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Riforma Pensioni, verso il no a nuovi prepensionamenti nelle Pa
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Riforma Pensioni, verso il no a nuovi prepensionamenti nelle Pa

Redazione Mercoledì, 17 Dicembre 2014
Il Governo ha presentato un emendamento al ddl di stabilità secondo il quale i dipendenti in esubero dovranno essere riassorbiti nelle Regioni attraverso procedure di mobilità.

Kamsin Per la gestione del personale in soprannumero nelle nuove province, il Governo non dovrebbe fare ricorso a nuovi prepensionamenti. L'ipotesi era stata rilanciata nei giorni scorsi soprattutto dalle Regioni e dagli enti locali che chiedevano la possibilità di collocare in pensione, in deroga alla Riforma Fornero, tutti coloro che maturano un diritto previdenziale, con le vecchie regole, entro il 2018.

Per evitare la creazione di una nuova Deroga al sistema Fornero, che avrebbe suscitato l'ira degli altri lavoratori del settore pubblico e privato (ad iniziare dai quota 96 della scuola), l'esecutivo ha, infatti, deciso di rinunciare a questa strada per praticare solo la via della mobilità. L'emendamento presentato prevede l'alleggerimento della dotazione organica, che dovrà dimezzare la spesa delle province che rimangono tali e ridurrà del 30 per cento in quelle che si trasformeranno in città metropolitane.

Regioni e Comuni dovranno, pertanto, se passerà la modifica (non sono esclusi colpi di scena), prenderli in carico, sfruttando per questa finalità tutte le proprie possibilità di assunzione dal 2015 in poi, comprimendo, fanno osservare i sindacati, le possibilità assunzionali dei giovani risultati idonei ma non vincitori di concorso. Oltre che negli uffici di Comuni e Province, i dipendenti provinciali potrebbero finire in quelli statali, ed in particolare giudiziari: è nota la penuria di personale delle cancellerie che però potrebbero assorbire al massimo 2-3 mila persone. Per il governo se le Regioni non vorranno farsi carico del personale in esubero, questo non potrà che proseguire il percorso della mobilità (retribuzione all’80 per cento e in prospettiva cessazione del rapporto di lavoro).

seguifb

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Riforma Pensioni, restano gli aumenti per i fondi pensione
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Riforma Pensioni, restano gli aumenti per i fondi pensione

Redazione Mercoledì, 17 Dicembre 2014

L'aliquota del prelievo sui rendimenti dei fondi pensione tornera' al 11,5% (dal 20% previsto dall'attuale versione del ddl stabilita'), ma solo per la quota di investimenti "in economia" a medio e lungo periodo. Kamsin Sarebbe questo il contenuto di un emendamento riformulato dal relatore alla manovra, Giorgio Santini (Pd) che prevederebbe lo stesso meccanismo anche per le aliquote sui rendimenti delle casse previdenziali, che tornera' dal 26% al 20%.

Sui fondi pensione e sulle casse di previdenza, dunque, si torna a quanto inizialmente ipotizzato quando il Governo lavorava al ddl di stabilità. In pratica, i fondi pensione e le casse di previdenza che destineranno le loro risorse in investimenti nell'economia reale del Paese potranno beneficiare di un credito d'imposta. Il credito sarà spendibile per finanziare interventi mirati ad esempio sul welfare o alla riqualificazione di immobili. Il credito, però, sarà disponibile nei limiti di spesa indicati dal Governo. L'emendamento sarà votato in Commissione Bilancio di Palazzo Madama entro questa sera.

seguifb

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Riforma Pensioni, ultimi ritocchi in Senato. Ecco le novità

Redazione Mercoledì, 17 Dicembre 2014
La Commissione Bilancio chiuderà stanotte l'esame del ddl di stabilità. Si va verso la conferma dell'incremento delle aliquote sui fondi pensione e sui rendimenti delle Casse Professionali. Respinti gli emendamenti sui Quota 96 della Scuola.  Dal Governo via libera alla deroga per i lavoratori dell'Isochimica di Avellino esposti all'amianto.

Kamsin Si chiuderà in tarda serata in Commissione Bilancio a Palazzo Madama l'esame delle proposte emendantive al disegno di legge di stabilità. Domani mattina il provvedimento sbarcherà in Aula per la discussione generale. Diverse le novità sul capitolo pensionistico discusse dalla Bilancio nelle ultime ore che questa mattina saranno messe ai voti. In primo luogo il Governo intende confermare gli aumenti della tassazione sui fondi pensione (dal 11,5 al 20%) e sui rendimenti delle Casse Professionali (che passano dal 20 al 26%) ma si riconoscerà loro un credito d'imposta qualora investano risorse nell'economia reale. 

Sono state, invece, respinte le proposte emendative in favore dei quota 96 della scuola, tema che ha acceso un forte dibattito in questi ultimi giorni davanti a Palazzo Madama con una delegazione di insegnanti che è scesa in piazza contro il Governo. Cadute anche le richieste di modifica dei requisiti previdenziali per i macchinisti ferroviari e per lo stop alle ricongiunzioni onerose.

Oggi si scioglieranno i nodi anche sul prepensionamento del personale delle province in esubero: la strada scelta dal governo (che ha presentato un emendamento sabato scorso) è di optare per la sola mobilità e di non dare la possibilità, come chiesta dagli enti territoriali, di mandare in pensione sino al 2018 il personale in deroga alla Legge Fornero.

Il Relatore, Giorgio Santini (Pd) ha inoltre depositato un emendamento che prevede che la soppressione dal 1° gennaio 2015 del fondo integrativo dell'assicurazione generale obbligatoria per l'invalidità, vecchiaia e superstiti a favore del personale dipendente dalle aziende private del gas (Fondo Gas), di cui alla legge 6 dicembre 1971, n. 1084.

Per ora l'unica apertura governativa resta dunque quella per i lavoratori dell'Isochimica di Avellino, ammalati di amianto. Sabato l'esecutivo ha presentato in Senato un emedamento che consente a tali soggetti di mantenere le previgenti regole di pensionamento. La misura, secondo la relazione illustrativa, riguarderà circa 200 soggetti con un costo di circa 5milioni di euro annui.

Restano comunque confermate le modifiche già passate in prima lettura alla Camera. E cioè lo stop alla penalizzazione sino al 2017 per chi consegue i requisiti per la pensione anticipata e il tetto alla possibilità di incrementare la pensione attraverso il sistema contributivo (il cd. stop alle pensioni d'oro). Ieri in Senato sono stati comunque presentati diversi ordini del giorno: in tema di ricongiunzioni onerose; per gli esodati ante 2010 per i quali si chiede al governo l'accelerazione nella pubblicazione dei relativi decreti di concessione della proroga del sostegno al reddito; per i quota 96 della scuola; per l'incremento delle pensioni minime,  e per i macchinisti ferroviari.

seguifb

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Pensioni, ok alla totalizzazione per i titolari di assegno di invalidità

Rossini V Martedì, 16 Dicembre 2014
La preclusione alla totalizzazione dei periodi assicurativi per chi ha già una pensione non opera nei casi in cui venga meno la titolarità dell'assegno ordinario di invalidità per mancata conferma, ovvero, a seguito di revisione, dello stato di invalidità.

Kamsin Chi è titolare dell'assegno ordinario di invalidità potrà liberamente esercitare la totalizzazione in caso di mancata conferma dell'assegno stesso, ovvero, a seguito di revisione, dello stato di invalidità. E' quanto ha precisato l'istituto di previdenza con il messaggio inps 9626/2014. 

La normativa attuale, com'è noto, prevede che l'esercizio della totalizzazione dei periodi assicurativi sia preclusa ai titolari di assegno ordinario di invalidità in quanto tali assegni costituiscono trattamento pensionistico autonomo. L'esercizio della totalizzazione, infatti, ai sensi della Circolare Inps 9/2008 è escluso laddove l'assicurato sia titolare di un trattamento pensionistico erogato da una delle gestioni destinatarie della normativa della totalizzazione, anche nel caso in cui si debbano cumulare periodi contributivi maturati in gestioni diverse da quella o quelle nelle quali sia stata già liquidata una prestazione a favore dell'assicurato. In pratica, salvo la pensione ai superstiti, quando l'assicurato ha già in godimento una pensione, compreso l'assegno di invalidità, e ha contributi versati in un'altra gestione, non può totalizzarli per ottenere un'unica pensione.

L'Inps però, con il messaggio citato, ha aperto ad una maggiore flessibilità interpretativa indicando che il divieto resta solo fino a che all'interessato non venga tolto il trattamento di invalidità. Pertanto, da oggi, chi è titolare di un assegno di invalidità e lo perde a seguito, ad esempio, della revisione dello stato di invalidità potrà liberamente esercitare la totalizzazione nazionale per conseguire, ove abbia contributi accreditati in diverse gestioni, il trattamento di anzianità in totalizzazione (40 anni e 3 mesi di contributi piu' la finestra mobile di 21 mesi) oppure il trattamento di vecchiaia (65 anni e 3 mesi di età piu' la finestra mobile).

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Riforma Pensioni, Padoan avverte: "impossibile tornare indietro"

Redazione Martedì, 16 Dicembre 2014
Il Ministro dell'Economia PierCarlo Padoan difende l'impianto della Riforma Fornero del 2011. Non sarà possibile metterla in discussione in futuro.

Kamsin L'intervento sulle pensioni del 2011 è stato necessario per correggere le anomalie nell'andamento della spesa previdenziale dello Stato. Gli effetti sul bilancio, però, non erano immediati e per questa ragione si è dovuto procedere con il blocco, parziale, dell'indicizzazione degli assegni e all'aumento brusco dei requisiti anagrafici e contributivi utili per l'accesso alle prestazioni pensionistiche. E' quanto ha indicato il Ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan intervenuto in mattinata al convegno organizzato alla Mefop Lecture «The clash of generations» presso la sala del Parlamentino del ministero dell'Economia. 

Il Ministro ha ricordato come da allora i vari governi che si sono succeduti hanno cercato di mettere un argine ai tanti problemi creati dalla Riforma. Ad iniziare dal tema esodati su cui "anche il Governo Renzi ha approvato, di recente, un nuovo provvedimento di salvaguardia", ma il sistema nel suo complesso, anche se deve essere ritoccato, non potrà essere messo in discussione in quanto garantisce "sostenibilità da un punto di vista finanziario".

L'Italia, ha osservato Padoan, è tra i Paesi Ocse quello che presenta un numero molto elevato di riforme effettuate in materia di pensioni negli ultimi vent'anni. Dalla riforma Amato del '92 alla riforma Dini nel '95, per finire con la riforma Monti-Fornero del 2011, che ha innalzato l'età pensionabile, con annessa l'eliminazione delle pensioni di anzianità e il passaggio per tutti al contributivo: tutti interventi che garantiscono, secondo le previsioni relative ai prossimi 15-20 anni, la riduzione della spesa pensionistica di circa 1,5 punti di Pil. «Interventi che accrescono la solidità e la stabilità nel tempo del nostro sistema pensionistico e pongono il debito italiano, pur con il suo alto livello, in una situazione di sostenibilità molto superiore rispetto a quella di diversi altri Paesi».

Secondo Padoan l'innalzamento dell'età pensionabile e il passaggio per tutti al sistema contributivo sono i punti cardine del futuro su cui non si potrà tornare indietro. Il 2011 segna uno "spartiacque" chiaro sulle pensioni. L'Italia da quel momento ha scelto la strada della sostenibilità della spesa previdenziale come "certifica l'Ue" (il Ministro ha fatto esplicito riferimento alle due ultime lettere inviate alla Commissione europea in cui si apprezza l'impianto della Riforma Fornero).

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Pensioni Esodati, Pubblicato il primo report sulla Sesta Salvaguardia

Eleonora Accorsi Martedì, 16 Dicembre 2014
Pubblicato il primo report delle domande pervenute alle direzioni territoriali del lavoro nell'ambito della sesta procedura di salvaguardia.

Kamsin Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha pubblicato il primo report sul monitoraggio delle domande presentate per l'accesso ai benefici della cosiddetta sesta salvaguardia prevista dalla legge 147/2014 e dal Messaggio Inps 8881/2014. Il documento diffuso mostra le istanze di accesso al beneficio nel periodo intercorrente tra il 6 novembre e l'8 Dicembre 2014 alle direzioni territoriali del lavoro sono state ben 6.928. All'appello, come nel precedente report, mancano tuttavia Sicilia e Trentino Alto Adige. 

Le istanze monitorate si riferiscono esclusivamente a quei lavoratori tenuti al "passaggio" presso la DTL ai fini del riconoscimento della salvaguardia. Si tratta in particolare dei:

1) lavoratori il cui rapporto di lavoro si e' risolto entro il 30 giugno 2012 in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412-ter del codice di procedura civile, ovvero in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente piu' rappresentative a livello nazionale entro il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, dopo il 30 giugno 2012, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;

2) lavoratori il cui rapporto di lavoro si e' risolto dopo il 30 giugno 2012 ed entro il 31 dicembre 2012 in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412-ter del codice di procedura civile, ovvero in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente piu' rappresentative a livello nazionale entro il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, dopo la cessazione, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;

3) lavoratori il cui rapporto di lavoro sia cessato per risoluzione unilaterale, nel periodo compreso tra il 1º gennaio 2007 e il 31 dicembre 2011, anche se hanno svolto, successivamente alla data di cessazione, qualsiasi attivita' non riconducibile a rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato;

4) i lavoratori con  contratto di  lavoro a  tempo determinato  cessati  dal   lavoro tra  il  1° gennaio 2007 e  il 31 dicembre 2011,  non rioccupati a  tempo indeterminato;

5) i lavoratori che, nel corso dell'anno 2011, risultano essere in congedo ai sensi dell'articolo 42, comma 5, del decreto legislativo n. 151 del 2001 e successive modificazioni, o aver fruito di permessi ai sensi dell'articolo 33, comma 3, della legge n. 104 del 1992, e successive modificazioni (l'Inps ha esentato, però, dalla ripresentazione della domanda coloro che avevano già presentato domanda di accesso alla DTL nell'ambito delle procedure per la quarta salvaguardia, a condizione che la DTL non la avesse respinta);

Si segnala, in particolare, che per quanto riguarda quest'ultimo profilo di tutela le DTL hanno ricevuto ben 2.147 istanze di accesso a fronte di soli 1800 posti complessivamente disponibili. In questa categoria vanno, peraltro, aggiunti coloro che sono rimasti esclusi con la precedente salvaguardia per l'esaurimento del plafond, e che ammontano, secondo stime sindacali, a circa 2000 unità. 

Fonti: il report diffuso dal ministero del Lavoro

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