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Previdenza - Results from #2262

 

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Riforma Pensioni, Governo verso il via libera alle uscite flessibili. Ecco gli scenari

Davide Grasso Giovedì, 21 Maggio 2015
«Dal prossimo anno contiamo di concedere maggiore flessibilità in uscita ai lavoratori che abbiano intorno ai 60 anni di età. Senza stare a fare promesse: con la legge di stabilità stiamo studiando un meccanismo per dare un pochino di libertà in più».

Kamsin L'asticella per l'uscita anticipata sarà rivista al ribasso, intorno a 60-62 anni, dal prossimo 1° gennaio 2016. Lo ha fatto intendere ieri Renzi che ha illustrato come il dossier pensioni sia tornato al centro dell'agenda politica dopo la decisione della Consulta che ha bocciato la norma sul blocco delle indicizzazioni della Legge Fornero. «E' un tema vero che c'e', pero' se lo diciamo adesso sembra che sia una operazione di campagna elettorale; intanto abbiamo recuperato due miliardi di euro e li diamo a quei quattro milioni di cittadini che ne hanno titolo. Sul tema di riuscire a dare un pochino piu' di flessibilita' alla Fornero sono molto ottimista che si possa fare durante la stabilita'. ha indicato il Premier. Quindi ottobre novembre» ha aggiunto Renzi.

Le ipotesi di pensionamento anticipato a cui sta pensando il Governo hanno tutte comunque un minimo comune denominatore: un raffreddamento delle quote retributive dell'assegno. Che sarà tanto piu' intensa quanto maggiore è l'anzianità contributiva presente sul conto assicurativo del pensionato al 31 dicembre 1995. Così ad esempio chi aveva almeno 18 anni di contributi entro tale data e sceglierà l'uscita anticipata avrà una decurtazione maggiore di chi ne aveva ad esempio solo 10 anni. Effetti negativi interesseranno però anche le quote contributive dell'assegno dato che, uscendo prima dal mondo del lavoro, si attiveranno coefficienti di trasformazione inferiori rispetto a quelli a cui sarebbe andato incontro il lavoratore con le regole attuali.

In questo modo, se si attivasse l'uscita a 62 anni e 35 anni di contributi si dovrà mettere in conto una perdita complessiva dell'assegno anche superiore all'8% rispetto a quella indicata nel Disegno di Legge Damiano-Baretta, una delle ipotesi in prima linea nell'attuale discussione. L'ipotesi non piace a molti ma di piu' il Governo non intende concedere.

La decurtazione sarebbe ancora piu' elevata se prendesse piede l'altra ipotesi che piace molto al Governo: l'opzione per il calcolo contributivo dell'assegno in cambio di uno sconto dell'età pensionabile. Sostanzialmente si tratterebbe dell'estensione dell'opzione donna, cioè quel regime sperimentale introdotto dalla Legge Maroni riservato alle sole lavoratrici ed in scadenza il prossimo dicembre, nei confronti della generalità dei lavoratori. Probabilmente l'asticella per l'uscita verrebbe innalzata un pò (oggi alle lavoratrici bastano 57 anni se dipendenti e 58 se autonome) anche se resterebbe fermo il requisito di 35 anni di contributi.  In tal caso i lavoratori dovranno mettere in conto un taglio dell'assegno superiore a quello proposto da Damiano-Baretta, nell'ordine del 20-25% almeno ma in cambio potrebbero uscire con diversi anni di anticipo.

Se così stanno le cose a perdere appeal è la proposta sulla quota 100 (promossa da Damiano e dalla Lega Nord). Non tanto per i requisiti di uscita (62 anni e 38 di contributi) a meno che non si inserisca una decurtazione sull'assegno comparabile le prime due ipotesi.

Se questo sarà il cuore della Riforma a cui sta lavorando il Governo non bisogna trascurare anche altri interventi minori di manutenzione alla Legge Fornero: in programma ci potrebbe essere il blocco degli adeguamenti alla stima di vita per il conseguimento della massima anzianità contributiva (che non devono penalizzare ulteriormente i cd. lavoratori precoci); lo stop alla penalizzazione per chi raggiunge la massima anzianità contributiva senza avere i 62 anni (la legge di stabilità ha tolto la penalità solo sino al 31 dicembre 2017); la realizzazione di un sistema piu' agevole e meno penalizzante per valorizzare la contribuzione mista togliendo in particolare le cd. ricongiunzioni onerose. Modifiche sostanziali ci saranno (ancora una volta) sulla perequazione dopo lo sconquasso determinato dalla Sentenza della Consulta. L'ipotesi qui è di introdurre un meccanismo temporaneo di rivalutazione sino al 2016 per poi riprendere le vecchie fasce di indicizzazione previste dalla legge 388/2000 (100%, 90 e 75%). Senza dimenticare poi la necessità di creare un raccordo con i cd. esodati che, se non si adotteranno nuove salvaguardie, finirebbero per dover optare necessariamente per la pensione flessibile con un taglio dell'assegno.

Insomma di carne al fuoco c'è nè tanta ma già che sia Premier a parlare di questi interventi, e non un ministro, dovrebbe indicare una sostanziale volontà di riaprire il cantiere previdenza. 

seguifb

Zedde

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Riforma Pensioni, Boeri: pronto il piano Inps per uscite flessibili e reddito minimo

redazione Giovedì, 21 Maggio 2015
"La decisione del Governo di limitare i rimborsi ai pensionati con assegni superiori a sei volte il trattamento minimo amplia i margini di intervento per la lotta alla povertà". "Necessario anche rivedere le ricongiunzioni onerose".

Kamsin Reddito minimo per gli ultra 55enni, flessibilità in uscita e ritocchi minori in piu' punti alla Legge Fornero ad iniziare dalle ricongiunzioni onerose. Sono questi per ora i punti cardine del piano che sarà presentato a giugno dall'Inps per poi finire, se tutto andrà per il verso giusto, nella prossima legge di stabilità. Lo ha detto ieri Tito Boeri, Presidente dell'Inps, in una intervista rilasciata alla Stampa. Proposte che, assicura il Professore, sono compatibili con i vincoli di bilancio nel medio-lungo termine e che quindi possono ricevere il via libera dell'Ue se, come sembra, sarà concessa all'Italia una maggiore flessibilità nelle regole del debito. 

«Credo che oggi la sfida principale per il Paese sia quella di contrastare la povertà, che ci ritroviamo come eredità negativa della recessione - sostiene Boeri. Una povertà che è aumentata soprattutto nella fascia di età 55-65 anni; gente che il più delle volte non è ancora in pensione e che non ha più lavoro. Se il governo avesse destinato 18 miliardi, secondo i nostri calcoli tanto ci voleva per restituire integralmente gli arretrati delle pensioni dopo la sentenza della Corte Costituzionale, sarebbe stato molto più difficile fare qualcosa contro la povertà».

«Prima della crisi del 2007-2008 c'erano 11 milioni di persone in Italia sotto al soglia di povertà. Oggi sono 15 milioni, e proprio nella fascia tra i 55 e i 65 anni c'è stato l'aumento percentuale maggiore, il 70%. Noi stiamo lavorando per fare entro il prossimo mese una proposta che serva al contrasto della povertà, dando a questa categoria di persone un reddito minimo garantito. Sarà una proposta che si regge sulle sue gambe. È fattibile perché in quella fascia di età non servono politiche attive; non si deve stare dietro alle persone perché cerchino lavoro, visto che è molto difficile che lo trovino. Sarà una proposta autofinanziata, modificando la struttura dei trasferimenti. Il problema dell'Italia è che ha un sacco di trasferimenti che però arrivano pochissimo a chi ne ha davvero bisogno: al 10% più povero della popolazione, ad esempio, vanno solo il 3% dei trasferimenti totali. Anche escludendo le pensioni le cose non cambiano di molto».

Le modifiche alla Legge Fornero. Sul piano governativo che intende concedere la flessibilità in uscita Boeri conferma che «anche qui a giugno faremo una proposta completa. C'è un paradosso evidente: adesso stiamo irrigidendo le regole di uscita, innalzando i requisiti, mentre quando passeremo al contributivo puro avremo più flessibilità, che sarà sostenibile. Il problema è che negli Anni '90, quando è stato introdotto il sistema contributivo, si sarebbe dovuto applicare subito pro rata anche a chi aveva il retributivo, senza consentire a chi aveva più di 18 anni di versamenti con il retributivo di mantenere questo sistema più vantaggioso. Ora paghiamo i conti di quelle scelte».

Tra gli altri punti all'ordine del giorno c'è una maggiore unificazione dei trattamenti, che permetta di mettere insieme piu' facilmente i contributi tra prestazioni diverse. «l'istituto della ricongiunzione onerosa - sostiene Boeri - va riesaminato: non è giusto far pagare chi ha delle carriere mobili che passano magari dal pubblico al privato».

L'altra novità in dirittura di arrivo per i pensionati riguarda le date di pagamento dei titolari di piu' pensioni: «Secondo la legge di stabilità 2015 avremmo dovuto unificare il giorno di pagamento di chi ha più regimi pensionistici - circa 850 mila persone - al 10 del mese. Noi abbiamo lavorato per far sì che tutte le pensioni, da giugno, siano pagate il primo del mese. Il Tesoro, però, non poteva perdere gli interessi così abbiamo fatto un accordo con le Poste, l'Abi e le banche: noi paghiamo all'inizio del mese 4 miliardi di pensioni; loro in cambio ci abbattono il costo dei bonifici. Così nessuno perde nulla e i pensionati vengono pagati prima» ha concluso Boeri.

seguifb

Zedde

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Decreto Pensioni, solo gli assegni piu' bassi riceveranno il mini-rimborso

Davide Grasso Mercoledì, 20 Maggio 2015
Basterà avere un trattamento superiore a sei volte il minimo per non ricevere neanche un euro dal decreto rimborsi varato dal Governo questa settimana. Per molti pensionati sarà una beffa.

Kamsin La beffa del decreto legge sui rimborsi delle pensioni è in dirittura di arrivo. I pensionati che nel 2011 avevano un assegno tra 1.405 e 2.810 euro lordi (ovvero tra le tre e le sei volte il trattamento minimo), e che poi per il biennio 2012-2013 hanno visto l'importo totale inchiodato alla stessa cifra, riceveranno un rimborso una tantum ad agosto (oscillante tra i 250 e i 750 euro) e poi risicati ma definitivi aumenti dal 1° settembre (tra i 60 e 180 euro l'anno in piu'). Gli aumenti finiscono qui. A bocca asciutta rimangono tutti coloro che avevano all'epoca un assegno inferiore a 3 volte il minimo (il cui importo è stato però pienamente rivalutato nel biennio 2012-2013 e dunque non ha subito alcuna riduzione) o superiore a 6 volte il minimo.

Ma anche chi riceverà qualcosa non potrà fare i salti di gioia dato che le cifre messe sul piatto dal Governo sono di gran lunga inferiori alla perdita del potere d'acquisto che gli assegni hanno subito in questo lasso di tempo. I piu' "fortunati" saranno gli assegni oscillanti tra 3 e 4 volte il minimo (cioè sino a 1900 lordi al mese) che porteranno a casa all'incirca il 20% o poco meno di quanto lasciato sul terreno tra il 2012 ad oggi. Andrà peggio per gli assegni superiori, quelli sino a 2300 euro lordi al mese (cioè tra 4 e 5 volte il minimo) che recupereranno si e no il 10% di quanto negato sino ad oggi dal Governo Monti. Briciole invece per gli assegni superiori, quelli nell'ultima fascia, tra cinque e sei volte il minimo, che potranno contare su restituzioni del tutto trascurabili rispetto a quanto perso in tre anni e mezzo (la cifra persa supera i 5mila euro). La delusione per costoro sarà molto forte: quando vedranno il rateo di Agosto troveranno un rimborso appena di 270 euro.

I più arrabbiati saranno però coloro che avendo un trattamento superiore ai 2.800 euro lordi mensili nel 2011 non recupereranno neanche un euro degli oltre 6mila euro lasciati nelle casse dello stato. E non si tratta certamente di pensioni d'oro perchè se si va a vedere il netto erogato in busta paga superiamo a malapena i 2mila euro al mese. Insomma la classe media resta quella maggiormente colpita dalla decisione dell'esecutivo. L'unica strada per costoro è quella di intentare nuovamente ricorso contro la decisione del Governo. Una strada difficile ma che potrebbe essere intrapresa dalle stesse associazioni (Federmanager a Manageritalia) che hanno portato alla recente decisione della Consulta. 

Seguifb

Zedde

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Reddito Minimo, Boeri: pronto un piano entro fine giugno per gli ultra55 enni. Video

redazione Mercoledì, 20 Maggio 2015
Il Presidente dell'Inps Tito Boeri conferma la presentazione a fine giugno di un piano specifico per tutelare gli ultra 55enni che hanno perso il lavoro.

Kamsin Il piano dell'Inps per garantire un reddito minimo per i lavoratori ultra 55enni in condizioni economiche di bisogno sarà pronto entro fine giugno e sarà compatibile con le risorse finanziarie reperibili dall'istituto. Lo ha precisato ieri il presidente dell'Inps, Tito Boeri, in audizione presso la Commissione Affari sociali a Montecitorio in ordine alle principali prestazioni di carattere assistenziale gestite dall' Inps, alle misure per la lotta alla povertà e alle relative prospettive di riforma.

Boeri ha ricordato come gli attuali sostegni contro la povertà si sono concentrati in particolare verso gli ultra 65 anni ai quali l'ordinamento riconosce un trasferimento di circa 450 euro al mese erogato tramite la pensione sociale o l'assegno sociale (se hanno un reddito inferiore a 5.830 euro l'anno) a cui si può aggiungere l'eventuale integrazione al trattamento minimo e le maggiorazioni sociali. Ulteriori prestazioni sociali sono riconosciute in favore delle famiglie in cui vi sono minori (come l'assegno al nucleo familiare, l'assegno di maternità oppure il recente bonus bebe') o invalidi (es. assegno mensile ed indennità di accompagnamento). Del tutto residuali, ha ricordato Boeri, appaiono gli interventi di sostegno al reddito erogati tramite la carta acquisti ordinaria o la nuova carta acquisti sperimentale.

E' rimasta quindi del tutto scoperta la fascia dei lavoratori non pensionati che hanno tra i 55 e i 65 anni che hanno esaurito la fruizione delle indennità di disoccupazione (Aspi o Naspi) senza aver ancora traguardato i requisiti per la pensione. Per questi lavoratori, ricorda Boeri, ad eccezione di un piccolo ma insufficiente sostegno previsto dal Jobs Act, l'Asdi (peraltro ancora non operativo) l'ordinamento non riconosce loro alcuna prestazione sociale. E' proprio nei confronti di questa platea di lavoratori che si concentreranno quindi gli sforzi dell'Inps ha detto Boeri.

seguifb

Zedde

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Riforma Pensioni, Boeri: a giugno proposta per uscite flessibili e reddito minimo

redazione Mercoledì, 20 Maggio 2015
Il Presidente dell'Inps, Tito Boeri: a giugno faremo le nostre proposte su reddito minimo garantito e riforma della legge Fornero. Inevitabile un intervento per attenuare le rigidità di chi è nel sistema retributivo.

Kamsin Lo ha ribadito ieri sera a Porta a Porta. L'impegno del governo è chiaro: dobbiamo liberare dalla Fornero quella parte di popolazione che accettando una piccola riduzione può andare in pensione con un po' più di flessibilità. L'Inps deve dare a tutti la libertà di scelta". Il presidente del Consiglio, torna a parlare del progetto di revisione della riforma delle pensioni precisando che "chi si è versato i contributi e ha la pensione alta è un conto. I parlamentari che hanno due o tre pensioni è un altro. Su questo tema bisogna avere chiarezza: se hai messo da parte soldi è giusto che tu li tenga".

Ma i segnali che avvertono come il dossier pensioni si dovrà riaprire entro fine anno sono molteplici. Ieri anche il Presidente dell'Inps, Tito Boeri, ha ribadito che a Giugno l'Inps elaborerà una propria proposta organica di riforma della previdenza e dell'assistenza all'interno della quale ci saranno meccanismi per flessibilizzare le uscite e per introdurre il reddito minimo. L'obiettivo di Boeri è, tra l'altro, quello di attenuare le differenze tra il sistema retributivo e quello contributivo. Il secondo infatti consente uscite ad età anagrafiche minori con un assegno piu' basso, proprio perchè questo, essendo calcolato sulla base dei contributi versati, è sostenibile per le casse dello stato. Mentre chi è nel retributivo (o meglio nel regime misto in quanto dal 2012 tutti i lavoratori sono passati pro rata a questo sistema di calcolo) è rimasto "bloccato" sino a 67 anni indipendentemente dal fatto di avere o meno un lavoro. Una stortura che deve essere corretta ha indicato Boeri, soprattutto in questo periodo che ha visto moltissimi lavoratori perdere il posto di lavoro.

Boeri apre anche ad un reddito minimo (non di cittadinanza perchè costerebbe troppo), un sussidio assistenziale, cioè a prescindere dai contributi previdenziali versati, da erogare a chi si trova in condizione di bisogno. Per il Presidente dell'Inps occorre garantire a questi soggetti un trasferimento per superare la soglia di povertà in cui attualmente si trovano.  

Seguifb

Zedde

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Riforma Pensioni, Damiano: ok a misure nella legge di stabilità

redazione Martedì, 19 Maggio 2015

Sottoscrivo le parole di Matteo Renzi: ‘Se ad esempio a 61 anni vuoi andare in pensione e accetti di prendere 30 euro in meno vogliamo darti la possibilita’ di farlo’. Parole sante, che abbiamo ripetuto, inascoltati, per anni. Adesso si apre una prospettiva nuova nella legge di Stabilita’, come ha anche affermato il ministro Poletti”. Lo dichiara Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera.

“Noi – prosegue Damiano – abbiamo gia’ incardinato alla Commissione lavoro della Camera alcune proposte di legge di tutti i partiti che convergono su un punto: dare flessibilita’ al sistema pensionistico. Fra poche settimane avremo in audizione, su questo argomento, il ministro del Lavoro, il presidente dell’Inps e le parti sociali. Vorremmo che il Governo, in questa occasione, tenesse conto del lavoro del Parlamento e non facesse soltanto di testa sua”.    “La nostra proposta, come Pd, e’ quella di consentire di andare in pensione a partire dai 62 anni con 35 anni di contributi e con l’8% di penalizzazione”, conclude Damiano

Seguifb

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