Lavoro
Naspi 2015, Poletti: verificheremo se concedere piu' gradualità per gli stagionali
"Per quanto riguarda la vicenda dei lavoratori stagionali. Su questo la delega prevede una prestazione collegata alla pregressa storia contributiva di ogni lavoratore". Lo ha ricordato il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a margine di un intervento in Senato. Kamsin "Questo è un tema che certamente riguarda i lavoratori stagionali, ma riguarda anche i lavoratori in generale. Quella norma, così come l'abbiamo scritta, innalza da dodici o diciotto mesi a ventiquattro mesi la durata della NASPI. Quindi abbiamo cercato di rendere questa misura universale ed applicabile a tutti quei cittadini che fino ad ora non l'avevano. Abbiamo fatto la stessa cosa per quanto riguarda le collaborazioni, con la DIS-COLL.
Per quanto riguarda gli stagionali, stiamo verificando la possibilità di produrre una gradualità nell'andamento a regime di questa norma; in ogni caso, riteniamo che sia necessario trovare una modalità che consenta alle persone che si troveranno in questa situazione di avere davanti un lasso di tempo in forza del quale sanno quello che accadrà e si attiveranno per trovarsi nella migliore delle condizioni. Siamo quindi intenzionati ad intervenire con questo spirito" ha concluso Poletti.
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Riforma Lavoro 2015, stop del Governo all'aumento dei contributi
Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti precisa che la clausola di salvaguardia che aumenta i contributi sarà stralciata dal testo del dercreto di riordino dei contratti.
Kamsin Repentino dietrofront del Governo e del Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sulla clausola di salvaguardia comparsa nel testo del decreto legislativo sul riordino dei contratti trasmesso la scorsa settimana alle Camere. Un passaggio del provvedimento inserisce infatti un contributo aggiuntivo di solidarietà a carico di imprese e lavoratori autonomi per coprire l'eventuale ondata di trasformazioni di rapporti precari in stabili.La clausola, precisano dal Ministero, "verrà superata prima della definitiva approvazione del provvedimento".
Le nuove regole del Dlgs sui contratti prevedono che dal 1° gennaio 2016 si applica la disciplina del lavoro subordinato alle co.co.co. e si prevede una sanatoria volta a facilitare la conversione delle collaborazioni. In base a queste disposizioni si è stimata la fuoriuscita di circa 20mila collaboratori dalla gestione separata (con reddito medio di 15mila euro) e sono state messe sul piatto, con il medesimo decreto, ulteriori risorse per la decontribuzione (16 milioni per il 2015, 52 per il 2016, 40 per il 2017, 28 per il 2018).
Somme tuttavia ritenute non sufficienti dalla Ragioneria, che pertanto ha richiesto l'introduzione, come clausola di salvaguardia a garanzia delle coperture, della possibilità di introdurre un contributo aggiuntivo di solidarietà a favore delle gestioni previdenziali a carico dei datori di lavoro del settore privato e dei lavoratori autonomi. La norma, che sarà stralciata dal testo, ha fatto discutere in quanto se applicata avvrebbe penalizzato le aziende e i datori che non trasformano i rapporti di collaborazione in tempi indeterminati, colpendole con un generalizzato aggravio di costi.
Il testo del decreto contiene un'altra novità sul fronte collaborazioni rispetto alla stesura approvata dal consiglio dei ministri lo scorso 20 febbraio. Si chiarisce infatti che le Collaborazioni coordinate e continuative (co.co.co) possono essere utilizzate nel settore pubblico, in attesa che arrivi in porto la riforma della pubblica amministrazione all'esame del Senato. Dal 2017, però, saranno vietate quelle «continuative, di contenuto ripetitivo e con modalità organizzate dal committente».
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Local tax, Pensioni e taglio agli incentivi fiscali. Ecco il piano del Governo nel Def
Spunta anche un tesoretto di 1,6 miliardi già da quest'anno che il Governo tuttavia non ha impegnato. Due le opzioni sul tavolo che verranno esaminate nelle prossime settimane: un piano poveri o l'estensione del bonus 80 euro agli incapienti.
Kamsin Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera ieri sera il Def, Documento di economia e finanza, cioè il piano di finanza pubblica per i prossimi tre anni che ora viene inviato al Parlamento e alla Commissione europea. Il Def, che contiene anche il Pnr, cioè il Piano nazionale di riforme, è un documento programmatico che definisce la cornice e gli obiettivi entro i quali si muoverà la legge di Stabilità per il 2016 che verrà presentata dal governo a ottobre.
Grazie al miglioramento della congiuntura internazionale e alla riforme messe in campo, si legge nel provvedimento, il Prodotto interno lordo riprenderà a crescere (0,7% nel 2015, 1,4% nel 2016 e 1,5% nel 2017), il deficit scenderà, mantenendosi ben sotto il tetto del 3% del Pil e comincerà a diminuire anche il debito pubblico. Più a rilento migliorerà la disoccupazione: dal 12,3% di quest'anno all'11,7% del 2016.
Gli interventi programmati. Il Def elenca anche le aree di intervento per recuperare 10 miliardi necessari alla sterilizzazione dell'aumento dell'Iva (uniti ai 6,4 che emergeranno nel 2016 ). Si comincia dagli enti locali per i quali si prevede l'allineamento delle regole del Patto di stabilità interno a quelle europee cioè con costi standard e pubblicazione online degli indici di performance. Risorse a cui si aggiungeranno quelle derivanti da una revisione delle aziende municipalizzate: in particolare il documento cita le aziende di trasporto pubblico e quelle di raccolta dei rifiuti che «soffrono di gravi e crescenti criticità di costo».
Si passa poi alla revisione dei 10 mila capitoli di spesa dello Stato centrale e la riorganizzazione di Prefetture e delle altre strutture periferiche. C'è poi la creazione di una «unità indipendente di valutazione» degli investimenti pubblici al fine di ridurre i costi. Sulle pensioni potrebbe esserci una stretta sulle prestazioni di invalidità finalizzata a eliminare le differenze tra Nord e Sud e alla creazione di un nuovo modello di assistenza che ottimizzi il coordinamento tra Inps, Comuni e Asl. Maggiore impatto anche della centrale degli acquisti per i beni della pubblica amministrazione.
Tra gli interventi "programmati" dal governo c'è la rivisitazione delle agevolazioni fiscali. Dice il Def: «In attuazione della legge delega sarà adottato un decreto delegato che preveda la redazione da parte del governo di un rapporto annuale sulle detrazioni fiscali da allegare al disegno di legge di bilancio. Tale rapporto dovrà identificare le detrazioni non giustificate da esigenze sociali o economiche o che costituiscono una duplicazione al fine di eliminarle o riformarle, salvaguardando tuttavia la tutela dei redditi da lavoro dipendente e autonomo, dei redditi di imprese minori e dei redditi di pensione, della famiglia, della salute, delle persone economicamente o socialmente svantaggiate».
Local Tax. Il Governo conferma poi anche l'abbandono dell'Imu e della Tasi per sostituirle con una unica «local tax». Per i sindaci si tratta di un impegno importante: la local tax assorbirà tutti i tributi comunali sugli immobili e permetterà ai consigli di approvare bilanci di previsione credibili. Sarebbe la prima volta dopo anni di incertezze: il leader dell'Anci Piero Passino ha calcolato 27 leggi in poco più di tre anni. A dicembre, prima che il dossier fosse congelato, a Palazzo Chigi si erano fatte delle simulazioni: l'aliquota standard avrebbe dovuto valere 2,5 per mille e con una detrazione peri redditi bassi. «L'impegno è in ogni caso di non aumentare il prelievo complessivo», ha assicurato il responsabile economia del Pd Filippo Taddei.
Nel documento spunta infine un tesoretto di 1,6 miliardi già da quest'anno che non è stato impegnato. Due le opzioni sul tavolo che verranno esaminate nelle prossime settimane: un piano poveri o l'estensione del bonus 80 euro agli incapienti.
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Contratti rumeni, il ministero annuncia un giro di vite sulle agenzie
Dopo il clamore suscitato dalla denuncia della Fillea Cgil, il ministero del lavoro è intervenuto ieri con una circolare. I "contratti rumeni" sono irregolari.
Kamsin Chi utilizza «i contratti rumeni» viola la legge e rischia sanzioni. Il ministero del Lavoro batte un colpo sul caso dell'agenzia interinale rumena che faceva pubblicità tramite un promoter italiano a Modena promettendo un pacchetto completo col 40 per cento di risparmio sul lavoro, tagliando «tredicesima, Tfr, contributi Inail e lnps». Una circolare inviata dalla Direzione generale per l'attività ispettiva alle direzioni territoriali e per informare gli imprenditori anche alle associazioni di categoria e alle agenzie di somministrazione.
Nella circolare si sottolinea il «contrasto con la disciplina comunitaria e nazionale in materia di distacco transnazionate» e il rischio di «ripercussioni, anche di carattere sanzionatorio, in capo alle imprese utilizzatrici». La circolare ricorda poi «l'attiva partecipazione ad iniziative che hanno coinvolto altri Stati Ue (progetto Enfoster, progetto Transpo, progetto Empower) e il decreto legislativo 276 del 2003: per l'articolo 23 le agenzie interinali con sede in altro Stato membro devono applicare ai lavoratori «condizioni di base di lavoro e d'occupazione complessivamente non inferiori a quelle dei dipendenti di pari livello dell'utilizzatore, a parità di mansioni svolte», insieme con l'applicazione della disciplina in materia di responsabilità solidale per l'adempimento degli obblighi retributivi e previdenziali.
Il ministero invita anche gli ispéttorati del lavoro ad aumentare la vigilanza contro abusi di questo tipo «prestando la massima attenzione a questi fenomeni».
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Zedde
Congedi Parentali, l'indennità si allunga sino al sesto anno di vita del figlio
Le misure sono contenute nella bozza di decreto attuativo del Jobs Act, approvato in via preliminare lo scorso 20 Febbraio dal consiglio dei ministri.
Kamsin Almeno per il 2015 i genitori potranno fruire del congedo parentale sino ai 12 anni di età del figlio (invece di otto). Lo conferma il testo del decreto sulla conciliazione vita-lavoro trasmesso dal Governo alle Commissioni Lavoro di Camera e Senato per l'acquisizione dei rispettivi pareri.
Sempre quest'anno, i genitori avranno diritto all'indennità di congedo parentale, senza vincoli di reddito, fino all'età di sei anni (e non tre); avranno diritto all'estensione dell'indennità sino all'ottavo anno coloro che abbiano un reddito individuale inferiore a 2,5 volte l'importo del trattamento minimo di pensione a carico dell'assicurazione generale obbligatoria (circa 1255 euro). Il restante periodo (cioè dai 6 ai 12 anni nel primo caso e dagli 8 a 12 anni laddove si possa godere dell'estensione dell'indennità legata alle condizione di redddito) rimane non coperto dall'indennità di congedo.
Congedo ad Ore. Il provvedimento contiene inoltre una spinta all'utilizzo del congedo parentale a ore, possibilità introdotta dalla legge Fornero, e che doveva però essere regolamentata dalla contrattazione collettiva. Considerato che ciò fino a oggi è avvenuto in pochissimi casi, il legislatore ne consente l'uso anche senza disciplina contrattuale fissando alcune regole di carattere generale. In particolare il decreto prevede che ciascun genitore può scegliere tra la fruizione giornaliera e quella oraria. Vengono modificati anche i termini di preavviso: da 15 giorni si passa a 5 per il congedo giornaliero e a 2 in caso di congedo ad ore.
Congedo di maternità. Altre modifiche riguardano il congedo di maternità. Da un lato si concede la possibilità per la madre di sospenderlo in caso di ricovero del neonato in una struttura pubblica o privata. Se pertanto il bambino viene ricoverato nel periodo previsto per la cosiddetta astensione obbligatoria (tre o quattro mesi dopo il parto) il periodo può essere sospeso e riprenderà a decorrere dopo le dimissioni del figlio, a condizione che la lavoratrice produca una attestazione medica che dichiari la compatibilità dello stato di salute della donna con la ripresa dell'attività lavorativa. Il diritto della sospensione del congedo può essere esercitato una sola volta per ogni figlio. L'altra importante novità è l'estensione del diritto a percepire l'indennità di maternità (direttamente dall'Inps) anche nel caso di risoluzione del rapporto per giusta causa, precedentemente escluso.
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Cassa in Deroga, Le Regioni denunciano: servono 400 milioni per il 2015
L'ammortizzatore che garantisce un sostegno economico in favore dei lavoratori che non possono contare su altre forme di integrazione salariale andrà in soffitta a partire dal 2017.
Kamsin Caccia a circa 400 milioni per finanziare la Cassa integrazione in deroga per il 2015. L'allarme arriva dalle Regioni che denunciano come non ci siano risorse sufficienti per erogare l'ammortizzatore sociale, introdotto a sostegno degli artigiani, delle piccole imprese, degli apprendisti e dei lavoratori che non possono contare sugli altri tipi di Cig. Quest'anno, nonostante lo strumento possa durare solo per cinque mesi per effetto del decreto ministeriale dello scorso agosto, i lavoratori rischiano di subire un ulteriore ritardo nell'erogazione dei denari.
Il governo non ha infatti chiarito quanti soldi sono disponibili e quando potranno essere trasferiti alle Regioni. Per ora il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha sbloccato i fondi che serviranno a pagare gli assegni del 2014, per i quali si era previsto di spendere 1,7 miliardi: una cambiale pagata in ritardo, attingendo all'apposito Fondo ministeriale verso il quale la legge di stabilità ha dirottato altri 2,2 miliardi per coprire il biennio 2015-2016.
Ma non c'è solo l'incognita dei soldi che serviranno a pagare 5 mesi di Cig in deroga nel corso del 2015 (i mesi erano 11 nel 2014). Il problema più grave riguarda il futuro stesso di questo strumento, ampiamente usato dalle piccole aziende in difficoltà, che è destinato ad andare in soffitta da gennaio 2017. E' una fine annunciata, che però fa temere un salto nel vuoto.
Il destino della cassa in deroga è legato infatti al riordino più generale della Cig, che richiederà un apposito decreto delegato in linea con il jobs act che il Governo dovrebbe adottare entro giorno. La Cig in deroga, in pensione a fine 2016, dovrebbe essere sostituita dai fondi bilaterali di solidarietà: un cambio di passo complicato perché ora la Cig in deroga la pagano i contribuenti mentre, fra meno di due anni, il nuovo ammortizzatore sarà a carico di aziende e lavoratori, come le altre forme di Cig e non graverà piu' sulla fiscalità generale.
A complicare ulteriormente le cose c'è poi la decisione del Consiglio di Stato di ammettere all'ammortizzatore anche i dipedenti degli studi professionali dopo che erano stati tagliati fuori dal decreto dell'agosto 2014. La novità richiederà lo stanziamento di ulteriori risorse.
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