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PensioniOggi.it

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Notizie

Lavoro

Inps, crollano i contratti a progetto

Eleonora Accorsi Venerdì, 31 Ottobre 2014

Nel 2013 sono crollate le collaborazioni a progetto. Il numero complessivo degli iscritti alla gestione dei parasubordinati dell'Inps si è infatti attestato a 1.550.871, con un calo di 170.607 unità rispetto al precedente anno. Kamsin Sono questi dati diffusi dall'Inps che dimostrano come il crollo delle collaborazioni a progetto sia accentuato non solo dalla crisi ma anche dalla riforma Fornero del mercato del lavoro (legge 92/2012) che chiede di adottare per analogia i compensi minimi dei contratti dei lavori dipendenti rendendo, di fatto, meno conveniente il ricorso a questa tipologia di contratti.

Dai dati Inps emerge che la media dei redditi di tutti i parasubordinati è stata di 19.155 euro lordi l'anno, anche se su questa incidono oltre 500mila amministratori di società che hanno guadagnato in media circa 32.000 euro annui.

La media dei collaboratori a progetto si attesta invece a 10.218 euro lordi, cioè circa 850 euro al mese, in lieve aumento rispetto all'anno precedente (829 euro). Come al solito, le donne guadagnano i media meno degli uomini: 12mila euro contro i 24 mila dei colleghi maschi. Le partite Iva sono state 291mila con un reddito medio di 15.837 euro.

Zedde

Lavoro

Pensioni, per Treu un incarico da 216 mila euro all'anno

Sergey Venerdì, 31 Ottobre 2014
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nel corso del question time alla Camera ha ribadito che non ci sono cause d'incompatibilità all'assuzione del ruolo di commissario straordinario.

Kamsin Non risulta alcuna incompatibilità all'assunzione della carica di Commissario straordinario dell'Inps da parte di Tiziano Treu. È quanto ha sottolineato, mercoledì, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nel corso di un'interrogazione alla Camera dei Deputati sollevata da Marco Baldassarre (M5S).

La questione era nata dopo un articolo del 30 settembre 2014 pubblicato dalla testata Il Sole 24Ore secondo il quale il neo-commissario straordinario dell'Inps, Tiziano Treu, sarebbe stato socio di un famoso studio professionale, Crowe Horwarth, determinando in questo modo una situazione di conflitto di interessi. Secondo Poletti, il neo-commissario ha lasciato una dichiarazione, alla firma dell'incarico, in cui attesta di aver cessato qualsiasi tipo di collaborazione con lo studio in questione. 

Poletti ha inoltre rassicurato che l'operatività dell'articolo 6 del Dl 90/2014, secondo cui è vietato alle amministrazioni pubbliche conferire a soggetti, già lavoratori privati o pubblici dipendenti collocati in quiescenza, incarichi dirigenziali direttivi o cariche in organi di governo non può trovare applicazione nel caso in parola. Secondo Poletti infatti, oltre a non esserci precedenti amministrativi o giurisdizionali, l'incarico di commissario straordinario presso l'Inps non sembra riconducibile ad alcuna delle ipotesi di divieto regolate dalla legge in esame che concernono, a detta del ministro, incarichi di natura ordinaria quanto a durata e contenuti, mentre, nel caso di specie, l'incarico conferito ha natura straordinaria in quanto ha una durata limitata nel tempo.

Il ministro tuttavia non ha risposto circa alla questione relativa al compenso del commissario straordinario, dato che, sempre con il decreto della pubblica amministrazione, gli incarichi e le collaborazioni sono consentiti esclusivamente a titolo gratuito e per una durata non superiore ad un anno, non prorogabile o rinnovabile per ciascuna amministrazione. Il decreto ministeriale di nomina, invece prevede che al commissario straordinario venga corrisposta un'indennità pari a quella spettante al presidente dell'Istituto, che dovrebbe aggirarsi intorno ai 216 mila euro lordi annui. Ma probabilmente anche in tal caso, come al solito, si è trovata una scappatoia per non applicare la normativa. 

Zedde

Fisco

La Camera approva il decreto Sblocca Italia. Ecco le novità

Bernardo Diaz Giovedì, 30 Ottobre 2014
Il provvedimento passa con 278 sì, 161 no e 7 astenuti. Oltre 200 emendamenti approvati. Il testo definitivo al Senato la prossima settimana.

Kamsin Niente IVA al 4 per cento sui lavori in casa e no all'estensione della defiscalizzazione alle autostrade in esercizio. Cancellato anche il raddoppio da 50 a 100 milioni del fondo per le calamità naturali. Saltano dunque gli emendamenti proposti dalla commissione Ambiente della Camera dei Deputati dopo che il governo ha posto la fiducia al decreto legge Sblocca Italia (278 sì e 161 no).

Il testo finale del provvedimento riconferma comunque sostanzialmente i capisaldi del decreto governativo con l'introduzione del regolamento Unico in edilizia, 3,9 miliardi destinati alle opere infrastrutturali considerati cantierabili, e tutta una serie di semplificazioni nell'edilizia che dovrebbero aiutare un settore fortemente provato dalla crisi.

Proprio tra le novità passate in commissione c'è introduzione dell'articolo 17 bis con il quale il governo le regioni e le autonomie locali, in attuazione del principio di leale collaborazione, dovranno adottare uno schema di regolamento edilizio tipo, al fine di semplificare e uniformare le norme e gli adempimenti.

C'è la conferma della liberalizzazione del mercato delle grandi locazioni ad uso non abitativo.  Il provvedimento prevede infatti che nei contratti di locazione di immobili adibiti ad uso diverso da quello di abitazione, anche se adibiti ad attività alberghiera, per i quali sia pattuito un canone annuo superiore a 250.000 euro (nella versione governativa il limite era piu' basso, 150mila euro) le parti possono stipulare contrattualmente termini e condizioni in deroga alla legge sull'equo canone.

Confermata anche l'introduzione nel nostro ordinamento della deduzione del 20 per cento del prezzo di acquisto di un immobile nuovo (o ristrutturato) nel limite massimo di 300 mila euro a condizione che venga affittato per un periodo continuativo di almeno 8 anni. Con il passaggio alla Camera viene tuttavia precisato che il canone di locazione non dovrà essere superiore a quello previsto per le locazioni di edilizia convenzionata, ovvero non superiore al minore importo tra il canone concordato e il canone speciale.

Viene precisato inoltre che le persone fisiche non esercenti attività commerciale possono cedere in usufrutto, anche contestualmente all'atto d'acquisto e anche prima della scadenza del periodo minimo di locazione di 8 anni, le unità immobiliari acquistate con le agevolazioni fiscali in parola, a soggetti giuridici pubblici o privati operanti da almeno 10 anni nel settore dell'alloggio sociale.

Sostanzialmente confermata la disciplina del contratto rent to buy con la precisazione tuttavia che le parti devono definire in sede contrattuale la quota dei canoni imputata al corrispettivo che il concedente deve restituire in caso di mancato esercizio del diritto di acquistare la proprietà dell'immobile entro il termine stabilito.

Zedde

Pensioni

Pensioni, Di Gioia: "troppe disparità. Serviranno correttivi"

Eleonora Accorsi Giovedì, 30 Ottobre 2014

Nell'audizione che si è tenuta questa mattina alla Camera dei Deputati innanzi alla commissione parlamentare di controllo sulle attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, il commissario straordinario dell’Inps, Tiziano Treu, ha parlato di Inps e di pensioni. Kamsin Oggetto dell'incontro, afferma una nota diffusa dalla Camera a firma del Presidente della Commissione, Lello Di Gioia, è stato l’incidenza della riforma del Tfr sull’Inps, lo stato della gestione separata di cui alla legge 335/1995, la busta arancione, gli effetti della riforma del mercato del lavoro per l’istituto di previdenza, i problemi per l’equilibrio di bilancio derivanti, a lungo termine, per l’Inps per effetto della riforma Fornero, e il rinnovo del personale comandato presso l’Inps. 

Il commissario ha chiarito che «l’Inps è una struttura complessa ma solida e che ha bisogno di stabilità; occorre un assetto normativo che assicuri una governance adeguata, con piani organizzativi di medio e lungo periodo.  L’operazione del Tfr – sottolinea – risponde ad una logica che privilegia un bisogno finanziario immediato; occorre sostenere lo sviluppo della previdenza complementare».

«A seguito della riforma Fornero verrà a galla un conflitto generazionale che dovrà essere corretto con le lamentele di coloro che riceveranno la pensione calcolata con il contributivo ma che, di fatto, pagano oggi le pensioni di chi può godere del sistema retributivo. Alcune categorie sono privilegiate, in quanto avendo una carriera lunga sommeranno al trattamento retributivo già maturato anche la parte calcolata con il sistema contributivo sino al termine del periodo di lavoro», ha indicato Di Gioia.

Zedde

Lavoro

Bonus baby sitter, l'agevolazione sale a 600 euro al mese

Nicola Colapinto Giovedì, 30 Ottobre 2014
Il governo si appresta a rilanciare il bonus baby sitter. Le somme passeranno da 300 a 600 euro al mese. La misura non era mai decollata a causa delle restrizioni imposte dalla legge Fornero.

Kamsin Il bonus per il baby sitting, l'agevolazione fiscale prevista in via sperimentale nel 2012, collegata alla riforma del lavoro targata Fornero in favore delle lavoratrici madri, sarà rilanciato ed esteso anche alle lavoratrici del pubblico impiego dal prossimo anno. E' quanto ha indicato ieri il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nel corso del question time alla Camera dei Deputati.

La legge 92/2012 aveva infatti previsto un aiuto pari a 300 euro netti al mese per 6 mesi in favore delle lavoratrici madri che, una volta terminata la maternità obbligatoria, decidevano di ritornare in azienda sul posto di lavoro. Si trattava di una misura introdotta per incoraggiare le lavoratrici a non smettere di lavorare dopo aver partorito e, quindi, a non abbandonare l'impiego in via definitiva per accudire i figli minori. 

Il bonus tuttavia non ha mai avuto vita facile in quanto era concesso solo alle lavoratrici dipendenti del settore privato e non veniva garantito, pertanto, alle autonome e alla lavoratrici della pubblica amministrazione. Tale circostanza ha portato, attraverso una serie di ricorsi, il Ministero delle Politiche Sociali a sospendere la misura già quest'anno.

Ora, tuttavia, l'agevolazione sarà ripristinata e riguarderà anche le dipendenti del pubblico impiego. Il Ministro Poletti ha, infatti, indicato che a giorni sarà pubblicato un decreto interministeriale contenente i nuovi criteri per la concessione. Non solo. La somma passerà da 300 a 600 euro netti al mese: "questo aumento - ha indicato Poletti - risulta essere compatibile con lo stanziamento finanziario disponibile e consente di rendere più conveniente il ricorso a tali voucher. Inoltre, allo scopo di semplificare le modalità di richiesta dei benefici in parola è stato previsto che la domanda possa essere presentata in qualsiasi momento dell'anno e non più in un circoscritto lasso di tempo".

Dovrebbero essere piu' agevoli anche le modalità di erogazione del bonus. L'INPS infatti, accertata la sussistenza dei requisiti, ammetterà al beneficio la lavoratrice secondo l'ordine di presentazione della domanda e nei limiti delle disponibilità delle risorse. Solo in caso di necessità, in relazione all'andamento delle istanze e delle disponibilità finanziarie residue, con il successivo decreto potrà essere individuato un valore massimo dell'indicatore della situazione economica equivalente dell'anno di riferimento per accedere al beneficio.

Zedde

Altro...

Riforma pensioni, un nuovo taglio alle pensioni d'oro? Forse

Eleonora Accorsi Giovedì, 30 Ottobre 2014
La proposta del Movimento Cinque Stelle di chiedere un ulteriore contributo ai pensionati d'oro non è nuova ma deve fare i conti con il taglio già chiesto dal Governo Letta nel 2013.

Kamsin Ieri il movimento Cinque Stelle ha proposto una mozione alla Camera dei Deputati per chiedere all'esecutivo un nuovo intervento sulle cd. pensioni d'oro. La proposta del M5S chiede al Governo di "valutare se sussistono i presupposti per assumere iniziative volte aintrodurre un'imposta sostitutiva per i redditi da pensione caratterizzata da un maggior numero di aliquote fiscali che consentano una più incisiva progressività, in modo tale da tassare maggiormente i redditi di pensione superiori ai 90 mila euro e destinare il maggior gettito alla riduzione del carico fiscale dei redditi di pensione meno elevati ed all'aumento delle pensioni minime". 

A ben vedere la proposta, è una delle tante che cercano di fare casse sulle prestazioni generose, cioè oltre i 4-5mila euro netti al mese, trattamenti determinati con il sistema retributivo e che quindi creano un forte squilibrio per le Casse dello Stato.

In diverse occasioni il legislatore ha cercato di cancellare i trattamenti pensionistici pagati sulla base di normative pregressi molto generosi non più sostenibili delle finanze pubbliche. In molti casi, tuttavia, questi interventi sono stati dichiarati incostituzionali dalla Consulta.

Come si ricorderà da ultimo la sentenza 116/2013 ha cancellato quella normativa introdotta nella manovra estiva del 2011 (Dl 98/2011), che aveva previsto un taglio del 5 per cento per le prestazioni superiori a 90.000 euro annui lordi e del 15 per cento per la parte eccedente i 200.000 euro. La misura, peraltro, era eccezionale e si sarebbe dovuta applicare solo per il periodo tra agosto 2011 e dicembre 2014. Secondo la Consulta tuttavia l'intervento non era in sintonia con la Carta Costituzionale in quanto provocava una disparità di trattamento rispetto ai lavoratori, non pensionati, che avevano redditi superiori a 300 mila euro per i quali il contributo si sarebbe fermato al 3 per cento.

Pochi anni prima con la sentenza 211/1997 la Corte costituzionale ha avuto modo di precisare, invece, che il legislatore per salvaguardare l'equilibrio di bilancio può modificare la disciplina pensionistica fino a ridurre l'entità del trattamento anche se questo già iniziato.

In tal senso l'ultima legge di stabilità, la legge 147/2013, approvata dal governo Letta ha reintrodotto il contributo di solidarietà per ridurre i trattamenti pensionistici superiori a 91.251 euro con un taglio che è pari al 6, 12 o 18 per cento a seconda dell'importo del trattamento annuo in godimento. Per venire incontro ai rilievi della Consulta, tuttavia, questa volta è stato stabilito che le somme trattenute vengano destinate dalle competenti gestioni previdenziali obbligatorie per concorrere al finanziamento degli interventi volti ad ampliare la platea dei lavoratori salvaguardati. In tal modo, l'intervento governativo tenta di ridistribuire la ricchezza tra i lavoratori.

Zedde

Pensioni, ecco come si calcola la quota 96

Rossini V Giovedì, 30 Ottobre 2014
Per via delle tante deroghe alla Riforma Fornero resta ancora attuale il sistema delle quote per la pensione di anzianità prevista dalla disciplina previdenziale in vigore sino al 31 Dicembre 2011.

Kamsin Nonostante l'introduzione della Riforma Fornero dal 1° Gennaio 2012, provvedimento che ha di fatto abolito la pensione di anzianità, moltissimi lavoratori continuano ad avere necessità di mantenere un occhio rivolto alla vecchia disciplina pensionistica. Ciò per via delle tante deroghe previste al Dl 201/2011 che consentono a diversi lavoratori la possibilità di fruire, per l'appunto, delle vecchie regole previdenziali. Sono moltissimi infatti i quesiti dei lettori che chiedono come funzionava la quota 96, quella valida sino al 31 dicembre 2012, per perfezionare la pensione di anzianità. Vediamo dunque quali erano i requisiti per accedere.

La quota 96 si determina con il perfezionamento di un requisito anagrafico minimo di almeno 60 anni di età ed uno contributivo di almeno 35 anni di contribuzione. Nei fatti la quota 96 si può raggiungere o con 60 anni e 36 di contributi oppure con 61 anni e 35 anni di contributi. Ma possono essere fatte valere anche le frazioni di quota. Cioè è possibile sommare 60 anni e 6 mesi con 35 anni e mezzo di contributi. Non è possibile invece sommare ad esempio 59 anni e 37 di contributi, oppure 34 anni di contributi e 62 anni di età. I requisiti sono validi per i lavoratori dipendenti (del settore privato o pubblico), quindi non per gli autonomi, e vanno perfezionati nel periodo temporale intercorrente tra il 1.1.2011 al 31.12.2012. Dal 2013 e sino al 2015 scatta infatti la quota 97,3 con un minimo di ben 61 anni e 3 mesi di età.

Il requisito minimo contributivo di 35 anni per il raggiungimento della quota deve essere perfezionato escludendo la contribuzione figurativa per disoccupazione ordinaria e malattia.

Chi deve tenere sotto occhio la quota 96 - Con l'abolizione della pensione di anzianità la quota 96 è andata in soffitta ed è stata sostituita dalla pensione anticipata. Ma, come si diceva all'inizio dell'articolo, alcuni lavoratori devono tenere ben presente la vecchia normativa. Chi sono? Prima di tutto i lavoratori salvaguardati o potenziali tali. Infatti, per effetto delle tante deroghe alla Riforma Fornero (da ultimo quella in materia di sesta salvaguardia), le vecchie regole vengono, a talune condizioni, fatte "rivivere" in via eccezionale. Con la sesta salvaguardia, ad esempio, si stabilisce che coloro che, con la vecchia normativa pensionistica, avrebbero avuto l'apertura della finestra entro il 6.1.2016 possono, nei limiti delle risorse disponibili e dei profili di tutela ivi previsti, andare in pensione in deroga alla Riforma Fornero. Ecco dunque che un soggetto che ha maturato la quota 96 nel 2012 (e che avrebbe visto quindi l'apertura della finestra mobile nel 2013) potrebbe presentare istanza per l'ammissione al beneficio.

In secondo luogo i lavoratori dipendenti del settore privato. Ai sensi dell'articolo 24, comma 15-bis del Dl 201/2011 chi ha raggiunto la quota 96 entro il 2012 potrà beneficiare del trattamento anticipato a 64 anni. Per le donne bastano anche solo 60 anni e 20 di contributi.

Anche i quota 96 della scuola devono tener ben in evidenza tali requisiti. Anche se ad oggi la deroga in loro favore non è passata, nei prossimi tempi potrebbe essere riproposta. E in tal caso se la quota 96 è stata perfezionata entro la fine dell'anno scolastico 2011/2012 potrebbero essere ammessi al beneficio. Un'altra deroga è poi prevista per i prepensionamenti del pubblico impiego.

Riforma Pensioni, nella sanità il pensionamento d'ufficio scatta a 65 anni

Pensioni, ecco le regole di pensionamento vigenti sino al 2011Zedde

Riforma Pensioni, una risposta allo stop alle penalizzazioni

Eleonora Accorsi Giovedì, 30 Ottobre 2014
Un'interrogazione dell'Onorevole Maria Luisa Gnecchi (Pd) chiede al Governo se ci sono spazi, con la legge di stabilità, per eliminare le penalizzazioni per i lavoratori che non hanno ancora compiuto i 62 anni.

Kamsin L'Onorevole Maria Luisa Gnecchi (Pd) ha proposto, il 20 Ottobre scorso in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati, un'interrogazione formale al Governo sulla possibilità di eliminare il sistema di disincentivi previsti per l'accesso alla pensione anticipata qualora i lavoratori non abbiano perfezionato i 62 anni di età. Il documento, firmato da molti esponenti del Pd, chiede al governo la soluzione del dramma, già con la legge di stabilità, che vede protagonisti soprattutto quei lavoratori che hanno avuto maggiorazioni contributive legate all'amianto o all'invalidità periodi che, ai sensi della disciplina vigente, non concorrono alla sterilizzazione dei disincentivi. 

Tale quadro normativo - si legge nel testo dell'interrogazione - finisce per determinare la paradossale conseguenza di penalizzare diverse categorie di soggetti che maggiormente rischiano di subire gli effetti più pesanti di tale meccanismo di decurtazione dell'assegno pensionistico, quali i cosiddetti «precoci» o alcune categorie di lavoratori che in virtù delle particolari condizioni di esecuzione della loro attività lavorativa sono stati riconosciuti meritevoli di apposite disposizioni di tutela, quali i lavoratori che svolgono lavori usuranti o i lavoratori che sono stati esposti per periodi prolungati all'amianto.

"Anche per i lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego - prosegue l'interrogazione - si stanno creando difficoltà perché mentre nelle posizioni contributive Inps sono indicate tutte le contribuzioni figurative, non esiste pari informatizzazione e precisione nelle posizioni dei pubblici dipendenti e gli uffici del personale si trovano costretti a ricostruire tutto il percorso lavorativo del singolo impiegato per 42 o 43 anni, archivi cartacei non più disponibili, cercare giornate di sciopero, congedo matrimoniale o altre assenze crea un'enorme perdita di tempo e favorisce la conflittualità tra colleghi per l'incomprensibile eccesso di indagine lungo un percorso lavorativo decennale".

La Gnecchi ricorda inoltre come il Ministro Poletti il 17 settembre 2014 abbia dichiarato in aula alla Camera in risposta alla interrogazione a risposta immediata che è intenzione del Governo, nel contesto della legge di stabilità, fare un esame di tutte le specifiche situazioni meritevoli di tutela previdenziale e pensionistica via via emerse nel corso del tempo e verificare se e come sia possibile pervenire ad una loro soluzione organica, nel quadro delle scelte che dovranno essere compiute nella sede della stessa legge di stabilità.

Con l'interrogazione l'Onorevole del Pd chiede pertanto al Ministro:
   1) se ritiene quindi che qualora le penalizzazioni vengano cancellate si preveda la possibilità di riliquidazione della pensione a coloro che ne stanno già godendo;
   2) se non ritenga opportuno il Ministro, nel quadro di un intervento più organico che ponga rimedio ai problemi più evidenti scaturiti a seguito dell'entrata in vigore del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, già in occasione della prossima legge di stabilità, trovare una specifica soluzione al tema delle penalizzazioni;
   3) quante siano le pensioni anticipate liquidate con le penalizzazioni di cui sopra, a donne e uomini, che non abbiano compiuto, quindi, all'atto della liquidazione i 62 anni di età;
   4) quale sia l'importo delle pensioni, l'importo di riduzione, la decorrenza e l'età suddiviso per uomini e donne delle pensioni liquidate con penalizzazioni.

Zedde

Pensioni, il M5S presenta una mozione per il taglio delle pensioni d'oro

Eleonora Accorsi Mercoledì, 29 Ottobre 2014
Il Movimento Cinque Stella presenta una mozione alla Camera dei Deputati per il taglio delle pensioni d'oro. "La progressività del prelievo oltre i 90mila euro tiene conto dei rilievi della Consulta".

Kamsin Ecco una soluzione per tagliare le pensioni d’oro senza cadere nella tagliola della Corte costituzionale. Il M5S l’ha individuata: si tratta delle ‘imposte sostitutive’ che già sono presenti in diverse modalità nel sistema tributario italiano”. E' quanto ricordano i deputati del MoVimento 5 Stelle che hanno depositato una mozione in tal senso a prima firma Walter Rizzetto, vicepresidente della Commissione Lavoro.

“Il documento – spiega Rizzetto – impegna il governo a ricalibrare e aumentare le aliquote sui redditi pensionistici, innalzando il prelievo sugli assegni sopra i 90mila euro in modo da ridistribuire il gettito ottenuto sulle pensioni più povere e sulle minime. Oggi, dai 75 mila euro in su si applica comunque il 43%. Ma è giusto far pagare la stessa aliquota a chi guadagna 150mila euro e a chi ne prende la metà? Secondo il M5S si possono introdurre altri scaglioni dai 90 mila euro a salire, rendendo l’imposta sempre più progressiva per rimediare agli scandalosi privilegi concessi con il vecchio sistema retributivo. La progressività tra l’altro va incontro ai rilievi della Consulta”.

“Il principio ‘Nessuno deve restare indietro’  rimane la stella polare del M5S che continua a lavorare con concretezza nelle istituzioni. Ora vedremo se il governo, una volta tanto, saprà dare seguito alle tante chiacchiere sparse al vento”, chiude Rizzetto.

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Manovra, il governo taglia le risorse per il sociale e la formazione

Nicola Colapinto Mercoledì, 29 Ottobre 2014
Il disegno di legge di stabilità taglia i finanziamenti alle Politiche sociali e disabili e ai malati di Sla. Colpito anche il Fondo interprofessionale per la formazione continua.

Kamsin La legge di stabilità non riserva buone notizie per il sociale. Lo stanziamento complessivo per il fondo dedicato alle non autosufficienze per il 2015 sarà infatti pari a 250 milioni di euro contro i 350 del governo Letta. Un taglio di ben 100 milioni di euro che fa infuriare le associazioni per i malati di Sla. 

Secondo un documento elaborato dalla deputata del Pd, Ileana Argentin, le esigenze del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per il prossimo anno sarebbero pari a 970 milioni di euro, mentre le risorse stanziate dal governo raggiungono a malapena i 550 milioni di euro, ben 420 milioni di euro in meno rispetto alle reali esigenze. Ad essere colpiti sono un po' tutte le voci che riguardano il sociale. A soffrire c'è prima di tutto il fondo per l'inserimento dei lavoratori disabili, che sperava in 20 milioni per il prossimo anno e che non è stato rifinanziato. Nessuna risorsa anche per il fondo per l'infanzia e l'adolescenza, e per il piano nazionale per la lotta alla povertà (su cui il Ministro Poletti non ha nascosto le sue perplessità nei giorni scorsi).

Il provvedimento governativo, come anticipato, stanzia 250 milioni di euro per il fondo per le non autosufficienze, contro una richiesta di 350 milioni; 300 milioni per il fondo politiche sociali (contro i 300 milioni richiesti) e 250 milioni per il programma social card. A chi solleva critiche risponde il sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti che sottolinea come "il Fondo per le politiche sociali e quello per le non autosufficienze sono stati per la prima volta finanziati in modo permanente, mentre gli altri governi avevano azzerati, trovando poi risorse nella manovra ma mai in maniera stabile".

Ad essere tagliate sono anche le risorse destinate ai fondi interprofessionali per la Formazione Continua. La sforbiciata sarà di 20 milioni di euro nel 2015 e di 120 milioni di euro l'anno a partire dal 2016, un intervento che, a regime, ridurrà di circa un sesto le risorse attualmente a disposizione per la formazione professionale delle imprese. La decisione penalizzera' soprattutto le piccole e medie imprese proprio in un momento in cui avrebbero maggiormente bisogno di un sostegno della formazione dei dipendenti.

Zedde

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