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730 precompilato, i rimborsi e i pagamenti seguono la via ordinaria
Le modalità di rimborso o i pagamenti della somme risultanti dal prospetto di liquidazione del modello 730 precompilato saranno le stesse del 730 ordinario.
Kamsin L'operazione sul modello 730 precompilato è partita, tutto sommato senza intoppi. Secondo stime della stessa Agenzia delle Entrate sono stati oltre 150 mila, nella sola prima giornata, i contribuenti che si sono collegati al sito dedicato per scaricare o comunque consultare la propria dichiarazione. La procedura entrerà nel vivo però solo dal 1° maggio, quando sarà possibile inviare la dichiarazione così come è arrivata oppure modificarla per correggere alcuni dati e/o inserirne altri non presenti nel modello elaborato dalle Entrate.
L'altro giorno il direttore dell'Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi, ha indicato che circa 2 milioni e mezzo di persone, forse di più, accetteranno la dichiarazione così com'è proprio per evitare l'attivazione dei controlli documentali da parte dell'amministrazione fiscale e chiudere la partita con il fisco. Tuttavia quest'anno di motivi per integrare e correggere ce ne sono parecchi: da una parte pesa l'assenza delle spese mediche, normalmente portate in detrazione da quasi la metà della platea complessiva di lavoratori dipendenti e pensionati (compresi quelli che presentano un altro tipo di dichiarazione); dall'altro chi ha una solo reddito e nessuna particolare situazione da segnalare al fisco già oggi usufruisce dell'esonero dalla dichiarazione e con tutta probabilità continuerà a farlo.
Se la precompilata è una novità le modalità di rimborso o i pagamenti della somme risultanti dal prospetto di liquidazione del modello 730 precompilato saranno invece le stesse del 730 ordinario. Pertanto, a prescindere dal fatto che la dichiarazione sia stata accettata o modificata, quando emerge un credito da rimborsare la somma si otterrà direttamente dal datore di lavoro o dall'ente pensionistico a partire dal mese di luglio (per i pensionati a partire dal mese di agosto o settembre). Quando, invece, dalla dichiarazione precompilata emerge un debito, entro gli stessi termini il datore di lavoro o l'ente pensionistico effettuerà la trattenuta.
Se manca il sostituto d'imposta, il rimborso del credito sarà eseguito direttamente dall’Agenzia delle Entrate. Se il contribuente ha comunicato all'Agenzia le coordinate del conto corrente bancario o postale, la somma spettante sarà accreditata su quel conto. Se, invece, l’Agenzia delle Entrate non dispone delle coordinate del conto corrente, il rimborso è erogato con metodi diversi a seconda della somma da riscuotere. In particolare: per importi inferiori a 1.000 euro, comprensivi di interessi, il contribuente riceve un invito a presentarsi in un qualsiasi ufficio postale dove potrà riscuotere il rimborso in contanti; per importi pari o superiori a 1.000 euro, il rimborso viene eseguito con l’emissione di un vaglia della Banca d’Italia.
Qualora emerga un debito da pagare il contribuente che invia direttamente la dichiarazione potrà pagare: tramite la stessa applicazione online, indicando le coordinate del conto sul quale effettuare l’addebito oppure mediante il modello F24, che può essere stampato e che viene proposto già compilato con i dati relativi al pagamento da eseguire. Se il contribuente si è rivolto al Caf o ad un professionista potrà invece trasmettere in via telematica il modello F24 all'Agenzia delle Entrate tramite lo stesso intermediario oppure versare con il modello F24 che gli sarà consegnato dall’intermediario.
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Zedde
Pensioni, Poletti: valutiamo le misure per accorpare i pagamenti al 1° del mese
Il termine per il pagamento delle doppie pensioni potrebbe essere spostato al primo di ogni mese invece che al 10 per evitare di creare disagio nei pensionati.
Kamsin Il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, è cauto sulla possibilità di spostare al primo del mese il pagamento delle pensioni per i titolari di doppia prestazione erogate dalla previdenza pubblica già a partire dal 1° giugno. L'ipotesi, rilanciata dal presidente dell'Inps, Tito Boeri, e condivisa dai sindacati, "è presa in considerazione dal Governo ma al momento attuale, ricorda il ministro, la normativa attuale non prevede tale misura".
"Abbiamo una norma nella legge di stabilità (articolo 1, comma 302 della legge 190/2014, ndr), che reca l'accorpamento al 10 mese del pagamento delle pensioni, degli assegni, delle pensioni e delle indennità di accompagnamento erogate agli invalidi civili, nonché delle rendite vitalizie (Inail) per i titolari di piu' trattamenti dei pensionati titolari. Questa norma, che riguarda solo i titolari di doppie pensioni, però è stata congelata "per non creare danno ai pensionati" ha detto Poletti.
"E' un tema quindi che ha bisogno di un intervento normativo, vedremo anche i veicoli normativi che ci consentono di farlo, sempre che non sia possibile farlo attraverso un atto amministrativo, stiamo valutando anche questo" ha concluso Poletti.
Boeri, spero dl per assegni primo del mese da giugno - L'unificazione per l'erogazione degli assegni il primo del mese invece che il 10 (circa due milioni le persone interessate) potrebbe arrivare già a giugno. Se lo augura il presidente dell'Inps Tito Boeri sottolineando che a breve dovrebbe arrivare su questa unificazione un decreto legge. Boeri ha ricordato che al momento per chi la doppia pensione è previsto che l'erogazione sia il 10 di ogni mese. "Ma per queste famiglie dieci giorni di ritardo sono un problema serio".
"Stiamo lavorando a tappe forzate con le banche e le poste - ha spiegato Boeri nel corso di un briefing sull'operazione 'La mia pensione' - per anticipare il pagamento delle pensioni al primo del mese". Boeri ha sottolineato che l'operazione significa per l'Inps avere maggiori spese in termini di interessi ma che è in corso una trattativa per una riduzione del costo unitario dei bonifici. "E' un'operazione neutra per le banche e per lo Stato - ha detto - che va a vantaggio dei pensionati".
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Zedde
Pensioni, Poletti: nessun taglio oltre i 2mila euro al mese
Il prossimo intervento sulle pensioni che si aprirà ufficialmente da giugno, dopo le elezioni amministrative, non sarà accompagnato da tagli agli assegni superiori ai 2mila euro al mese.
Kamsin Non c'è alcun progetto per tagliare gli assegni superiori a 2mila euro al mese, quelli calcolati con il sistema retributivo. Lo ha detto ieri il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, alla Camera nel question time dove un'interrogazione sollevata da Forza Italia ha chiesto conto delle proposte di intervento, in particolare sulle pensioni di importo elevato, come aveva suggerito il presidente dell'Inps, Tito Boeri. «Per quanto concerne la riduzione delle pensioni superiori ai 2 mila euro, che è stata qui citata come una delle opzioni — ha detto Poletti — credo di poter dire in modo molto chiaro che il governo ha espresso chiaramente l'intenzione di non voler procedere in questa direzione, né all'interno della spending review né per quello che riguarda un eventuale intervento sul tema generale della previdenza».
Il neo-presidente ha infatti avviato un'operazione trasparenza tramite la pubblicazione di alcune schede sul sito dell'Inps, che prefigurano un ricalcolo delle pensioni relativamente ad alcune categorie, quasi a voler fare intendere che gli attuali trattamenti pensionistici per queste categorie di lavoratori possano essere rivisti alla luce del sistema contributivo.
Ieri alla Camera è stato presentato anche il "Bilancio del sistema previdenziale italiano" realizzato dal comitato scientifico dell'associazione Itinerari previdenziali, presieduta da Alberto Brambilla.
Il saldo tra entrate e uscite – affermano gli estensori del Rapporto – è negativo e “il disavanzo complessivo di gestione ha raggiunto nel 2013 i 25,360 miliardi (+ 22% sul 2012). Si tratta di un notevole peggioramento dei conti che ci riporta ai saldi del 1995”. Un esito attribuito innanzitutto alla riduzione dei lavoratori attivi con la conseguenza di un rallentamento delle entrate contributive a causa della crisi economica. Le gestioni che concorrono maggiormente al disavanzo complessivo sono: la gestione dei dipendenti pubblici (Inpdap), la gestione ex Ferrovie dello Stato, la gestione relativa ai lavoratori agricoli autonomi, quella degli artigiani, e in generale tutti i cosiddetti Fondi speciali confluiti con contabilità separate nel Fondo pensione dei lavoratori dipendenti.
Il saldo positivo viene garantito dai commercianti, lavoratori dello spettacolo (ex Enpals) e i lavoratori parasubordinati (Gestione separata), oltre alle Casse dei liberi professionisti (escluse Inpgi e Cipag).
Il rapporto Brambilla difende anche gli assegni già liquidati ricordando che il tasso di rendimento delle pensioni col retributivo calava notevolmente oltre la soglia di 44 mila euro di reddito e che queste pensioni sono già state penalizzate con ripetuti interventi di blocco della indicizzazione ai prezzi e con l'imposizione di contributi di solidarietà. Quindi queste prestazioni sono già state "compresse a sufficienza". Inoltre, sottolinea il rapporto, le pensioni che incorporano in proporzione la parte maggiore di importo non corrispondente a quanto versato non sono le cosiddette pensioni d'oro ma quelle integrate al minimo, quelle frutto di prepensionamenti, erogate da fondi speciali e le baby pensioni del pubblico impiego. Basti pensare che ben 8,5 milioni di pensionati (il 52,2% del totale) ricevono prestazioni «totalmente o parzialmente a carico della fiscalità generale».
Al convegno ha partecipato anche il sottosegretario all'Economia, Pierpaolo Baretta, autore con Cesare Damiano, pure presente all'incontro, della proposta di legge per la flessibilità pensionistica in uscita con penalizzazioni tra i 62 e i 66 anni (con 35 di contributi). «Ha un costo - hanno riconosciuto Baretta e Damiano - ma si può partire da lì con la riflessione sulla correzione alla riforma Fornero, sapendo che si dovrà ottenere un via libera dall'Europa».
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Zedde
Riforma Pa, restano i tre anni di transizione per i segretari comunali
La Commissione Bilancio chiede lo stralcio della possibilità per i comuni capoluogo di provincia e per i comuni con popolazione superiore a 100.000 abitanti di reclutare il dirigente apicale anche al di fuori del ruolo unico.
Kamsin Il Senato è pronto a licenziare il Ddl di riforma della pubblica amministrazione nel testo uscito dalla commissione affari costituzionali. Da ieri sono iniziate le votazioni sui primi due articoli del provvedimento, quelli sulla carta della cittadinanza digitale e sulla Conferenza dei servizi; le votazioni proseguiranno nella giornata di oggi con l'obiettivo di arrivare al primo via libera di Palazzo Madama entro il 23 Aprile. Il testo del provvedimento rimarrà pressochè immutato.
Il Governo si è detto infatti soddisfatto del lavoro espresso in Commissione anche se alcune limature al testo sono state chieste ieri dalla Bilancio. La commissione guidata da Antonio Azzollini ha infatti espresso parere positivo sul provvedimento con alcune condizioni che dovranno essere recepite dal relatore con appositi emendamenti nei prossimi giorni. In particolare salta la possibilità di reclutare i segretari comunali fuori dal ruolo unico per i comuni capoluogo di provincia e per i comuni con popolazione superiore a 100.000 abitanti. Resta però la norma transitoria che vuole far confluire gli attuali segretari comunali nel ruolo unico della dirigenza con la possibilità per tre anni di continuare a svolgere le relative funzioni.
Dovrebbe arrivare anche un dietrofront sulla previsione secondo cui anche i dirigenti delle camere di commercio sarebbero dovuti confluire nel ruolo unico della dirigenza. No anche alla previsione del superamento degli automatismi di carriera per i dirigenti. Per quanto riguarda poi l'attribuzione all'Inps delle visite mediche per malattia dei dipendenti pubblici, è stato precisato che ciò debba avvenire «previa intesa in sede di conferenza Stato-Regioni e province autonome di Trento e Bolzano per la quantificazione delle risorse finanziarie e per la definizione delle modalità di impiego del personale medico».
Arriva anche la norma che riconosceva alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di Bolzano, nel rispetto dei rispettivi statuti speciali e delle relative norme di attuazione, la potestà legislativa in materia di lavoro di tutto il proprio personale. Infine, la commissione bilancio ha osservato che il reclutamento dei dirigenti degli organi costituzionali tramite corso-concorso o concorso generale «interferisce con l'autonomia contabile e funzionale» di tali organi che si sostanzia nella «formulazione dei fabbisogni di personale, nell'individuazione delle professionalità necessarie, nella particolare procedura di trattazione delle controversie in materia di reclutamento».
Il ministro Marianna Madia ha ribadito però che dall'esecutivo non arriveranno nuovi ritocchi. Madia in Aula ha anche precisato che «il Corpo Forestale dello Stato» verrà eventualmente assorbito «in uno degli altri Corpi di Polizia», ma le funzioni di controllo rimarranno intatte sul territorio.
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Cassa Forense, piu' facile il riscatto degli anni di laurea e di praticantato
Tra le novità più rilevanti, l'opportunità di saldare le somme dovute per riscattare gli anni di studio, di pratica forense e di attività civili e militari in un arco più lungo, esteso fino a dieci anni.
Kamsin Arriva l'ultimo tassello per i nuovi criteri, per il "riscatto della laurea previsti da Cassa forense". E' stato, infatti, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il comunicato di accoglimento della delibera, risalente a dicembre 2014, da parte dei ministeri del lavoro, della giustizia e dell'economia. Nello specifico il riscatto degli anni della laurea in giurisprudenza, del servizio militare e di quello civile, nonché del periodo del praticantato potrà essere rateizzato fino a 10 anni con una riduzione dell'interesse da corrispondere dal 4% al 2,75% annuo.
Diritto che potranno esercitare gli avvocati iscritti alla Cassa in regola con le comunicazioni reddituali e col versamento dei contributi, ma pure chi è stato cancellato dalla Cassa, ma conservi il diritto alla pensione di vecchiaia, i titolari di pensione di inabilita', nonché i superstiti che possano così conseguire il diritto alla pensione indiretta.
Gli anni in tal modo «recuperati» comporteranno un aumento di anzianità di iscrizione e contribuzione pari al numero di quelli riscattati. È «un investimento per il futuro della nostra categoria, che godrà di una dilazione importante nell'attuale stagione di crisi economica, sostiene Nunzio Luciano, presidente della Cassa Nazionale Forense. Le nuove norme saranno applicabili (a richiesta dell'interessato) alle domande di riscatto già presentate, per le quali non sia, però, scaduto il termine per la corresponsione della prima rata; il tasso del 2,75% annuo non subirà variazioni, perché «sarà mantenuto per l'intero periodo della rateazione».
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Zedde
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Pensioni, il ricalcolo degli assegni penalizza solo le pensioni d'oro
L’importo della pensione non può eccedere quanto sarebbe stato erogato applicando il calcolo interamente retributivo per tutte le anzianità contributive maturate dall’assicurato.
Kamsin Ricalcolo piu' soft per gli assegni di coloro che hanno almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995. La Circolare Inps 74/2015 chiarisce, infatti, che dovrà essere messo in pagamento l'importo minore tra la cifra determinata con il sistema di calcolo vigente (cioè retributivo sino al 2011 e contributivo pro rata dal 1° gennaio 2012) e quella determinata applicando il calcolo interamente retributivo per tutte le anzianità contributive maturate dall’assicurato.
Ma l'assegno determinato con questa seconda modalità di calcolo sarà tuttavia meno penalizzante rispetto a quanto si riteneva all'indomani dell'approvazione della misura. Infatti da un lato l'Inps precisa che potranno essere valorizzate con l'aliquota di rendimento prevista con il sistema retributivo (2% e poi mano mano decrescente al crescere dell’importo della stessa retribuzione pensionabile) anche le anzianità contributive eccedenti i 40 anni di contributi (superando il concetto di massima anzianità contributiva); dall'altro l'istituto indica che possono essere valorizzati tutti i periodi lavorativi accreditati compresi quelli eventualmente maturati dalla data di conseguimento del diritto a quella di effettiva corresponsione della pensione.
Insomma per confrontare l'importo dell'assegno in essere si utilizzerà un calcolo retributivo diverso da quello in vigore fino al 31 dicembre 2011 e piu' favorevole potendosi derogare al limite massimo di anzianità contributiva valorizzabile. Rimarranno invece inalterati i criteri per la determinazione della retribuzione pensionabile e delle aliquote di rendimento per la generalità dei lavoratori che com'è noto decrescono al crescere dell’importo della stessa retribuzione pensionabile.
L'Inps, come indicato, metterà in pagamento l’importo minore determinato dal raffronto fra i due sistemi di calcolo.
Gli effetti - I lavoratori maggiormente colpiti dall'innovazione, cioè quelli per i quali l'importo del trattamento determinato attraverso il secondo sistema di calcolo è inferiore a quello attualmente vigente, sono coloro che cessano con un'anzianità anagrafica superiore all'età prevista per la pensione di vecchiaia (cioè oltre i 66 anni e 3 mesi) e con retribuzioni medie superiori a circa 46mila euro annui, cioè superiori al tetto pensionabile vigente nel sistema retributivo.
Costoro, infatti, non avendo nessun massimale sulle retribuzioni, riescono a valorizzare, con il sistema contributivo, l'intera cifra sulla terza quota di pensione (quota C) ottenendo, quindi una prestazione superiore a quella determinata con il secondo sistema di calcolo grazie anche all'attivazione di coefficienti di trasformazione piu' succulenti perchè calcolati sino al 70° anno di età.
Il perimetro di applicazione del taglio risulta quindi interessare potenzialmente soprattutto i professori universitari, i dirigenti, i medici, i magistrati e alti funzionari delle forze militari o dello stato (i cd. grand commis) che com'è noto possono restare in servizio sino a 70-75 anni sfruttando retribuzioni medie lorde ben superiori ai 100mila euro; mentre non dovrebbero sussistere effetti negativi per i lavoratori con retribuzioni medio-basse che magari si trattengono oltre il 40° anno di versamenti sul posto di lavoro. Cio' in virtu' proprio del superamento del concetto di massima anzianità contributiva che, altrimenti, avrebbe costituito un ulteriore limite alla crescita degli assegni nel sistema retributivo determinando la spiacevole conseguenza di travolgere anche gli assegni di importi bassi.
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Riforma Pensioni, Damiano: si fa sempre piu' strada l'ipotesi flessibilità in uscita
L’idea di introdurre un criterio di flessibilita’ nel sistema pensionistico si fa sempre piu’ strada: oltre a Poletti e Boeri abbiamo le dichiarazioni di Gutgeld, consigliere economico di Renzi, e dell’ex ministro Fornero, che hanno sostenuto che si puo’ ‘rendere l’eta’ pensionabile piu’ flessibile, a condizione che chi si ritira prima prenda di meno’”. Kamsin Lo dichiara in una nota Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera. “Sul merito – prosegue – possiamo avere delle differenze, ma non c’e’ dubbio che l’idea della flessibilita’ e’ quella giusta. In Commissione lavoro della Camera è ripresa la discussione sulle correzioni al sistema pensionistico e decideremo di avere in audizione, accanto alle parti sociali, anche il ministro del Lavoro ed il Presidente dell’INPS”.
“Sul tavolo – prosegue Damiano – c’e’ la proposta del PD: poter scegliere di andare in pensione a partire dai 62 anni con 35 anni di contributi e con una penalizzazione massima dell’8%. Il Governo si confronti e non si fermi di fronte a due prevedibili ostacoli: il primo, e’ quello delle risorse che, a nostro avviso, possono essere stornate dalla montagna di risparmi miliardari che registriamo dal 2012, ben oltre le previsioni della stessa Ragioneria. Il secondo, e’ l’ostilita’ della Unione Europea che pretende sempre di dettare legge quando si tratta di pensioni (da tagliare) e di licenziamenti (da rendere piu’ facili), alla quale va detto con chiarezza che le correzioni che noi proponiamo non mettono in discussione l’impianto della “riforma”. Si tratta, invece, di un intervento di giustizia sociale che puo’ aprire, con l’incremento del turnover, l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro” conclude il deputato PD.
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Zedde
730 precompilato, da oggi il modello è online. Ecco le sei cose da sapere
Pensionati e lavoratori dipendenti potranno accedere al nuovo modello a partire dal 15 aprile e, per restituirlo, avranno tempo dal 1° maggio al 7 luglio.
Kamsin E' partita oggi la corsa alla dichiarazione dei redditi precompilata, una delle piu' grandi novità in materia fiscale degli ultimi anni. Diversi milioni di contribuenti in tutta Italia, soprattutto pensionati e lavoratori dipendenti, si troveranno davanti, dal 15 Aprile e sino al 7 Luglio, il modello precompilato spedito dalle Entrate. Vediamo dunque di riassumere brevemente cosa bisogna sapere per avvicinarsi alla scadenza.
I destinatari. Potranno da oggi accedere al modello precompilato non tutti i contribuenti ma solo coloro per i quali i sostituti d'imposta hanno trasmesso all'Agenzia, nei termini, la Certificazione Unica. Inoltre, per poter ricevere la dichiarazione precompilata, bisogna aver presentato, per l'anno d'imposta 2013, il modello 730, il modello Unico persone fisiche o il modello Unico Mini. La dichiarazione viene predisposta anche per coloro che per l’anno 2013 hanno presentato, oltre al modello 730, anche i quadri RM, RT, RW del modello Unico.
Gli esclusi. Nessuna dichiarazione precompilata invece se per il periodo d’imposta precedente il contribuente ha presentato dichiarazione integrativa o correttiva per la quale è ancora in corso l’attività di liquidazione da parte dell’Agenzia delle Entrate. Parimenti sono esclusi i contribuenti non in possesso dei requisiti per la presentazione del modello 730 o che non possono presentarlo personalmente (si pensi ad esempio ai contribuenti con partita Iva tranne però i produttori agricoli in regime di esonero; alle persone decedute, legalmente incapaci, o non maggiorenni). Sono esclusi anche coloro che possiedono altri redditi che non si possono dichiarare con il modello 730 (per esempio, redditi d’impresa): in tal caso bisogna utilizzare il modello Unico.
Le modalità. Il 730 non arriverà a casa, come si era pensato all'inizio, ma viaggerà su canali esclusivamente digitali. Bisognerà andare sul sito internet dell'Agenzia delle Entrate. Per accedere al modello servirà un codice pin per i servizi telematici. Lo si potrà chiedere on line, per telefono o presso gli uffici dell'amministrazione fiscale. In alternativa, ci si potrà servire del pin Inps o della Carta nazionale dei servizi, la smart card per comunicare in digitale con la Pa. La procedura non andrà necessariamente gestita in prima persona: si potrà anche delegare un Caf o un professionista, come il proprio commercialista.
La presentazione diretta. Una volta scaricato il modello il contribuente dovrà decidere se accettare la dichiarazione così come arriverà dall'Agenzia delle Entrate e oppure chiedere modifiche e integrazioni con il rischio di attivare controlli successivi. Dopo aver verificato la correttezza e la completezza dei dati presenti nel 730 precompilato, si può decidere di accettarlo e inviarlo (tra il 1° maggio ed il 7 luglio) senza alcuna modifica ovvero di modificarlo o integrarlo, ad esempio, per aggiungere un reddito non presente o le spese mediche pagate nel 2014, non presenti nel 730/2015. Nel primo caso si chiuderà definitivamente la partita con il fisco.
In caso di variazioni, il sito delle Entrate elaborerà un nuovo 730, con una nuova liquidazione, e il contribuente lo invierà, sempre dallo stesso sito internet. Ma in tal caso il contribuente non eviterà l'attivazione dei controlli: l’Agenzia eseguirà infatti il controllo formale su tutti gli oneri indicati, compresi quelli trasmessi dagli enti esterni (banche, assicurazioni ed enti previdenziali).
Una dichiarazione integrativa in caso di errori. Come per il modello 730 ordinario, anche il modello precompilato può essere corretto presentando una dichiarazione integrativa. Se il contribuente riscontra errori o si accorge di non aver indicato tutti gli elementi in dichiarazione, può presentare un modello 730 integrativo “a favore” (maggior credito o minor debito) rivolgendosi a un Caf o a un professionista abilitato, anche se ha presentato direttamente il modello 730 precompilato o tramite sostituto d’imposta.
Il modello 730 integrativo non può essere presentato direttamente all’Agenzia delle Entrate dal contribuente, salvo il caso in cui sia necessario modificare i dati del sostituto, o indicarne l’assenza, se l’Agenzia non è riuscita a comunicare il risultato contabile al sostituto d’imposta. In alternativa il contribuente può presentare un modello Unico correttivo nei termini o integrativo.
Presentazione tramite Caf o professionista abilitato. In alternativa il contribuente potrà rivolgersi ad un consulente per l'invio del 730 precompilato, con o senza modifiche, pagando un onere aggiuntivo per il servizio. In tal caso eventuali richieste di pagamento che derivano dal controllo documentale saranno inviate direttamente al Caf o al professionista e non al contribuente. Questi ultimi, infatti, sono tenuti al pagamento di un importo pari alla somma di imposta, sanzioni e interessi che sarebbero stati richiesti al contribuente a seguito del controllo, salvo i casi di condotta dolosa di quest’ultimo.
La dichiarazione precompilata è tuttavia facoltativa. I contribuenti possono comunque continuare ad utilizzare il modello 730 ordinario oppure il modello Unico.
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Esodati, Poletti: le risorse non utilizzate serviranno per una settima salvaguardia
Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha aperto alla possibilità di estendere le attuali salvaguardie in favore degli esodati ma solo in esito al monitoraggio avviato dal Senato e dall'Inps.
Kamsin I fondi destinati alle salvaguardie rimarranno a disposizione per ulteriori interventi in favore dei cd. lavoratori esodati. Lo ha dichiarato oggi pomeriggio il ministro del Lavoro del Lavoro, Giuliano Poletti, nel corso del question time alla Camera dei Deputati.
"Rispetteremo gli impegni assunti" ha detto il Ministro "ma prima dobbiamo attendere l'esito del monitoraggio avviato dall'Inps e dalla Commissione Lavoro di Palazzo Madama volto a censire il numero esatto dei lavoratori che hanno perso il lavoro entro il 2011; "alla conclusione del monitoraggio, confermiamo la nostra intenzione di mantenere utilizzate le risorse che sono all'interno del Fondo Esodati per affrontare quella parte di problemi che siano ancora eventualmente irrisolti" ha detto il ministro. Si potranno quindi utilizzare "le risorse date – prima di aprire un tema riguardante quali altre eventuali risorse possano essere necessarie per un intervento – come è stato fatto l'anno precedente" in occasione della sesta salvaguardia.
Il Titolare di Via Veneto ha ribadito comunque che il Governo sta studiando un apposito strumento per accompagnare alla pensione tutti coloro che hanno perso il lavoro anche successivamente al 2011 e che, pertanto, non possono essere destinatari della normativa sulla salvaguardia pensionistica neanche in caso di una sua estensione. "L'altro punto su cui stiamo lavorando è una verifica della possibilità di intervenire nei confronti di quei cittadini che, vicini al pensionamento, perdono il lavoro e non raggiungono la maturazione dei requisiti, nonostante gli ammortizzatori sociali. Quindi, con questi due interventi, pensiamo di essere in grado di affrontare il tema che qui ci è stato proposto" ha detto Poletti.
Gnecchi: estendere di un anno le tutele. Secondo l'Onorevole Gnecchi (Pd) "risulta particolarmente urgente spostare di un anno, dal 6 gennaio 2016 al 6 gennaio 2017, i termini di decorrenza per fruire delle tutele previste dalla legge 147/2014" e come sia necessario ricomprendere anche i lavoratori edili e coloro che non hanno potuto siglare un accordo con il datore di lavoro per via del fallimento della stessa azienda. "Si tratta di situazioni che generano una profonda iniquità di trattamento" ha ricordato la Gnecchi.
Sempre sul tema degli esodati Poletti ha ricordato che, a seguito di una istruttoria avviata dal Ministero del Lavoro, i lavoratori agricoli a tempo determinato potranno comunque partecipare alla sesta salvaguardia: "la direzione generale per le politiche previdenziali e assicurative ha ritenuto plausibile estendere a questi lavoratori questo beneficio. Quindi, si sta lavorando con le direzioni interregionali per mettere in atto ogni azione volta a riconsiderare le domande presentate dagli interessati nei termini previsti e a predisporre tutti i necessari adempimenti".
Poletti apre sulla rivisitazione del regime sperimentale delle lavoratrici. Qualche spiraglio anche sull'opzione donna, un'altra questione sollevata dagli onorevoli interroganti durante il question time: "l'INPS sta raccogliendo le domande (di coloro che maturano i requisiti nel corso del 2015, ndr) e sta monitorando la situazione che di fatto si sta producendo, nella volontà di affrontare questo tema e verificare se, a fronte delle domande che vengono presentate, si possano produrre le condizioni per risolvere questo nodo, che, come è noto, è pendente da un po’ di tempo" ha detto Poletti.
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Pensioni, Parla l'ex ministro Fornero: ok a flessibilità ma solo con un taglio agli assegni
L'ex Ministro del Lavoro autrice della Riforma del 2011 replica al neo Presidente dell'Inps Tito Boeri. "Nella previdenza pubblica le regole sono già armonizzate: tutti gli assegni sono calcolati con il sistema contributivo".
Kamsin «Le regole sono già omogenee e non c'è bisogno di cambiarle. Invece che redditi minimi sarebbe meglio creare occupazione. E spiegare con quali risorse vogliamo rendere più flessibile l'età del pensionamento». Lo dice oggi Elsa Fornero, ministro del Lavoro col governo Monti dal 2011 al 2013, in una replica alle proposte fatte ieri a Repubblica dal presidente dell'Inps Tito Boeri. E rivendica alle proprie leggi, sia pure "approvate nell'emergenza", la maggior parte dei meriti di riforma delle pensioni che non hanno bisogno di ulteriori stravolgimenti.
«Correggere le riforme — ricorda l'ex-ministro — è comunque sempre più facile che farle». Non è necessario procedere ad una armonizzazione delle pensioni dato che "ormai tutte le pensioni, fatte salve pochissime eccezioni che in Italia ci sono sempre, sono contributive. Perfino quella dei parlamentari, sulla base di una mia richiesta. Bisognerebbe continuare a monitorare la situazione di chi, avendo avuto una carriera lavorativa discontinua, con disoccupazione e assenze per assistere figli, anziani o disabili, ora può essere eccessivamente penalizzato dal sistema, e fare nel caso qualche eccezione in loro favore, anziché in favore dei più ricchi come era sempre avvenuto prima. Fino ad accertarsi che le misure siano quelle giuste».
La Fornero si dice invece contraria all'ipotesi di introdurre un reddito minimo per gli ultra 55enni senza lavoro: «Anche in questo caso, non sono del tutto d'accordo. In questo paese, che si è esposto molto sul fronte dei debiti, non si riesce a creare occupazione né per i giovani né per gli anziani. Il progetto Garanzia Giovani non ha dato i risultati sperati. A un cinquantenne che perde il lavoro cercherei innanzi tutto di dare aiuto perché possa ritrovarne uno».
Si può rendere l'accesso alla pensione piu' flessibile? «Anche io avrei voluto farlo, purtroppo non tutte le riforme possono essere fatte nello stesso momento. All'epoca delle mie leggi l'emergenza economica era strettissima, ma anche ora non mi pare che l'Italia sia rientrata in un'età dell'abbondanza. Si può rendere l'età pensionabile più flessibile, a condizione che chi si ritira prima prenda di meno. Ma comunque occorrono risorse, e di conseguenza bisogna spiegare alla comunità al posto di quali altre iniziative vengono investite queste risorse».
Nel frattempo però si registrano sempre più aziende che assumono a tempo indeterminato. Un merito del jobs act? «Non direi. Un merito semmai dello sgravio fiscale, che premia aziende che ora, a differenza di due o tre anni fa, sentono un po' meno il peso dell'incertezza e apprezzano un lavoro dal costo minore. I contratti a tutele crescenti sono entrati in vigore solo a inizio marzo, mentre la maggior parte dei dati sulla nuova occupazione sono precedenti, quando quindi l'articolo 18 era ancora quello antico. Non credo che gli imprenditori sentissero una particolare fobia per quella norma, ma semmai per altre ragioni relative a costi e prospettive ».
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