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Notizie

Renzi: oggi 'Patto del tortellino' con leader Sinistra europea

Redazione Domenica, 07 Settembre 2014
- Bologna, 7 set. - "Oggi portiamo tutti a mangiare i tortellini. Oggi facciamo il 'Patto del tortellino' con i leader della Sinistra Europea". Scherzando con alcuni militanti, il premier Matteo Renzi, all'arrivo alla Festa Nazionale de l'Unita', annuncia il 'Patto' che il Pd sigla con gli altri partiti della Sinistra europea. A Bologna, infatti, oggi per la chiusura della Festa Nazionale sono previsti gli interventi di Pedro Sanchez, segretario del Psoe spagnolo, Achim Post, segretario generale del Pse, Manuel Valls, primo ministro francese, soprannominato il 'Renzi d'Oltralpe' e Diederik Samson, vicepremier olandese. Tra poco e' inoltre previsto un pranzo tra Renzi e i leader della sinistra europea presenti a Bologna. Al dibattito che si svolgera' nel pomeriggio, prima del comizio di chiusura di Matteo Renzi alla Festa nazionale de l'Unita', partecipera' anche il ministro degli Esteri e alto rappresentante della politica estera designato, Federica Mogherini, assieme ai leader della Sinistra europea. .
DDl Riforma Pa, parte l'iter al Senato. Nessuna novità sulle pensioni
Pubblico Impiego

DDl Riforma Pa, parte l'iter al Senato. Nessuna novità sulle pensioni

Nicola Colapinto Domenica, 07 Settembre 2014
Il disegno di legge delega di Riforma della Pubblica Amministrazione prevede 10 deleghe da esercitare in un anno dall'approvazione. Con la Riforma saranno accentrati i concorsi e riprogrammati i meccanismi di assunzione nella Pa, riformata anche le dirigenza.

Kamsin La seconda tranche della Riforma della Pubblica Amministrazione, dopo il decreto legge 90/2014 approvato in via definitiva ai primi di Agosto, inizierà martedì prossimo l'iter in commissione Affari costituzionali del Senato. Si tratta del ddl delega presentato dal governo Renzi che dovrebbe portare ulteriori importanti novità nel pubblico impiego.

Il Ddl delega parte con 16 articoli e la previsione di 10 deleghe da esercitare nei 12 mesi successivi all'approvazione della legge. Gli obiettivi sono noti: innovare la Pa riorganizzando l'amministrazione dello Stato (centrale e periferica), riformare la dirigenza, ridefinire il perimetro pubblico e, tra l'altro, riordinare la disciplina del lavoro alle dipendenze della Pa. Con la Delega inoltre il governo punta soprattutto ad accentrare i concorsi e riprogrammare i meccanismi di assunzione, puntando sul calcolo dei fabbisogni del personale delle amministrazioni con il superamento delle vecchie dotazioni organiche.

L'altro punto chiave sarà la verticalizzazione dei poteri all’interno della struttura dell’esecutivo, contenuta nell’articolo 7, che costituisce una vera e propria spinta verso un modello di «governo del presidente». Tale delega, che dovrà essere attuata con successivi decreti, si propone di riformare il bilanciamento di poteri e funzioni messo a punto ormai 15 anni fa col decreto 300/1999 dal governo D’Alema. Il risultato sarà un depotenziamento delle prerogative dei singoli ministeri che potranno essere riviste dal Premier ove "necessario". Sempre nell'ottica di incrementare i poteri del Primo Ministro verrà rafforzato il ruolo di coordinamento e promozione dell’attività dei ministri da parte del premier e «il ruolo della presidenza del Consiglio nell’analisi e nella definizione delle politiche pubbliche».

Altro nodo critico sarà l'incidenza delle competenze sulle retribuzioni. In un'intervista recente il sottosegretario Angelo Rughetti ha infatti ricordato che il peso della retribuzione di risultato scenderà dal 30% del totale al 10%. Inoltre il 30% della busta paga sarà in futuro legata all'incarico momentaneamente svolto e quel pezzo di stipendio sarà perso in caso di mancata conferma.

Non sembra invece che il ddl contenga novità in materia previdenziale. Il ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia aveva indicato la volontà di introdurre, nel pubblico impiego, il part-time a cinque anni dalla pensione. La misura tuttavia è stata stralciata dal testo presentato dal governo in Senato.

Pensioni, così la distinzione tra comparto pubblico e settore privato

Pensioni, nel privato uscita anticipata con la quota 96Zedde

Lavoro

Statali, Renzi: "eliminare il grasso che cola"

Redazione Domenica, 07 Settembre 2014

Matteo Renzi ha inaugurato ieri la nuova fabbrica del rubinettificio bresciano del gruppo Bonomi disertando Cernobbio. Il premier ha spiegato che "bisogna avere il coraggio di dire che vanno fatti dei tagli nella macchina pubblica, dove c'e' del grasso che cola". Kamsin Secondo il premier "c'e' l'Italia di quelli che ci provano e l'Italia dei gufi mi dicono che non devo offendere i gufi allora smettero' di usare questo paragone. C'e' l'Italia critica che si alza al mattino, schiaffeggia le nuvole e mette il broncio all'arcobaleno, a cui non va bene nulla: sono quelli che da trent'anni hanno occupato tutti i posti e ora hanno il coraggio di dire a noi che non ce la faremo". C'e' poi un'altra Italia "che vuole uscire dalla crisi smettendo il coro delle lamentele e delle litanie".

La replica piu' dura a Renzi e' arrivata dal segretario generale della Cgil Susanna Camusso che, intervendo alla festa nazionale dell'Unita' di Bologna, ha dichiarato: "Se il grasso che cola sono gli stipendi dei poliziotti e dei carabinieri non ci capiamo proprio". Per Camusso, nella Pa ci sono sicuramente possibilita' di riduzione della spesa , nelle altissime retribuzioni, in quelle che ha definito 'stazioni appaltanti' e nelle societa' che non hanno ragione d'essere, interessi che rischiano di scontrarsi con qualche lobby , ma occorre capire dove intervenire. "Si cerca la cosa facile facile - ha incalzato - per non calpestare i piedini a una serie di interessi che vanno difesi". Camusso ha poi difeso la scelta del governo sugli 80 euro ("siamo stati contessimi", ha detto), aggiungendo pero' " non e' che dopo aver dato gli 80 euro si possa fare qualunque cosa, si possano bloccare i contratti, perche' non e' logico".

Blocco dei Salari, Padoan: discorso generale di revisione della spesa.  "Sul blocco dei salari non dico niente, se ne stanno occupando altri ministri: sara' un discorso generale di revisione della spesa".

Zedde

Lavoro

Disoccupati, per i "senior" scatta il dimezzamento dei contributi

Eleonora Accorsi Domenica, 07 Settembre 2014
La legge 92/2012 ha concesso speciali agevolazioni contributive per stimolare l'assunzione dei lavoratori ultracinquantenni e le donne prive di impiego regolarmente retribuito da almeno 2 anni.

Kamsin Per aiutare l'assunzione dei cd. "disoccupati senior" il legislatore ha previsto diverse forme di incentivazione in questi ultimi anni di crisi. L'obiettivo è quello di dare un contributo alle aziende, sotto forma di sgravio, affinchè queste assumano il lavoratore in modo da aiutarlo a raggiungere l'età pensionabile. E' quanto prevede la legge 92/2012 che concede, a determinate condizioni, uno sgravio contributivo pari al 50% dei contributi a carico del datore di lavoro in relazione alle assunzioni di uomini con età non inferiore a cinquanta anni o di donne di qualsiasi età.

Per quanto riguarda i lavoratori uomini ultracinquantenni lo sgravio viene riconosciuto in caso di assunzione effettuato con contratto di lavoro dipendente, a tempo determinato anche in somministrazione, di lavoratori disoccupati da oltre dodici mesi. Lo sgravio contributivo in questione avrà durata di 12 mesi prorogabili per altri 6 mesi in caso di trasformazione del contratto di lavoro a tempo indeterminato. In caso di assunzione dall'inizio a tempo indeterminato la durata dell'agevolazione avrà una durata totale di 18 mesi dalla data di assunzione.

Per quanto riguarda le donne la legge 92/2012 prevede che la riduzione contributiva troverà applicazione in caso di assunzione di dipendenti di qualsiasi età prive di un impiego regolarmente retribuito da almeno 6 mesi, se risiedono in regioni ammissibili ai finanziamenti nell'ambito dei fondi strutturali dell'Ue (in genere il mezzogiorno). Avranno diritto allo sgravio contributivo, a prescindere dalla residenza delle lavoratrici, nelle ipotesi in cui le assunzioni riguardano lavoratrici prive di impiego regolarmente retribuito da almeno 24 mesi.

Tali incentivi non possono essere concessi se l'assunzione costituisce attuazione di un obbligo preesistente; se viola il diritto di precedenza alla riassunzione di un altro lavoratore secondo le norme di legge oppure se i lavoratori neoassunti erano stati licenziati, nei sei mesi precedenti, da parte di un datore di lavoro che, al momento del licenziamento, presentava assetti proprietari sostanzialmente coincidenti con quelli del datore di lavoro che li assume oppure risulti con quest'ultimo in rapporto di collegamento o controllo.

Incentivi simili erano disciplinati dalla legge 191/2009 e spettavano, sino al 31.12.2010 alle aziende che assumevano lavoratori con più di 50 anni disoccupati e titolari di indennità di disoccupazione, o lavoratori con almeno 35 anni di anzianità contributiva o lavoratori di ogni età, disoccupati e titolari di indennità di disoccupazione. Questi incentivi, inizialmente previsti per l'anno 2010, sono stati prorogati per il 2011 e il 2012 dalle successive leggi finanziarie (rispettivamente legge n. 220/2010 e legge n. 183/2011).

Gli sgravi della legge 407/1990 - In generale inoltre l'articolo 8 della legge 407/1990 prevede nei confronti dei datori di lavoro che assumono alle loro dipendenze, con contratti di lavoro a tempo indeterminato, lavoratori disoccupati che si trovino in tale stato da almeno 24 mesi, uno sgravio contributivo del 50% per un periodo di 36 mesi (lo sgravio arriva al 100% se le assunzioni vengono effettuate da imprese operanti nel Mezzogiorno d'Italia ovvero da imprese artigiane ovunque localizzate. Tali agevolazioni non possono trovare applicazione per sostituire lavoratori licenziati dalla stessa impresa per giustificato motivo oggettivo o per riduzione di personale ovvero per lavoratori sospesi.

Zedde

Lavoro

Blocco salari statali, Poletti: facciamo i conti con realta'

Redazione Sabato, 06 Settembre 2014

"Noi stiamo lavorando in un contesto difficile perche' veniamo da otto ormai di crisi. Siccome dobbiamo governare l'Italia e fare i conti con questa realta', dovremo fare i conti con questa situazione". Kamsin Lo ha detto il ministro del lavoro Giuliano Poletti, a margine di un dibattito alla Festa dell'Unita' a Firenze, ai giornalisti che gli chiedevano un commento alle parole del segretario generale della Cgil sul blocco dei salari degli statali.

"Abbiamo un contesto intorno che anziche' diventare un traino che ti aiuta ad avere spazio per l'economia, entra in difficolta' a sua volta, e naturalmente ci cambia i numeri - ha spiegato Poletti - i calcoli che avevamo fatto erano in una previsione di andamento del Pil positivo per lo 0,8%. Oggi siamo ad una previsione che tende ad essere nettamente piu' bassa, perche' abbiamo visto cos'e' successo nei primi mesi di quest'anno - ha aggiunto Poletti - nel secondo e nel terzo trimestre. Peraltro bisogna anche guardarci intorno: quello che sta succedendo tra Russia e Ucraina non era ovviamente nelle previsioni, i problemi e le turbolenze che abbiamo da altre parti non c'erano. La Germania - ha concluso Poletti - ha rallentato, basterebbe pensare che i dati sulle previsioni europee sono stati abbassati dall'Ocse e dalla Bce.

Zedde

Altro...

Industria: Renzi incontra presidente JSW Steel

Redazione Sabato, 06 Settembre 2014
- Cardiff (Galles), 6 set. - Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, stando a quanto si apprende, ha incontrato questa mattina presso la Prefettura di Firenze, Sajian Jindal, presidente di JSW Steel, il gigante indiano dell'acciaio. Al centro del colloquio il tema delle politiche industriali e degli investimenti in Italia nel settore della siderurgia. Insieme al ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, il premier sta seguendo con grande attenzione il rilancio della siderurgia italiana, con particolare riferimento a Taranto, Piombino e Terni. Renzi si e' poi trasferito a Gussago, in provincia di Brescia, per la cerimonia di inaugurazione di una nuova fabbrica del gruppo Bonomi. All'ingresso e' stato salutato dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi e dalle autorita', e ha scambiato due battute con i poliziotti della scorta: "salutiamo la polizia - ha detto - non e' un periodo buono per loro". .

Riforme: Grasso, non possiamo permetterci ritardi

Redazione Sabato, 06 Settembre 2014
- Cernobbio, 6 set. - Il presidente del Senato, Pietro Grasso, invita ad accelerare sul percorso delle riforme avviate dall'esecutivo Renzi. "Nelle prossime settimane - ha detto Grasso aprendo la seconda giornata del forum Ambrosetti - il Senato dovra' occuparsi di due riforme strutturali di grande importanza per consentire al Paese di tornare a crescere: la riforma del mercato del lavoro e quella della pubblica amministrazione. Su questi temi, che incideranno direttamente sulle prospettive economiche dell'Italia, non possiamo permetterci ulteriori ritardi". Per Grasso "parallelamente dovra' proseguire il cammino della legge elettorale gia' approvata alla Camera ma sulla quale si prospettano interventi migliorativi". "Posso dire che sono convinto che nel nostro Paese occorra una trasformazione profonda, direi genetica e culturale nella gestione della cosa pubblica", ha affermato Grasso, premettendo che "naturalmente non posso fornire opinioni su diversi provvedimenti che il governo sta programmando per la riforma del mercato del lavoro, della giustizia civile, della spesa e del patrimonio pubblici". Per Grasso "dobbiamo sapere ascoltare con piu' attenzione la voce dell'economia reale, dell'associazionismo imprenditoriale e dei sindacati, di coloro che producono ricchezza per il futuro del Paese. Dobbiamo imparare ad adottare i modelli di efficienza e professionalita' che produce il settore privato piu' competitivo". "Un politica di austerita' ad ogni costo non e' piu' sostenibile", ha detto ancora il presidente del Senato. Per Grasso, infatti, "la caduta del Pil e della domanda interna impone come indifferibile una svolta drastica in direzione della crescita". In Europa "serve un salto di qualita': procedere sulla via dell'integrazione per acquisire una maggiore autorevolezza politica ma anche maggiore capacita' di attrarre capitali, risorse tecnologiche e umane, capaci di stimolare e sostenere la ripresa, l'occupazione e l'innovazione", ha concluso il presidente del Senato. .

Pensioni, così la distinzione tra comparto pubblico e settore privato

Sergey Sabato, 06 Settembre 2014
Una Circolare dell'Inps del 2004 chiarisce i confini tra comparto pubblico e settore privato. A quest'ultimo appartengono i dipendenti delle aziende di stato ormai privatizzate come Poste Italiane e Ferrovie dello Stato. 

Kamsin Bisogna risalire alla Circolare Inps 149/2004 per trovare alcuni punti fermi per distinguere i lavoratori del comparto pubblico da quello privato. Una distinzione molto importante (ma complessa da sbrogliare) in passato, soprattutto per le lavoratrici, perchè garantiva al settore privato l'ingresso alla pensione di vecchiaia con diversi anni di anticipo rispetto al comparto pubblico.

La tematica è ancora oggi attuale dato che le lavoratrici del settore privato accedono alla pensione di vecchiaia con 63 anni e 9 mesi mentre le colleghe del comparto pubblico vanno in pensione non prima dei 66 anni e 3 mesi. Una differenza però che nei prossimi anni è destinata a scomparire. Con la Riforma Fornero dal 2018, infatti, i requisiti anagrafici di accesso alla pensione di vecchiaia saranno pienamente armonizzati. Come dire che la distinzione tra settore privato e pubblico sarà ormai un vecchio ricordo, almeno sotto il profilo della maturazione del diritto previdenziale: per tutte saranno necessari 66 anni e 7 mesi di età. 

La distinzione tra comparto privato e pubblico rileva anche per l'applicazione del beneficio della pensione anticipata in deroga a 64 anni (articolo 24, comma 15-bis del Dl 201/2011) dato che questo è attivabile solo dai lavoratori del settore privato.

La Circolare citata ha dovuto precisare i contorni dell'erogazione dell’incentivo al posticipo del pensionamento di cui all’articolo 1, comma 12, legge 23 agosto 2004, n. 243, bonus erogabile solo ai lavoratori del settore privato. Per distinguere i lavoratori del settore privato da quelli del pubblico impiego il provvedimento ha rimandato all'articolo 1, comma 2 del Dlgs 165/2001 secondo il quale, com'è noto, sono classificabili come amministrazioni pubbliche: le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli Istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative; le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo; istituzioni universitarie; le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità Montane e loro consorzi e associazioni; gli IACP; le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni; tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali;  le amministrazioni, le aziende e gli enti del servizio sanitario nazionale;  l’ARAN;  le Agenzie di cui al d.lgs. 30 luglio 1999, n. 300.

Si tratta di una classificazione valida che tuttavia non tiene conto degli enti pubblici ormai privatizzati e trasformati in società di capitali (ancorchè controllati dallo Stato) nel corso degli anni '90. I dipendenti di tali enti infatti sono ormai annoverabili tra i lavoratori del settore privato e non piu' del comparto pubblico. Così ad esempio sono del settore privato i lavoratori di Cassa depositi e prestiti, dell’ANAS, dell’Ente nazionale di assistenza al volo (ENAV), delle Ferrovie dello Stato, delle Poste Italiane.

Le istituzioni scolastiche ed universitarie restano ad appannaggio esclusivo del comparto pubblico con l'eccezione delle università private (come ad esempio la LUISS, Università Cattolica del Sacro Cuore, Bocconi di Milano,) che rientrano nell’ambito del settore privato. Nel settore pubblico invece vanno ricomprese i dipendenti della Banca d’Italia, l’Ufficio Italiano Cambi e le Autorità Indipendenti, gli Istituti autonomi case popolari (con l'eccezione però delle IACP trasformate, in base alle diverse leggi regionali, in enti pubblici economici es. ATER, ATEF). 

I dipendenti delle amministrazioni, aziende ed enti del servizio sanitario nazionale sono nel comparto pubblico così come i dipendenti dell’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN), quelli delle varie agenzie governative e fiscali (tra cui ad esempio le agenzie del demanio, delle dogane, delle entrate e del territorio), i lavoratori delle Camere di Commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, nonchè quelli delle Autorità indipendenti (es. CONSOB, ISVAP, Autorità del garante della concorrenza e del mercato).

L'altra distinzione fondamentale è tra dipendenti di enti pubblici non economici e economici. Se i primi,  come ad esempio Inps, Inpdap, e gli ordini e collegi professionali, sono da ricomprendere senza dubbio nel comparto del pubblico impiego rientrano, invece, nel settore privato tutti gli altri, come ad esempio le aziende speciali, le municipalizzate, i consorzi di bonifica, e tutti gli enti che, per effetto della definizione della privatizzazione, sono stati successivamente trasformati in società di capitali (si pensi ad Eur Spa, la Rai, Fiera di Roma ecc...).

Zedde

Blocco salari PA: Renzi a sindacati polizia, toni inaccettabili

Redazione Venerdì, 05 Settembre 2014
- Roma, 5 set. - "Se il tono e' quello del confronto, porte aperte", se invece "si pensa di poter mettere in atto qualcosa che abbia il vago sapore del ricatto, prego accomodatevi". Matteo Renzi, a margine del summit Nato a Newport, risponde cosi' al "cartello" di sindacati di polizia e Cocer interforze che ieri ha annunciato uno sciopero generale contro il blocco delle retribuzioni. "Trovo che certi toni siano del tutto inaccettabili - ha ribadito il premier - e credo facciano del male a chi, per 1.200 euro al mese e' sulle strade a pattugliare. Trovo che sia tutto legittimo, che sia naturale discutere, che ciascuno abbia le sue ragioni. Ma lo sforzo deve andare nella direzione di chi il lavoro non ce l'ha e non di chi e' garantito nel proprio lavoro". "Spazi per una soluzione" della vertenza, ha ammesso, ce ne sono, "la discussione era aperta, non so se lo sia ancora". In mattinata, intervenendo alla presentazione del bilancio dell'esodo estivo, anche il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, aveva parlato di "richieste legittime", espresse pero' "in toni e modi francamente eccessivi". "La sicurezza - ha spiegato il ministro - e' una priorita' assoluta di questo governo e di questo ministero. Agli operatori di polizia e' riconosciuta una specificita' e noi lavoreremo perche' sia assicurata: abbiamo lavorato e stiamo lavorando non per il rinnovo del contratto, che non era richiesto, ma per l'eliminazione dei tetti salariali. E' un obiettivo che spero non venga complicato dai toni eccessivi usati nel comunicato di ieri". "Incontreremo i rappresentanti sindacali dei lavoratori di polizia - ha promesso Alfano - sono convinto che ci siano tutte le condizioni per risolvere con serenita' la questione, se la serenita' ci sara' da parte di tutti". E l'impegno del governo "alla ricerca di una soluzione che riconosca la specificita' e il valore di chi quotidianamente assicura la difesa e la sicurezza degli italiani" e' stato garantito anche dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti, pur non accettando "i toni e le parole fuori luogo usati in questi giorni dagli organi di rappresentanza militare e di polizia". Puntuale, nel pomeriggio, e' arrivata la replica dei promotori dell'agitazione. "In attesa di segnali concreti - e' la premessa - rimaniamo fermi sulle posizioni espresse ieri". E comunque, "le giuste rivendicazioni non sono ricatti. Prendiamo atto con favore della disponibilita' del premier a un incontro, forti della sensatezza delle nostre rivendicazioni siamo fiduciosi che l'intelligenza e il buon senso porteranno a soluzioni adeguate". "Non chiediamo aumenti - ripetono per l'ennesima volta - ma solo il giusto": in ballo non c'e' un rinnovo contrattuale, ma "la rimozione del tetto salariale, quell'infernale meccanismo per cui ciascuno non puo' guadagnare piu' di quanto guadagnava nel 2010". Lo sciopero e' inevitabilmente anche occasione di scontro politico. "Invito Alfano a fare il ministro dell'Interno e a tutelare, come avevo fatto io, le forze dell'ordine la cui specificita' va salvaguardata", ha detto il governatore della Lombardia ed ex titolare del Viminale, Roberto Maroni, mentre Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, ha sollecitato Renzi ad "ascoltare il comparto sicurezza per trovare una soluzione positiva rispetto alle risorse necessarie per un segmento cosi' delicato nella vita del Paese". Per Nichi Vendola, leader di Sel, lo sciopero "e' il segnale di un disagio che coinvolge tanta parte delle classi medie e medio basse" mentre per Matteo Salvini, segretario della Lega nord, la priorita' del governo e' si' la sicurezza, ma "quella dei delinquenti". E se Stefano Fassina si conferma 'voce contro' nel Pd ("le richieste degli statali e degli operatori del comparto sicurezza non sono ricatti: non e' stato utile fare promesse e poi brutali marce indietro"), il leader della Fiom, Maurizio Landini, profetizza: "I poliziotti hanno tutte le ragioni per fare questa protesta. Ma se si andra' avanti cosi' non saranno gli unici, sciopereranno anche i metalmeccanici". .

Sblocca Italia, meno adempimenti per le ristrutturazioni edilizie

Bernardo Diaz Venerdì, 05 Settembre 2014
Per i lavori con variazione del carico urbanistico non ci vorrà alcun permesso a costruire e non si pagheranno oneri di urbanizzazione. Il mutamento di destinazione d'uso all'interno della stessa categoria funzionale sarà sempre consentito.

Kamsin Anche i lavori che comportano la variazione del carico urbanistico di un immobile potranno essere considerati normali opere di manutenzione straordinaria, purché l'originaria destinazione d'uso venga mantenuta. E dunque non servirà piu' alcun permesso a costruire da parte dell'ufficio tecnico del comune o dello sportello unico dell'edilizia. Sono queste alcune delle principali novità contenute nel decreto Sblocca Italia di cui si attende la conferma con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Si tratta di una novità significativa che riguarda gli interventi con cui una singola unità immobiliare viene frazionata, o al contrario quelli finalizzati all’accorpamento di due o più abitazioni in uno, operazioni spesso legate alla mutazione delle esigenze delle famiglie. Quando il decreto legge sarà entrato in vigore questi lavori saranno considerati in tutta Italia come manutenzione straordinaria e quindi dovrebbero essere soggetti solo alla comunicazione di inizio lavori. Attualmente invece, anche se le norme e le prassi variano a seconda della Regione, sono richieste procedure più complesse (Scia o Dia). Questo perché formalmente - anche se magari gli interventi di modifica sono limitati - si tratta di ristrutturazioni, che comportano generalmente il pagamento di oneri perché aumenta il cosiddetto carico urbanistico.

La nuova norma inserita nel decreto prevede invece che si tratti sempre di manutenzione straordinaria anche se c’è variazione del carico urbanistico, purché si mantenga l’originaria destinazione d’uso.  Infatti oltre ai lavori oggi previsti dal Testo unico dell'edilizia (art. 3, comma 1 lettera b, del dpr 380/2001), che non danno alcuna possibilità di alterare i volumi e le superfici delle singole unità immobiliari, saranno considerati attività di manutenzione straordinaria anche "gli interventi consistenti in frazionamento o accorpamento delle unità immobiliari, con esecuzione delle opere anche se comportano la variazione del carico urbanistico". E, in seconda battuta, non si pagherà il contributo di costruzione, né alcun altro relativo onere di urbanizzazione salvo che la regione non preveda specifica norma in proposito.

Un altro cambiamento significativo riguarda le varianti in caso di lavori che richiedono il permesso di costruire. Non sarà più necessario acquisire il permesso per gli interventi di ristrutturazione edilizia che comportino aumento di unità immobiliari. Se queste non configurano una variazione essenziale sarà sufficiente una denuncia di inizio attività con attestazione del professionista. A condizione che vengano rispettate le prescrizioni urbanistico-edilizie e ci siano le autorizzazioni previste dalle norme paesaggistiche, ambientali ed archeologiche.

Da segnalare anche la rivisitazione del concetto di mutamento d’uso urbanisticamente rilevante. In particolare, sarà considerata «urbanisticamente rilevante» in termini di destinazione d'uso ogni forma di utilizzo dell'immobile o di un'unità immobiliare, anche se non accompagnata dall’esecuzione di opere edilizie, che comporti un cambio di categoria funzionale tra le quattro elencate: residenziale e turistico-ricettiva; produttiva e direzionale; commerciale; rurale. In merito infatti il Dl prevede che, salvo diverse disposizioni regionali, «il mutamento di destinazione d'uso all'interno della stessa categoria funzionale è sempre consentito». E avverte che, per destinazione d'uso, bisogna considerare, quella prevalente in termini di superficie utile».

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