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Previdenza - Results from #2454

 

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Riforma Pensioni, Riparte alla Camera l'esame del ddl flessibilità

Eleonora Accorsi Mercoledì, 04 Marzo 2015
Si mette in moto la macchina parlamentare per la revisione della Legge Fornero. Obiettivo introdurre i pensionamento flessibili e raccogliere ulteriori proposte da parte dei gruppi parlamentari.

Kamsin Le aperture della settimana da parte del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti e del neo-presidente dell'Inps sulla Riforma Fornero rimetteranno in modo l'iter parlamentare per il ddl sui pensionamenti flessibili. Ne ha dato notizia oggi il Presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano: "La commissione Lavoro riprendera’ l’esame del disegno di legge 857 sulla flessibilita’ del sistema pensionistico e calendarizzera’ una proposta relativa al pensionamento delle donne” ha indicato Damiano.

“L’obiettivo della commissione – spiega – e’ quello di intervenire nel dibattito in corso con proposte di merito e unitarie, al fine di contribuire a correggere la riforma Fornero. Sono previste audizioni informali con il ministro del Lavoro, il presidente dell’INPS e le parti sociali, anche al fine di confrontarsi con la proposta di CGIL, CISL e UIL sulle pensioni. Rendere piu’ flessibile il sistema previdenziale vuol dire togliere dalla condizione di poverta’ molti cittadini senza lavoro e in attesa per anni della pensione e favorire lo svecchiamento delle aziende, attraverso il turnover, con l’ingresso dei giovani al lavoro”. 

Il disegno di legge in parola come già anticipato nei giorni scorsi da pensionioggi.it prevede la possibilità di uscita a partire da 62 anni di età e 35 anni di contributi con una decurtazione dell'8% sulle anzianità maturate con il sistema retributivo; decurtazione che decresce del 2% per ogni anno di ritardo sino ad azzerarsi a 66 anni di età secondo la tabella allegata al ddl (si veda grafica supra). Dai 66 anni è anche previsto un meccanismo di incremento dell'assegno.

La proposta non è da confondere con la quota 100, una variante anch'essa sostenuta da Damiano ma che attualmente non è stata tradotta in un disegno di legge.

seguifb

Zedde

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Pensioni, Poletti conferma: la legge Fornero può essere superata

Redazione Mercoledì, 04 Marzo 2015
Sulla scia delle dichiarazioni di ieri del Presidente dell'Inps Tito Boeri il Ministro del Lavoro ha confermato il tagliando alla legge Fornero.

Kamsin Il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti è intervenuto stamattina su RTL 102.5 durante “Non stop News”. Con la riforma i nostri giovani con il pezzo di carta dell’assunzione potranno andare in banca e qualcuno gli darà un mutuo, o rimaniamo in questo nulla ancora per molto tempo?

Io penso di sì, anche perché un contratto a tempo indeterminato non ha scadenza e quindi nessuno, neanche la banca, è in grado di fare valutazioni se durerà 8,10, 15 o 20 anni. Se qualcuno pensa al lavoro “eterno”, in questo caso non c’è nessuna legge in grado di risolverlo perché purtroppo sulla pelle di tanti italiani si è scoperto che negli ultimi 6 anni sono stati persi 800.000 posti di lavoro, e molti di questi avevano contratti a tempo indeterminato. Poi nei fatti si è dimostrato che se un’azienda chiude o va in crisi o non ci sono opportunità di lavoro, quell’esperienza si chiude indipendentemente dal contratto. Credo, comunque, che il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti sia sicuramente un passo in avanti rilevante per quel che riguarda le possibilità di questi giovani di contrarre un mutuo e avere una prospettiva futura. Anche perché le imprese che assumono queste persone a quelle condizioni, con le norme che abbiamo introdotto in questo momento, ad esempio il divieto di stipulare nuovi contratti di collaborazione a progetto, se licenziano quella persona poi ne prendono un’altra che costa di più. Quindi sinceramente perché debbano licenziare una persona che ha lavorato lì 4 o 5 anni, che sa fare il mestiere, per assumerne una che costa di più mi pare un controsenso logico e gli imprenditori i conti sanno farli.

Tanti ci han chiesto della mitica quota 96, somma tra età anagrafica ed età contributiva. Potrà essere modificata? Qualche idea? In questo momento siamo ancora molto in anticipo perché stiamo facendo  tutte le valutazioni e le simulazioni del caso, perché sappiamo di avere un grande debito pubblico quindi nel momento in cui andiamo a toccare la spesa pubblica dobbiamo farlo sapendo con molta chiarezza cosa succede, quindi voglio evitare di illudere o far pensare cose che oggi non siamo in grado di dire. La prima cosa chiara è che abbiamo un problema sociale evidente, figlio della Legge Fornero, che ci porta al fatto che le persone hanno visto alzata significativamente l’età del pensionamento. Abbiamo attraversato una grossa crisi che ha portato molte persone a perdere, o poter perdere, il lavoro e abbiamo una fascia di persone che hanno perso il lavoro o lo possono perdere, con gli ammortizzatori sociali che ci sono oggi non arrivano a maturare il diritto alla pensione, ma sono molto avanti nell’età, per quelle persone dobbiamo trovare una soluzione. O trovando un ponte per collegare la pensione, o costruendo un ammortizzatore speciale specifico, altrimenti questi restano senza stipendio, senza ammortizzatori sociali e senza pensione, e noi non possiamo produrre disperazione. Poi c’è un altro tema che riguarda la flessibilità in uscita, cioè la possibilità di lasciar libero un cittadino, di valutare entro una certa fascia, la possibilità di andare in pensione prima. Naturalmente in tal caso avrà una penalità, altrimenti questo costo finisce a carico degli altri cittadini e non sarebbe una cosa buona. Io penso che per la legge di stabilità di quest’anno arriveremo a definire queste  questioni e risolvere questi problemi.

Quindi si intuisce dalle sue parole che la Legge Fornero possa essere superata. Direi di sì, ne abbiamo bisogno, e rappresenta anche un elemento che può promuovere ricambio dentro le imprese. Abbiamo bisogno di far entrare giovani nei posti di lavoro, nelle aziende, negli enti e anche di dare una tutela a quelli molto vicini alla pensione. Una soluzione su questo fronte dobbiamo trovarla.

seguifb

Zedde

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Riforma Pensioni, Giovannini: la soluzione è il prestito pensionistico

Redazione Mercoledì, 04 Marzo 2015
Nei cassetti del Ministero del Lavoro giace la proposta formulata dall'ex-ministro del Lavoro Enrico Giovannini basata sul prestito pensionistico.

Kamsin L'ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini ricorda oggi in una intervista raccolta dal quotidiano La Stampa il piano elaborato dall'esecutivo Letta per salvare coloro a cui mancano 2-3 anni al compimento dell'età pensionabile e che hanno perso il lavoro.

Professore, lei lanciò una proposta per risolvere il nodo della flessibilità pensionistica. Ce la ricorda? «È un tema su cui in tanti si sono esercitati, ma sempre scontrandosi con il problema dei costi della flessibilità. Se la penalizzazione per chi va via prima è bassa, per lo Stato l'onere può essere di molti miliardi l'anno. E anche se magari nel lungo periodo si torna all'equilibrio, nella prima fase c'è un forte esborso che crea un buco di bilancio».

Eppure il problema flessibilità c'è, e va risolto... «Indubbio: un lavoratore a 64 anni non può certo salire su un ponteggio. E anche le imprese hanno necessità di accelerare il ricambio di personale, immettendo giovani che peraltro costano di meno...»

E non sono tutelati dall'art.18... «Certamente. Per questo a suo tempo lavorammo sull'idea del "prestito pensionistico". Una soluzione mirata sui lavoratori molto vicini all'uscita: possono cessare di lavorare, ricevendo non una pensione anticipata, ma un anticipo di 7-800 euro al mese per un periodo di due o tre anni sulla futura pensione cui avranno diritto. Che rimborseranno attuarialmente dopo, a rate, prima di tornare a percepire l'assegno integrale».

Parliamo di lavoratori con pensioni medio-basse. faranno fatica a rimborsare il "prestito"...
«Non necessariamente, ma si può anche immaginare che l'azienda in cui sono occupati voglia contribuire, accollandosi parte del rimborso. Oppure può contribuire anche lo Stato».

E' una platea ampia? «No, e anche questo è un punto chiave per rendere sostenibile l'operazione. Le stime fatte a suo tempo ipotizzavano 20 30mila persone all'anno potenzialmente interessate. Oppure, bisogna trovare soluzioni più coraggiose, anche queste studiate dal governo Letta...»

Ovvero? «Il progetto che avevamo elaborato era quello del "reddito minimo", che avevamo chiamato "sostegno all'inclusione attiva". Avrebbe riguardato tutte le persone sotto la soglia di povertà, che perso il posto di lavoro avrebbero comunque goduto di una protezione sociale condizionata a comportamenti "virtuosi" da parte del beneficiario. Efficace ed universale, come c'è in quasi tutti i paesi europei».

Sarebbe costata molto... «Guardi, con 7 miliardi di euro l'anno avremmo azzerato la povertà in Italia. Migliorando in modo notevole la situazione del 7,9% delle famiglie italiane. Parliamo di sei milioni di persone in gravissima difficoltà. Se ci fossimo limitati a portare al 50% della soglia di povertà (circa 1000 euro per due persone) chi sta sotto di essa, il costo sarebbe stato di 1,5 miliardi. Però ci dissero che era troppo». 

seguifb

Zedde

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Riforma Pensioni, Damiano è ottimista: si interverrà entro il 2015

Redazione Martedì, 03 Marzo 2015

Siamo pronti al confronto su questo tema con il governo e con il presidente dell’Inps. L’idea di  consentire un’uscita anticipata e flessibile con un assegno  pensionistico più leggero non è una novità. C’è una proposta di legge  di cui sono primo firmatario che lo prevede. Kamsin Il problema è trovare le  risorse”. Così Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro  della Camera ed esponente del Pd, commenta l’intervista  di oggi al ‘Corriere della Sera’ del presidente dell’Inps, Tito Boeri.

Damiano ricorda che nella proposta di legge sui pensionamenti flessibili “si parte da 62 anni di  età con 35 anni di contributi e si ‘lascia per strada’ l’8%, e cioè il tetto massimo, di assegno pensionistico”. “Mano a mano che sale l’età  – spiega – diminuisce, di due punti all’anno, la perdita percentuale  dell’assegno fino ad arrivare ai 66 anni quando c’è ‘invarianza’”. Damiano anticipa che c'è anche il progetto quota 100 "da me stesso promosso".  “In secondo luogo -continua Damiano- se ci si riferisce al calcolo  contributivo anche qui nessuna novità. E’ stato infatti istituito da  Maroni quando era ministro del Lavoro per tutte le donne che possono  andare in pensione con 57 anni di età e 35 anni di contribuiti, a  patto appunto che siano tutti calcolati con il sistema contributivo.

Damiamo è fiducioso sulla possibilità di  portare a termine la riforma. “Lo dice il presidente dell’Inps, lo  dice il ministro del Lavoro, e lo diciamo noi da tanto tempo: il  problema -sottolinea- è trovare le risorse. Dobbiamo però smetterla di fare su questo tema solo calcoli ragionieristici, inserendo invece  delle ‘clausole sociali’, e allora nel lungo periodo ci guadagneremo  sia dal punto di vista dell’equità che della sostenibilità dei conti”.

seguifb

Zedde

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Riforma Pensioni, Lamonica (Cgil): preoccupazione per le proposte di Poletti

Eleonora Accorsi Martedì, 03 Marzo 2015

L'ipotesi di interventi sulla legge Fornero in direzione di maggiore flessibilità rilanciata oggi dal neo presidente Inps, Tito Boeri è stata confermata come ''un'opzione'' dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti che ha ricordato però i vincoli europei sui conti pubblici e la difficoltà di operare in un quadro molto delicato. Gli interventi dovrebbero arrivare nella prossima legge di stabilità e diventare operativi quindi nel 2016. Kamsin Abbiamo chiesto al Segretario interconfederale della Cgil, Vera Lamonica, cosa ne pensa delle aperture del Governo.

Ha visto le dichiarazioni del Ministro Poletti? Che qualcosa bolle in pentola è chiaro. Vogliamo vedere nero su bianco le proposte che il Governo intende sostenere. Per ora c'è solo tanta nebbia.

Tito Boeri, il neo presidente dell'Inps, ha indicato oggi che una strada da seguire potrebbe essere di anticipare l'uscita con assegni piu' magri. Cosa ne pensa? Vorrei ricordare che uno strumento del genere esiste già nella legislazione vigente. Si chiama opzione donna e consente alle  lavoratrici di andare in pensione a 57 anni con una decurtazione del 30%. Peccato che questa opzione ormai ha i giorni contati: si esaurisce a fine anno e il governo non ha trovato i fondi neanche per eliminare l'assurda restrizione imposta dall'Inps nel 2012 che ha accorciato la durata del regime di un anno. Se non sono stati trovati i fondi per togliere questa restrizione non si comprende come si possa estendere il ricalcolo con il contributivo per tutti.

Ma se questa fosse la direzione del Governo? Siamo contrari. Non si possono accettare ulteriori tagli alla consistenza degli assegni, e quindi di un'operazione pagata interamente dai lavoratori. Bisogna procedere ad una riconsiderazione dell'impianto rigido e punitivo della legge, anche alla luce della irriducibile diversità dei lavori cui questa, invece, si applica in modo uniforme. Si proceda piuttosto al ricalcolo degli assegni piu' elevati che non si riescono a tagliare: lo sa che il contributo di solidarietà introdotto dal Governo Letta è tornato di nuovo alla Consulta e rischia di saltare per la seconda volta?

Cosa propone il sindacato? Ancora stiamo elaborando una piattaforma comune con le altre organizzazioni. Sono dell'avviso che si debba dare la possibilità di uscire dai 60 anni abbinandola ad un requisito contributivo. Senza penalizzazioni. Personalmente trovo la cd. quota 100 (una proposta promossa dagli Onorevoli Damiano e Gnecchi, ndr) una base di partenza accettabile. Naturalmente bisogna anche porre fine alla questione esodati, rendere piu' agevole il trasferimento dei contributi tra i vari fondi, rivedere la normativa sui lavori usuranti. 

Cioè? E' impensabile che chi ha una aspettativa di vita piu' bassa rispetto agli altri, proprio in virtu' della tipologia di lavoro svolto, debba soggiacere comunque agli adeguamenti alla speranza di vita. Bisogna togliere subito l'incremento della stima di vita agli usuranti ed abrogare la finestra mobile che innalza occultamente i requisiti per la pensione a questi lavoratori.

seguifb

Zedde

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Riforma Pensioni, Poletti apre alle modifiche entro fine anno

Redazione Martedì, 03 Marzo 2015
Il ministro del Lavoro Poletti ha spiegato che si comincerà a parlarne prima dell'estate. E che la flessibilità in uscita a fronte di un assegno più basso "è una delle opzioni".

Kamsin Nella prossima legge di stabilità ci sarà spazio per un intervento sulle pensioni. L'obiettivo è rendere l'uscita più flessibile, partendo da situazioni più specifiche e delicate, e, dunque, in un quadro di tenuta dei conti pubblici. E' quanto ha affermato oggi il ministro del lavoro, Giuliano Poletti, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta all'Inail.

Il titolare di Via Veneto ha aggiunto che è necessario avviare prima una riflessione e "parlare con misura senza alimentare aspettative". Secondo il ministro i tempi però sono oggi piu' maturi rispetto al passato: "l'Europa riconosce gli sforzi fatti dall'Italia in questi ultimi anni. E' la stessa approvazione del Jobs Act a rendere necessario un intervento di manutenzione sulla legge Fornero per smussare le eccessive rigidità" ha detto Poletti.

Bisogna guardare a un panorama molto diversificato e verificare i problemi cui dare una risposta". Il responsabile del Lavoro ha spiegato che c'è "un problema generale" legato a una "possibile flessibilità in uscita. E' una delle opzioni. Ma ci sono anche specifiche condizioni che si riferiscono a chi perde il lavoro e non arriva a maturare i requisiti pensionistici". Secondo Poletti, per questi ultimi, "o si adotta un ammortizzatore specifico o si individua una modalità ponte per andare in pensione". In ogni caso, bisogna "partire dalle situazioni socialmente più delicate", ha rimarcato.

Poletti ha poi affermato che convocherà i sindacati, che hanno chiesto un incontro al ministro, dopo aver fatto un momento di "verifica e riflessione" anche con l'inps e il nuovo presidente Tito Boeri. "Li vedrò - ha detto - ma non c'è ancora una data. Dobbiamo fare un minimo di verifica e avere un pò di tempo per una visione condivisa. Naturalmente ascolteremo i sindacati che hanno delle proposte da avanzare". Il ministro ha aggiunto che "il tema delle pensioni è particolarmente delicato e sensibile". Pertanto, la sede naturale per ipotizzare delle modifiche alla legge Fornero non può che essere la manovra finanziaria che "definisce la tenuta" dei conti pubblici del paese. "Per decidere - ha concluso - dobbiamo però prima lavorarci, studiare. Dobbiamo fare un lavoro preliminare di studio e poi arrivare alle decisioni".

Proprio oggi anche il presidente dell'Inps, Tito Boeri, ha rilanciato il tema indicando che con il ricalcolo contributivo dell'assegno si potrebbero anticipare le uscite.

seguifb

Zedde

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