Riforma Pensioni, La Cgil chiede flessibilità a partire dai 62 anni
Bene la pensione con 41 anni di contributi e la quota 100 ma secondo il Sindacato di Corso d'Italia la Legge Fornero va strutturalmente superata.
La Cgil negli anni scorsi ha sostenuto con favore l'ipotesi di una riforma che garantisse i 41 anni per la pensione anticipata a prescindere dall'età anagrafica e la quota 100, temi tornati alla ribalta in questi giorni, ma il contratto di Governo tra M5S e Lega pare aver dimenticato "i temi della flessibilità in uscita, con la possibilità di andare in pensione dopo i 62 anni, il superamento dell’attuale meccanismo che lega l’età di pensione all’aspettativa di vita, e la questione decisiva della pensione contributiva di garanzia per chi, come i più giovani ma non solo, ha una carriera lavorativa discontinua o con bassi contributi, come i part time”.
Secondo la Cgil va inoltre garantito il riconoscimento del lavoro delle donne, del lavoro di cura, e dell’estensione della platea dei lavori riconosciuti gravosi per i quali l'ape sociale scadrà il prossimo 31 dicembre 2018 in attesa di conoscere le decisioni del nuovo governo. “Occorre poi - continua Ghiselli - affrontare i nodi del rafforzamento della previdenza integrativa negoziale e della rivalutazione delle pensioni in essere”.
Il sindacato guidato da Susanna Camusso sottolinea pure il gran numero di domande di Ape Sociale e beneficio precoci respinte dall'Inps, i ritardi nei pagamenti anche per coloro che hanno ricevuto la comunicazione di accoglimento dell'istanza, la difficoltà del decollo dell'Ape volontario e la Rita, la rendita integrativa temporanea anticipata, arenati in una palude burocratica. Chiaro il messaggio della Cgil al nuovo Governo: "occorre abbandonare quel sistema di deroghe perchè non funziona: ha creato solo disparità di trattamento e frustrazione tra i lavoratori negando le legittime aspettative anche di coloro che credevano di possedere i requisiti".