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Notizie - Results from #6110

 

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Notizie

Pensioni

Esodati, la Rete: "non sono rimasti solo casi isolati da tutelare"

Sergey Venerdì, 05 Dicembre 2014
Fuori dalle salvaguardie ci sono ancora decine di migliaia di lavoratori che avrebbero maturato un diritto previdenziale entro il 2018. E' necessario provvedere ad un ultimo intervento.

Kamsin "Riconoscere il diritto alla pensione con le regole ante manovra Monti-Fornero a tutti coloro che non erano più occupati al 31.12.2011 per avvenuta risoluzione contrattuale a qualsiasi titolo, oppure avevano entro quella data sottoscritto accordi collettivi o individuali che come esito finale prevedevano il futuro licenziamento e che maturano il requisito pensionistico con le previgenti norme entro il 31.12.2018".

E' quanto ha ribadito la Rete dei Comitati degli esodati nel corso della manifestazione che si è tenuta ieri a Lodi; l'evento era teso a dimostrare che non sono rimasti “solo casi isolati da sistemare” come si "sostiene da più parti nelle ultime settimane" ma ancora decine di migliaia di lavoratori.

La Rete chiede, in particolare che si dia incarico al Ministero del Lavoro ed all’INPS di contare definitivamente quanti lavoratori si ritrovano nelle sopraindicate condizioni, "eliminando tutte le condizioni restrittive (paletti) introdotte nelle sei salvaguardie per ridurre il numero dei potenziali beneficiari, e si proceda urgentemente a sanare il diritto alla pensione per le decine di migliaia di esodati non salvaguardati ancora oggi in attesa". Una prima conta è stata già fatta ed ammonta a circa 49.500 lavoratori (la verifica è stata chiesta dalla Commissione Lavoro della Camera e certificata con tabelle INPS dal Sottosegretario Bobba lo scorso 15 Ottobre 2014). 

La Rete, peraltro, ha espresso molti dubbi circa il censimento avviato dalla Commissione Lavoro del Senato in vista dell'adozione di un un nuovo intervento legislativo sulla vicenda. La Commissione infatti ha predisposto delle schede per la raccolta dei casi "individuali" che sono rimasti fuori dal perimetro di tutela individuato con i sei provvedimenti di salvaguardia sino ad oggi varati. La scheda dell'indagine o censimento viene criticata dalla rete dei comitati degli esodati, in quanto - secondo la Rete - lo strumento  vuole legare le future salvaguardie al reddito famigliare del 2013 e non alla maturazione del diritto.

Zedde

Pensioni

Riforma Pensioni, Governo conferma modifiche al Senato

Redazione Venerdì, 05 Dicembre 2014
Il ministro degli Interni ha aperto a una revisione della Legge di Stabilità in tema di tassazione delle Casse previdenziali dei professionisti e dei fondi pensione, in occasione del suo passaggio al Senato.

Kamsin Angelino Alfano lancia la sua proposta per un patto governo-casse previdenziali in materia fiscale dal convegno di mercoledì scorso «Investitori Istituzionali Previdenziali: quali opportunità di impiego delle risorse alla luce degli scenari dei prossimi anni», promosso da Itinerari Previdenziali.

Il ministro degli Interni ha aperto ad una modifica in Senato della Legge di Stabilità in tema di tassazione delle Casse previdenziali dei professionisti e dei fondi pensione e ha lanciato l'idea di aprire un tavolo di confronto fra governo, enti e fondi pensione per trovare una soluzione comune che possa portare l'Italia fuori dalla crisi, attraverso "un investimento nell'economia reale e nelle infrastrutture" da parte degli istituti pensionistici che abbia come contraltare la previsione e il mantenimento di regole certe in materia di fiscalità.

Il Governo, infatti, ha aperto nei giorni scorsi ad una riduzione (non all'azzaremento però) dell'incremento del prelievo fiscale sulla previdenza complementare (nel ddl si prevede di aumentare la tassazione sui fondi pensione dall’11,5 al 20%). Appare dunque probabile che l’aliquota definitiva sarà fissata intorno al 15-17%. Vale a dire a metà strada tra l’attuale regime e quello ipotizzato all’inizio dell’iter parlamentare. Un intervento simile dovrebbe interessare anche le Casse Professionali con la conferma della tassazione al 20% contro l'attuale 26% (prevista nel ddl di stabilità).

Nel corso del convegno è intervenuto anche Giovanni Toti di Forza Italia che, pur riconoscendo al governo l’attenuante di «operare in un contesto economico complicato», ha censurato alcune scelte. In particolare la mancata estensione del bonus da 80 euro ai pensionati al minimo. «Era necessario per ragioni di equità ha detto Toti - dare un segno a quei 2,3 milioni di pensionati che incassano un assegno intorno ai 500 euro al mese».

Zedde

Pensioni

Pensioni, ok all'emendamento che salva i benefici dell'amianto

Redazione Venerdì, 05 Dicembre 2014
Durante i lavori della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati é stato approvato un emendamento che risolve definitivamente la questione dei lavoratori genovesi a cui erano stati annullati i benefici pensionistici legati all'amianto.

Kamsin Ha ricevuto il disco verde della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati l’emendamento alla Legge di Stabilità 2015 che annulla le revoche delle certificazioni di esposizione all’amianto operate dall’Inail ai danni dei lavoratori genovesi.

Con la legge di stabilità si conclude, quindi, in modo definitivo una lunga vertenza: ai circa 700 lavoratori delle fabbriche genovesi (Ilva, Ansaldo, Fincantieri, Stoppani, ex Sanac, ex Italimpianti, ecc.) e così via dovranno essere riconosciuti di nuovo i benefici pensionistici che Inps e Inail avevano bloccato in seguito dell’indagine della Procura di Genova.

La vicenda, sulla quale si sono battuti gli Onorevoli Tullo e Giacobbe (Pd), consentirà di riconoscere  la certificazione di esposizione all’amianto ad oltre 700 ex lavoratori genovesi che si erano visti annullare i provvedimenti di certificazione dall’Inail a seguito di un'indagine avviata dalla magistratura.

Di seguito l’emendamento approvato:

 

Art. 11

Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:

“1-bis. Ai fini del conseguimento delle prestazioni pensionistiche da parte dei lavoratori attualmente in servizio, con effetto dall’1 gennaio 2015 non si tiene conto dei provvedimenti di annullamento delle certificazioni rilasciate dall’Istituto Nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul Lavoro per il conseguimento dei benefici di cui all’articolo 13, comma 8, della legge 27 marzo 1992, n. 257, salvo il caso di dolo dell’interessato accertato in via giudiziale con sentenza definitiva. Gli oneri di cui al presente comma sono valutati in 6 milioni di euro per l’anno 2015, in 16,5 milioni per l’anno 2016, in 21,5 milioni per l’anno 2017, in 21,5 milioni di euro per l’anno 2018, in 20,5 milioni di euro per l’anno 2019, in 16 milioni di euro per l’anno 2020, in 11 milioni di euro per l’anno 2021, in 6,2 milioni di euro per l’anno 2022, in 3,5 milioni di euro per l’anno 2023 e in 3 milioni di euro per l’anno 2024.”.

Zedde

Pensioni

Riforma Pensioni, Giacobbe: presto soluzione per i quota 96 della scuola

Redazione Venerdì, 05 Dicembre 2014
Nel provvedimento sulla buona scuola il Governo risolverà la vicenda. Le sentenze dei tribunali dicono con chiarezza che si tratta di un diritto che è stato negato.

Kamsin "La chiamerò Quota 100: per amore della verità, a partire da questo. Ormai la somma tra età e anzianità contributiva non è più 96." E' quanto ricorda in un comunicato stampa la deputata Pd, Anna Giacobbe, che torna sulla vicenda dei 4mila lavoratori del comparto scuola che si riconoscono nel movimento dei quota 96 della scuola.

La loro vicenda si è arenata, ancora una volta, nell'attuale legge di stabilità dopo che la Commissione Bilancio di Montecitorio, stante la contrarietà dell'esecutivo, ha respinto l'emendamento che avrebbe consentito a questo personale di accedere alla pensione, in deroga alle norme vigenti, dal prossimo 1° settembre 2015. Interessati dalla misura sarebbero circa 4mila tra docenti e personale Ata anche se, recenti stime non ufficiali, indicano che il numero si sarebbe ridotto, a causa del perfezionamento dei nuovi requisiti pensionistici, di circa un terzo.

La Giacobbe riconosce che si tratta di una vicenda "dolorosa, perché partiamo da un errore, non il solo, contenuto nella legge sulle pensioni del 2011, ed un errore è stato non averlo ancora risolto. Persone che un lavoro lo hanno, certo, a differenza di altri rimasti impigliati nelle contraddizioni di una manovra sulle pensioni pesantissima: persone, però, che in buona parte, non sono o non si sentono in grado di fare quel lavoro come andrebbe fatto".

Buone, secondo l'Onorevole, le possibilità di una rapida soluzione della vicenda: "Penso che l’impegno che il Governo si è assunto nei giorni scorsi sia credibile. E’ vero che troppe volte ci sono stati impegni e promesse. Ma sino ad ora c’erano stati impegni personali di qualcuno, anche nel Governo, e il tentativo del Parlamento di “forzare”, di buttare il cuore oltre l’ostacolo" ricorda la Giacobbe. "Ora l’impegno a dare una soluzione - prosegue - è stato assunto, prima in Commissione Bilancio e poi in aula, dal viceministro all’Economia Morando, esponente del ministero che sino ad oggi ha taciuto o “si è messo per traverso”: credo che una soluzione nel provvedimento sulla scuola, nei primi mesi del prossimo anno, ci sarà.

La soluzione per i "quota 96" sarà cercata nei provvedimenti sulla Buona Scuola
"Che la legge di Stabilità non sarebbe stata la sede in cui approvare una norma risolutiva - continua l'onorevole - è stato chiarito dal governo sin da subito, appena avviata la discussione parlamentare, quando la questione è stata nuovamente posta da alcuni di noi: abbiamo presentato ugualmente un emendamento, per tenere il punto, e perché il Governo fosse tenuto ad esprimersi. Questo è avvenuto: il viceministro Morando è persona seria e prudente, per questo tanto più credibile".

Salvo “colpi di scena” (questa volta positivi) al Senato nell’esame della legge di Stabilità, la soluzione per “Quota 100” sarà cercata con il provvedimento che darà attuazione al progetto “la Buona Scuola”.
Le sentenze dei tribunali dicono con chiarezza che si tratta di un diritto che è stato negato.

La Responsabilità è della Politica
"La recente interrogazione dell’on. Ghizzoni - conclude l'esponente del Pd -, che ho sottoscritto con molti deputati del Pd, metteva in evidenza quella contraddizione: c’è bisogno di una soluzione legislativa “pulita”, lineare.
Questo è quanto mi sento onestamente di dire alle donne e agli uomini che hanno patito e patiscono questa vicenda. Nessuna difesa d’ufficio, nessuno scarico di responsabilità; responsabilità che sono del Governo per la sua parte, e di tutti noi, compreso chi se ne è occupato un po’ di più e ha vissuto con amarezza gli stop and go di questi mesi".

Zedde

Lavoro

Jobs Act, pronto il taglio degli adempimenti sui contratti

Nicola Colapinto Giovedì, 04 Dicembre 2014
Il DDl delega sul Jobs Act consentirà al Governo di intervenire per sfoltire il numero degli adempimenti necessari per la gestione del rapporto di lavoro. In arrivo anche una stretta sulle dimissioni in bianco.

Kamsin Razionalizzazione e semplificazione, anche mediante l'abrogazione di norme, delle procedure e degli adempimenti legati alla costituzione e alla gestione rapporti di lavoro. Ma anche per rafforzare il fenomeno delle cd. dimissioni in bianco. Sono queste alcune delle novità contenute nella Delega sul Jobs Act approvata in via definitiva da Palazzo Madama.

L'obiettivo principale resta però quello di semplificare la gestione del rapporto di lavoro per il datore. Per farlo la delega chiede all'esecutivo di "ridurre drasticamente" il numero di atti amministrativi necessari per gestire il rapporto di lavoro di ogni lavoratore con la possibilità di procedere alla semplificazione delle disposizioni interessate da rilevanti contrasti interpretativi, giurisprudenziali o amministrativi e l'unificazione delle comunicazioni della Pa alle imprese.

Anche le Pa dovranno fare la loro parte. Viene infatti introdotto il divieto per le pubbliche amministrazioni di richiedere dati dei quali esse sono in possesso e il rafforzamento del sistema di trasmissione delle comunicazioni in via telematica e abolizione della tenuta di documenti cartacei. Piu' in generale, la delega chiede l'individuazione di modalità organizzative e gestionali che consentano di svolgere esclusivamente in via telematica tutti gli adempimenti di carattere amministrativo connessi con la costituzione, la gestione e la cessazione del rapporto di lavoro.

Lavoro Irregolare - Novità riguardano anche le sanzioni per il lavoro irregolare. La delega prevede, infatti, la revisione del regime delle sanzioni, tenendo conto dell'eventuale natura formale della violazione, in modo da favorire l'immediata eliminazione degli effetti della condotta illecita, nonché valorizzazione degli istituti di tipo premiale.

Dimissioni in Bianco - L'esecutivo dovrà, inoltre, prevedere "modalità semplificate per garantire data certa nonché l'autenticità della manifestazione di volontà della lavoratrice o del lavoratore in relazione alle dimissioni o alla risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, anche tenuto conto della necessità di assicurare la certezza della cessazione del rapporto nel caso di comportamento concludente in tal senso della lavoratrice o del lavoratore". L’obiettivo è limitare una pratica illegale spesso utilizzata ai danni delle lavoratrici per poterle allontanare senza pagare indennità nel caso restino incinta.

Libretto Formativo del Cittadino - Tra le altre novità c'è la revisione degli adempimenti in materia di libretto formativo del cittadino, in un'ottica di integrazione nell'ambito della dorsale informativa prevista dalla legge Fornero del 2012 e della banca dati delle politiche attive e passive del lavoro, anche con riferimento al sistema dell'apprendimento permanente.

guidariformalavoro

Zedde

Altro...

Riforma Pensioni, Furlan: bisogna rimetterci le mani prima del referendum

Redazione Giovedì, 04 Dicembre 2014
La leader della Cisl, Annammaria Furlan: faremo proposte sperando perché il governo e il parlamento la cambino da subito questa legge prima del referendum.

Kamsin Sulle pensioni "non aspettiamo i referendum della Lega per dire che la legge Fornero sulla previdenza e' la peggiore in assoluto nella storia del Paese". E' quanto ha ricordato il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, a margine della manifestazione nazionale sul lavoro a cui partecipano i delegati delle regioni del Nord. "Noi faremo proposte sperando e lottando - ha aggiunto - perché il governo e il parlamento la cambino da subito questa legge". I correttivi alla Legge Fornero approvati dalla Camera, che la leader della Cisl riconosce al Governo, non sono sufficienti per risolvere i problemi creati dalla Riforma pensionistica del 2011.

La leader ricorda come si debba provvedere "ad una revisione generale dell'età pensionabile con il contestuale ripristino del sistema delle quote abolito in fretta e furia nel 2011. In tal modo - ricorda la Furlan - anche l'emergenza esodati, creata dal Governo Monti, verrebbe naturalmente assorbita".

Zedde

Jobs Act, pronta l'unificazione dei servizi ispettivi sulle imprese

Sergey Giovedì, 04 Dicembre 2014
Una norma del ddl delega di Riforma del Mercato del Lavoro prevede l'unificazione dei controlli ispettivi sul lavoro. Il ministero si raccorderà con i servizi ispettivi dell'Inps, dell'Inail, delle Asl e dell'Arpa.

Kamsin Una delle semplificazioni piu' attese con l'introduzione del Jobs Act riguarda l'integrazione dei servizi ispettivi del Ministero del Lavoro, Inps ed Inail. Verranno, infatti, razionalizzate le attività ispettive presso le imprese o con un maggiore coordinamento o con l'isitutuzione di un'Agenzia unica per le ispezioni del lavoro, tramite l'integrazione dei servizi ispettivi del ministero del lavoro, dell'Inps e dell'Inail; sarà prevista una forma di coordinamento anche con i servizi ispettivi delle Asl e delle agenzie regionali per la protezione ambientale.

L'obiettivo del Governo è garantire alle imprese visite ispettive unificate in una sola giornata. Attualmente, come ha ricordato il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, l’attività ispettiva è dispersa fra vari enti: Ministero del Lavoro, Inps, Inail, Asl ”con una ovvia inefficienza e mettendo a rischio alcune aziende che, capita purtroppo, vengono ispezionate più volte e in tempi ravvicinati vivendo così uno “stalking” burocratico inaccettabile”.

L’Agenzia, vigi­lata dal mini­stero del Lavoro e con data­base final­mente uni­fi­cati, avrebbe un uffi­cio cen­trale nazio­nale, e poi delle sedi regio­nali. Miste­rioso è per ora il destino delle attuali sedi pro­vin­ciali (oggi l’ispettore del lavoro è inse­diato nelle dpl, dire­zioni pro­vin­ciali del lavoro): si ven­ti­lano tagli, anche per spen­ding review, il che apre inter­ro­ga­tivi non solo sul per­so­nale ammi­ni­stra­tivo di que­sti uffici, ma anche sull’opportunità di allon­ta­nare gli ispet­tori dai ter­ri­tori, cen­tra­liz­zan­doli in un’unica sede regio­nale.

guidariformalavoro

Zedde

Proroga opzione donna, l'Inps chiede il parere del Ministero

Nicola Colapinto Giovedì, 04 Dicembre 2014
L'Inps ha chiesto al Ministero del Lavoro un parere circa l'estensione del regime sperimentale donna. Nel frattempo le domande di pensionamento la cui decorrenza si collochi oltre il 2015 non saranno respinte.

Kamsin Per ora nessuna proroga dell'opzione donna ma l'Inps non respingerà le domande delle lavoratrici la cui decorrenza della prestazione pensionistica dovesse essere successiva al 31 Dicembre 2015. Le risoluzioni Parlamentari e il ricorso avviato dal Comitato Opzione Donna hanno sortito almeno un effetto cautelativo e aperto alla possibilità, eventuale, del superamento delle Circolari 35 e 37 del 14 Marzo 2012. Con il messaggio inps 9304/2014 l'Istituto di previdenza pubblica ha infatti dato istruzioni alle proprie sedi di non cestinare le domande delle lavoratrici la cui finestra si aprirebbe dopo il 31 dicembre 2015, in attesa di un ulteriore parere richiesto al ministero del Lavoro.

Toccherà a quest’ultimo quindi decidere se prolungare di fatto di un altro anno il regime sperimentale rivedendo l’interpretazione restrittiva (come richiesto tra l’altro dal Parlamento), o addirittura estendere nel tempo l’esperimento: ma in questa decisione avrà un ruolo decisivo la valutazione della Ragioneria generale dello Stato, preoccupata per gli effetti in termini di maggiore spesa pensionistica.

La questione è nota da tempo. La legge Maroni (legge 243/04) ha infatti concesso alle lavoratrici con 57 anni e 35 di contributi la possibilità di andare in pensione con il calcolo contributivo sino al 2015. L'Inps però, con le sopra indicate Circolari, ha inteso che al 31 Dicembre 2015 debba essersi aperta anche la finestra mobile (12 o 18 mesi a seconda se rispettivamente si tratti di lavoratrici dipendenti o autonome) accorciando, nei fatti, di un anno o piu' il termine per la maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi. L'interpretazione, per molti illegittima, è stata piu' volte contestata ed ora l'istituto a rimesso la palla al Dicastero di Via Veneto che dovrà dare il verdetto finale.  

Zedde

Pensioni, assegni piu' magri nel 2015. La rivalutazione sarà dello 0,3%

Nicola Colapinto Giovedì, 04 Dicembre 2014
La rivalutazione provvisoria delle prestazioni pensionistiche per il 2015 sarà dello 0,3 per cento. Il valore definitivo per il 2014 è pari all'1,1%.

Kamsin La perequazione provvisoria degli assegni previdenziali per il 2015 sarà dello 0,3 per cento. Il tasso di rivalutazione definitivo per il 2014 sarà dell’1,1% invece dell’1,2% provvisorio applicato finora. E' quanto ha stabilito il decreto del ministero dell’Economia del 20 novembre 2014, pubblicato in «Gazzetta ufficiale» il 2 dicembre scorso.

Gli assegni l'anno prossimo cresceranno pertanto meno rispetto al 2014, a causa della brusca frenata dell'inflazione. Non solo. Il prossimo anno i pensionati si troveranno anche un piccolo "prelievo" sull'assegno: dovranno restituire quello 0,1% in piu' attribuito a titolo provvisorio nel 2014 quando il tasso di rivalutazione fu fissato all'1,2% contro l'1,1 definitivo.

La rivalutazione per l'anno 2014 - Nell'anno 2014 la rivalutazione degli assegni è stata pari all'1,2%, tasso provvisorio, secondo quanto indicato nella seguente tabella.

Avendo il decreto stabilito un tasso definitivo inferiore, pari all'1,1%, gli importi erogati nel 2014 saranno recuperati con modalità e termini comunicati a breve tramite apposita circolare Inps.

La rivalutazione per l'anno 2015 - Nell'anno 2015 il tasso provvisorio, pari allo 0,3% - dovuto alla frenata dell’inflazione registrata nel corso di quest’anno - determinerà un contenimento della rivalutazione degli assegni previdenziali nella seguente misura.

I cinque scaglioni di rivalutazione, evidenziati nelle tabelle, sono frutto della legge 147/2013 che ha, almeno parzialmente, rimosso il blocco disposto dal Decreto legge 201/2011. La legge di stabilità 2014 ha previsto, infatti, che per le pensioni di importo fino a tre volte il trattamento minimo l'adeguamento avviene in misura piena (100%); per le pensioni di importo superiore e sino a quattro volte il trattamento minimo viene riconosciuto il 95% dell'adeguamento; per quelle di importo superiore e sino a cinque volte il minimo l'adeguamento è pari al 75%; adeguamento che scende al 50 % per i trattamenti pensionistici complessivamente superiori a cinque volte il minimo, del 45% per le fasce di importo superiori a sei volte il trattamento minimo INPS.

I valori evidenziati nella tabella saranno ufficializzati a breve tramite Circolare dell'Inps.

Chi percepisce pensioni d’oro, invece, continuerà a fare i conti con il prelievo di solidarietà che scatta per gli assegni superiori a 14 volte il minimo. Alla luce dei dati aggiornati, il prelievo sarà del 6% per le pensioni di importo mensile lordo oltre 7.012,32 e fino a 10.017,60 euro; del 12% per la fascia tra 10.017,60 euro e 15.026,40 euro; del 18% per la parte eccedente quest’ultimo limite.

Zedde

Jobs Act, cancellato l'articolo 18 per i neoassunti

Redazione Giovedì, 04 Dicembre 2014
La reintegra resterà per il licenziamento discriminatorio e specifiche fattispecie di licenziamenti disciplinari. Il decreto legislativo è atteso entro fine anno.

Kamsin E' passato ieri al Senato il Jobs Act con 166 sì, 112 no, un astenuto. E ora il Governo può lavorare  sui decreti attuativi. Il primo arriverà entro fine anno ed è quello sul contratto a tutele crescenti e quindi sulle modifiche all’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. L’obiettivo del governo ribadito ieri dal ministro del Welfare Giuliano Poletti - è di «procedere speditamente» di modo che già da gennaio le imprese possano assumere con il contratto a tutele crescenti, beneficiando della decontribuzione per i primi tre anni di assunzione (con il limite di 8.060 euro l’anno) prevista dalla legge di Stabilità.

La delega attribuisce all'esecutivo la possibilità di modificare radicalmente le regole sui licenziamenti individuali per i nuovi assunti. La tutela reale (reintegro) prevista dall’articolo 18 resterà per i licenziamenti nulli e discriminatori, mentre sarà cancellata per i licenziamenti per motivi economici e per la gran parte dei disciplinari. In questi casi - se il licenziamento è ingiustificato - al lavoratore spetterà un indennizzo.

Il decreto dovrà definire le «specifiche fattispecie» dei disciplinari per le quali sarà ancora possibile ricorrere al giudice chiedendo il reintegro. Sul tavolo in questo momento ci sono due opzioni: prevedere la possibilità di reintegro solo per i reati perseguibili d’ufficio, quelli molto gravi; oppure ampliare la casistica sul solco della recente sentenza della Corte di Cassazione, cioè per insussistenza del fatto materiale. In questo caso al datore di lavoro sarebbe concessa la possibilità di non reintegrare il dipendente che ha avuto sentenza in tal senso, dietro erogazione di un super-indennizzo (opting out).

Si lavora anche sull’entità dell’indennizzo. Sul tavolo c’è l’ipotesi di 1 mensilità e mezza per ogni anno di lavoro, fino a un massimo di 24 mensilità. Ma anche in questo caso la minoranza dem spinge per una base di partenza più sostanziosa (attualmente nelle aziende con più di 15 dipendenti l’indennizzo è compreso tra 12 e 24 mensilità). Non dovrebbero essere alzati gli attuali tetti (massimo6 mensilità) per le aziende sotto la soglia dei 15 dipendenti. Per incentivare il ricorso alla conciliazione, infine, è allo studio la possibilità di defiscalizzare i risarcimenti economici.

Zedde

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