Pensioni, Cassano apre ad una revisione della speranza di vita per i lavori gravosi
Il sottosegretario risponde ad una interrogazione parlamentare circa la possibilità di avviare uno studio sulla mortalità in base all'attività lavorativa svolta.
La questione, ha ricordato la Gnecchi, deve essere affrontata in vista dell'avvio della seconda fase del confronto tra governo e sindacati sulle pensioni già prevista nel verbale quadro dello scorso settembre. Secondo la deputata in particolare, è significativo che anche la Ragioneria generale dello Stato, nel diciassettesimo rapporto su «Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario», pubblicato nel luglio 2016 (si veda tavola sottostane), ha evidenziato che difficilmente l'adeguamento decorrente dall'anno 2019 potrà rispettare quanto previsto dallo scenario precedente, ancorché le regole previdenziali attualmente in vigore non consentano un adeguamento dei requisiti minimi in diminuzione. In astratto, infatti, nel 2019 i requisiti per l'accesso al pensionamento scenderebbero a 66 anni e 7 mesi per la pensione di vecchiaia degli uomini e delle dipendenti pubbliche invece che salire a 67 anni. Per la Gnecchi alle Camere dovrebbero essere forniti dati precisi e articolati, innanzitutto dall'INPS, il cui presidente lamenta per primo che le leggi siano adottate sulla base di parametri che giudica non «rigorosi». C'è da dire che un risultato su questo fronte è stato già conseguito. Per effetto della recente legge di bilancio gli addetti alle mansioni usuranti e i lavoratori notturni non subiranno più l'adeguamento alla speranza vita sino al 31 dicembre 2026, un beneficio sino a poco tempo fa assolutamente impensabile (cd. lavori usuranti).