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Notizie

Pensioni

Pensioni, Adepp: correggere le storture proposte nella legge di stabilità

Bernardo Diaz Lunedì, 27 Ottobre 2014
L'Adepp critica la stangata prevista dalla legge di stabilità sulla previdenza privata. Sale infatti dall'11 al 20 per cento il prelievo sui fondi pensione e viene incrementata dal 20 al 26 per cento l'aliquota sui rendimenti delle Casse previdenziali private. 

Kamsin "Portare l'aliquota sui rendimenti al 26 per cento, dopo che una precedente norma di legge aveva stabilito una tassazione del 20 per cento in attesa di una ulteriore armonizzazione del sistema di primo e secondo pilastro, costituirebbe un unicum in Europa e un danno irreparabile per le future prestazioni pensionistiche, in particolare dei giovani professionisti". È duro il giudizio di Andrea Camporese, presidente dell'Adepp, al doppio colpo previsto dalla legge di stabilità sulle Casse private e i fondi pensione.

"L'aumento della tassazione, inoltre, sottrae risorse oggi indispensabili per permettere agli enti di continuare ad assicurare quel welfare integrato ed allargato resosi necessario per far fronte ad una delle peggiori crisi che abbia mai investito il sistema. Un sostegno che ha superato i 540 milioni di euro, che ha registrato un 65 per cento in più in termini nominali di azioni del Welfare messi in campo dalle casse di previdenza", ricorda Camporese.

La protesta contro i maxi rincari tributari arriva dopo la decisione del Governo di alzare il prelievo fiscale sulla previdenza privata. Un sistema che dovrebbe sorreggere le prestazioni obbligatorie per consentire ai giovani la percezione di una trattamento di quiescenza adeguato e compensare l'introduzione del sistema contributivo da cui scaturiranno assegni più magri rispetto al passato.

L'intervento del governo prevede infatti un duro innalzamento del prelievo fiscale sui rendimenti delle Casse private, che passerebbe dal prossimo anno dal 20 al 26 per cento, e l'incremento dall'11,5 al 20 per cento del prelievo sui fondi pensione. La stangata non risparmierà neanche i fondi di categoria o aziendali introducendo, di fatto, un regime fiscale  che li equiparerà, sostanzialmente, ai fondi di investitori privati a carattere speculativo.

"Equiparare quasi i fondi a un qualsiasi operatore speculativo di mercato significa travisare la missione istituzionale e costituzionale della previdenza obbligatoria penalizzando la contribuzione versata alle casse rispetto a quanto previsto per quella corrisposta all'Inps", osserva Camporese. Che chiede lo stralcio dell'aumento del prelievo fiscale in occasione della discussione della legge di stabilità: "l'iter parlamentare di approvazione della legge di stabilità dovrà consentire la correzione di questo grave atto di ingiustizia nei nostri confronti".

Zedde

Fisco

Legge di stabilità, si allenta il patto di stabilità nei Comuni

Bernardo Diaz Lunedì, 27 Ottobre 2014
Tra le novità compare l'ennesima proroga dell'uscita di scena di Equitalia, il cui termine viene portato al 30 giugno 2015 nell'attesa che il decreto attuativo della riforma fiscale evidenzi il nuovo quadro normativo.

Kamsin La legge di stabilità chiede ai Comuni un taglio ulteriore di 1,2 miliardi di euro ai propri bilanci. In cambio arriva una magra consolazione. Il disegno di legge offre, dall'altro piatto della bilancia, il taglio degli obiettivi da rispettare per il patto di stabilità 2015. La base di calcolo sarà rappresentata dalla spesa media 2010-2012, in cui comuni dovranno applicare il moltiplicatore 7,71 (invece del precedente 14,07) e le Province avranno un moltiplicatore del 7,83 (invece del 17). Una minore stretta che vale circa 3 miliardi ma sempre se i Comuni avranno in cassa denari da spendere.

Il ddl cancella il patto di stabilità integrato, cioè quella possibilità di ridistribuire autonomamente gli obiettivi di finanza pubblica tra gli enti di una regione, purché rimanga invariato l'obiettivo complessivo a livello regionale. Nelle gestioni associate, viene imposto che la redistribuzione degli obiettivi dagli enti capofila agli altri comuni possa essere disposta solo in presenza di un accordo tra loro.

Novità in arrivo anche per le partecipate. Ciascuna regione dovrà approvare entro marzo, ed attuare entro fine anno, un piano di razionalizzazione per tagliare il numero di società partecipate presenti nella regione. Per incentivare il compito si introducono sconti fiscali e bonus sul patto di stabilità degli enti locali, oltre alla possibilità di prevedere forme di mobilità del personale fra le società oggetto del piano di razionalizzazione.

Viene poi rilanciato l'obbligo di gestire gli affidamenti di servizi pubblici locali tramite ambiti ottimali, cancellando il ruolo dei singoli enti.

Disco verde anche al fondo per la giustizia. L'articolo 10 del ddl prevede un fondo presso il Ministero di Grazia e Giustizia, con una dotazione di 50 milioni di euro nel 2015, risorse che saranno portate a 90 milioni 2016 e raggiungeranno quota 120 milioni nel 2017. Obiettivi del fondo sono il ricupero dell'efficienza del sistema giudiziario nonché  il completamento del processo telematico.

Tra le ultime conferme c'è la ennesima proroga dell'uscita di scena di Equitalia, il cui termine di operatività viene portato ora al 30 giugno 2015 sempre in attesa che il decreto attuativo della delega fiscale chiarisca il nuovo ruolo dell'ente nella riscossione dei tributi locali.

Zedde

Lavoro

Legge di stabilità, il ministro Poletti incontra i sindacati

Eleonora Accorsi Lunedì, 27 Ottobre 2014

È previsto per oggi l'incontro del Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, con i sindacati per discutere della legge di stabilità e della riforma del mercato del lavoro. Parteciperanno, tra gli altri, Pier Carlo Padoan, Ministro dell'Economia, Graziano Delrio, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e Marianna Madia, il ministro per la Semplificazione e la pubblica amministrazione. Kamsin Nell'incontro si discuterà della legge di stabilità e ci si "confronterà come sempre", ha detto ieri Poletti, al suo arrivo a Firenze per partecipare alla Leopolda.

All'ordine del giorno c'è soprattutto la questione della riforma dell'articolo 18 con la Cgil che si è detta pronta a proclamare uno sciopero generale. "Il Governo rispetta la decisione della Cigl ma poi - ha detto Poletti - ognuno fa la sua parte che gli compete, il sindacato fai sindacato, il governo fa il governo".

Poletti ha ribadito che il cuore della legge, ovvero il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, resta assolutamente valido e con esso gli altri punti della legge delega che trovano conferma nelle risorse della finanziaria".

Nell'incontro non si dovrebbe invece tornare sul capitolo pensioni, sul quale la Cgil ha comunque espresso amarezza per l'assoluta disattenzione del Governo alla vicenda nella legge di stabilità.

Zedde

Lavoro

Jobs Act, rischio fiducia alla Camera

Nicola Colapinto Lunedì, 27 Ottobre 2014

Il governo potrebbe porre la questione di fiducia sul disegno di legge sul lavoro, meglio noto come Jobs act, in esame in commissione Lavoro della Camera. E' quanto si apprende da fonti vicine a Palazzo Chigi che spianano la strada alla possibilità che Renzi decida di blindare il testo uscito da Palazzo Madama agli inizi di Ottobre. Kamsin La precisazione suona come un avvertimento alla minoranza del Pd che preme invece per diverse modifiche con il rischio di allungare i tempi di approvazione della misura (in caso di cambiamenti il testo dovrà infatti tornare di nuovo al Senato per la terza lettura).

L'ipotesi di una modifica è stata più volte paventata da diversi esponenti del Pd ad iniziare dal presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, Cesare Damiano, che infatti non si è sbilanciato sui tempi di approvazione del ddl delega: "un minuto dopo la conclusione della legge di stabilità il Jobs act potrà andare in Aula. Consegneremo l'articolato al Senato affinché possa trovarlo nei tempi previsti dal governo" ha detto l'ex ministro del Lavoro lasciando, di fatto, presagire la modifica del testo ricevuto da Palazzo Madama.

La linea di Damiano è del resto condivisa dalla minoranza del Pd che preme per precisare i contorni della delega, "eccessivamente generici" secondo il testo della delega. L'obiettivo è non lasciare mano libera all'esecutivo nell'adozione dei decreti delegati per riformare il mercato del lavoro. La minoranza chiede in primo luogo una ulteriore estensione degli ammortizzatori sociali in particolare nei confronti dei precari, la riduzione delle forme contrattuali ad iniziare dai co.co.pro. E poi c'è la partita sui licenziamenti, il vero nodo politico della Riforma Renzi.

Per quelli economici, chiede la minoranza, l'indennizzo dovrà essere certo e crescente con l'anzianità di servizio mentre il reintegro dovrà essere mantenuto per i licenziamenti discriminatori e per quelli ingiustificati di natura disciplinare con l'esatta specificazione delle fattispecie. Una precisazione non da poco dato che, il testo del disegno di legge approvato al Senato non prevede alcuna condizione per l'esercizio del potere di risoluzione del rapporto di lavoro, lasciando grandi margini di manovra all'esecutivo.

Zedde

Fisco

Manovra, il Governo prevede sgravi su investimenti e brevetti

Bernardo Diaz Lunedì, 27 Ottobre 2014
Il disegno di legge di stabilità prevede un credito d'imposta fino ad un importo massimo annuo di 5 milioni sugli investimenti in ricerca e sviluppo. Arriva anche il cd. "Patent Box".

Kamsin Il disegno di legge di stabilità prova ad invertire la rotta sugli incentivi fiscali alla ricerca. Il Governo ha previsto un sistema di bonus aggiuntivi per gli investimenti su personale ed attrezzature di laboratorio abbinate ad un intervento di defiscalizzazione per i redditi derivanti dall'uso di Brevetti e Marchi.

L'esecutivo ha sostanzialmente previsto un credito d'imposta che sarà applicato dal 2015 al 2019 per tutte le categorie di imprese che effettueranno investimenti in attività di ricerca e sviluppo, anche in termini di personale. Il bonus riguarderà il 25 per cento delle spese sostenute in eccedenza rispetto alla media degli stessi investimenti realizzati nei tre esercizi anteriori al 2015.

Il bonus potrà essere erogato sino ad un importo massimo annuale di 5 milioni di euro per ciascun beneficiario, sempre che siano sostenute speseper ricerche di sviluppo pari ad almeno 30mila euro in ciascuno dei periodi di imposta di riferimento. L'asticella del bonus sale al 50 per cento per le spese relative al personale altamente qualificato in possesso di un titolo di Dottore di Ricerca,  o iscritto ad un ciclo di dottorato in un ateneo italiano o estero, oppure in possesso di laurea magistrale.

Il Patent Box - Nel provvedimento entra anche l'agevolazione su Marchi, brevetti e know-how. Si tratta del cosiddetto patent box che defiscalizza del 50 per cento tutti i redditi che provengono dall'utilizzo di alcune tipologie di beni immateriali, analogamente a quanto accade in altri paesi europei ed in coerenza con gli standard internazionali. L'obiettivo della misura è quello di rendere l'Italia maggiormente attraente nei confronti delle multinazionali estere.

La novella dovrebbe consentire a qualsiasi impresa, a prescindere dalla sua forma giuridica o dal regime contabile, la facoltà di scegliere per 5 anni il regime fiscale agevolato in esito ad un apposito accordo di ruling internazionale tra l'azienda interessata e l'amministrazione fiscale in modo da garantire trasparenza ed evitare contenziosi legali.

Con l'accordo il beneficiario potrà ottenere la defiscalizzazione dei redditi che derivano dall'uso di brevetti industriali, marchi d'impresa che equivalgono a brevetti, processi, formule ed informazioni acquisite in campo industriale, scientifico e commerciale giuridicamente tutelabili. Vengono esclusi dell'agevolazione i marchi esclusivamente commerciali. La defiscalizzazione può riguardare inoltre anche i redditi derivanti dalla concessione in uso a terzi dei beni immateriali, anche nell'ipotesi di utilizzo diretto di Brevetti e Marchi.

Le misure, anche se non si tratta di grosse cifre, hanno trovato il plauso del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che ha ricordato ieri come sia indispensabile sostenere la ricerca e l'innovazione per rendere maggiormente competitivo in paese.

Zedde

Altro...

Riforma Pensioni, i ferrovieri in pensione a 58 anni?

Eleonora Accorsi Lunedì, 27 Ottobre 2014
Il Sindacato delle Ferrovie chiede la rapida approvazione del ddl che consentirebbe l'uscita anticipata a 58 anni del personale ferroviario.

Kamsin "Si sblocchi in Parlamento la proposta di legge che consente l'accesso alla pensione a 58 anni per i ferrovieri". E' quanto si legge in un comunicato pervenuto alla redazione di pensionioggi.it la scorsa settimana dal Sindacato OrSA delle ferrovie.

Nel comunicato il sindacato chiede lo sblocco in particolare della proposta di legge presentata Antonio de Poli (Scelta civica) ed attualmente su un binario morto in Commissione Lavoro a Palazzo Madama.

Il ddl consentirebbe l'uscita dal servizio - ricorda il comunicato - a 58 anni e 38 anni di contributi in ragione della particolare usura, delle specifiche aspettative di vita e dell'obbligo di mantenimento degli speciali requisiti psico-fisici che garantiscano la sicurezza del trasporto ferroviario, del personale operante nelle imprese ferrroviarie e nelle imprese dei gestori delle infrastrutture ferroviarie con mansioni di: addetto alla condotta dei treni, addetto alla scorta dei treni, addetto alla manovra/traghettamento/formazione treni ed il personale imbarcato a bordo delle navi traghetto.

Il sindacato ricorda come la Riforma Fornero del 2011 abbia infatti soppresso i requisiti pensionistici più favorevoli ai lavoratori iscritti al Fondo speciale istituito presso l'INPS ai sensi dell'articolo 43 della legge 23 dicembre 1999, n. 488.

La normativa previgente aveva un "occhio di riguardo" in favore del personale mobile occupato in attività di condotta dei mezzi di trazione ferroviari ed alle attività di sicurezza e di assistenza alla clientela a bordo treno; del personale navigante a bordo dei traghetti gestiti dal gestore dell'Infrastruttura per la garanzia della continuità territoriale; nonchè del personale addetto alle attività di manovra/formazione/traghettamento negli scali ferroviari. 

Tali soggetti potevano maturare un requisito pensionistico più favorevole (cinquantotto anni di età ed una anzianità di servizio di almeno venticinque anni), dettato dalla oggettiva gravosità, pesantezza e rischio insito nelle mansioni di questi profili.

Va ricordato - si legge nel comunicato - che l'aspettativa di vita per i lavoratori addetti alla condotta dei treni e del personale navigante risulta -- da studi di settore -- molto inferiore rispetto a quella media degli altri ferrovieri (per il personale mobile di circa otto anni) e tale quadro tende ad aggravarsi per l'aumento della produttività pro-capite, la riduzione dell'equipaggio treno, delle squadre di manovra e delle tabelle di armamento delle navi traghetto FS.

E' altresì acclarato come in Europa nessun ferroviere con le mansioni in questione accede così tardi al diritto di pensione.

È, dunque, fondamentale - continua il comunicato - evitare lo sfruttamento psico-fisico in età avanzata del personale ferroviario di condotta, accompagnamento, manovra e navigante quale condizione atta ad evitare problemi alla sicurezza ferroviaria ed a garanzia dell'aspettativa di vita di questi lavoratori.

Zedde

Istat, oltre 7,6 milioni di dipendenti attendono il rinnovo del contratto

Redazione Domenica, 26 Ottobre 2014

 Sono in attesa di un rinnovo del contratto di lavoro 7,6 milioni di dipendenti, di cui circa 2,9 milioni nel pubblico impiego. E' quanto ha rilevato l'Istat spiegando che a settembre non si e' registrato il recepimento di nuovi accordi. Kamsin  Pertanto alla fine di settembre, sono in vigore 35 contratti che regolano il trattamento economico di circa 5,3 milioni di dipendenti che rappresentano il 38,9% del monte retributivo complessivo.

I contratti invece in attesa di un rinnovo sono 40, di cui 15 appartenenti alla p.a. L'indagine dell'Istat permette anche di calcolare la quota dei contratti collettivi nazionali di lavoro che resterebbero in vigore nel semestre successivo nell'ipotesi di assenza di rinnovi. Per il totale dell'economia l'incidenza dei contratti collettivi in vigore rispetto a quella rilevata a settembre 2014 rimarrebbe stabile fino a dicembre 2014 e subirebbe una lieve contrazione a partire da gennaio 2015 (37,3%). Per il solo settore privato la quota di settembre, pari al 53,3%, si ridurrebbe da gennaio al 51,1%.

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Pensioni, con la quota 96 c'è lo sconto sull'età pensionabile

Rossini V Domenica, 26 Ottobre 2014
Una disposizione eccezionale della Riforma Fornero del 2011 consente ai soli lavoratori dipendenti del settore privato che abbiano maturato la quota 96 entro il 2012 di accedere al trattamento anticipato a 64 anni. 

Kamsin La riforma Fornero del 2011 ha previsto alcune deroghe in favore dei lavoratori dipendenti del settore privato. Si tratta della disposizione contenuta nell'articolo 24, comma-15 bis del Dl 201/2011 convertito con legge 214/2011 in cui si prevede che, in via eccezionale, i lavoratori e le lavoratrici dipendenti del settore privato iscritti all'Ago e alle forme sostitutive della medesima possono conseguire il trattamento anticipato al compimento di 64 anni di età in deroga alle nuove norme introdotte dalla Riforma Fornero. Per fruire della norma gli interessati devono aver raggiunto almeno 60 anni di età e 35 di contributi ed il contestuale perfezionamento della quota 96 (con le eventuali frazioni di anno) entro il 31 dicembre 2012. 

Per le lavoratrici dipendenti del settore privato i requisiti possono anche essere raggiunti con 60 anni di età e 20 di contributi sempre entro il 31.12.2012. 

Il vantaggio consiste dunque in un anticipo della pensione di circa 2 anni rispetto ai nuovi requisiti per il trattamento di vecchiaia come individuati dalla riforma Fornero, che come è noto, sono pari a 66 anni.

L'Inps ha di recente precisato che la normativa in questione è fruibile però solo dai lavoratori che alla data del 28 dicembre 2011 svolgevano attività di lavoro dipendente. Pertanto i lavoratori che abbiano perso il posto di lavoro e risultino inoccupati alla data del 28 dicembre 2011 sono esclusi dal beneficio. Così come restano esclusi i lavoratori del settore pubblico (ed linea generale tutti gli iscritti alle casse della gestione ex Inpdap indipendentemente dal tipo di lavoro svolto alla data del 28.12.2011; messaggio Inps 219/2013).

Nessuna perdita del beneficio invece nel caso in cui l'interessato a tale data avesse una sospensione del rapporto di lavoro (come ad esempio la cassa integrazione guadagni); ammessa anche dall'Inps la possibilità che il soggetto passi nella gestione autonoma o in altra categoria successivamente al 28 dicembre 2011. Quel che conta, secondo quanto precisato dall'Inps, è che alla data del 28.12.2011 il lavoratore avesse lo status di "lavoratore dipendente del settore privato". 

Però, nel caso in cui il lavoratore utilizzi contribuzione accreditata nella gestione autonoma, questi dovrà perfezionare i requisiti (piu' elevati) vigenti in tale gestione.

La Stima di Vita - Anche il requisito anagrafico di 64 anni si adegua la stima di vita Istat. Pertanto dal 2013 la pensione potrà essere conseguita in realtà a 64 anni 3 mesi e dal 2016 a 64 anni 7 mesi di età anagrafica. Per quanto riguarda il regime delle decorrenze anche questi lavoratori hanno ottenuto la disapplicazione della finestra mobile di accesso, quindi la decorrenza della prestazione pensionistica avverrà il primo giorno del mese successivo al perfezionamento del requisito.

Per il momento i lavoratori del settore pubblico, come già detto, sono rimasti esclusi dal beneficio. Diversi progetti di legge tuttavia premono affinchè la normativa sia estesa anche in loro favore.

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Zedde

Bonus mobili, c'è la proroga per il 2015

Redazione Domenica, 26 Ottobre 2014
La legge di stabilità ha confermato la detrazione Irpef pari al 50% per l'acquisto di mobili e di grandi elettrodomestici di classe energetica avanzata finalizzati all'arredo di immobili oggetto di ristrutturazione.

Kamsin Il Ddl di stabilità proroga di un anno il bonus mobili, la misura introdotta nel 2013 che consente la detrazione Irpef del 50%, su una spesa massima di 10 mila euro ripartita in 10 anni, per l'acquisto di mobili ed elettrodomestici. I requisiti per la sua fruizione restano gli stessi. Presupposto per il beneficio è, infatti, l'aver già effettuato un intervento di ristrutturazione e precisamente un intervento di:

- manutenzione straordinaria, di restauro e risanamento conservativo, di ristrutturazione edilizia, sia sulle parti comuni di edificio residenziale sia sulle singole unità immobiliari residenziali;

- manutenzione ordinaria sulle parti comuni di edificio residenziale; interventi necessari alla ricostruzione o al ripristino dell'immobile danneggiato a seguito di eventi calamitosi, anche se non rientranti nelle categorie precedenti (in località con dichiarato stato di emergenza);

- restauro, risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia di interi fabbricati, eseguiti da imprese di costruzione, ristrutturazione e da cooperative edilizie (a determinate condizioni).

Per la detrazione è indispensabile che la data di inizio lavori sia anteriore a quella in cui sono sostenute le spese per l'acquisto dei mobili: non è invece necessario, che le spese di ristrutturazione siano sostenute prima di quelle per l'arredo dell'abitazione.

Le spese per questi interventi devono essere state sostenute a partire dal 6 giugno 2013 e fino al 31/12/2014. La data di avvio dei lavori va dimostrata con eventuali abilitazioni amministrative o tramite dichiarazione sostitutiva di atto notorio. L'acquisto di mobili/elettrodomestici è agevolabile anche se i beni sono destinati ad arredare un ambiente diverso di quello oggetto di intervento edilizia.

La detrazione spetta per le spese sostenute dal 6 giugno 2013 al 31 dicembre 2014 per l'acquisto di mobili nuovi (tra questi, letti, armadi, cassettiere, librerie, scrivanie, tavoli, sedie, comodini, divani, poltrone, credenze, nonché i materassi e gli apparecchi di illuminazione). E per l'acquisto di grandi elettrodomestici nuovi di classe energetica non inferiore alla A+ (A per i forni), per le apparecchiature per le quali sia prevista l'etichetta energetica.

Rientrano nei grandi elettrodomestici, per esempio: frigoriferi, congelatori, lavatrici, asciugatrici, lavastoviglie, apparecchi di cottura, stufe elettriche, piastre riscaldanti elettriche, forni a microonde, apparecchi elettrici di riscaldamento, radiatori elettrici, ventilatori elettrici, apparecchi per il condizionamento. Nell'importo delle spese sostenute possono essere considerate anche le spese di trasporto e di montaggio dei beni acquistati.

Zedde

Anticipo TFR in busta paga, ecco le regole in vigore dal prossimo anno

Bernardo Diaz Sabato, 25 Ottobre 2014
La scelta è preclusa ai lavoratori del pubblico impiego e ai lavoratori domestici del settore agricolo. Chi opera per la liquidazione mensile del TFR sarà vincolato alla sua decisione fino alla scadenza del triennio.

Kamsin Arriva la conferma sull'anticipo del TFR in busta paga. L'articolo 6 del disegno di legge di stabilità prevede in via sperimentale, per i periodi tra il primo marzo 2015 e il 30 giugno 2018, che i lavoratori dipendenti del settore privato possono richiedere di percepire in busta paga, come parte integrativa della retribuzione, le quote maturande del TFR. La scelta può essere effettuata da tutti i dipendenti di datori di lavoro privati, i quali abbiano una anzianità di servizio presso lo stesso datore di lavoro di almeno 6 mesi ad esclusione dei lavoratori domestici e del settore agricolo. Una volta effettuata la scelta il vincolo sarà triennale.

L'operazione comporterà tuttavia che tali somme saranno soggette a tassazione ordinaria e non separata. Di conseguenza, immaginando una aliquota marginale media del 27 per cento, per ogni 100.000 euro corrisposti ai dipendenti lo Stato chiederà 27.000 euro di imposte. A guadagnarci dunque, oltre che i lavoratori, sarà soprattutto lo stato considerato infatti che se il TFR restasse in azienda, o venisse trasferito alla tesoreria dell'Inps o alla previdenza complementare, le entrate dello Stato si attesterebbero ad un livello molto più basso.

Da un punto di vista reddituale inoltre la misura dovrebbe comportare diversi effetti per il lavoratore. Infatti le elargizioni saranno cumulate con il reddito del periodo d'imposta che quindi, come già anticipato, sarà tassato in modo ordinario, incidendo altresì sulla determinazione delle detrazioni d'imposta, degli assegni familiari e dell'ISEE. La somma sarà tuttavia esclusa dal reddito complessivo valutabile ai fini della percezione del bonus di 80 euro, anch'esso confermato nella legge di stabilità. Il TFR in busta paga inoltre non sarà soggetto a contribuzione previdenziale.

L'opzione sarà disponibile anche per i lavoratori che stanno versando il TFR in un fondo di previdenza complementare. Durante quel periodo, quindi, l'accantonamento al Fondo sarà costituito solo dal contributo del dipendente e del datore di lavoro mentre la quota del TFR finirà in busta paga del prestatore.

La scelta comunque è irrevocabile fino al 30 giugno 2018. Di conseguenza il lavoratore che abbia scelto di avere il TFR in busta paga non potrà, prima di tale data, tornare sui suoi passi. Per i lavoratori che non chiederanno la liquidazione mensile in busta paga del TFR rimarranno in vigore le previgenti scelte, cioè il trasferimento della somme al fondo pensione sia con modalità esplicita che tacita, oppure il suo mantenimento in azienda sino alla cessazione del rapporto di lavoro.

Gli effetti sulle imprese dovrebbero essere neutri in quanto la bozza del ddl prevede che i datori di lavoro possono accedere un finanziamento bancario assistito sia dalla garanzia di un fondo costituito presso l'Inps, sia da una garanzia dello Stato. Il finanziamento potrà essere concesso da una delle banche che aderiranno l'accordo tra Abi e governo, indicando il TFR maturato dei dipendenti attraverso una particolare procedura di certificazione che dovrà essere rilasciata dall'INPS..

Zedde

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