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Omissioni Contributive, Per la Consulta le sanzioni sono legittime

 

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Omissioni Contributive, Per la Consulta le sanzioni sono legittime

Bernardo Diaz Mercoledì, 09 Luglio 2025
Omissioni Contributive, Per la Consulta le sanzioni sono legittime
Legittima la “stangata” pecuniaria anche se più alta della pena penale per le omissioni superiori a 10mila euro. La Consulta respinge le censure di irragionevolezza: nessuna disparità di trattamento.

La Consulta promuove la disciplina prevista dal dlgs n. 48/2023 sulle sanzioni per omissione di versamento all’Inps delle trattenute operate ai dipendenti. In particolare, secondo il giudice delle leggi, non è irragionevole che la sanzione amministrativa per omissioni sino a 10.000 euro possa superare, in valore assoluto, la sanzione penale prevista per omissioni superiori a quella soglia. Lo ha stabilito la Corte costituzionale con la sentenza n. 103/2025 depositata ieri.  

La questione

Il caso al centro del giudizio ha riguardato un datore di lavoro che, tra il 2013 e il 2015, non aveva versato complessivamente 7.153 euro di trattenute contributive (3.810 euro nel 2013, 714 euro nel 2014 e 2.629 euro nel 2015). In base alla disciplina previgente, l’INPS aveva inizialmente irrogato una maxi-sanzione di 73.000 euro, pari al 1.201% dell’omesso versamento. L’intervento del decreto-legge n. 48/2023 ha poi ricalibrato le sanzioni, portandole a 13.714 euro totali, pari al 192% dell’importo non versato.

Il tribunale di Brescia, chiamato a pronunciarsi sul caso, ha sollevato questione di legittimità costituzionale per presunta disparità di trattamento. Secondo il giudice rimettente, il nuovo regime introdurrebbe un paradosso: la sanzione amministrativa per omissioni sino ai 10.000 euro può risultare più elevata della pena pecuniaria derivante dalla conversione della sanzione penale per omissioni superiori a quella soglia. Un esempio concreto? Per l’omissione di 714 euro nel 2014, il datore di lavoro ha subito una sanzione di 1.428 euro (pari al 200%). Per un’omissione di 11.000 euro, invece, la sanzione penale minima convertita in pecuniaria può fermarsi a 1.125 euro.

La Consulta: nessuna incostituzionalità

La Corte costituzionale ha però rigettato le doglianze, ribadendo che il legislatore gode di «ampia discrezionalità» nella definizione delle sanzioni, e che queste vanno valutate non in termini puramente aritmetici, ma in base alla gravità e alla natura della violazione.

In particolare, la Corte ha sottolineato che le sanzioni amministrative, per quanto significative, non sono sproporzionate né arbitrarie, e che il confronto diretto con le sanzioni penali non è corretto, data la diversa natura delle due forme di responsabilità. La responsabilità penale – afferma la sentenza – si connota sempre come «maggiormente afflittiva», anche quando la pena venga convertita in una pena pecuniaria di importo inferiore rispetto alla sanzione amministrativa.

Il nuovo sistema sanzionatorio

La disciplina è stata modificata nel 2023 con il dl n. 48/2023. Attualmente, le omissioni contributive:

  • fino a 10.000 euro annui sono sanzionate in via amministrativa, con una multa dal 150% al 400% dell’importo omesso;
  • oltre i 10.000 euro annui costituiscono reato, punito con la reclusione fino a 3 anni o con una multa fino a 1.032 euro.

In entrambi i casi, è prevista la possibilità di ravvedimento operoso: se il datore di lavoro versa quanto dovuto entro tre mesi dalla notifica della violazione, non è punibile.

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