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Previdenza - Results from #2460

 

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Riforma Pensioni, Boeri indica la strada: uscita anticipata con assegni piu' leggeri

Redazione Martedì, 03 Marzo 2015
Il Neo presidente dell'Inps indica la strada percorribile per una riforma dell'età pensionabile. Assegni piu' magri, calcolati con il sistema contributivo, in cambio di un anticipo dell'età per l'ingresso alla pensione.

Kamsin Tito Boeri in una intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera passa in rassegna i principali temi della sua presidenza. Ci sarà spazio a maggiore trasparenza a partire dalla cd. busta arancione, una riduzione delle sedi dirigenziali dell'inps, la riforma della governance e un piano contro la povertà, vero dramma del paese con la scissione della previdenza dall'assistenza. Boeri sostiene anche il ricalcolo contributivo dell'assegno per ottenere la pensione prima ma servirà il via libera dell'Europa. 

Quali sono le sue priorità?
«Partirei dalla trasparenza. L’Inps soffre di una immagine esterna non buona, che non valorizza le sue qualità. La gente ci percepisce come coloro che decidono, invece noi applichiamo le leggi. Le faccio un esempio: c’è stato giustamente lo scandalo sui piloti in cassa integrazione per sette anni. Ma non dipende dall’Inps bensì dalle norme che regolano il funzionamento del Fondo speciale trasporto aereo che noi renderemo pubbliche, assieme ai dati sulle prestazioni fornite da questo fondo, perché è giusto che i cittadini sappiano che, tra l’altro, il fondo è alimentato con un contributo di 3 euro che noi tutti paghiamo ogni volta che prendiamo l’aereo».

L’immagine dell’Inps soffre anche delle varie disfunzioni nei servizi lamentate dagli utenti.
«La qualità dei servizi si può migliorare con una forma organizzativa più efficiente. Ma lo faremo anche facendo partire finalmente l’operazione “busta arancione”. Una definizione in realtà superata perché la lettera col conto contributivo e la stima della pensione la manderemo solo ai lavoratori senza una connessione Internet. Per gli altri, ci sarà un “pin” col quale accedere attraverso il sito Inps al proprio conto e simulare la pensione futura, secondo diversi scenari di carriera e di crescita dell’economia».

Potranno farlo tutti? E in che tempi?
«Nel 2015 daremo questa possibilità a tutti i lavoratori dipendenti privati. Per quelli pubblici ci vuole più tempo perché è più difficile ricostruire i versamenti. Nel 2016 dovrebbe essere possibile anche per i parasubordinati».

Quelli che finora hanno bloccato l’operazione, perché come disse l’ex presidente Antonio Mastrapasqua, se diciamo ai lavoratori precari quanto prenderanno di pensione, rischiamo un sommovimento sociale.
«Sbagliato. Noi non ci faremo fermare da condizionamenti di natura politica. È necessario che i lavoratori siano consapevoli della loro situazione contributiva e di quali saranno presumibilmente le loro pensioni così da poter pianificare il futuro. Le banche dati sono un bene pubblico».

Che significa che ci sarà una ristrutturazione interna?
«Che, per esempio, interverremo sulle direzioni centrali, che sono troppe, una cinquantina. Così la situazione è difficilmente gestibile. Valorizzeremo chi merita, senza guardare alla tessera sindacale».

Il governo ha annunciato a breve la riforma della «governance». La sua proposta?
«Insieme con il presidente dell’Inail, perché la riforma riguarda entrambi gli enti, abbiamo presentato al governo uno schema che prevede la fine del sistema duale, che in qualche modo ha contrapposto finora il presidente al direttore generale. Proponiamo un consiglio di amministrazione di tre membri, compreso il presidente, e un direttore generale scelto dallo stesso cda anziché dal governo. Inoltre va rivisto il Civ, Consiglio di indirizzo e vigilanza. Che deve essere snello, composto da membri delle organizzazioni imprenditoriali e sindacali effettivamente rappresentative, e ricondotto a un ruolo di controllo, evitando funzioni di cogestione».

Il bilancio 2015 dell’Inps prevede un deficit di 6,7 miliardi, dovuto ancora all’eredità della gestione Inpdap (dipendenti pubblici). Dobbiamo preoccuparci?
«No. È chiaro che se in passato lo Stato non pagava i contributi dei suoi dipendenti perché si trattava di una partita di giro, questo ancora pesa sul bilancio, ma lo squilibrio verrà gradualmente riassorbito. Il tema vero è quello delle spese assistenziali che devono per forza di cose ricadere sulla fiscalità generale e sulle quali va fatta una riflessione, anche per affrontare l’aumento della povertà che, in questi anni di crisi, ha colpito di più le fasce d’età prima del pensionamento».

Cioè anche chi resta senza lavoro in età anziana ma è ancora lontano dalla pensione. Non a caso c’è un ampio consenso, dal ministro Giuliano Poletti al presidente della commissione Lavoro al Senato, Maurizio Sacconi, passando per i sindacati, sulla necessità di reintrodurre elementi di flessibilità sull’età pensionabile.
«Questo problema, come dicevo, si può affrontare soprattutto dal lato degli ammortizzatori sociali. Finora il tema degli esodati è stato affrontato con sei decreti di salvaguardia (che prevedono una spesa di 12 miliardi, ndr) che spesso però aiutano anche chi ha redditi elevati mentre ci sono tante altre situazioni non protette. Bisognerebbe insomma spendere meglio le risorse pubbliche, prevedendo per esempio un reddito minimo per contrastare le situazioni di povertà, finanziato dalla fiscalità generale. Poi, dal lato della previdenza, è chiaro che, usando il calcolo contributivo, si potrebbero introdurre forme di flessibilità».

Cioè consentire l’uscita anticipata dal lavoro, ma con pensioni proporzionalmente più leggere?
«Sì. Ma prima bisogna convincere la Commissione europea, perché purtroppo i conti pubblici vengono considerati nella loro dimensione annuale anziché sul medio-lungo periodo. Per l’Ue se si consentono i pensionamenti anticipati risalta solo l’aumento immediato della spesa ma non il fatto che poi si risparmierà perché l’importo della pensione sarà più basso. Bisogna battersi in Europa per arrivare a una valutazione intertemporale del bilancio».

Lei da economista ha sostenuto l’opportunità e la praticabilità di un ricalcolo con il contributivo delle pensioni in pagamento e un contributo sugli assegni più elevati per ricavare circa 4 miliardi che potrebbero andare alle pensioni più basse. È sempre di quest’idea?
«Ci lavoreremo. Faremo anche qui un’operazione trasparenza: uno studio per categorie mettendo a confronto l’importo delle pensioni in pagamento con quello che si ottiene dal ricalcolo col metodo contributivo. Sulla base di questi dati potremo formulare proposte d’intervento. Si tratta di quel ruolo propositivo dell’Inps di cui parlavo all’inizio e che rivendico. L’Istituto, grazie alle sue competenze e al ricco patrimonio di dati di cui dispone, può essere un consulente di qualità del governo, un po’ come Banca d’Italia».

Quando sarà pronto questo studio? Prima della prossima legge di Stabilità?
«Sì, mi piacerebbe riuscirci entro l’estate».

seguifb

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Esodati, Poletti: ancora da stabilire lo strumento per chiudere la vicenda

Redazione Lunedì, 02 Marzo 2015

"Non abbiamo ancora deciso" se il tema degli esodati si risolverà "con un ammortizzatore specifico o attraverso un ponte per arrivare alla maturazione dei diritti previdenziali" ed è questo "il tema della discussione". Lo ha detto oggi il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, a margine del convegno 'Una strategia nazionale contro le povertà', organizzato dall'Acli, a Milano. "Per quel che riguarda la situazione generale - ha aggiunto il ministro - abbiamo bisogno di verificare con quali strumenti affrontare un tema come questo, perché sapete che il tema della previdenza è un tema molto sensibile, sul quale l'Europa ha i fari accesi e bisogna quindi essere molto misurati.

Questo è un problema socialmente rilevante, perché ci sono persone avanti con l'età, che saranno difficilmente rioccupabili e che hanno bisogno di arrivare a maturare il requisito previdenziale-pensionistico" Poletti ha ricordato che nel Jobs Act "c'è l'Asdi, una misura in favore di chi ha perso il lavoro nel 2015 e a cui manca poco per il raggiungimento dell'età pensionabile".

seguifb

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Inps, Boeri detta le linee guide: trasparenza, busta arancione e governance

Redazione Lunedì, 02 Marzo 2015
Nella lettera il Neo Presidente dell'Inps indica che sarà necessario rafforzare gli sforzi per combattere la povertà e il legame tra assistenza e previdenza: "Fenomeni come quello degli esodati dimostrano quali siano i problemi che insorgono quando questo nesso viene a mancare".

Kamsin "Ho accettato questo incarico a fronte di un mandato pieno ricevuto dal Governo e a seguito della fiducia accordatami dalle commissioni lavoro in entrambi i rami del Parlamento". E' quanto si legge in un comunicato stampa diffuso dal neo presidente dell'Inps Tito Boeri. Nel messaggio Boeri ringrazia per la fiducia ricevuta e delinea le linee di intervento dell'Inps.

L'istituto ricorda Boeri è centrale: "non c’è italiano che non sappia cosa sia l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. Come tutt e le cose indispensabili, è un Istituto sempre nell’occhio del ciclone. Amato il primo del mese, o il sedici del mese nel caso degli ex dipendenti pubblici, quando, puntuale come un orologio svizzero, arriva la pensione". Come terminale ultimo del nostro sistema di protezione sociale, l’Inps viene spesso erroneamente percepito come l’autore, come colui che emana queste leggi, invece che, come dovrebbe essere, l’esecutore di decisioni prese altrove , di cui non è direttamente o anche indirettamente responsabile".

Una delle principali linee guida di Boeri sarà l'accountability. "La grande operazione di trasparenza che cominceremo a condurre insieme fin dai prossimi giorni ha anche lo scopo di mettere in luce quali sono le implicazioni delle regole che l’Inps è chiamato a mettere in pratica. La legge ci chiede di applicare anche regole che ai più possono apparire inique. Non possia mo fare altrimenti. Ma nulla ci vieta di rendere pubbliche queste regole e permettere così ai cittadini di giudicarle in tutte le loro effettive implicazioni. E’ un a questione di democrazia , di quella che gli inglesi chiamano accountability , prima ancora che di tutela dell’immagine esterna del nostro Istituto.

Il secondo fronte di intervento sarà la realizzazione della busta arancione. "A coloro che ci affidano i risparmi di una vita intera - ricorda Boeri - , dobbiamo apparire come un grande salvadanaio che non c’è bisogno di rompere per vederne il contenuto, insomma un salvadanaio .... di vetro. Basterà scrutarlo, consultare il nostro sito per sapere quanto c’è dentro e quanto questo risparmio è presumibilmente destinato a fruttare quando ci si ritirerà dalla vita attiva . L’operazione “ la mia pensione ” su cui l’intero I stituto, dal prim o all’ultimo dipendente, sarà impegnato nei prossimi mesi, avrà proprio questo compito. Far sapere ad ogni contribuen te quanto ha sin qui versato, far capire a tutti che queste somme sono accantonamenti che si accumulano mese dopo mese, e non sono invece una tassa".

Altro tema centrale è la governance. Secondo Boeri "l’Inps ha oggi più che mai bisogno di una governance stabile. Oltre ad avere un presidente ed un direttore generale nel pieno delle loro funzioni, è molto importante che si vada rapidamente a una riforma degli organi collegiali. Contiamo su di una rapida consultazione da parte dei ministri vigilanti con le organizzazioni dei lavoratori e datoriali sulle proposte , che già da tempo sono oggetto di discussione , e a un iter parlamentare relativamente rapido del disegno di legge che verrà alla fine varato dal Governo".

Contro la povertà. La nuova Inps, sostiene Boeri, dovrà poi legare meglio assistenza e previdenza. Fenomeni come quello degli esodati dimostrano quali siano i problemi che insorgono quando questo nesso viene a mancare . Dobbiamo anche coprire meglio le fasce più vulnerabili. La povertà negli ultimi anni è aumentata soprattutto fra i giovani, su cui si è inizialmente concentrato tutto il rischio di perdere il lavoro in carriere lavorative troppo brevi per essere coperte dagli ammortizzatori sociali oggi esistenti. Questi problemi , queste vulnerabilità messe in luce dallo stress test di questa crisi infinita, non possono essere affrontati riformando , una volta di più , la previdenza. Richiedono , invece , interventi per ampliare la rete di assistenza sociale pubblica e il modo con cui vengono messe in atto, al di là delle singole leggi, le politiche del lavoro in Italia . Ecco allora il grande e ambizioso traguardo che ci proponiamo".

seguifb

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Riforma Pensioni, Damiano: ok sindacati. Si discuta subito di Quota 100

Redazione Domenica, 01 Marzo 2015

Il fatto che Cgil, Cisl e Uil abbiano elaborato una piattaforma unitaria sulle pensioni, con la quale aprire un confronto con il Governo, e’ estremamente positivo. Significa che si sta accelerando su una revisione della Legge Fornero. Kamsin Questo capitolo va rapidamente riaperto per due motivi: il primo, perche’ va sanata una intollerabile ingiustizia sociale che vede troppi lavoratori perdere l’occupazione pur essendo lontani dalla pensione. Il secondo, perche’ l’innalzamento progressivo dell’eta’ pensionabile, giunta ormai oltre i 67 anni, blocca il turnover, mantiene al lavoro persone sempre piu’ anziane ed impedisce l’ingresso dei giovani. L'obiettivo è mettere mano a questo capitolo entro il 2015”, Lo dichiara in una nota il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano.

“Anche noi riteniamo che la soluzione consista nell’introduzione di un criterio di flessibilita’ che consenta, a chi ha 35 anni di contributi, di poter andare in pensione a partire dai 62 anni (con una penalizzazione massima dell’8%) o di lasciare il lavoro con i soli 41 anni di contributi. In alternativa- prosegue il Presidente- puo’ essere utilizzata Quota 100. Tutte queste proposte, la prima delle quali gia’ incardinata in Commissione lavoro, sono a conoscenza del Governo: le abbiamo dette e ridette bisogna solo approvarle. La spinta che viene dal sindacato puo’ aiutarci a convincere l’Esecutivo a riaprire il capitolo previdenza, per il momento incomprensibilmente trascurato”, conclude l’esponente del Pd.

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Pensioni, Salvini: Cancelleremo la Legge Fornero

Redazione Sabato, 28 Febbraio 2015
Il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, infiamma piazza del Popolo, attaccando a testa bassa il presidente del Consiglio e insultando all'ex ministro del Welfare, Elsa Fornero.

Kamsin Elsa Fornero, la professoressa autrice della Riforma delle Pensioni del 2011 con il Governo Monti, torna sotto attacco della Lega Nord. "Cancelleremo la legge Fornero e vaffa... alla Fornero e a chi l’ha portata al governo" ha detto Salvini ricordando come siano ancora irrisolti i problemi di centinaia di migliaia di lavoratori esodati.  "Il problema non è Renzi, lui è una pedina, è il servo sciocco a disposizione di Bruxelles", ha attaccato il leader del Carroccio dal palco di piazza del Popolo, dove si è prentato indossando, sopra la camicia bianca, una maglietta a sostegno del benzinaio di Nanto che ha ucciso un rapinatore: “Io sto con Stacchio. Con chi difende il territorio”.

Quella della Lega, ha detto Salvini, "è la sfida a Renzi in casa sua. Renzi ha scelto i grandi, Confindustria, Autostrade, Marchionne, le società di gioco d'azzardo e Equitalia. Oggi lanciamo la sfida dell'Italia dei piccoli, dei medi, degli artigiani, degli imprenditori e dei produttori. Da Roma parte la sfida per conquistare il Paese. Oggi lanciamo un percorso, ma non solo per il centrodestra: ambisco a parlare a tutti, anche ai delusi di Renzi e agli ex grillini".

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Riforma Pensioni, quattro le ipotesi sul tavolo del Governo

Eleonora Accorsi Sabato, 28 Febbraio 2015
Si va da un costo minimo di 1 miliardo fino a una spesa di 12 miliardi. L'ipotesi piu' probabile è però quella meno costosa, il cd. prestito pensionistico. In pista anche una Riforma della Gestione Separata.

Kamsin La minoranza Dem rimette sul banco il capitolo pensioni. In una lettera indirizzata ieri al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, Gianni Cuperlo, ricorda come sia fortemente atteso un intervento che riveda l'età pensionabile, con particolare riguardo alle lavoratrici donne, le piu' penalizzate dalla Riforma del 2011, e la soluzione, definitiva, della vicenda esodati. Il tema della rivisitazione della Riforma Fornero sta tornando del resto d'attualità in molte riunioni dei consiglieri economici di Palazzo Chigi ora che il jobs act è pronto decollare con i nuovi contratti a tempo indeterminato senza l'articolo 18.

E quindi, una volta incassata la riforma del lavoro, il governo ha indicato che sarà riaperto il dossier: l'obiettivo è di mettere in cantiere l'"assegno flessibile" già settembre con la legge di stabilità 2016. Impossibile farlo prima fanno notare in quanto la partita sul Jobs Act si chiuderà all'inizio dell'estate. Gli effetti ricadrebbero quindi sul bilancio dell'anno prossimo, quando la ripresa del Pil potrebbe mettere sul piatto maggiori risorse da spendere. Anche Confindustria sta facendo pressing sul governo, Pd ed Ncd, soprattutto per mettere a riposo i dipendenti più anziani (ancora in azienda o cassintegrati) tutelati dall'articolo 18 e assumere lavoratori più giovani con le nuove regole del jobs act, più flessibili in uscita e più convenienti in entrata.

Le ipotesi alle quali si lavora sono essenzialmente quattro: il mini-assegno anticipato da restituire a rate, la "quota 100" proposta dal Pd Cesare Damiano, la pensione flessibile a penalizzazioni decrescenti, il ricalcolo dell'assegno totalmente con il sistema contributivo. La distanza, inoltre, dovrebbe essere accorciata rendendo meno oneroso il riscatto della laurea e favorendo il "dialogo" dei contributi versati in differenti gestioni dell'AGO, frutto di carriere lavorative sempre piu' discontinue. Al Ministero del Lavoro si pensa soprattutto all'eliminazione delle finestre mobili per l'esercizio della totalizzazione nazionale e alla rivisitazione degli oneri per la ricongiunzione dei contributi.

A palazzo Chigi l'ipotesi più gettonata (piace a Yoram Gutgeld, uno dei consiglieri del premier Matteo Renzi) è quella del "prestito pensionistico" (un miniassegno di 700-800 euro erogato nei due anni che mancano all'età pensionabile) da restituire a rate mensili una volta che si è andati in pensione. Piace soprattutto perchè ha un costo minore, circa 1 miliardo con una dote annua iniziale di 400 milioni. Un pò meno sostenibile l'ipotesi del ricalcolo dell'assegno con il contributivo; molto meno praticabile è la formula Damiano: la "quota 100", che consentirebbe di lasciare il lavoro con 60 anni di età e 40 anni di contributi, costa circa 12 miliardi. Una cifra alta, che però corrisponde a quella "investita" per tutelare esodati fino al 2020.

Altro fronte di intervento, suggeriscono in molti, dovrebbe essere sulla gestione separata: l'obiettivo qui sarebbe portare le aliquote contributive al 24% trattando i professionisti alla stregua degli autonomi.

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