Pensioni
Pensioni, no alla penalizzazione per chi è nel sistema contributivo
Chi è nel sistema totalmente contributivo non subisce la penalizzazione sulla pensione anticipata se non ha compiuto i 62 anni.
Kamsin I lavoratori il cui primo accredito contributivo decorre dal 1° gennaio 1996 possono conseguire le prestazioni pensionistiche con requisiti leggermente differenti rispetto a coloro che sono nel sistema retributivo o misto.
In favore dei contributivi puri infatti la riforma Fornero, DL 201/2011, riconosce prima di tutto la possibilità di accedere alla pensione anticipata all'età di 63 anni con un minimo di 20 anni di contribuzione effettiva e a condizione che la prestazione pensionistica sia pari almeno a 2,8 volte l'importo dell'assegno sociale (circa 1250 euro). Il requisito anagrafico dei 63 anni è tuttavia soggetto agli adeguamenti della stima di vita istat e dunque già quest'anno è pari a 63 anni e 3 mesi e dal 2016 raggiungerà i 63 anni e 7 mesi. Questa opportunità a ben vedere sarà attivabile da pochi "fortunati": solo coloro che possono vantare carriere retributive molto rapide potranno infatti raggiungere un assegno minimo di 1.250 euro con soli 20 anni di contributi.
Ma in ogni caso i contributivi puri mantengono sempre la possibilità, in alternativa, di accedere alla pensione anticipata con i requisiti standard (cioè 42 anni e 6 mesi di contributi o 41 anni e 6 mesi per le lavoratrici) indipendentemente dall'età anagrafica. Con una importante precisazione. A differenza di chi si trova nel sistema misto o retributivo al 31.12.2011 ai contributivi puri non si applica infatti il taglio sull'assegno qualora non siano stati perfezionati i 62 anni di età.
Alcune differenze interessano anche le prestazioni di vecchiaia. Se i requisiti anagrafici standard sono gli stessi di quelli vigenti per i lavoratori nel sistema misto e retributivo, per le pensioni da liquidare ai lavoratori a favore dei quali il primo accredito contributivo risulta versato dal 1° gennaio 1996 è prevista tuttavia una ulteriore condizione: la prestazione infatti può essere liquidata con i requisiti anagrafici e contributivi previsti per il sistema retributivo e misto solo nelle ipotesi in cui l'importo del rateo non sia inferiore a 1,5 volte l'ammontare dell'assegno sociale (cioè circa 670 euro per il 2014). Tale soglia minima dovrà essere rivalutata annualmente sulla base delle variazione media quinquennale del Pil, come calcolata dall'Istat.
Si tratta di un importo che di fatto potrebbe ostacolare il pensionamento a quei lavoratori che hanno la minima anzianità contributiva e hanno avuto, nell'arco della vita lavorativa, retribuzioni piuttosto basse; una carriera lavorativa che dunque darebbe diritto a prestazioni previdenziali ridotte. Ciò è vero anche se bisogna ricordare che l'importo del rateo beneficerà di coefficienti di trasformazione piu' elevati che dovrebbero rendere comunque piu' agevole il raggiungimento dell'importo soglia richiesto dalla legge.
Si prescinde da questo importo minimo del rateo nei casi in cui il lavoratore abbia raggiunto un'età pari, almeno a 70 anni (il requisito tuttavia è da adeguare alla stima di vita Istat); in questi casi, inoltre, il requisito contributivo minimo richiesto per avere diritto alla prestazione non sarà piu' di 20 anni ma sarà sufficiente un'anzianità contributiva effettiva pari, almeno, a cinque anni.
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Esodati, pubblicata in Gazzetta Ufficiale la sesta salvaguardia
I lavoratori avranno tempo sino al 5 Gennaio 2015 per presentare le istanze di accesso ai benefici della sesta salvaguardia. Qui il testo della legge 147/2014.
Kamsin E' stata pubblicata oggi in Gazzetta Ufficiale la legge 147/2014 che estende i benefici in materia di deroghe alla Riforma Fornero in favore di ulteriori 32.100 lavoratori.
Con la pubblicazione in Gazzetta parte il conto alla rovescia per la presentazione delle domande di accesso ai benefici. Gli interessati avranno 60 giorni di tempo (probabilmente entro il 5 Gennaio 2015 dato che la legge entrerà in vigore il 6 Novembre 2014) per presentare le istanze di accesso attraverso modalità che saranno individuate - nei prossimi giorni - con una Circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Con l'entrata in vigore della legge, il legislatore porta quindi globalmente a 170 mila unità i tutelati, intrappolati nel «limbo» della mancanza di retribuzione e pensione dopo l'entrata in vigore della riforma dell'ex ministro Elsa Fornero nel 2011.
Com'è noto, con il provvedimento il governo ha ulteriormente esteso il periodo utile alla maturazione dei parametri per accedere alle prestazioni previdenziali di 12 mesi, dal 6 gennaio 2015 al 6 gennaio 2016 (in tutto il balzo va da 36 a 48 mesi, rispetto a quanto precedentemente stabilito).
Nel perimetro ci sono cinque profili di tutela: lavoratori in mobilità, autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione, cessati dal servizio (con accordi con il datore o licenziati in via unilaterale); lavoratori in congedo per assistere soggetti con disabilità; nonchè (ed è la vera novità della sesta salvaguardia) lavoratori cessati dal servizio per la scadenza naturale di un contratto a tempo determinato.
La partita, tuttavia, non è completamente chiusa, dato che la Commissione ha dato parere favorevole a un ordine del giorno, a prima firma di Pietro Ichino (Sc), affinché scatti un'indagine conoscitiva per accertare ulteriori casi meritevoli di tutela nell'ambito tuttavia dei soli lavoratori che abbiano stipulato accordi di incentivazione all'esodo entro il 2011. E, nel contempo, preme perché si faciliti il reinserimento nel mercato dei lavoratori «adulti».
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Riforma Pensioni, Treu: necessario garantire un anticipo dell'età pensionabile
In un'intervista al Corriere della Sera, il Commissario Straordinario dell'Inps ricorda che "in Parlamento ci sono diverse proposte che il Governo ha scartato perché costose".
Kamsin Il commissario straordinario dell'Inps, Tiziano Treu, auspica l'introduzione di "qualche elemento di flessibilita' sull'eta' pensionabile". In un'intervista al Corriere della Sera, Treu ricorda che "in Parlamento ci sono diverse proposte. Il Governo le ha scartate perché costose. E' stata invece istruita quella dell'ex ministro Enrico Giovannini dell'anticipo di una minipensione che potrebbe essere richiesta dai lavoratori cui manchino 3 anni al raggiungimento dei requisiti di pensionamento e che poi verrebbe restituita in piccolissime rate sull'importo della pensione normale. Lo stesso Poletti e' favorevole e anche se questa proposta non e' entrata nella legge di stabilita' credo che debba essere recuperata nei prossimi mesi. Non costa molto e sarebbe utile, anche sul fronte dei potenziali esodati".
Sulla nuova governance dell'Inps "ci sono diversi progetti di legge alla Camera e al Senato - prosegue - decidera' il Governo. Io sarei per un consiglio di amministrazione snello, preferibilmente di tre membri, tecnici e non politici, e per un consiglio di indirizzo e vigilanza ridotto e senza possibilita' di interferire nella gestione. La riforma va fatta presto, auspicabilmente entro i nove mesi del mandato commissariale".
Sul Tfr in busta paga, il commissario dell'Inps aggiunge: "Ci sono dei pro e dei contro. In questa fase c'e' la necessita' di rimettere in circolo dei soldi, soprattutto per i redditi piu' bassi. E in questo senso il Tfr in busta paga aiuta. Ma e' vero che puo' venirne un danno al finanziamento della previdenza integrativa. Il Governo, pero', ha concepito la misura come sperimentale, fino al 2018. Quindi vediamo come va e poi si decidera'. Treu ha inoltre confermato che avanzerà sul progetto "busta arancione" in modo da consentire a ciascun lavoratore di visualizzare quanto percepirà di pensione.
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Pensioni, il Pagamento slitta al 10 di ogni mese. Contrari i sindacati
La norma potrebbe scattare dal primo gennaio 2015. Protestano le associazioni dei pensionati, i sindacati e le associazioni dei consumatori che chiedono il dietro-front del Presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Kamsin I sindacati dei pensionati giudicano inaccettabile la norma inserita nella bozza di legge di stabilità che prevede l'unificazione del pagamento di tutte le prestazioni previdenziali ed invalidità al 10 del mese. La misura, prevista nell'articolo 26 del disegno di legge, dovrebbe consentire allo stato, dal 1° Gennaio 2015, il risparmio delle commissioni bancarie dovute dalle diverse scadenze nell'accredito delle prestazioni previdenziali, ma per milioni di pensionati la misura in concreto significherebbe lo spostamento dal primo del mese al 10 di ogni mese, con un vuoto economico di 10 giorni.
Si tratta - dicono i segretari generali, di Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil, Carla Cantone, Giggi Bonfanti e Romano Bellissima - di «un vero e proprio accanimento nei confronti degli anziani». «Il governo - affermano i tre segretari - non ha previsto per loro alcun tipo di aiuto e di sostegno ma ha pensato come complicargli ulteriormente la vita. È semplicemente inaccettabile. Ci domandiamo cosa abbiano fatto di male i pensionati e gli anziani per essere trattati così».
Contrario al posticipo dei pagamenti delle pensioni anche il Codacons: «Se il provvedimento otterrà il via libera, il danno per i pensionati sarà enorme, così come i disagi per gli anziani - denuncia il presidente Carlo Rienzi - Sulla data di pagamento all’1 del mese si basano infatti numerose scadenze in capo ai pensionati, come rate di affitti, mutui, debiti, finanziamenti, oppure abbonamenti e altre scadenze. Ma anche in assenza di tali impegni finanziari, il posticipo dei pagamenti - considerato soprattutto che in Italia vi sono 2,1 milioni di pensionati che ricevono un assegno di importo al di sotto dei 500 euro, cifra inferiore alla soglia di povertà relativa fissata dall’ Istat - creerà un gap che oltre a produrre evidenti disagi potrebbe mettere in seria crisi la liquidità di migliaia di anziani, con conti bancari in rosso e pagamenti di commissioni in favore delle banche».
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Pensioni usuranti, la Camera chiede l'estensione dei benefici previdenziali
La Camera dei Deputati adotta una risoluzione congiunta per estendere i benefici previdenziali previsti dal Dlgs 67/2011 in favore dei lavoratori addetti alle mansioni usuranti.
Kamsin Il Governo dovrà verificare se vi siano le condizioni per una estensione dei benefici previdenziali in materia di lavori usuranti, come previsti dal Dlgs 67/2011, ad altri lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usuranti o addetti a lavorazioni particolarmente faticose e pesanti. E' quanto si legge nella testo della risoluzione congiunta - promossa da Damiano (Pd), Tripiedi (M5S) - elaborata la scorsa settimana dalla Commissione Lavoro della Camera dei deputati.
Il documento, che sarà discusso nelle prossime settimane, intende chiedere un impegno formale del Governo al fine di effettuare una verifica delle risorse impiegate per concedere l'anticipo dell'età pensionabile - previsto in favore dei lavoratori addetti alle mansioni usuranti (che com'è noto possono accedere alla pensione con il sistema delle quote con un minimo di 61 anni di età e 35 anni di contributi) - nei confronti di altre tipologie di lavoratori, come ad esempio i lavoratori addetti ad attività manuali nel settore dell'edilizia.
La richiesta parte dalla constatazione che i fondi stanziati dal Dlgs 67/2011 sono stati ampiamente "sottoutilizzati" rispetto alle previsioni. Infatti nell'anno 2011 risultavano presentate 11.124 domande di pensionamento, di cui solo 3.089 accolte e 8.035 respinte per carenza dei requisiti di legge; le domande accolte relativamente all'anno 2012 sono state circa 3.500, con un onere di circa 72 milioni di euro, mentre per il 2013 le domande accolte sono state circa 1.600, con un onere di circa 79 milioni di euro. Pertanto, - si legge nel documento - si sono registrati risparmi di spesa pari a circa 278 milioni di euro per l'anno 2012 e circa 304 milioni di euro per l'anno 2013.
Il testo della risoluzione intende impegnare il Governo: "- a effettuare una ricognizione del numero dei lavoratori che in ciascun anno hanno avuto accesso al pensionamento sulla base dei requisiti previsti dal decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67, e successive modificazioni, verificando la spesa sostenuta annualmente per tali pensionamenti;
- a verificare, anche alla luce di tale ricognizione, la congruità dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 7 del citato decreto legislativo n. 67 del 2011, fornendo altresì indicazioni circa il possibile andamento della spesa per l'attuazione del medesimo provvedimento nei prossimi anni; ad informare le Camere degli esiti delle predette ricognizioni;
- ad adottare ogni utile iniziativa di carattere amministrativo o normativo per assicurare l'effettiva destinazione alle finalità di cui al decreto legislativo n. 67 del 2011 delle somme stanziate e non ancora impiegate, nonché a valutare ogni opportuna iniziativa di modifica alla normativa vigente per garantire l'integrale utilizzo delle somme dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 7 del medesimo decreto legislativo, verificando in particolare se vi siano le condizioni per una estensione dei benefici anche ad altri lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usuranti o addetti a lavorazioni particolarmente faticose e pesanti, quali, in particolare, i lavoratori addetti ad attività manuali nei settori dell'edilizia ed affini".
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Pensioni, Esodati: "le salvaguardie vanno estese sino al 2018"
I Comitati degli Esodati chiedono una ulteriore modifica della normativa che estenda sino al 2018 i termini per maturare il diritto alla pensione per entrare nella salvaguardia.
Kamsin La Rete dei Comitati degli Esodati chiede alle forze politiche e al Governo l'inserimento di una nuova misura in materia di deroghe alla Riforma Fornero del 2011 in occasione dell'inizio della discussione in Parlamento della legge di stabilità per il 2015. La modifica - si legge in un comunicato della Rete - deve andare nel senso di riconoscere l'estensione delle tutele per tutti coloro che, quando la manovra del 2011 è stata varata, erano già privi di occupazione (perché esodati, contributori volontari, mobilitati, licenziati, ecc.) o avevano sottoscritto accordi che li avrebbero resi tali e si trovavano nella condizione anagrafica e contributiva per conseguire il pensionamento in un tempo ragionevole quale è il periodo 2012-2018.
La Rete chiede che la salvaguardia sia garantita a tutti coloro che abbiano i seguenti 2 semplici requisiti (evitando qualsiasi “paletto” restrittivo e lotteria): 1. Non essere più occupati al 31.12.2011 per avvenuta risoluzione contrattuale a qualsiasi titolo, oppure avere entro quella data sottoscritto accordi collettivi o individuali che come esito finale prevedano il futuro licenziamento. 2. Maturare il requisito pensionistico con le previgenti norme entro il 31.12.2018.
La scorsa settimana la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati ha svolto un atto di sindacato ispettivo per conoscere l'esatto numero dei lavoratori che potrebbero essere interessati ad una simile estensione.
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