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Pensione italiana per residenti all'estero: tutto quello che devi sapere

 

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Pensione italiana per residenti all'estero: tutto quello che devi sapere

Sono oltre 318.000 i pensionati italiani che hanno scelto di trasferirsi all'estero, rappresentando il 2,3% delle pensioni erogate dall'INPS.

Le ragioni di questa scelta sono molteplici: clima più mite, costo della vita inferiore e, soprattutto, vantaggi fiscali significativi sulla pensione italiana all'estero. Trasferire la propria residenza oltre confine, però, non è una decisione da prendere alla leggera. Bisogna considerare aspetti pratici come le procedure burocratiche, la tassazione e i costi sanitari nel paese di destinazione. Comprendere come funziona il sistema previdenziale per chi vive fuori dall'Italia permette di pianificare con serenità questa importante fase della vita, evitando problemi con il fisco e garantendosi il giusto importo pensionistico.

Come richiedere la pensione italiana dall'estero

Trovarsi all'estero al momento di richiedere la pensione non complica particolarmente le cose rispetto a chi rimane in Italia. Le condizioni base restano identiche: serve aver raggiunto i 67 anni e aver accumulato almeno due decenni di versamenti contributivi. Il momento giusto per avviare la pratica arriva novanta giorni prima del compleanno che segna il raggiungimento dell'età pensionabile, così da permettere all'INPS di processare la richiesta in tempo.

La procedura online sul portale INPS

L'istituto previdenziale mette a disposizione un canale completamente digitale per inoltrare la domanda, accessibile anche da chi vive fuori dall'Italia. Dopo aver effettuato l'accesso con le proprie credenziali, bisogna navigare attraverso diverse sezioni del portale: si parte dalla macroarea dedicata alle prestazioni pensionistiche e previdenziali, si prosegue verso la sezione specifica per le nuove richieste, dove si trovano raggruppate diverse tipologie di domande tra cui quella per la pensione di vecchiaia ordinaria. Il sistema guida l'utente attraverso i vari passaggi, richiedendo la compilazione di moduli con i dati anagrafici, contributivi e le informazioni sulla residenza attuale. 

L'autenticazione sui servizi pubblici italiani passa attraverso strumenti digitali come lo SPID o la Carta d'Identità Elettronica. Per chi vive già all'estero, il consolato italiano nel proprio paese di residenza rappresenta il punto di riferimento per richiedere la CIE. Lo SPID richiede invece un percorso specifico pensato per chi non risiede in Italia, con istruzioni dettagliate pubblicate sul sito istituzionale del governo. 

Residenza fiscale all'estero: i requisiti da rispettare

Stabilire dove si è fiscalmente residenti determina in modo fondamentale il trattamento tributario della pensione. Il sistema italiano prevede che chi mantiene la residenza fiscale estera sia soggetto a obblighi diversi rispetto a chi resta residente. 

La normativa fiscale nazionale stabilisce che i residenti in Italia devono rendere conto al fisco di tutti i redditi, indipendentemente da dove vengono generati. Chi invece risulta non residente fiscalmente ha l'obbligo di dichiarare solamente quanto prodotto sul suolo italiano, fatta eccezione per situazioni particolari regolate dagli accordi bilaterali tra stati.

Le quattro condizioni per essere considerati non residenti

L'ordinamento italiano richiede il rispetto simultaneo di quattro elementi per riconoscere la non residenza fiscale:

  • Cancellazione anagrafica: occorre risultare cancellati dall'anagrafe comunale italiana per almeno 183 giorni in un anno normale (184 in quello bisestile), ovvero la metà più un giorno dell'anno solare.
  • Iscrizione all'AIRE: il registro che raccoglie i cittadini italiani stabiliti permanentemente oltre confine richiede un'iscrizione obbligatoria che attesta formalmente il trasferimento all'estero.
  • Domicilio estero: il luogo dove gravitano principalmente i rapporti affettivi e familiari deve trovarsi fuori dall'Italia per la maggior parte dell'anno.
  • Dimora abituale estera: il posto dove si trascorre effettivamente la maggior parte del proprio tempo deve collocarsi all'estero in modo continuativo.

Quando anche solo uno di questi quattro elementi manca, il fisco italiano continua a considerare la persona come residente sul territorio nazionale, con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista tributario.

Come iscriversi all'AIRE

L'iscrizione al registro degli italiani residenti all'estero può avvenire attraverso due canali alternativi:

  • Tramite consolato all'estero: ci si rivolge direttamente alla rappresentanza diplomatica italiana nel paese dove ci si è trasferiti, utilizzando il sistema telematico FAST IT entro tre mesi dal trasferimento. L'ufficio consolare trasmette poi la documentazione al comune italiano dove si era precedentemente residenti.
  • Tramite comune italiano prima della partenza: si presenta la richiesta direttamente al municipio di residenza. L'iscrizione viene perfezionata solo quando, una volta all'estero, ci si presenta al consolato per registrare la propria presenza nel territorio straniero e questo ufficio conferma al comune italiano l'avvenuta registrazione.

Fino alla fine del 2023, chi non figurava nell'AIRE ma risultava ancora nei registri anagrafici italiani veniva automaticamente considerato residente in Italia senza possibilità di dimostrare il contrario. Il decreto legislativo 209 del 2023 ha modificato questo meccanismo rigido, introducendo maggiore flessibilità. Ora chi si trova in questa situazione può fornire elementi probatori per dimostrare che la propria residenza fiscale si trova effettivamente all'estero, anche se formalmente appare ancora residente in Italia. 

La tassazione della pensione italiana all'estero

La domanda se vivo all'estero devo pagare le tasse in italia trova risposta nelle Convenzioni contro le doppie imposizioni che l'Italia ha stipulato con numerosi paesi. La regola generale prevede che le pensioni pagate a non residenti siano imponibili in Italia, ma gli accordi bilaterali modificano sostanzialmente questo principio, con differenze rilevanti tra settore privato e pubblico.

Le regole di tassazione:

  • Pensioni del settore privato (art. 18 Modello OCSE): tassazione esclusiva nel paese di residenza del beneficiario. Chi ha lavorato nel privato e trasferisce la residenza fiscale all'estero non paga più imposte in Italia sulla pensione, ma versa i tributi secondo le aliquote e gli scaglioni del paese dove vive. L'importo netto dipenderà dalle regole fiscali locali, che variano significativamente da stato a stato.
  • Pensioni del settore pubblico (art. 19 Modello OCSE): tassazione in Italia, lo stato che eroga la pensione. Questo genera una doppia imposizione, con le imposte italiane sulla pensione più eventuali tributi del paese di residenza. Situazione più onerosa rispetto ai pensionati del privato.
  • Eccezioni ed esenzioni: chi si trasferisce in Tunisia, Australia, Cile o Senegal può ricevere la pensione pubblica al lordo, senza prelievo fiscale italiano, grazie a clausole specifiche nelle convenzioni bilaterali. La sentenza della Corte di Giustizia Europea del 2020 ha inoltre stabilito che un ex dipendente pubblico con cittadinanza estera acquisita può ottenere la pensione lorda in Portogallo.

Per conoscere con precisione l'importo netto che si percepirà mensilmente è necessario consultare l'autorità tributaria del paese di destinazione o affidarsi a un consulente specializzato in fiscalità internazionale, considerando che ogni stato applica aliquote, detrazioni e imposte locali differenti.

Altri redditi soggetti a tassazione per i pensionati all'estero

Trasferirsi all'estero significa gestire non solo la tassazione della pensione, ma anche quella di eventuali altri redditi percepiti. Molti pensionati continuano ad avere entrate diverse che possono essere soggette a imposizione fiscale sia in Italia che nel paese di residenza.

Chi svolge attività di lavoro autonomo, consulenze occasionali o collaborazioni online deve considerare che questi redditi possono essere tassati in Italia o all'estero a seconda di dove viene svolta l'attività e delle convenzioni bilaterali vigenti. 

Per quanto riguarda i rendimenti finanziari, gli interessi su conti correnti esteri, i dividendi da azioni, gli ETF e le obbligazioni generano redditi da capitale che vanno dichiarati.

Se si possiedono immobili in Italia, gli affitti percepiti sono sempre tassati nel nostro paese, mentre per le proprietà estere occorre verificare le specifiche convenzioni bilaterali. Le imposte patrimoniali italiane come l'IMU continuano ad essere dovute indipendentemente dalla residenza fiscale.

Infine, chi percepisce guadagni da piattaforme digitali come e-commerce, affiliate marketing o contenuti online deve dichiarare questi redditi. Anche le vincite da gioco d'azzardo online rientrano tra i redditi potenzialmente tassabili. In questo caso è fondamentale però utilizzare esclusivamente piattaforme legali e regolamentate. Per capire come funziona la tassazione e quali sono i casinò online aams più affidabili è possibile consultare MiglioriCasinoOnline.info, il portale di comparazione noto per le sue recensioni oggettive grazie al sistema di valutazione MCO score. 

Pensione italiana con contributi versati all'estero

Per chi invece ha lavorato sia in Italia che all'estero può trovarsi nella condizione di aver versato contributi previdenziali in più paesi. La possibilità di ottenere la pensione italiana per residenti all'estero dipende dall'esistenza di accordi internazionali tra l'Italia e il paese dove sono stati versati i contributi.

Per chi ha lavorato in paesi convenzionati con l'Italia

L'Italia ha stipulato convenzioni previdenziali bilaterali con numerosi paesi, sia all'interno che all'esterno dell'Unione Europea. Oltre agli Stati membri dell'UE, gli accordi contributivi riguardano paesi extracomunitari come la Repubblica di Capo Verde, San Marino, Argentina, Australia, Brasile, Canada (incluso il Québec), Israele, le Isole del Canale, l'Isola di Man e i paesi dell'ex Jugoslavia. Grazie a questi accordi, è possibile utilizzare il meccanismo della totalizzazione internazionale, che permette di sommare i periodi contributivi maturati in diversi paesi per raggiungere i requisiti necessari alla pensione. Ogni paese eroga poi la propria quota di pensione in base ai contributi effettivamente versati sul suo territorio.

Per chi ha lavorato in paesi senza convenzione

Quando i contributi sono stati versati in paesi che non hanno stipulato convenzioni previdenziali con l'Italia, la situazione si complica. Se l'anzianità contributiva maturata in Italia non basta da sola per accedere alla pensione, l'ordinamento offre due strade per recuperare i periodi lavorativi esteri. 

La prima consiste nel versamento volontario dei contributi per integrare quelli già accumulati, presentando specifica domanda all'INPS e rispettando determinati requisiti. La seconda riguarda il riscatto contributivo per i periodi di lavoro subordinato svolto all'estero, una procedura disciplinata dalla normativa italiana che permette di valorizzare ai fini pensionistici questi periodi lavorativi. Entrambe le soluzioni comportano un costo che va attentamente valutato confrontando l'esborso richiesto con il beneficio pensionistico futuro.

Come ottenere la pensione lorda senza ritenute italiane

Una volta trasferita la residenza fiscale all'estero e completata l'iscrizione all'AIRE, chi ha lavorato nel settore privato può attivare presso l'INPS la procedura per ricevere la pensione senza le trattenute fiscali italiane. Questa operazione, nota come detassazione, consente di percepire l'importo lordo e versare le imposte esclusivamente nel paese dove si vive. 

La domanda viene presentata compilando appositi moduli e l'intera pratica deve essere trasmessa tramite posta elettronica certificata all'ufficio INPS del territorio dove si abitava prima dell'espatrio. Sarà poi questa sede a inoltrare il fascicolo alla Direzione Centrale per il via libera definitivo. Il processo di valutazione può durare parecchi mesi, e nel frattempo l'assegno pensionistico continua ad arrivare con le consuete decurtazioni italiane.

Per compensare quanto trattenuto durante questa fase transitoria, è possibile presentare richiesta di restituzione all'Agenzia delle Entrate, rispettando il termine massimo di quattro anni dalla data in cui sono avvenute le trattenute. 

Dato che i tempi burocratici dell'INPS possono protrarsi a lungo, conviene mettere in moto l'intera procedura subito dopo essersi trasferiti e aver ottenuto l'attestazione di residenza tributaria dalle autorità estere, riducendo così al minimo il lasso temporale durante il quale si versano imposte indebite.

Pagamento e accredito della pensione all'estero

L'INPS gestisce il trasferimento delle pensioni verso l'estero affidandosi a un istituto bancario selezionato tramite gara pubblica, attualmente Citibank, che opera in coordinamento con le banche locali dei vari paesi. Chi riceve la pensione all'estero può scegliere tra diverse soluzioni: 

  • accredito su conto corrente nel paese dove vive, 
  • bonifico su un conto in un altro stato, 
  • mantenere il pagamento in Italia ricevendolo su un proprio conto o tramite una persona delegata. 

I trasferimenti vengono effettuati in euro o nella moneta del paese di destinazione, a seconda delle preferenze e delle eventuali limitazioni valutarie locali. Un elemento da sottolineare riguarda i costi: la banca incaricata dal servizio non applica commissioni a carico del pensionato, mentre potrebbero esserci spese da parte dell'istituto scelto personalmente per ricevere l'accredito. 

Dal 2025, Citibank effettua verifiche periodiche sull'esistenza in vita dei pensionati residenti all'estero. Chi non risponde entro le scadenze previste rischia la sospensione temporanea del pagamento, che viene riattivato solo dopo aver completato l'attestazione tramite consolato, patronato autorizzato o riscuotendo personalmente la rata presso gli sportelli Western Union.

I controlli fiscali sui pensionati all'estero

L'Agenzia delle Entrate ha aumentato negli ultimi anni l'intensità delle verifiche su chi dichiara di aver spostato la residenza fiscale oltre confine, con l'obiettivo di smascherare situazioni di finta emigrazione dove si mantiene in realtà il centro degli interessi in Italia. Questo fenomeno, definito "esterovestizione", è oggi contrastato attraverso una fitta rete di strumenti internazionali per lo scambio automatico di informazioni. 

Attraverso questi canali, il fisco può ricostruire la presenza di depositi bancari, portafogli di investimento, proprietà immobiliari e altri patrimoni detenuti all'estero. Dal 2016, anche i comuni italiani sono stati coinvolti attivamente: entro sei mesi dalla richiesta di iscrizione all'AIRE, il municipio dove si risiedeva deve verificare l'effettivo trasferimento e comunicarlo all'amministrazione finanziaria. Nei tre anni successivi, sia il comune che l'Agenzia delle Entrate mantengono il potere di svolgere ulteriori accertamenti. 

Quando emergono irregolarità, le conseguenze sono severe: oltre al recupero delle imposte non versate, si applicano interessi e sanzioni che possono raggiungere il 240% dell'importo evaso nei casi più gravi. Per chi si sposta in paesi considerati paradisi fiscali, l'onere della prova si inverte e spetta al contribuente dimostrare con documentazione solida di aver realmente trasferito la residenza, altrimenti si presume per legge che sia rimasta in Italia.

Errori da evitare nella pianificazione del trasferimento

Nonostante le informazioni disponibili, molti commettono passi falsi che compromettono il corretto riconoscimento della residenza fiscale estera. Ecco gli errori più costosi da evitare:

  • Mancanza di documentazione probatoria: non conservare contratti di affitto, bollette delle utenze, estratti conto con transazioni nel paese estero rende difficile dimostrare l'effettivo soggiorno durante eventuali controlli
  • Mantenere la disponibilità di immobili in Italia: conservare un'abitazione utilizzabile nel territorio italiano rappresenta un indizio negativo che il fisco può utilizzare per contestare il trasferimento della residenza
  • Ritardare la comunicazione all'INPS: non avviare tempestivamente la procedura di detassazione significa perdere mesi di risparmio fiscale che difficilmente si recuperano
  • Omettere redditi nella dichiarazione: non dichiarare correttamente tutte le entrate, sia italiane che estere, espone a sanzioni particolarmente pesanti che possono erodere significativamente il patrimonio
  • Sottovalutare la valutazione preventiva: affrontare il trasferimento senza un'analisi fiscale internazionale della propria situazione specifica può portare a scegliere destinazioni inadeguate o a strutturare male il trasferimento, creando problemi che emergono solo dopo anni

Vivere la pensione all'estero con consapevolezza

Trasferirsi oltre confine per godere la pensione rappresenta un'opportunità concreta per migliaia di italiani ogni anno. I vantaggi fiscali possono essere significativi, ma richiedono una pianificazione accurata e il rispetto scrupoloso delle normative di entrambi i paesi coinvolti.

Chi affronta questo percorso con consapevolezza, documentandosi adeguatamente e rivolgendosi a professionisti qualificati quando necessario, può godere appieno dei benefici di questa scelta di vita. Il segreto sta nel considerare il trasferimento all'estero non come una semplice variazione anagrafica, ma come un progetto che coinvolge aspetti fiscali, previdenziali, sanitari e personali da valutare nel loro complesso. Solo così si può trasformare il sogno di vivere la pensione in un paese straniero in una realtà serena e vantaggiosa. 

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