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Notizie

Fisco

Imu / Tasi 2015, I comuni alzano le aliquote sulle prime e seconde case

redazione Sabato, 25 Aprile 2015
Lo studio della Cgia di Mestre denuncia che se non si introdurrà la Local Tax il prelievo tributario sulle prime case schizzerà al 6 per mille nel 2016.

Kamsin Nel 2015 Imu e Tasi sono destinate ad aumentare: e se dal 2016 non verra' applicata la local tax, l'aliquota Tasi sulla prima casa rischia di salire al 6 per mille. E' il quadro che emerge dall'analisi dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre che ha preso in esame le delibere di approvazione delle aliquote Imu e Tasi per il 2015 dei Comuni capoluogo di provincia pubblicate sino a questo momento nel sito del Dipartimento delle Finanze.

"Il campione analizzato e' ancora molto ristretto - spiega la Cgia - Tuttavia, la tendenza appare abbastanza chiara: i Comuni, anche per l'anno in corso, hanno deciso di aumentare il peso fiscale dell'Imu e della Tasi. Fino ad ora sono poco piu' di una dozzina le amministrazioni comunali capoluogo di provincia che hanno deliberato le aliquote/detrazioni dell'Imu e della Tasi per il 2015. Ebbene, oltre la meta' dei Sindaci che hanno gia' deliberato - come quello di Arezzo, di Bologna, di Livorno, di Modena, di Potenza, di Rimini e di Treviso - ha deciso di aumentare il peso delle tasse sugli immobili. Spesso si tratta di ritocchi che interessano un numero di contribuenti relativamente modesto: tuttavia, il trend e' orientato verso un appesantimento del carico fiscale sugli immobili".

"I primi cittadini di Aosta, di Carbonia, di Pesaro e di Rovigo, invece, hanno confermato la stessa situazione del 2014 - prosegue la Cgia - Gli unici Comuni che, infine, hanno disposto di alleggerire il carico fiscale sui propri concittadini sono stati quelli di Enna e di Mantova". "A fronte di 1,5 miliardi di euro di mancati trasferimenti previsti per quest'anno - dichiara Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia - per assicurare i medesimi livelli dei servizi ai propri concittadini, la maggioranza dei Sindaci sottoposti a questa analisi ha deciso di ritoccare all'insu' le aliquote o di ridurre le detrazioni dell'Imu e/o della Tasi. E a rendere ancor piu' delicata la situazione segnalo che nel 2015 i Comuni non disporranno di 625 milioni di euro. Risorse stanziate a favore delle Amministrazioni comunali solo per il 2014 che, nelle iniziali intenzioni del legislatore, dovevano servire a ridurre il peso della Tasi sulla prima casa. Tra i tagli e il venir meno di queste preziose risorse, che nel 2014 sono servite ad abbattere il peso della Tasi sulla prima casa, per l'anno in corso mancheranno nelle casse dei Comuni oltre 2,1 miliardi di euro che, in parte, saranno coperti dai cittadini attraverso un inasprimento della tassazione sugli immobili".

"Ricordo - conclude Bortolussi - che con la Legge di Stabilita' 2015 e' stata scongiurata la possibilita', solo per l'anno in corso, di consentire ai Sindaci di aumentare l' aliquota della Tasi sulla prima casa fino al 6 per mille. Un pericolo, pero', che rischiamo di subire l'anno prossimo. Infatti, se dal 2016 non verra' applicata la local tax, la situazione si ripresentera' nuovamente".

seguifb

Zedde

Pensioni

Riforma Pensioni, Palazzo Chigi studia l'ipotesi del reddito minimo per gli ultra 55enni

rassegna stampa Sabato, 25 Aprile 2015
Non ci sarà alcun taglio sulle pensioni d'oro ma appositi strumenti per tutelare chi ha perso il posto di lavoro e non hanno i requisiti per la pensione con la Legge Fornero.

Kamsin Non ci saranno tagli delle cosiddette pensioni d'oro. Lo ha detto l'altro giorno Carlotta De Franceschi, consigliere economico del premier Matteo Renzi, durante una tavola rotonda al convegno della cassa dí previdenza dei commercialisti. Parlando dopo il presidente dell'Inps, Tito Boeri, che aveva indicato la cassa come un esempio da seguire per il contributo di solidarietà che da anni ha previsto a carico dei pensionati con l'assegno calcolato col generoso metodo retributivo, De Franceschi ha fatto capire che la linea di Palazzo Chigi è diversa.

E alla domanda se il governo interverrà sulle pensioni, ha risposto: «Apprezzo il lavoro di Tito, ma non vedo interventi sulle pensioni . Se si ragionerà sulle pensioni sarà non per togliere, ma per dare. In particolare, per i lavoratori anziani in difficoltà. Stiamo studiando varie proposte, ma come è noto bisogna rispettare gli equilibri di bilancio». Quindi, nonostante Boeri porti avanti l'«operazione trasparenza», cominciata con i dossier sui fondi speciali (volo, dirigenti d'azienda, ferrovieri, telefonici), tesa a dimostrare come le pensioni in pagamento siano molto più generose rispetto ai contributi versati e che quindi si potrebbe prevedere un prelievo di solidarietà su quelle più alte (tesi che Boeri ha sostenuto da economista), il governo si tiene alla larga da simili ipotesi, anche perché la Corte costituzionale ha più volte bocciato provvedimenti a danno dei «diritti acquisiti».

La presidenza del Consiglio e il ministro dell'Economia stanno invece lavorando su ipotesi che hanno un altro obiettivo: non quello di riequilibrare il trattamento previdenziale tra vecchi e giovani (penalizzati dal calcolo contributivo) ma quello di evitare che i lavoratori più anziani, se licenziati, non restino senza stipendio e senza pensione perché non hanno ancora raggiunto i requisiti previsti dalla riforma Fornero. Rispetto a questo problema si possono ipotizzare diversi interventi.

Reintrodurre elementi di flessibilità sull'età pensionabile a partire dai 62 anni di età, ma costa molto. Prevedere un mini-assegno anticipato per chi perde il lavoro a 2-3 anni dalla pensione, che poi lo stesso lavoratore restituirebbe a piccole rate mensili da quando comincerebbe a prendere la pensione piena. Potenziare l'Asdi, l'assegno aggiuntivo di disoccupazione per chi è vicino alla pensione e ha un basso reddito.

seguifb

Zedde

Fonte: Corriere della Sera

Pensioni

Riforma Pensioni, Ecco il testo del ddl sulla settima salvaguardia

redazione Venerdì, 24 Aprile 2015
Il disegno di legge Gnecchi numero 2958 sulla settima salvaguardia è stato depositato in Commissione Lavoro alla Camera dei Deputati.

Kamsin Pubblichiamo di seguito il ddl 2958 di cui sono firmatari gli Onorevoli Gnecchi e Damiano (Pd). Il disegno di legge intende estendere gli attuali profili di tutela della sesta salvaguardia sino al 6 gennaio 2017 ricomprendendo anche i lavoratori destinatari del trattamento speciale edile, coloro che non hanno potuto fruire della mobilità a causa del fallimento dell'impresa, i quota 96 della scuola, i lavoratori ferrovieri e lo stop alle penalizzazioni per gli assegni liquitati ante 2015.

Il ddl sarà assegnato alla Commissione Lavoro della Camera per l'avvio dell'istruttoria legislativa.

Il testo del DDl 2958

Seguifb

Zedde

 

Fisco

Riforma Pensioni 2015, i giovani autonomi chiedono la revisione della Gestione Separata

redazione Venerdì, 24 Aprile 2015
Sit-In della Coalizione 27 Febbraio davanti la sede dell'Inps. Al Presidente dell'Inps, Tito Boeri, viene chiesta una riforma della previdenza che tenga in debita considerazione le esigenze dei lavoratori autonomi.

Kamsin Riformare la previdenza dei giovani lavoratori dipendenti e dei lavoratori autonomi rivedendo le aliquote di contribuzione nella gestione separata e le regole di calcolo degli assegni contributivi qualora le prestazioni scendano sotto un determinato importo. Sono queste le parole d'ordine lanciate dal movimento dei freelance «coalizione 27 febbraio» al presidente dell'Inps Tito Boeri nel corso del sit-in che si è tenuto sotto la sede dell'istituto di previdenza pubblica a Roma. Il movimento è eterogeneo e unisce, per la prima volta, le partite Iva e i precari: tra gli altri, ci sono i freelance di Acta; la mobilitazione generale degli avvocati (Mga); gli archivisti Anai e Archim; i farmacisti Fnpi; geometri architetti, ingegneri.

Questa «coalizione» tra lavoro indipendente e dipendente chiede l'equità previdenziale attraverso correttivi solidaristici al sistema contributivo; la riduzione dell'aliquota della gestione separata Inps sui parametri europei; una «pensione minima di cittadinanza» superiore all'attuale assegno sociale; l'unificazione delle prestazioni previdenziali e l'avvio dell'unificazione delle casse previdenziali degli ordini professionali in crisi; lo sblocco delle indennità dei tirocinanti di «Garanzia giovani».

Riprendendo la battaglia della freelance di Acta Daniela Fregosi, l'estensione universale del welfare
e «un reddito di base». Perché gli indipendenti, in caso di un tumore ad esempio, sono coperti dall'Inps solo per 60 giorni. E un tumore non lo si cura in due mesi. 

Il movimento dei freelance chiede che ci siano accorgimenti anche per la forza lavoro, dai 20 ai 50 anni, che produce il 18% del Pil. Quanto alla richiesta avanzata da Boeri al governo Renzi di prevedere un «reddito minimo» per gli esodati over 55, i freelance scrivono nella lettera: «Intendiamoci, sono da tutelare ad ogni costo, ma c'è un mondo  il nostro che in questo stato di cose non accederà mai ad una pensione dignitosa, è sottoposto a una pressione fiscale insostenibile e non dispone né di welfare né diritti».

In poche righe, viene descritta la nuova questione sociale che riguarda sia la forza lavoro qualificata che tutti coloro che non hanno un contratto da dipendente. Un problema comune a molti, ma ignorato in un paese dove la precarietà viene affrontata con strumenti «residuali, familistici, lavoristi e un workfare paternalistico» sostengono gli studenti della Rete della Conoscenza. La critica alle riforme previdenziali risale alla riforma Dini del 1995: «Ha portato ad un sistema pensionistico ispirato alla logica dell'equilibrio attuariale, come si trattasse di una mera assicurazione privata  sostengono le Clap.  Oggi i contributi degli autonomi e quelli degli operaie impiegati sono la cassaforte del sistema pensionistico, servono a coprire i buchi della gestione dell'lnps».

seguifb

Zedde

Pensioni

Pensioni, Settima salvaguardia alla Camera. Ok ai Quota 96. Ecco le misure

Bernardo Diaz Venerdì, 24 Aprile 2015
Nel provvedimento ci sono 26 mila nuovi posti per gli esodati ante 2011 e si risolvono anche le questioni dei quota 96 della scuola e dei ferrovieri addetti alla condotta dei treni.

Kamsin Una salvaguardia per ulteriori 26mila lavoratori che hanno cessato l'attività lavorativa entro il 2011, la soluzione della vicenda dei cd. quota 96 della scuola, una nuova armonizzazione dei requisiti previdenziali per i lavoratori ferrovieri addetti alla condotta dei treni e fine alla penalità sugli assegni liquidati ante 2015. Sono le principali novità nel disegno di legge depositato ieri in Commissione Lavoro della Camera dei Deputati dai Dem sulla cd. settima salvaguardia (ddl 2958) che pensioniooggi.it è in grado di anticipare. Ma andiamo con ordine.

Per quanto riguarda i cd. esodati il provvedimento estende al 6 gennaio 2017 (dall'attuale 6 gennaio 2016) i termini di decorrenza delle prestazioni pensionistiche nei confronti di tutti i profili di tutela individuati nella sesta salvaguardia. Si tratta cioè dei lavoratori in mobilità, licenziati, autorizzati alla prosecuzione volontaria o in congedo per assistenza di familiari disabili, entro il mese di dicembre 2011.

Con una ripartizione che vede protagonisti gli autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione (12mila nuovi posti) e i lavoratori che hanno firmato accordi individuali o collettivi con il datore o che sono stati licenziati (6.000 posti). 2mila sono invece i posti assegnati ai lavoratori in congedo al 2011 per assistere disabili e 1.000 quelli per i lavoratori cessati con contratti a tempo determinato (tra cui vengono però espressamente ricompresi gli agricoli a tempo determinato e i somministrati con contratto a tempo determinato).

A questi si aggiungono ulteriori 3.300 posti per i lavoratori in mobilità che vedono sostanzialmente sparire il paletto della cessazione dell'attività lavorativa al 30 settembre 2012. Altri 1.700 posti vengono poi "prudenzialmente" assegnati ad un nuovo gruppo di lavoratori esclusi dalle precedenti salvaguardie. Si tratta dei lavoratori che non hanno potuto siglare accordi per la mobilità a causa del fallimento delle rispettive aziende e quelli provenienti dalle eccedenze occupazionali delle imprese del settore edile. Questi lavoratori non hanno trovato infatti posto nei sei provvedimenti di salvaguardia varati sino ad oggi dal Parlamento.

Non solo. Nel provvedimento tornano alla ribalta i quota 96 della scuola con l'indicazione che il personale scolastico che ha maturato un diritto a pensione, con le vecchie regole, entro l'anno scolastico 2011/2012 viene sostanzialmente escluso dalla Riforma Fornero. Novità anche per i ferrovieri, altro tema oggetto di un ampio dibattito presso la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati. Il disegno di legge chiede poi al Governo l'adozione di un regolamento di armonizzazione dei requisiti per l'accesso alla pensione diversi da quelli attualmente vigenti nell'AGO (a cui attualmente i ferrovieri sono ancorati) per il personale addetto alla condotta dei treni ed assimilati.

Nel progetto c'è anche la cd. depenalizzazione degli assegni liquidati prima del 2015 nei confronti dei lavoratori che sono usciti prima del compimento del 62° anno di età con una modifica sull'articolo 1, comma 113 della legge di stabilità (legge 190/2014).

I benefìci, per quanto riguarda le nuove 26mila salvaguardie, prevedono un costo di 1 miliardo e 326 milioni di euro dal 2015 al 2023. Non sono stati quantificati invece i costi per la soluzione della vicenda dei quota 96 della scuola nè per i ferrovieri dato che sarà il Governo a stabilire le modalità di intervento. Risibili i costi per la depenalizzazione degli assegni. 

seguifb

Zedde

Altro...

Pensioni, Poletti: impossibile definire il numero degli esodati con accordi individuali

redazione Venerdì, 24 Aprile 2015
Lo ha detto il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti nel corso di un'interrogazione alla Camera dei Deputati

Kamsin Il ministero del Lavoro non è in grado di definire la platea dei soggetti che hanno sottoscritto accordi di esodo individuale con le società Poste Italiane, Enel, Eni, Telecom ai fini di predisporre una settima salvaguardia previdenziale.

Con riferimento all'atto parlamentare dell'onorevole Gnecchi ed altri inerente alla salvaguardia pensionistica per i lavoratori dipendenti di ex aziende monopoliste di Stato - ha detto il Ministro - che hanno sottoscritto accordi individuali di esodo prima del 31 dicembre 2011, preliminarmente occorre evidenziare che il tema della salvaguardia riveste assoluta centralità nell'agenda del Governo che è intervenuto più volte in favore di quei lavoratori che – a seguito degli interventi introdotti con il decreto-legge n. 201 del 2011 (cosiddetto decreto Salva Italia) — si sono trovati privi di reddito e di pensione.

Com’è noto, infatti, è stata riconosciuta di recente la sesta salvaguardia (articolo 2 della legge n. 147 del 2014) in favore, tra gli altri, dei lavoratori cessati a seguito di accordo individuale di incentivo all'esodo con cessazione del rapporto di lavoro entro il 31 dicembre 2012, a condizione che la decorrenza del trattamento pensionistico sulla base della normativa previgente alla riforma Monti-Fornero si collochi entro il 6 gennaio 2016.

Per quanto concerne la richiesta contenuta nell'atto parlamentare in oggetto, faccio presente che non ci sono norme che impongono ai contraenti del rapporto di lavoro di dare comunicazione degli accordi di esodo individuali che possono essere siglati in diverse sedi e che ciò non consente al Ministero che rappresento, di definire la platea dei soggetti che hanno sottoscritto accordi di esodo individuale con le società Poste Italiane, Enel, Eni, Telecom ed altre, entro il 31 dicembre 2011 e che non risultano ancora salvaguardati.

Tanto premesso, ritengo, in conclusione, che il quadro normativo testé illustrato offra strumenti diversificati ai fini delle necessarie verifiche in materia evidenziando al riguardo l'attenzione e l'importanza che il Ministero del lavoro e delle politiche sociali attribuisce alla tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori nei luoghi di lavoro.

seguifb

Zedde

Pensioni, Damiano: riusciamo a contare quanti esodati ancora vanno salvaguardati?

redazione Venerdì, 24 Aprile 2015

Io sono molto contento dalla trasparenza dell’Inps ma spero si risolva la famosa questione non risolta: quanti sono i cosiddetti lavoratori esodati?”. Lo ricorda Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera. Kamsin “Va bene che l’Inps cerchi di fornire ai cittadini previsioni” sulle pensioni ma è la riforma Dini che ha segnato “un cambiamento epocale con il passaggio dal sistema retributivo al quello contributivo ed è questo che ha comportato un calcolo meno vantaggioso”.

Tornando sulla questione degli esodati Damiano ha ricordato che i salvaguardati finora sono circa 170 mila ma c’e’ ancora poca chiarezza sull’intera platea da salvaguardare. “Visto che si riesce a prevedere quando si andra’ in pensione – ha aggiunto – questi 170 mila salvaguardati quando ci potranno andare? Spero che questa trasparenza ci aiuti a spendere meglio i soldi, l’obiettivo e’ mandare in pensione i cosiddetti nuovi poveri”.

"Se vogliamo risolvere il problema del disagio sociale e della poverta’ cominciamo poi ad anticipare il momento della pensione. Sul come fare abbiamo gia’ presentato le nostre proposte: la prima e’ quella di consentire di andare in pensione a partire dai 62 anni di eta’ avendo 35 anni di contributi e con un massimo di penalizzazione dell’8%”.

 “In secondo luogo – spiega Damiano – occorrerebbe migliorare l’assegno pensionistico degli “incapienti”, cioe’ di coloro che arrivano al massimo ad avere 600 euro al mese, come e’ stato fatto con gli 80 euro per i lavoratori dipendenti. Infine, sono ancora d’accordo con Landini a proposito della cassa integrazione ordinaria e straordinaria da estendere  a tutti i settori se pagata dalle imprese e dai lavoratori, come accade nel settore industriale. Introdurre un reddito minimo garantito per coloro che hanno un’eta’ compresa tra i 55 ed i 65 anni, come proposto da Boeri, ci sembra un palliativo che corre il rischio di far ricadere nell’area dell’assistenza lavoratori che possono giustamente aspirare ad andare in pensione prima dei 65 anni” conclude il deputato PD.

seguifb

Zedde

Prestito vitalizio ipotecario, dalla Casa un'integrazione alla pensione

Bruno Franzoni Venerdì, 24 Aprile 2015
Il nuovo prestito ipotecario vitalizio permetterà agli over 60 che possiedono una casa di convertire parte del valore del bene in denaro contante senza rinunciare a essere proprietari dell'immobile.

Kamsin Dal prossimo 6 maggio cambierà ufficialmente volto il prestito vitalizio ipotecario: enterà infatti in vigore la legge 44/2015, approvata a marzo dal Senato, che andrà a modificare il decreto legge 203 del 30 settembre del 2005. Il nuovo istituto sarà un'alternativa alla nuda proprietà, in grado di trasformare la casa in un bancomat, così da offrire ai pensionati in difficoltà la possibilità di accedere più facilmente ai finanziamenti bancari. 

Il nuovo prestito vitalizio ipotecario. La modifica introdotta dal legislatore intende rendere il prestito vitalzio ipotecario una forma di finanziamento alternativa ai canali tradizionali, concretamente praticabile, consentendo così al proprietario di un immobile – di età superiore a 60 anni – di convertire parte del valore del bene in contanti, per soddisfare esigenze di liquidità, senza che lo stesso proprietario sia tenuto a lasciare la proprietà residenziale (che viene comunque posta a garanzia del finanziamento tramite ipoteca) e senza dover pagare alcuna rata.

La restituzione del prestito avverrà infatti, di regola, alla morte del proprietario. Entro 12 mesi dal decesso gli eredi del beneficiario potranno scegliere tra l'estinzione del debito nei confronti dalla banca, la vendita dell'immobile ipotecato oppure, in ultima ipotesi, l'affidamento della vendita alla banca mutuataria per rimborsare il credito con il pagamento degli interessi semplici. Le parti potranno, comunque, concordare modalità di rimborso graduale di interessi e spese, anziché corrisponderle contestualmente alla morte del proprietario. 

Il vantaggio rispetto alla nuda proprietà. Rispetto agli schemi della cosiddetta nuda proprietà – che hanno finalità analoghe – il prestito ipotecario vitalizio offre al mutuatario il vantaggio di non perdere la proprietà dell'immobile e, pertanto, di non precludere la possibilità per gli eredi di recuperare l'immobile dato in garanzia, lasciando a questi ultimi la scelta di rimborsare il credito della banca ed estinguere la relativa ipoteca. La quota del prestito richiedibile dipenderà però dall'età: più in là sono gli anni e più soldi offrirà la banca. La somma potrebbe arrivare al 50% dell'immobile verso i 90 anni mentre a 60 è intorno al 15-20%.

L'intenzione del legislatore è quello di smobilizzare il valore della proprietà fondiaria per rispondere al soddisfacimento di esigenze diverse da parte della clientela (esigenze di consumo che comportano spese anche rilevanti, la necessità di integrare il proprio reddito ovvero di avere immediate disponibilità economiche e l'esigenza di supportare i figli nell'acquisto della casa di abitazione, attraverso il versamento del necessario anticipo in contanti).

Questa formula era stata già introdotta nel 2005 con il Dl 203/2005 ma non aveva attecchito. A frenare erano alcune "imperfezioni" come l'età un po' troppo elevata. A far naufragare la misura fu soprattutto l'eccessivo peso finale da ripagare alla banca che in alcuni casi, una volta messi insieme gli interessi da ripagare e il valore del prestito, finiva addirittura per superare il prezzo dell'immobile. A quel punto gli eredi, non solo si trovavano senza niente, magari senza nemmeno saperlo, ma dovevano pure pagare la parte in più che ancora spettava alla banca. Un meccanismo totalmente a sfavore delle famiglie che ora è stato eliminato e che dovrebbe aiutare il decollo dell'istituto.

seguifb

Zedde

Bruno Franzoni - Ordine Nazionale Consulenti Tributaristi

Riforma Pa, Il Senato conferma l'accorpamento della Guardia Forestale

Bernardo Diaz Giovedì, 23 Aprile 2015
Il Corpo dovrebbe essere assorbito dalla Polizia di Stato ma, come specificato dall'emendamento riformulato ieri dal relatore, i forestali continueranno a mantenere le loro funzioni diventando una polizia specializzata.

Kamsin L'esame dell'Aula di Palazzo Madama conferma l'accorpamento della Guardia Forestale anche se sarà garantita l'«unitarietà delle funzioni attribuite» a questo corpo. E' quanto prevede un emendamento riformulato ieri dal Relatore, Giorgio Pagliari, all'articolo 7 del disegno di legge delega di Riforma della Pubblica Amministrazione dopo una lunga discussione con i gruppi d'opposizione.

Significa che i forestali saranno comunque assorbiti (nel corpo della Polizia di Stato, si presume, anche se saranno i decreti legislativi a precisare gli esatti contorni della misura) ma sarà almeno salvaguardata l'unitarietà di un comparto che svolge una funzione specifica ed essenziale nel contrasto dei reati ambientali, nella lotta alle frodi alimentari, nella prevenzione del dissesto idrogeologico.

Profonda la contrarietà dei gruppi di opposizione che hanno tentato sino all'ultimo di stralciare la misura. "È paradossale che si va a toccare l'unica polizia specializzata in reati ambientali nel momento in cui si introducono nel codice penale; inoltre potrebbe segnare l'avvio anche della soppressione dei Corpi di Polizia Penitenziaria", ha sostenuto la senatrice di Sel, Loredana de Petris.

E in difesa della Forestale è sceso in campo anche Silvio Berlusconi che ha detto: «Il riordino delle Forze di Polizia non può passare attraverso la soppressione del Corpo forestale dello Stato: disperdere un patrimonio di competenza così importante per la protezione dell'ambiente, dell'agricoltura e del territorio sarebbe un grave errore. È giusto eliminare le sovrapposizioni di competenze tra le varie forze dell'ordine, ma il progetto del governo procede in modo affrettato ad accorpamenti che non garantiranno maggiore efficienza ma, anzi, rischiano di generare confusione in un settore, quale quello della polizia ambientale e agroalimentare, importantissimo per la tutela della salute dei cittadini e del nostro made in Italy».

Il Governo comunque ha fatto quadrato intorno alla misura. Secondo il  ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina "La riforma della Pubblica amministrazione e la riorganizzazione delle Forze di Polizia – ha dichiarato in una nota – rappresentano una opportunità per valorizzare ancora meglio l'esperienza degli uomini e delle donne del Corpo forestale dello Stato che si impegnano ogni giorno su tutto il territorio nazionale e sono una risorsa di competenze di altissimo valore per l'Italia, a tutela del nostro patrimonio ambientale e agroalimentare e il dovere del Governo è oggi quello di potenziare queste esperienze, a garanzia innanzitutto delle risorse ambientali e agroalimentari della nazione con strumenti sempre più efficaci. Nelle prossime settimane si renderà sempre più evidente che questo passaggio offre una opportunità rilevante nel segno del riconoscimento delle professionalità, del rinnovato presidio territoriale, dell'efficacia nell'azione a tutela del patrimonio naturale".

seguifb

Zedde

Pensioni, I defunti valgono come l'oro: in 11 si intascavano gli assegni dei parenti estinti

Rassegna Stampa Giovedì, 23 Aprile 2015
Gli inquirenti scoprono un giro di truffe milionarie in danno dell'Inps. I parenti intascavano da anni gli assegni pensionistici dei cari estinti.

Kamsin I parenti erano morti da tempo, loro avrebbero continuato a percepirne la pensione dall'ex Inpdap (l'istituto di previdenza per i dipendenti della pubblica amministrazione oggi sostituto dall'Inps) per una presunta e complessiva truffa di un milione e trecentomila euro ai danni delle casse dello Stato. Con queste accuse 11 persone ieri sono state rinviate a giudizio dal gup, che ha accolto quanto richiesto dal pm Nadia Plastina.

Gli imputati, in base a quanto ricostruito nelle indagini condotte invece all'epoca dal pm Maria Cordova, «con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso» avrebbero omesso per anni di comunicare all'Inpdap il decesso del loro caro, sul cui conto cointestato l'ente continuava regolarmente a versare la pensione. Tra i rinviati a giudizio, c'è chi è accusato di aver intascato in questo modo 31 mila euro a partire dal 2007 e nell'arco di 5 anni, ma anche chi si sarebbe appropriato illecitamente di somme più importanti: alcuni dei decessi dei parenti degli imputati risalgono in effetti agli anni tra il 1999 e il 2002, mentre le truffe sono cessate solo a inizio 2012.

Si va dai 167 mila euro truffati  secondo il capo di imputazione  da un uomo originario di Bologna che aveva il conto cointestato con una defunta, ai 127 mila incassati da una signora grazie alla pensione che l'Inpdap continuava a erogare alla madre. Uno degli imputati avrebbe truffato le casse pensionistiche per ben 425.281 euro. Il padre, che gli aveva rilasciato una delega a operare sul proprio conto corrente ed è morto nel 2000, era infatti titolare di 4 diversi assegni: il trattamento Inpdap, la pensione di invalidità civile Inps, la pensione di guerra nonché l'assegno straordinario per decorazione con medaglia d'argento alvalor militare. Il figlio e la nuora di una signora romana morta nel 2005, invece, avrebb ero continuato a prelevare tramite bonifici il denaro che le veniva accreditato sul conto corrente ogni mese, nonostante non avessero alcuna delega in tal senso.

Seguifb

Zedde

Fonte: Il Tempo

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