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Riforma Pensioni, settimana chiave al Senato
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Riforma Pensioni, settimana chiave al Senato

Redazione Giovedì, 11 Dicembre 2014
A Palazzo Madama sono fioccate decine e decine di proposte di modifica alla Riforma Fornero. Tra le piu' interessanti c'è lo stop definitivo alla penalizzazione per i lavoratori precoci e la deroga per salvare i quota 96 della scuola. Attesa per le proposte del Governo.

Kamsin Proseguirà sino almeno a Sabato (non è escluso lo slittamento a lunedì), l'esame in Commissione Bilancio in sede referente di Palazzo Madama degli emendamenti al ddl di stabilità. Il provvedimento arriverà in Aula per la discussione generale Martedì 16 Dicembre in vista del via libera del Senato entro la prossima settimana.

Come già anticipato da pensionioggi.it i partiti hanno presentato decine di correzioni in materia previdenziale che nelle prossime ore saranno segnalate, ritirate o votate in Commissione previa acquisizione del parere del Governo.

Tra le principali richieste, in ordine, ricordiamo diverse proposte in materia di penalizzazione sull'accesso alla pensione anticipata: si chiede l'eliminazione definitiva (cioè anche oltre il 2017) della penalità, la possibilità di "depenalizzare" anche agli assegni decurtati prima del 2015, sino alla proposta, formulata da 24 senatori Pd, di lasciare la penalizzazione solo sui trattamenti superiori a 3500 euro lordi al mese.

Ultime chances anche per il via libera alla deroga per i quota 96 della scuola, la revisione delle norme pensionistiche per i macchinisti ferroviari, l'allargamento della platea degli esodati "salvaguardati", l'estensione dei benefici previdenziali in materia di amianto, il prepensionamento del personale delle province in esubero, la revisione del tetto al cumulo dei benefici previdenziali dovuti al calcolo contributivo, norma introdotta alla Camera (si propone, in particolare, che il tetto scatti solo sui trattamenti superiori ad una certa soglia e non a tutti i lavoratori). Ma anche una modifica delle norme sulla reversibilità dei trattamenti previdenziali, sulle ricongiunzioni ed revisione della tassazione dei fondi pensione e dei rendimenti delle Casse Professionali.

La palla ora spetta all'esecutivo che dovrà indicare quali emendamenti potranno essere accolti e dunque votati positivamente dalla Commissione.

Zedde

Riforma Pensioni, valanga di modifiche in Senato
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Riforma Pensioni, valanga di modifiche in Senato

Redazione Giovedì, 11 Dicembre 2014
I senatori chiedono lo stop definitivo alla penalizzazione per i lavoratori precoci. Il M5S ripropone l'emendamento per salvare i quota 96 della scuola.

Kamsin Valanga di emendamenti sulle pensioni al ddl di stabilità al vaglio della Commissione Bilancio del Senato. I partiti chiedono l'eliminazione definitiva (cioè anche oltre il 2017) della penalizzazione per chi accede alla pensione anticipata (42 anni e mezzo di contributi; 41 anni e mezzo le donne), la possibilità di "depenalizzare" anche agli assegni decurtati prima del 2015 (c'è anche la proposta, formulata da 24 senatori Pd, di lasciare la penalizzazione solo sui trattamenti superiori a 3500 euro lordi al mese); introduzione della deroga per i quota 96 della scuola; revisione delle norme pensionistiche per i macchinisti ferroviari; allargamento della platea degli esodati "salvaguardati"; estensione dei benefici previdenziali in materia di amianto; prepensionamento del personale delle province in esubero; revisione del tetto sulle pensioni d'oro introdotto in prima lettura del provvedimento.

Come già accaduto alla Camera, salvo sorprese dell'ultim'ora, le proposte emendative dovranno ora fare i conti con il parere del Governo che dovrà indicare quelle "ricevibili" e quelle che dovranno essere respinte in Commissione. Ieri l'esecutivo ha confermato, tramite il Viceministro all'Economia Enrico Morando, che non intende modificare le misure contenute nel ddl di stabilità licenziato dalla Camera la scorsa settimana. Le uniche aperture che potrebbero arrivare dall'esecutivo riguardano la revisione della tassazione dei fondi pensione mentre appare piu' improbabile, dopo la fumata nera di ieri nella Conferenza Stato Regioni, una norma, nel ddl di stabilità, per il prepensionamento dei dipendenti delle Province e delle Regioni. Ulteriori novità per il capitolo previdenza, ha indicato Santini, relatore al ddl di stabilità, dovrebbero essere affrontate ad inizio anno con un provvedimento ad hoc.

Il M5S preme invece per risolvere la vicenda dei quota 96 della scuola subito, con il ddl di stabilità. Oltre all'emendamento presentato al ddl (che consente ai docenti che hanno raggiunto i requisiti previdenziali previgenti entro il termine dell'anno scolastico 2011/2012 di andare in pensione dal 1° Settembre 2015), i pentastellati hanno promosso anche un ulteriore ordine del giorno (dopo quello di recente approvato alla Camera) per chiedere all'esecutivo la soluzione della loro vicenda (in calce il testo dell'odg presentato dai 5stelle).

Vedremo se ci saranno novità nelle prossime ore.

Zedde

dg – Art. 2
La 7ª Commissione permanente del Senato:
in sede di esame del disegno di legge: «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilit 2015)», premesso che:
il comma 4 dell’articolo 1 del provvedimento in esame nello stato di previsione del Ministero dell’Istruzione, dell’Universit e della Ricerca istituisce un fondo denominato Fondo “La buona scuola”;
i commi da 82 a 84 del provvedimento in esame recano disposizioni riguardanti il personale della scuola, mentre i commi da 85 a 89 dell’articolo 2 recano disposizioni in materia di trattamenti pensionistici;
valutato che:
l’articolo 24, comma 14, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 (cd. Riforma Fornero), convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, stabilisce che le disposizioni in materia di requisiti di accesso e di regime delle decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore della legge continuano ad applicarsi ai soggetti che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2011;
tale disposizione, tuttavia, non tiene conto delle disposizioni vigenti per il comparto Scuola, che permettono, invece, agli insegnanti di accedere al pensionamento esclusivamente in coerenza con il calendario scolastico;
il comma 1 dell’articolo 1 del DPR 28 aprile 1998, n. 351 recante Regolamento recante norme per la semplificazione dei procedimenti in materia di cessazione dal servizio e di trattamento di quiescenza del personale della scuola, a norma dell’articolo 20, comma 8, della L. 15 marzo 1997, n. 59, stabilisce, infatti, che I collocamenti a riposo a domanda per compimento del quarantesimo anno di servizio utile al pensionamento e le dimissioni dall’impiego del personale del comparto “Scuola” con rapporto di lavoro a tempo indeterminato decorrono dall’inizio dell’anno scolastico o accademico successivo alla data in cui la domanda stata presentata;
considerato che:
l’articolo 59 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, recante Misure per la stabilizzazione della finanza pubblica stabilisce che Per il personale del comparto scuola resta fermo, ai fini dell’accesso al trattamento pensionistico, che la cessazione dal servizio ha effetto dalla data di inizio dell’anno scolastico e accademico dell’anno successivo, con decorrenza dalla stessa data del relativo trattamento economico nel caso di prevista maturazione del requisito entro il 31 dicembre dell’anno (comma cos modificato, con effetto a decorrere dal 1 gennaio 2012, dal comma 21 dell’articolo 1 del Decreto legge 13 agosto 2011, n. 138: tale comma dispone che, con effetto dal 1 gennaio 2012 e con riferimento ai soggetti che maturano i requisiti per il pensionamento a decorrere dalla predetta data all’, dopo le parole «anno scolastico e accademico» sono inserite le seguenti: «dell’anno successivo», ferma restando l’applicazione della disciplina vigente prima dell’entrata in vigore del presente comma per i soggetti che maturano i requisiti per il pensionamento entro il 31 dicembre 2011);
tutto ciò premesso e considerato, impegna il Governo:
a provvedere celermente anche con interventi a carattere normativo al fine di introdurre il termine del 31 agosto 2012 per il personale del comparto scuola che ha maturato i requisiti di accesso e di regime delle decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.
SERRA, CATALFO, MONTEVECCHI, BLUNDO

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Stabilita': slitta la local tax, si riaccende la speranza per i quota 96

Redazione Giovedì, 11 Dicembre 2014
Cantiere aperto in Senato sulla legge di Stabilità e sui possibili ritocchi alla manovra. Oltre 3800 le proposte emendative presentate. Il Governo chiude a stravolgimenti.

Kamsin Valanga di emendamenti alla legge di stabilita', che ha iniziato il suo iter al Senato. A quanto si apprende, sono 3.800 circa le proposte di modifica al ddl depositate in commissione Bilancio a Palazzo Madama, di cui 1.010 del Pd, 585 della Lega, 647 di Fi, circa 300 di Sel, circa 100 di Gal, 286 del Movimento 5 stelle e circa 300 di Ncd. Oltre un terzo degli emendamenti arriva dunque dalla maggioranza.

Martedì è spirato il termine per gli emendamenti, i vari gruppi dovranno ora selezionare cosa “segnalare” all’Esecutivo entro oggi, giornata entro la quale anche il governo presenterà le proprie richieste di modifica. Tramonta intanto, in commissione Bilancio, conclusa la discussione generale sui provvedimenti di bilancio, l’iptesi di un varo immediato della local tax, del canone Rai in bolletta e di altri interventi sulle pensioni: se ne riparlerà nel 2015, con provvedimenti ad hoc. Ancora aperta la partita sui fondi pensione per i quali l'aliquota del prelievo potrebbe essere fissata al 17% contro il 20% previsto nel ddl e il nodo del personale delle province.

Ammortizzatori Sociali e Lavoro
Due emendamenti, presentati dai senatori Pd, destinano altri 400 milioni di euro per gli ammortizzatori sociali e le politiche attive del lavoro e introduce una norma anti-licenziamenti facili. Le due proposte puntano in particolare a rafforzare il collegamento fra il ddl Stabilità e attuazione della legge delega sul Jobs act, vincolando gli sconti previsti per i neo assunti ad una clausola che eviti il rischio di licenziamenti.

Quota 96
Il Movimento 5 Stelle ha invece presentato un emendamento e un ordine del giorno per “correggere” l'errore contenuto nella Legge Fornero introducendo il termine del 31 agosto 2012 per il personale del comparto scuola che ha maturato i requisiti di accesso e di regime delle decorrenze vigenti prima della data di entrata in vigore della riforma pensionistica del governo Monti.

Zedde

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Riforma Pensioni, ecco come saranno tagliati gli assegni dal 2015

Rossini V Mercoledì, 10 Dicembre 2014
Un emendamento approvato al Ddl di stabilità taglia, dal 1° gennaio 2015, gli assegni d'oro dei "grand commis" di Stato. Ma la misura rischia di travolgere anche qualche pensione di "latta".

Kamsin Il ddl di stabilità approvato in prima lettura alla Camera contiene una importante misura che blocca la crescita della pensione per alcune tipologie di lavoratori per i quali, dal 2012, è scattato il calcolo contributivo.

L'emendamento approvato, salvo stravolgimenti nel corso dell'iter del ddl in Senato, prevede, infatti, che l'importo complessivo del trattamento determinato con il calcolo contributivo "non può eccedere quello che sarebbe stato liquidato con l'applicazione delle regole di calcolo vigenti prima dell'entrata in vigore del Dl 201/2011 computando, ai fini della determinazione della misura del trattamento, l'anzianità contributiva necessaria per il conseguimento del diritto alla prestazione, integrata da quella eventualmente maturata fra la data di conseguimento del diritto e la data di decorrenza del primo periodo utile per la corresponsione della prestazione stessa".

In primo luogo la misura si rivolge a coloro che erano nel 2011 nel sistema retributivo e cioè coloro che potevano vantare almeno 18 anni di versamenti al 31 dicembre 1995 e che vanno in pensione con la massima anzianità contributiva. In tale condizione si trovano due macro-categorie di lavoratori:

Con Requisiti Ante Fornero - Si tratta dei lavoratori la cui anzianità massima risulta fissata in 40 anni di contributi.  Sono coloro che hanno maturato un diritto a pensione entro il 2011 o, qualora si tratti dei salvaguardati o di altre categorie particolari di lavoratori per i quali sono mantenuti i vecchi requisiti (si pensi, ad esempio, al comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico), anche dopo il 2011. Per questi soggetti si precisa che l'anzianità contributiva eccedente i 40 anni di contributi, maggiorata con il periodo di finestra mobile - in genere 12 mesi anche se, in taluni casi, può arrivare sino a 21 mesi -, non sarà piu' utile ai fini della determinazione del trattamento pensionistico.

Con requisiti Post Fornero - Si tratta dei lavoratori che non hanno maturato un diritto a pensione con la vecchia normativa e che, quindi, dovranno accedere con i nuovi requisiti post-fornero. Nei loro confronti la contribuzione valida ai fini pensionistici si fermerà a 42 anni e mezzo (41 anni e mezzo le donne). La contribuzione in eccedenza non sarà piu' utile a guadagnare una prestazione piu' elevata. In altri termini chi andrà oltre questi tetti non cumulerà più nulla e la sua pensione non crescerà più.

La norma inoltre, per come è stata formulata, è retroattiva (sollevando anche alcuni profili di incostituzionalità): pertanto coloro che, ad esempio, sono andati in pensione nel corso del 2013 e del 2014 si vedranno decurtati gli assegni a partire dal 1° gennaio 2015 (anche se non saranno toccati gli assegni già liquidati).

La seguente tabella può aiutare a comprendere le innovazioni contenute nel ddl di stabilità:

Gli effetti - La norma produrrà i suoi effetti principali nei confronti delle pensioni degli alti funzionari di stato (magistrati, docenti universitari, medici, avvocati dello stato eccetera) che com'è noto possono restare in servizio sino a 70 anni (e sino a poco tempo fa anche sino a 75 anni) riuscendo, in tal modo, a maturare molti anni di contributi aggiuntivi rispetto ai fatidici 40 anni previsti nel vecchio sistema. Ebbene, per effetto anche di coefficienti di trasformazione piu' elevati, calcolati sino a 70 anni di età, le prestazione pensionistiche di tali lavoratori possono attualmente superare agevolmente l'80% dell'ultima retribuzione (si arriva anche al 110%), il tetto invalicabile previsto con la vecchia normativa. Pertanto in tali circostanze, la decurtazione, potrà anche essere "significativa".

Se questi lavoratori sono i principali destinatari della misura presentata dal Governo non si può escludere a priori che sia colpito, in maniera però meno significativa, anche qualche pensionato d'argento o di "latta", come stanno denunciando in questi giorni i sindacati. Potenzialmente, infatti, possono essere interessati anche gli assegni di quei lavoratori "comuni" che hanno perfezionato 40 anni di contributi nel 2011 e che, pur potendo uscire subito, si sono attardati sul posto di lavoro oltre il primo periodo di decorrenza utile. Vale la pena di notare, tuttavia, che la maggior parte di questi soggetti sono andati in pensione entro il 2012 e, dunque, in tal caso, non vedranno ridursi il proprio assegno pensionistico.

Nella nota tecnica che accompagna l'emendamento non si parla di risparmi di spesa ("dipendono dalla scelte comportamentali conseguenti") ma si dice che se ci saranno risparmi verranno utilizzati nell'ambito della previdenza. Le economie derivanti dalla misura affluiranno, infatti, in un apposito Fondo, istituito presso l'INPS, finalizzato a garantire l'adeguatezza delle prestazioni pensionistiche in favore di particolari categorie di soggetti, individuate con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.

 Zedde

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Riforma Pensioni, Santini (Pd) apre ai pensionamenti flessibili da Gennaio

Eleonora Accorsi Mercoledì, 10 Dicembre 2014
Il relatore al Ddl di stabilità chiude ad ulteriori modifiche sulle pensioni nella manovra. Ma dal prossimo anno il Governo "dovrebbe" intervernire sulla flessibilità in uscita.

Kamsin E' arrivata ieri una parziale apertura alla possibilità di rimettere mano, in parte, ad ulteriori criticità della Riforma Fornero del 2011. Dopo i correttivi introdotti con il ddl di stabilità alla Camera - che saranno confermati al Senato salvo ripensamenti dell'ultim'ora - il relatore al ddl Stabilità, Giorgio Santini (Pd), ha ammesso che si tratta di «argomenti su cui sta riflettendo il governo. Ci aspettiamo che sciolga questi nodi ma è più probabile che siano collocati in altri provvedimenti che saranno fatti molto rapidamente ma non in legge di Stabilità».

Insomma, secondo Santini, un provvedimento sulle pensioni dovrebbe arrivare nei primi mesi del prossimo anno per garantire maggiore flessibilità in uscita e la riforma della governance dell'Inps. Nella sostanza il governo da gennaio vorrebbe ridisegnare l'Inps come un'azienda. Un cda leggero (forse di sole 3 persone), e un direttore generale con poteri da amministratore delegato. Magari facendo fuori il Consiglio di vigilanza (Civ). Mentre sulle pensioni si potrebbe rispolverare la proposta Damiano sui pensionamenti flessibili. Vedremo se e come il Governo intenderà procedere. 

Prosegue intanto in Commissione Bilancio a Palazzo Madama l'esame del ddl di stabilità. Ieri è scaduto il termine per gli emendamenti, i vari gruppi dovranno ora selezionare cosa “segnalare” all’Esecutivo entro giovedì, quando anche il governo presenterà le proprie richieste di modifica. Ieri circolava la voce (riportata da Il Sole 24 Ore) secondo cui si starebbe valutando l'ipotesi di limitare lo stop alle penalizzazioni solo a chi dovesse incassare meno di 3.500 euro lordi al mese di pensione. La proposta, contenuta in un emendamento Pd, è stata però seccamente smentita dal Viceministro Morando che ha assicurato che non ci saranno modifiche rispetto a quanto approvato alla Camera dei Deputati (cioè stop alla penalizzazione sino al 2017 e stop alla crescita degli assegni per chi è entrato nel sistema contributivo). Da sciogliere ancora i nodi fondi pensione, Casse Professionali e gestione del personale in esubero nelle Province.

Zedde

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Pensione a 70 anni: nel privato è un diritto? Forse no

Rossini V Mercoledì, 10 Dicembre 2014
La Sezione Lavoro della Corte di Cassazione ha chiesto alle Sezioni Unite di stabilire se i giornalisti hanno diritto a chiedere la prosecuzione del rapporto di lavoro sino a 70 anni di età

Kamsin La Corte di cassazione vuole vederci chiaro e, pur non prendendo alcuna decisione su un ricorso presentato da un dipendente Rai, ha trasmesso gli atti al primo presidente di Palazzo Cavour per l'assegnazione alle Sezioni Unite "stante la particolare importanza della questione".

Il caso nasce con la riforma Fornero, con la quale le età per la pensione Inps di vecchiaia sono schizzate in alto ed è stata data la possibilità, per chi vuole, di lavorare fino ai 70 anni, incentivata da coefficienti di calcolo introdotti anche per le età da 66 a 70 anni, ovviamente in misura più appetibile rispetto a quelli riferiti alle età precedenti.

La richiesta arriva all'indomani delle difficoltà dei Tribunali nella definizione di un orientamento unitario circa la possibilità in capo al lavoratore di ottenere la prosecuzione del rapporto lavorativo sino a 70 anni di età. Il contrasto è relativo alla circostanza se il lavoratore ha un diritto soggettivo a chiedere la prosecuzione del rapporto di lavoro sino a 70 anni, indipendentemente dalla volontà del datore, oppure se debba sussistere anche il consenso del datore di lavoro.

Molti lavoratori del settore privato, licenziati al compimento dell'età per il collocamento in quiescenza (66 anni e 3 mesi), hanno iniziato a chiedere il riconoscimento della nuova "frontiera" anagrafica, ma i giudici di prima istanza non hanno assunto un orientamento chiaro. Alcune corti hanno, infatti, osservato che l'incentivo a lasciare il lavoro più tardi può essere attivato solo se c'è l'accordo, il consenso del datore di lavoro. In sostanza i lavoratori non avrebbero alcun diritto potestativo di scegliere in via autonoma fino a quale età lavorare. La norma di legge sarebbe soltanto un invito programmatico e nulla più.

Ora la Cassazione dovrà risolvere la questione. I giudici, come detto all'inizio, sottopongono il caso alle autorità superiori (sentenza 23380/2014) proprio perché qualsiasi soluzione adottata finisce per incidere sui diritti delle parti e anche sull'assetto degli equilibri del sistema pensionistico con ripercussioni a catena sui sistemi di calcolo delle rendite.

La vicenda nel caso dei giornalisti, peraltro, dovrebbe offrire l'opportunità di chiarire se l'incentivazione del rapporto di lavoro fino a 70 anni debba essere riconosciuta nel solo sistema contributivo oppure riguardi anche i lavoratori nel sistema misto e retributivo.

Zedde

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