fino a ieri il Pd pensava solo a un commissario di peso. Da ieri spera in qualcosa di piu'. Innanzitutto il Pd potra' rivendicare di avere il capogruppo del Pse, e di certo la capolista del Centro, Simona Bonafe' ha delle chances, essendo stata la piu' votata in Italia. A meno che questo non confligga con la carica di presidente del Parlamento Ue, ruolo per cui da tempo si pensa a Gianni Pittella, gia' vicepresidente. Ma se la casella italiana non sara' quella del Pe, il capogruppo Pse sara' certamente del Pd. E l'obiettivo del premier, in effetti, e' quello di 'portare a casa' un incarico italiano di peso, un ruolo capace di imprimere una svolta nella politica europea. Dunque il vero target di Renzi e' uno dei tre incarichi di peso: presidente della Commissione, del Consiglio e per Mister Pesc. Per la Commissione sta gia' scaldando i motori Jean Claude Junker, su cui domani si aprira' il dibattito. Per gli altri due l'Italia puo' avanzare delle pretese senza timori. Certo c'e' la guida italiana della Bce, ma Mario Draghi ha una credibilita', si considera in ambienti dem, talmente consolidata ormai che potrebbe non essere portato a detrimento delle richieste italiane. I nomi che circolano sono sempre gli stessi, in passato si e' parlato di Massimo D'Alema e di Mario Monti, ma anche di Enrico Letta. Renzi ha abituato alle sorprese e al rinnovamento e un volto 'nuovo' potrebbe essere apprezzato. Ma tutto comincera' oggi e molto dipendera' dalle trattative che sconteranno il fatto che il Ppe e' arrivato primo e che Angela Merkel non e' stata penalizzata dal voto. .
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Berlusconi ammette la sconfitta ma avverte, ripartiro'

Lunedì, 26 Maggio 2014
- Roma, 26 mag. - Tentare di arginare il temuto fuggi-fuggi. E mandare un segnale chiaro al partito, ma anche a Matteo Renzi: io non mi tiro indietro, Forza Italia non e' un movimento allo sbando senza timone. Dunque, il premier tenga ben presente che senza di noi le riforme non si fanno. Silvio Berlusconi si prende 12 ore per assorbire la botta, poi decide di 'metterci la faccia' - seppure attraverso una dichiarazione scritta - riconoscendo la sconfitta ma chiarendo sin da subito che il partito azzurro resta "il perno insostituibile del centrodestra, l'asse attorno al quale ricostruire una coalizione in grado di contendere con successo alla sinistra la vittoria alle elezioni politiche". Ed e' proprio questo l'obiettivo che Berlusconi indica alle truppe disorientate: "La mia stella polare resta l'unita' delle forze moderate alternative alla sinistra. Ho iniziato il mio impegno in politica per unire tutti i moderati, intendo proseguirlo lavorando per ricomporre la perduta unita'". Ma il vero messaggio che Berlusconi vuole inviare e' la conferma della sua leadership. E i destinatari del messaggio sono due: i malpancisti azzurri - che stanno gia' affilando le armi - e il giovane rottamatore, che oggi e' tornato a spingere sull'acceleratore delle riforme: Berlusconi, pur riconoscendo che il risultato e' "inferiore alle attese", tiene a ricordare che la sua campagna elettorale e' stata condizionata dalla sentenza Mediaset ("una campagna elettorale per me dolorosa e sofferta a causa della mia situazione di uomo non libero"). E, comunque, nessuno si faccia illusioni, dentro e fuori il partito. Se passaggio di testimone deve essere, e' il ragionamento svolto con i fedelissimi a mente fredda, saro' io a deciderlo, non mi faccio accomodare alla porta da nessuno. "Nella mia vita e in questi venti anni in politica sono dovuto ripartire piu' volte dopo un risultato negativo - spiega l'ex premier - Garantisco che sara' cosi' anche stavolta". E ai malpancisti, che gia' hanno iniziato a puntare il dito contro la linea giudicata troppo ondivaga nei confronti di Renzi e del governo, il leader azzurro mette in chiaro: "Noi non cambiamo il nostro atteggiamento: siamo opposizione intransigente ma responsabile". Infine, l'avvertimento al premier, al quale pero' non manca di tributare gli onori della vittoria: "siamo i partner decisivi, senza i quali in Parlamento non ci sono numeri per fare riforme vere, definitive e durature per il bene del Paese". Da qui al definire l'ex premier tutto sommato sereno e pronto a nuove battaglie, pero', ce ne passa. Almeno per il momento. Il leader azzurro, viene spiegato, e' consapevole che il flop di Forza Italia dara' il via a nuove diatribe interne, riaccendera' malumori solo apparentemente sopiti. E vorrebbe evitare con tutte le forze una nuova lotta intestina tra vecchia e nuova guardia. Tanto che il consigliere politico, Giovanni Toti, si affretta subito a riconoscere il valore dei 'portatori di voti', primo fra tutti Raffaele Fitto. Il quale, almeno ufficialmente, garantisce di non avere alcuna intenzione di andare all'incasso. Ma la realta' sotterranea, spiega piu' di un big azzurro, e' ben altra: i forzisti della prima ora, i 'mister preferenza', sono pronti a far sentire la loro voce al comitato di presidenza di dopodomani. Serve una riflessione, e' la convinzione unanime, e un cambio di rotta, basta con gli 'alibi'. Anche se aleggia un certo pessimismo: alla fine non succedera' nulla, parlera' Berlusconi e tutti zitti ad annuire, prevede piu' di un componente del 'parlamentino'. Sotto accusa l'innamoramento del Cavaliere per i club, che non hanno rappresentato alcun valore aggiunto in termini di voti; ma anche la gestione del partito, sempre piu' affidata nelle mani dell'ala nuova di Forza Italia, con Berlusconi a volte giudicato 'ostaggio' del cosiddetto 'cerchio magico'. E' stato smantellato il partito, ora i cattivi consiglieri dell'ex premier facciano autocritica e un passo indietro, e' la riflessione a caldo della vecchia guardia. La carta della successione dinastica resta tra le opzioni sul tavolo di Berlusconi, ma nell'inner circle del leader azzurro garantiscono che la questione non sara' affrontata a breve. E comunque, non sara' facile, osserva un fedelissimo della prima ora, imporre dall'alto una decisione senza creare uno tsunami. D'altra parte, viene notato, e' gia' tornato a farsi sentire il 'partito delle primarie'. Dal suo canto, Berlusconi attribuisce molto del risultato deludente (lo stesso ex premier, viene riferito, si attendeva almeno un 18%, mai poco piu' del 16) alla sua personale condizione di condannato ingiustamente e privato di una piena agibilita' politica. Anche se, viene riferito, con alcuni fedelissimi il Cavaliere non ha mancato di analizzare i voti presi dal Pd come una vittoria personale di Renzi: ha saputo parlare alla gente, e' il ragionamento, e ha convinto anche una fetta dell'elettorato moderato. E' da li' che dobbiamo ripartire, avrebbe osservato Berlusconi, tanto da tornare subito a pigiare sul tasto dell'unita' dei moderati. Alfano non ha sfondato, non ha preso nessun voto di Forza Italia, sarebbe stato ancora il ragionamento, e alle politiche dovra' necessariamente tenerne conto. .
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Europee: talebani M5S serrano fila, dissidenti in agitazione

Lunedì, 26 Maggio 2014
- Roma, 26 mag. - La sconfitta brucia in casa M5S. Il giorno dopo i risultati schiaccianti della vittoria del Pd, i parlamentari 5 stelle fanno i conti con un esito inaspettato ai piu', soprattutto ai cosiddetti talebani che negli ultimi giorni credevano davvero di poter fare il famoso sorpasso sul Pd alle Europee. Ma cosi' non e' stato e nonostante l'ammissione della sconfitta da parte di Beppe Grillo - in un video, senza domande ne' contraddittorio e condito con un po' di umorismo a base di Maalox - la maggior parte dei 5 stelle serra le fila. E lo fa con interventi sui social, senza parlare direttamente con i giornalisti perche' - cosi' spiega qualcuno sotto stretto anonimato - "ci e' stato consigliato cosi'". Insomma, tenere la stampa a distanza, un po' come ai primi tempi della legislatura. In ogni caso, Grillo - dopo averci pensato seriamente nelle ultime ore - non fa passi indietro, accetta il risultato e cerca di farsi forte con la consapevolezza, cosi' viene spiegato, di essere una "forza ormai consolidata" anche se ci vorra' tempo per metabolizzare e per ragionare sulle prossime strategie. Sui social, Facebook in testa, oggi e' un profluvio di dichiarazioni: quasi tutti i fedelissimi alla linea del Movimento, invitano a 'non mollare' e ad andare avanti, come scrive Roberta Lombardi, nonostante si sia persa "una battaglia, ma non la guerra" come sottolinea Roberto Fico. Molti evidenziano che il cambiamento e' "lento ma irreversibile". Si cerca di infondere coraggio, anche se la delusione trapela tutta. Di certo, il risultato elettorale, al di sotto di ogni aspettativa, riapre le perplessita' di chi nel Movimento aveva gia' in altre occasioni avuto modo di criticare eccessi e integralismi "senza mai essere ascoltati" lamenta qualcuno "perche' se fai una critica, allora per loro sei del Pd". Un deputato che lavora in una commissione di rilievo ma che in passato ha gia' fatto critiche anche mirate, spiega - a patto di non comparire - che "se e' vero che Renzi e' stato bravo ad intercettare il voto dei moderati, noi dobbiamo porci qualche domanda, fare qualche riflessione autocritica. Certo, i toni sono stati eccessivi". Bisognera' parlarne, e' il ragionamento, se si vogliono fare dei passi avanti e recuperare consensi. E l'occasione sara' la prossima assemblea congiunta, di deputati e senatori, che non e' ancora stata convocata ma che potrebbe tenersi in settimana. Assemblea che secondo un altro esponente 5 stelle "sara' un casino, uno scontro totale". Ma tra i critici alla linea piu' dura, c'e' chi si dice "rassegnato" e alla domanda 'coma va a finire?' risponde laconico: "Come vuoi che vada? I talebani sono la maggioranza, non ascoltano e non vogliono dialogare, e poi c'e' la massa di silenti che stanno li' e si accodano ai piu' forti. Finira' come meritiamo che finisca: resteremo cosi' al palo". Un altro esponente M5S si definisce "depresso" e spiega: "Di questo passo non ce la faremo mai. Si', ne parleremo in assemblea congiunta, ci scazzeremo ma poi finira' tutto li' e noi continueremo ad andare sui giornali perche' protestiamo in aula su ogni cosa, sul regolamento... e agli italiani di questo non gliene frega niente". E poi, prosegue nel suo sfogo, "non si puo' dare del mafioso a Civati e fare di tutta un'erba un fascio: in Parlamento ci sono anche giovani, come noi, che sono alla prima legislatura, che c'entrano loro? C'entrano semmai i vari D'Alema del passato...". E oggi a Renzi che invita M5S a collaborare sulle riforme? "Figuriamoci... - rispondono alcuni deputati - e poi sul territorio sono ancora piu' talebani: basta che uno faccia un'osservazione critica e viene additato come filo-Pd". Cosa faranno i dissidenti? Promettono di dire quello che pensano nella prossima assemblea, ma "poi che fa, ci cacciano?" chiede uno di loro. E c'e' anche chi torna ad accusare lo staff che "invece di occuparsi della comunicazione del gruppo, fa politica" e svela che "nell'ultima settimana ha fatto andare in tv i soliti noti, Taverna, Di Battista and co, impedendo agli altri di partecipare a trasmissioni tv di tutto rispetto". Intanto, i senatori ormai ex 5 stelle, affilano le armi e continuano a lavorare per la nascita di un nuovo gruppo. Anche se qualcuno di loro dice che e' ancora troppo presto immaginare che possa nascere gia' la prossima settimana. Ma si lavora alacremente, rafforzati nel loro obiettivo - spiega uno di loro - anche dall'esito elettorale. .
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Abruzzo: Chiodi, una sconfitta netta

Lunedì, 26 Maggio 2014
- Pescara, 26 mag. - "Una sconfitta netta". Il presidente uscente della Regione Gianni Chiodi e candidato alla presidenza per il centrodestra parla cosi' del risultato elettorale che si e' registrato in Abruzzo, dove si e' affermato nettamente il candidato alla presidenza del centrosinistra, Luciano D'Alfonso. Chiodi ha detto di aver chiamato D'Alfonso, di aver "scambiato dei messaggi" con lui e di avergli "fatto gli auguri". "Lo invitero' - ha detto ancora Chiodi parlando a Rete 8 - a gestire in modo sobrio e sano le risorse, senza favorire i potentati". Parlando dell'operato della sua giunta, il presidente uscente ha fatto notare che "ha dovuto somministrare una medicina amara" per quanto riguarda il riequilibrio dei conti, e i portatori di interesse non hanno avuto "gli stessi spazi di prima". Ora pero' "questa Regione ha i conti in equilibrio e liberera' risorse importanti". Agli abruzzesi Chiodi ha lanciato l'invito a "mantenere la speranza, perche' l'Italia puo' avere una speranza dall'Abruzzo". Chiodi si e' poi soffermato sul fatto che "i portatori di interesse ti combattono subito, si coalizzano per farti la guerra e i cittadini non apprezzano gli sforzi per tutelare interessi generali". Guardando poi alla situazione del centrodestra il presidente uscente ha detto che "si dovra' fare una riflessione molto attenta, dal livello nazionale perche' quello che c'e' stato e' stato un chiaro segnale. Il centrodestra ha bisogno di novita', di una politica che abbracci le istanze dei liberali. Ci sono situazioni e valori - ha concluso - che dobbiamo tradurre in azione". .
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Europee: La Russa non supera quorum e si taglia barba in diretta

Lunedì, 26 Maggio 2014
- Roma, 26 mag. - Ignazio La Russa onora la scommessa fatta settimane fa e si lascia tagliare la barba in diretta a 'Porta a porta'. "Ci presentiamo e superiamo la soglia del 4%. Mi taglio la barba, che non taglio da quarant'anni, se non superiamo il 4%" aveva detto l'esponente di Fratelli d'Italia. Detto fatto, una volta giunti tutti i risultati, La Russa si e' seduto su una sedia da barbiere in studio e si e' lasciato rasare, con tanto di schiuma e rasoio. .
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