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Previdenza - Results from #2388

 

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Pensioni, l'assegno al figlio che prosegue gli studi spetta sino a 26 anni

Paolo Ferri Sabato, 04 Aprile 2015
Chiarimenti per i figli iscritti agli istituti tecnici superiori equiparati ai corsi di laurea. Il diritto all'assegno spetta non oltre il 26° anno di età.

Kamsin La legge riconosce il diritto alla pensione ai superstiti ai figli che si trovino in determinate condizioni (età, convivenza, mantenimento, inabilità, attività lavorativa). Nel caso del figlio minore, il diritto sussiste a prescindere da ogni altra eventuale ulteriore condizione e cessa al compimento del diciottesimo anno di età, a meno che non prosegua negli studi.

In altri termini, il figlio orfano diventato nel frattempo maggiorenne  non inabile  potrà continuare a percepire l'assegno solo se iscritto a una scuola media o professionale entro il limite di età dei 21 anni, oppure se iscritto all'università per la durata legale del corso di laurea e, comunque, non oltre i 26 anni di età.

Nell'ambito della riorganizzazione del sistema dell'istruzione e formazione tecnica superiore, il D.1. n. 7 del 2007 ha previsto la creazione degli Istituti tecnici superiori. Questi offrono una specifica offerta formativa non universitaria finalizzata a rispondere alla domanda delle imprese di nuove ed elevate competenze tecniche e tecnologiche.

I percorsi Its normalmente durano quattro semestri e richiedono, quale titolo di accesso, il diploma di istruzione secondaria superiore. Per particolari figure, essi possono avere anche durata superiore, nel limite massimo di sei semestri. Al termine del percorso scolastico vengono riconosciuti crediti formativi universitari e viene rilasciato il diploma di tecnico superiore, valido ai fini dell'accesso ai pubblici concorsi e all'esame di Stato per le varie professioni.

Vista la natura non universitaria di questi corsi, si è posta in più sedi la questione interpretativa se i diplomi rilasciati dagli Istituti tecnici superiori possano essere equiparati ai titoli universitari ai fini del diritto alla pensione ai superstiti. Recependo un parere del ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, l'Inps ha chiarito che l'iscrizione agli Its debba essere equiparata all'iscrizione a corsi universitari e come tale è da ritenersi utile ai fini del riconoscimento del diritto e/o proroga della pensione ai superstiti.

In ogni caso, precisa l'istituto, la qualifica di studente universitario si perde con il conseguimento del diploma Its nei limiti di durata del percorso previsto dal bando, e comunque al compimento del 26° anno di età in caso di iscrizione a un successivo corso di laurea o perfezionamento.

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A cura di Paolo Ferri, Patronato Acli

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Pensioni, Parente (Pd): a breve partirà il censimento online degli esodati

Eleonora Accorsi Venerdì, 03 Aprile 2015
La Sottocommissione Esodati di Palazzo Madama procederà all'acquisizione dei dati del censimento al fine di studiare e proporre ulteriori interventi in materia di salvaguardia.

Kamsin "Il censimento dei lavoratori esodati esclusi dalle attuali sei tutele varate dal Parlamento sarà a disposizione sul sito del senato entro pochi giorni". Lo ricorda in una nota la titolare della Sottocommissione Esodati di Palazzo Madama, Annamaria Parente (Pd).

Com'è noto si tratta di un'indagine online - concordata con i Comitati degli esodati - con lo scopo di accertare quanti siano numericamente i lavoratori rimasti attualmente esclusi dai sei provvedimenti di salvaguardia e sarà la base per procedere ad un ulteriore intervento in materia.

La bozza del censimento è stata già diffusa in anteprima dai lavoratori che hanno preso parte all'incontro con la Sottocommissione Esodati presso la Commissione Lavoro di Palazzo Madama nei giorni scorsi. Il documento chiede ai lavoratori la compilazione di un questionario volto a comprendere le cause che hanno dato luogo alla cessazione del rapporto di lavoro; l'esatta data di cessazione del rapporto di lavoro; l'eventuale prosecuzione di attività lavorativa (autonoma o subordinata) successivamente alla cessazione dal lavoro con le retribuzioni maturate. 

Una ulteriore sezione della scheda è destinata a comprendere la situazione contributiva del lavoratore alla data attuale con l'indicazione della (eventuale) contribuzione volontaria e di quella figurativa maturata.

Dovrebbe restare facoltativa, invece, la compilazione del campo dedicato alla situazione reddituale del nucleo familiare del lavoratore, un punto sul quale si era battuta la Rete dei Comitati. Dal canto loro i Comitati, nonostante le aperture del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, e del Presidente dell'Inps, Tito Boeri, ad una revisione della Legge Fornero entro fine anno, continuano a restare scettici. Secondo i Comitati è necessario piuttosto garantire un'estensione dei termini per la fruizione delle salvaguardie utilizzando, eventualmente, i denari del Fondo Esodati rimasti inutilizzati.

La bozza del questionario

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Riforma Pensioni, alla Camera arriva il ddl sulla quota 100. Ecco le misure

Davide Grasso Venerdì, 03 Aprile 2015
E' stato depositato in Commissione Lavoro il disegno di legge che intende introdurre il pensionamento con la cd. quota 100 a partire dal 1° gennaio 2016.

Kamsin In pensione a partire da 62 anni e 38 di contributi a decorrere dal 1° gennaio 2016 e sino al 31 dicembre 2021. E senza riduzioni sull'assegno. E' questa la sintesi della proposta di legge presentata ieri in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati da Cesare Damiano e Maria Luisa Gnecchi (Pd). Si tratta della cd. quota 100, un'iniziativa che sino ad oggi era stata anticipata solo a "voce" dallo stesso Presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano, e che ora viene tradotta in un progetto di legge ufficiale (il ddl 2945).

I contenuti. L'idea parte tuttavia dal presupposto di ripristinare - ai fini della maturazione di un diritto a pensione - del meccanismo delle quote, cioè della somma dell'età anagrafica del lavoratore unitamente ad un requisito contributivo, come accadeva prima della Riforma Fornero. Il provvedimento si rivolge sia ai lavoratori dipendenti che autonomi iscritti alla previdenza pubblica che maturano i requisiti tra il 1° gennaio 2016 ed il 31 Dicembre 2021.

Nello specifico il ddl consente l'uscita in presenza di un'età anagrafica minima di 62 anni e 35 anni di contributi piu' il contestuale perfezionamento della quota 100 valore determinato, per l'appunto, tramite la somma di età anagrafica e di quella contributiva. A conti fatti questo valore potrebbe essere centrato con 62 anni e 38 anni di contributi; con 63 anni e 37 di contributi; con 64 anni e 36 di contributi o ancora con 65 anni e 35 di contributi (si vedano le caselle in verde nella tabella per identificare le combinazioni possibili). 

Per i lavoratori autonomi l'asticella viene spostata di un anno in avanti: fermo restando il requisito minimo di 35 anni di contributi servono almeno 63 anni di età ed il contestuale raggiungimento della quota 101. L'assegno per gli autonomi può essere agguantato quindi, ad esempio, a partire dai 63 anni di età purchè ci sia un'anzianità contributiva di almeno 38 anni.

La proposta si inserisce in quel contesto di misure all'esame della Camera per flessibilizzare le uscite ed era stata piu' volte annunciata dall'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano. "E' una scialuppa di salvataggio per coloro che, ultrasessantenni, sono rimasti penalizzati dalla Riforma Fornero" ha ricordato Damiano. "Vogliamo restituire ai lavoratori quella serenità perduta nel corso degli ultimi anni, caratterizzati da un completo stravolgimento del sistema previdenziale, attraverso la previsione di un ampio periodo di transizione all’interno del quale consentire l’accesso al trattamento pensionistico al conseguimento di determinati requisiti anagrafici e contributivi" ha concluso Damiano.

Costoro infatti, pur avendo 36-38 anni di contributi alle spalle sono costretti a traguardare i 67 anni per la pensione di vecchiaia mentre, con la proposta in parola, potrebbero anticipare l'uscita di almeno un paio di anni.

Il ddl, che ora sarà incardinato in Commissione Lavoro, a differenza di un'analoga proposta presentata nell'Aprile 2013 dagli stessi firmatari, non prevede riduzioni dell'assegno pensionistico.

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Riforma Pensioni, Damiano: non distrarre i fondi destinati agli esodati

Redazione Giovedì, 02 Aprile 2015
Per il presidente della Commissione Lavoro del Senato le risorse avanzate nel fondo istituito per la tutela degli esodati non devono essere distratti per altri scopi.

Kamsin “Al presidente dell’Inps, Boeri, che si e’ chiesto che cosa non funzioni nelle salvaguardie, risponderei che il problema sta, come al solito, nel fatto che le coperture finanziarie pretese a suo tempo dalla Ragioneria erano sovrastimate”. Lo dichiara Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera.

 “Questo – continua Damiano – e’ un bene perche’ sicuramente ci saranno dei risparmi (da riutilizzare) per alcune famiglie di esodati, un male perche’ abbiamo dovuto escludere in quel momento altri lavoratori che potevano essere a loro volta salvaguardati. Poiche’ abbiamo imparato la lezione un po’ di anni fa, in questo caso abbiamo blindato il fondo: sconsigliamo quindi a chiunque di utilizzare gli eventuali risparmi per scopi che siano diversi dalle salvaguardie. Se ci saranno risorse che avanzano, dovranno a nostro avviso essere impiegate per una nuova salvaguardia, la settima, per risolvere i casi di maggiore ingiustizia previdenziale”.

“Per quanto riguarda il ricalcolo delle pensioni in essere, che taluni vorrebbero fare per evidenziare lo scostamento tra calcolo retributivo e contributivo, suggeriamo al Governo di non allarmare inutilmente gli attuali pensionati con la “minaccia” di una tosatura degli assegni attualmente erogati”, aggiunge il presidente della Commissione Lavoro, che conclude: “In ogni caso, le pensioni sono un tema che compete all’esecutivo. Per questo, in Commissione Lavoro chiameremo in audizione il ministro Poletti per affrontare il tema, nostro avviso, prioritario dell’introduzione di un criterio di flessibilita’ nel sistema previdenziale.

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Opzione Donna, depositata la class action contro l'Inps

Eleonora Accorsi Mercoledì, 01 Aprile 2015
Finirà davanti al Tar del Lazio, con una class action il nodo dell'«opzione donna». Si tratta della possibilità concessa dalla legge 243 del 2004 per le donne con almeno 57 anni d'età e 35 anni di contributi di andare in pensione ma con l'assegno calcolato con il sistema contributivo.

Kamsin E' partita la class action per ottenere la pensione a 57 anni. Il Comitato guidato da Dianella Maroni ha concluso ufficialmente la raccolta delle firme per la promozione del ricorso contro l'Inps volto ad ottenere la revoca o la modifica delle Circolari Inps 35 e 37 del 14 marzo 2012 che impediscono alle lavoratrici che maturano i requisiti nel 2015 di accedere alla cd. opzione donna. Gli avvocati che assistono il Comitato hanno depositato ieri il ricorso innanzi al Tar del Lazio.

L'Inps è intervenuta il 2 dicembre scorso con un messaggio interno ai propri uffici (messaggio inps 9304/2014) con il quale ha riaperto i termini per la domanda in attesa di ricevere istruzioni dai ministeri vigilanti (Lavoro ed Economia), che non risulta siano ancora arrivate. In sostanza gli sportelli lnps devono continuare ad accettare le domande anche nel 2015, ma non si sa se esse poi verranno accolte. Il comitato opzione donna ha ritenuto insufficiente il messaggio Inps e ha quindi deciso di avviare il ricorso collettivo.

Il TAR dovrà ora fissare l'udienza d'ufficio in una data compresa tra il 90mo e il 120mo giorno dal deposito. Pertanto, ricordano dal Comitato, già entro l'estate il Tar potrebbe, se non ci saranno intoppi, esprimersi sulla questione.

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Province, al via il piano per la mobilità del personale in esubero

Davide Grasso Mercoledì, 01 Aprile 2015
La Funzione Pubblica ha predisposto il decreto con le tabelle di equiparazione per consentire la mobilità fra i comparti come più volte annunciato dallo stesso ministro della Pa Marianna Madia.

Kamsin E' pronto il decreto per ricollocare gli esuberi del personale delle province. «Sono in corso di elaborazione i criteri relativi alla ricollocazione del personale soprannumerario degli enti di area vasta», da definire con decreto del ministro della Pubblica amministrazione, attraverso cui si stabiliranno anche «le procedure di svolgimento dei processi di mobilità». Lo spiega una nota indirizzata ad And, Upi, Inps, Mef il Ministero degli Affari regionali. Il decreto darà inoltre «indicazioni sulla disciplina del trattamento economico del personale trasferito». Sul punto - precisano dal ministero - la riforma garantisce che il passaggio a un altro ente non intaccherà il «trattamento economico fondamentale e accessorio» del personale interessato ma nel caso dei dirigenti, chiarisce la nota, la retribuzione di posizione da mantenere sarà quella prevista dai contratti nazionali, mentre saranno escluse dalla garanzia «eventuali maggiorazioni riconducibili ad atti organizzativi interni».

Inoltre le amministrazioni pubbliche (Regioni e Comuni) che per le leggi di riordino diventeranno titolari di funzioni prima svolte dalla province «possono procedere, ove necessario, all'ampliamento della propria dotazione organica». 

La Funzione pubblica spiega anche che gli elenchi degli esuberi  - indispensabili per far partire la piattaforma per la mobilità appena messa online dal Governo per incrociare domanda e offerta di lavoro pubblico - possono essere adottati dalle Province «nell'esercizio della propria autonomia».  Questi elenchi, sottolinea Palazzo Vidoni dovranno contenere i nomi e le informazioni necessarie per elaborare le graduatorie che saranno utilizzate per la piattaforma. La nota ricorda, infine, che gli enti di Area Vasta potranno applicare, per il personale in soprannumero che matura la decorrenza della pensione entro il 31.12.2016 la disciplina del collocamento a riposo prevista dal decreto legge 101/2013 concordando con l'Inps ogni utile forma di collaborazione al fine di rendere più celere i rispettivi adempimenti.

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