Pensioni
Pensioni, Poletti: dal prossimo anno via libera alla busta arancione
Dopo il fisco arriverà anche la previdenza "amica". Secondo il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti è infatti ormai tutto pronto per la cosiddetta "busta arancione", quella comunicazione che i pensionati riceveranno a casa e che gli rappresenterà per ognuno la futura pensione. Kamsin Poletti ha indicato che si partirà con una fase di «sperimentazione», da avviare «entro la fine di quest'anno» per portare il lavoro «a compimento» nel 2015. La busta arancione rientra in un'ottica di trasparenza e semplificazione, a cui ha aperto la strada la dichiarazione dei redditi precompilata che dovrebbe vedere la luce sempre dal prossimo anno.
Ieri del resto c'è stata la disponibilità del Commissario Straordinario dell'Inps Vittorio Conti all'avvio delle procedure per dare maggiore consapevolezza ai lavoratori delle prestazioni che potranno ricevere al termine della carriera. L'idea per il Commissario è quella di spingere chi è oggi è ancora attivo a prendere le possibili contromisure, ad esempio investendo nella previdenza complementare. Già dai prossimi mesi quindi c'è da aspettarsi dunque la novità nella cassetta postale. Conti tuttavia non minimizza le difficoltà, soprattutto politiche. L'iniziativa della busta arancione, che si era fatta strada già sotto il governo Letta, annovera oltre a «una componente tecnica» anche «una politica, esponendo il governo a una responsabilità, perché significa tenere fissa l'architettura previdenziale».
Zedde
Riforma Pensioni, i prossimi passi dell'esecutivo
Il governo ha indicato che troverà la soluzione al problema dei quota 96 della scuola in un emendamento al decreto legge sulla riforma della pubblica amministrazione. Kamsin E' questa la rassicurazione che è arrivata la scorsa settimana dall'esecutivo in occasione della prima lettura alla Camera della sesta salvaguardia. L'obiettivo è quello di risolvere la questione per quei 4 mila professori in procinto di andare in pensione ma rimasti intrappolati nelle maglie restrittive del decreto legge 201/2011. Ora, grazie ad un emendamento ad hoc, l'esecutivo dovrebbe stanziare i 416 milioni necessari a mandare finalmente in pensione dal 1° settembre i 4 mila docenti.
L'apertura giunge in realtà inaspettata dopo mesi e mesi di stallo parlamentare e pare confermare l'intenzione di Renzi di mettere mano al capitolo pensioni con un intervento di piu' ampio respiro. Una riforma delle pensioni che parta dai fronti piu' caldi, quelli che stanno a cuore a centinaia di migliaia di lavoratori. Non a caso la settimana scorsa è stata approvata alla Camera la sesta salvaguardia, il nuovo capitolo sugli esodati che consentirà la tutela di ulteriori 32 mila posizioni. E nel ddl delega sulla Pa, che l'esecutivo sta ultimando prima della sua presentazione alle Camere, ci sarà l'estensione del pensionamento anticipato a 64 anni anche nei confronti del pubblico impiego nonchè la possibilità dell'impiego part-time, sempre per i dipendenti pubblici, a cinque anni dal compimento dell'età pensionabile. Altri nodi che non erano stati sciolti sotto il precedente esecutivo. Nello stesso disegno di legge delega il governo aveva anche pensato di permettere l'anticipo estendendo l'opzione donna a tutti i lavoratori fino al 2018 al prezzo di avere l'assegno calcolato totalmente con il sistema contributivo. La misura tuttavia potrebbe slittare per problemi di copertura alla prossima legge di stabilità.
Sullo sfondo resta però la possibilità di un intervento piu' ampio sull'età pensionabile. Una riforma in grado di temperare, non di stravolgere, le regole introdotte nel 2011 per consentire l'uscita in via anticipata di quei lavoratori che sono rimasti senza lavoro al prezzo di una decurtazione sull'assegno. Anche perchè la Lega Nord ha raccolto le 500 mila firme per il referendum sull'abolizione della legge Fornero e cio' sta creando una certa pressione sulle forze politche.
Il veicolo legislativo per approntare le modifiche strutturali alla Riforma Fornero potrebbe essere, come già annunciato, la prossima legge di stabilità. L'idea è quella di utilizzare il prestito pensionistico ideato dall'ex ministro del lavoro Enrico Giovannini e ora ripreso dal suo successore Giuliano Poletti, oppure di riproporre la proposta firmata dal presidente della commissione lavoro Cesare Damiano di creare uscite flessibili a partire da 62 anni con penalizzazioni fino all'8% sulla pensione. Progetto che, come il prestito pensionistico, si è arenato sotto il governo Letta. Qualunque sia la soluzione è tempo che si acceleri per iniziare ad affrontare realmente, dopo anni di rinvii, le problematiche che interessano milioni di lavoratori.
Zedde
Esodati, quasi 7.500 domande per la quinta salvaguardia
Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha pubblicato il secondo ed ultimo report sul monitoraggio delle domande presentate per l'accesso ai benefici della cosiddetta quinta salvaguardia prevista dall'articolo 1, comma 194 della legge 147/2013 e dal Decreto interministeriale 14 febbraio 2014. Kamsin Il documento diffuso mostra che le istanze di accesso al beneficio nel periodo intercorrente tra il 16 aprile e il 16 giugno 2014 (ultimo termine per l'invio delle domande) alle direzioni territoriali del lavoro sono state ben 7.489. All'appello, come nel precedente report, mancano tuttavia Sicilia e Trentino Alto Adige.
Le istanze monitorate si riferiscono esclusivamente a quei lavoratori tenuti al "passaggio" presso la DTL ai fini del riconoscimento della salvaguardia. Si tratta in particolare dei:
1) lavoratori il cui rapporto di lavoro si e' risolto entro il 30 giugno 2012 in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412-ter del codice di procedura civile, ovvero in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente piu' rappresentative a livello nazionale entro il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, dopo il 30 giugno 2012, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;
2) lavoratori il cui rapporto di lavoro si e' risolto dopo il 30 giugno 2012 ed entro il 31 dicembre 2012 in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412-ter del codice di procedura civile, ovvero in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente piu' rappresentative a livello nazionale entro il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, dopo la cessazione, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;
3) lavoratori il cui rapporto di lavoro sia cessato per risoluzione unilaterale, nel periodo compreso tra il 1º gennaio 2007 e il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, successivamente alla data di cessazione, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato.
Nell'ambito della prima categoria sono pervenute 4.058 domande a fronte di una disponibilità di 400 posti; nell'ambito della seconda categoria 1.088 richieste su un plafond di 500 posizioni disponibili; nella terza categoria 2.343 domande su 5.200 posizioni disponibili. Complessivamente il numero di istanze presentate supera di oltre mille unità i posti in palio per queste tre categorie di lavoratori (6100 posti contro 7.489 domande).
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Esodati, una nuova categoria di lavoratori con la sesta salvaguardia
Il disegno di legge in materia di deroga al regime Fornero, il sesto provvedimento nel giro di 2 anni e mezzo dall'entrata in vigore del Dl 201/2011 (qui il testo del provvedimento), contiene, oltre all'estensione generalizzata dei profili di tutela attualmente già esistenti, anche una categoria ontologicamente del tutto nuova rispetto alle precedenti. Kamsin Si tratta dei lavoratori che hanno cessato la propria attività entro il 2011 alla scadenza di un rapporto di lavoro a tempo determinato. Attualmente infatti la tutela (e dunque la salvaguardia) può essere attivata solo nei confronti di quei lavoratori che hanno risolto (entro il 2011) il rapporto di lavoro con il datore con un accordo (individuale o collettivo) o in via unilaterale (si pensi al caso del licenziamento o delle dimissioni del prestatore).
Ma ove il rapporto di lavoro sia giunto alla sua naturale scadenza, come nel rapporto a tempo determinato per l'appunto, il lavoratore non ha diritto ad accedere alle disposizioni di salvaguardia. Il tutto a causa di vulnus legislativo che non è stato risolto per via amministrativa determinando distorsioni incredibili. Si pensi infatti che se il lavoratore a tempo determinato si fosse dimesso il giorno prima della scadenza del rapporto di lavoro avrebbe potuto beneficiare della salvaguardia; mentre se avesse lasciato proseguire il rapporto di lavoro sino alla sua naturale scadenza si sarebbe trovato escluso dal beneficio.
Ora anche questa categoria però potrà trovare adeguato ristoro. L'articolo 2, comma 1, lettera e) del ddl concede infatti, nel limite di 4.000 soggetti, ai lavoratori con contratto di lavoro a tempo determinato cessati dal lavoro tra il 1° gennaio 2007 e il 31 dicembre 2011, non rioccupati a tempo indeterminato, i quali perfezionano i requisiti utili a comportare la decorrenza del trattamento pensionistico entro il 6 gennaio 2016, la possibilità di mantenere le previgenti regole di pensionamento. Gli interessati avranno 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge per presentare apposita istanza di accesso agli organi preposti. E' probabile che per conoscere nei dettagli le modalità di presentazione dell'istanza sarà necessario attendere un'apposita circolare del ministero del lavoro).
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Esodati, resta il vincolo temporale per la sesta salvaguardia
Il trattamento pensionistico per i lavoratori che faranno parte della sesta salvaguardia non potrà avere decorrenza anteriore alla data di entrata in vigore della legge che conterrà la misura. Kamsin E' quanto prevede l'articolo 2, comma 2 del disegno di legge in materia di deroga ai requisiti pensionistici che attende ora il via libera definitivo del Senato.
In pratica con questa precisazione i 32 mila lavoratori beneficiari del provvedimento perderanno le mensilità di pensione a cui avrebbero avuto diritto in base alla previgenti regole se queste si collocano temporalmente prima della data di entrata in vigore della legge. Un escamotage, peraltro già sperimentato con la quarta e con la quinta salvaguardia, che può costare caro soprattutto nei confronti di quei lavoratori che avrebbero avuto la decorrenza nel 2013 e che si ritroveranno nell'impossibilità di ottenere gli arretrati maturati da tale data in poi.
Ma comunque il provvedimento in materia di salvaguardia può essere salutato positivamente. La nuova normativa che entrerà in vigore ufficialmente entro poche settimane consentirà ad altre 32.100 persone di fruire delle vecchie regole di pensionamento, piu' favorevoli. Nello specifico sono cinque le categorie di lavoratori che ne faranno parte. Eccole:
a) nel limite di 5.500 soggetti, ai lavoratori collocati in mobilità ordinaria a seguito di accordi governativi o non governativi, stipulati entro il 31 dicembre 2011, cessati dal rapporto di lavoro entro il 30 settembre 2012 e che perfezionano, entro il periodo di fruizione dell’indennità di mobilità, ovvero, anche mediante il versamento di contributi volontari, entro dodici mesi dalla fine dello stesso periodo, i requisiti di pensionamento previgenti. La norma precisa inoltre che il versamento volontario potrà riguardare anche periodi eccedenti i sei mesi precedenti la domanda di autorizzazione stessa e che tale versamento può comunque essere effettuato solo con riferimento ai dodici mesi successivi al termine di fruizione dell’indennità di mobilità;
b) nel limite di 12.000 soggetti, ai lavoratori di cui all’articolo 1, comma 194, lettere a) e f), della legge 147/2013 (lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione), i quali perfezionano i requisiti utili a comportare la decorrenza del trattamento pensionistico, secondo la disciplina previgente, entro il quarantottesimo mese successivo alla data di entrata in vigore del Dl 201/2011 (6.1.2016);
c) nel limite di 8.800 soggetti, ai lavoratori di cui all’articolo 1, comma 194, lettere b), c) e d), della legge 147/2013 (lavoratori cessati con accordi o in via unilaterale), i quali perfezionano i requisiti utili a comportare la decorrenza del trattamento pensionistico, secondo la disciplina previgente, entro il quarantottesimo mese successivo alla data di entrata in vigore del Dl 201/2011 (6.1.2016);
d) nel limite di 1.800 soggetti, ai lavoratori di cui all’articolo 24, comma 14, lettera e-ter), del Dl 201/2011 (lavoratori che nel 2011 hanno fruito dei congedi per assistere parenti in situazione di disabilità), i quali perfezionano i requisiti utili a comportare la decorrenza del trattamento pensionistico, secondo la disciplina previgente, entro il quarantottesimo mese successivo alla data di entrata in vigore del Dl 201/2011 (6.1.2016);
e) nel limite di 4.000 soggetti, ai lavoratori con contratto di lavoro a tempo determinato cessati dal lavoro tra il 1° gennaio 2007 e il 31 dicembre 2011, non rioccupati a tempo indeterminato, i quali perfezionano i requisiti utili a comportare la decorrenza del trattamento pensionistico, secondo la disciplina previgente, entro il quarantottesimo mese successivo alla data di entrata in vigore del Dl 201/2011 (6.1.2016).
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Riforma Pensioni, le ipotesi del governo per un anticipo dell'età pensionabile
Il governo ha riaperto i lavori per individuare una soluzione strutturale al problema degli esodati. In occasione dell'approvazione alla Camera del disegno di legge sulla sesta salvaguardia il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha ribadito infatti l'impegno del governo sulla questione. Kamsin E al ministero del Lavoro confermano che sarà la legge di Stabilità lo strumento tecnico che conterrà le misure in materia. I tempi però sono ristretti in quanto la legge finanziaria dovrà essere presentata dal governo entro il prossimo 15 Ottobre.
Per questa ragione a via XX Settembre i tecnici stanno rispolverando le idee dell'ex-ministro del Lavoro Enrico Giovannini che aveva individuato la soluzione del cd. prestito pensionistico. In pratica l'obiettivo sarebbe quello di mandare a riposo le persone alle quali mancano ancora due anni al conseguimento dei requisiti Fornero per andare in pensione (cioè 66 anni e 3 mesi per la pensione di vecchiaia o 42 anni e 6 mesi per la pensione anticipata) e recuperare attraverso dei micro prelievi sull'assegno le somme erogate in anticipo. Una Riforma che avrebbe il pregio di includere anche tutti coloro che hanno lasciato il posto di lavoro dopo il 2011 e che, pertanto, non potrebbero giovarsi delle varie tutele che il governo ha approntato in questi anni in materia di esodati.
L'Inps e lo Stato si farebbero carico degli oneri contributivi per questo lasso di tempo e nel contempo garantirebbero all'interessato la pensione. Poi per circa 10 o 15 anni l’assegno mensile subirebbe una decurtazione nell'ordine del 5-8% in modo di restituire completamente il prestito iniziale. Tra le ipotesi c'è anche un coinvolgimento del datore di lavoro che potrebbe in parte contribuire al versamento dei contributi in cambio della possibilità di licenziare il dipendente prossimo all'età pensionabile.
In alternativa il governo potrebbe accelerare sulla proroga dell'opzione donna. Si tratta di quel provvedimento contenuto nell'articolo 4 del disegno di legge di Riforma della Pubblica Amministrazione, di cui attualmente se ne sono perse le tracce ma che comunque non avrebbe avuto un iter di approvazione immediato. La misura, promossa dal Ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia consentirebbe a tutti i lavoratori, pubblici e privati, sino al 2018 di poter lasciare l’impiego con 57 anni e 3 mesi di età (58 anni e 3 mesi per gli autonomi) unitamente al perfezionamento di 35 anni di contributi. Ma con un assegno calcolato con il metodo contributivo e non retributivo in base all’ultimo stipendio; la conseguenza è un taglio della rendita previdenziale di circa il 25-30% sulla pensione.
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