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Esodati, Ichino (Sc): ormai quasi tutti sono stati tutelati
Pensioni

Esodati, Ichino (Sc): ormai quasi tutti sono stati tutelati

Martedì, 12 Agosto 2014

Pubblichiamo di seguito una lettera ricevuta dal Senatore di Scelta Civica, Pietro Ichino. Caro direttore, a quasi tre anni dalla riforma delle pensioni del 2011, tra coloro che si qualificano come «esodati» non ce n'è più uno che possa essere indicato come tale secondo il significato originario del termine. Kamsin  I provvedimenti di «salvaguardia» adottati nel 2011 e 2012 hanno infatti esentato dall'applicazione dei nuovi requisiti per il pensionamento tutti coloro che avessero perso il lavoro prima della riforma per effetto di un accordo individuale o collettivo di incentivazione all'esodo, stipulato in considerazione di un prossimo pensionamento secondo la vecchia disciplina. Sono stati poi «salvaguardati» anche tutti i lavoratori licenziati negli anni 2007-2011, i quali fossero destinati a maturare i requisiti per la pensione secondo le vecchie regole entro tre anni dalla riforma, cioè entro il 2014.

Qual è, dunque, la situazione delle persone che frequentano le trasmissioni telefoniche e radiofoniche presentandosi come «esodate» e rivendicando un diritto a essere prepensionate? In gran parte, quando non si tratta di persone che per poche settimane o mesi di differenza sono state costrette a rimanere al lavoro più a lungo di quanto desideravano, sono ultracinquantenni che hanno perso la loro ultima occupazione, per i motivi più vari, uno, cinque, dieci o quindici anni fa. Così stando le cose, dobbiamo metterci d'accordo: se riteniamo che, perso il lavoro, gli ultracinquantenni non possano ritrovarlo e debbano quindi essere in qualche modo accompagnati alla pensione, come si faceva normalmente fino al novembre 2011, allora diciamo apertamente che intendiamo abrogare la riforma.

Però, allora, diciamo anche che consideriamo giusto continuare ad accollare la pensione di questi cinquantenni e sessantenni alle nuove generazioni, che in pensione andranno a 70 anni o poco prima: perché, con una attesa di vita di oltre 80 anni, l'anzianità contributiva normale di 30-40 anni con cui si andava in quiescenza nei decenni passati non basta per il finanziamento di un trattamento decente destinato a durare 20 o 25 anni. E diciamo chiaramente che rinunciamo ad allineare il tasso di occupazione degli italiani tra i 50 e i 65 anni di età (oggi circa uno su tre) alla media europea (uno su due). Se invece consideriamo giusti gli obiettivi della riforma del 2011, riteniamo cioè necessario aumentare il tasso di occupazione degli anziani e darci un sistema previdenziale capace di camminare sulle sue gambe; se consideriamo — sulla base dei dati forniti dal ministero del Lavoro — che nell'ultimo anno 1,6 milioni di contratti regolari in Italia sono stati stipulati con persone ultracinquantenni e circa un quarto di questi con ultrasessantenni; se infine siamo convinti che il sistema ante 2011 di prepensionare tutti i cinquantenni o sessantenni che perdevano il posto sia, oltre che sbagliato, anche improponibile sul piano politico in Europa oggi; se di tutto questo siamo convinti, allora dobbiamo affrontare il problema di questi disoccupati nei termini appropriati: cioè come un problema, appunto, di disoccupazione, reso più difficile dall'età degli interessati.

 Se disponiamo di risorse da destinare alla sua soluzione, istituiamo per queste persone una indennità non finalizzata alla loro espulsione definitiva dal mercato del lavoro, ma, al contrario, condizionata al loro rimanere in esso attive e disponibili; consentiamo a chi le assume di beneficiare di un contributo correlato alla parte non goduta dell'indennità; istituiamo la possibilità di pensionamento parziale combinabile con il part-time o altre forme di flessibilità dell'età di pensionamento. Ma sempre con l'obiettivo di promuovere e incentivare l'invecchiamento attivo, evitando tutto ciò che invece lo disincentiva. L'errore peggiore, comunque, è quello del rimanere in mezzo al guado, del fare e disfare, come accadde nel 2007, quando il ministro Damiano disfece la riforma del suo predecessore Maroni.

Se non vogliamo tornare indietro, dobbiamo orientare tutti gli interventi a un mutamento profondo della nostra cultura diffusa, che è alla base dei comportamenti e delle vecchie strategie di vita dalle quali è nato il problema degli «esodati» vecchi e nuovi. Mi riferisco alla cultura della job property, che rende vischiosissimo il nostro mercato del lavoro; quella per cui la progressione retributiva è affidata non alla possibilità effettiva di spostarsi dove il proprio lavoro è meglio valorizzato, ma agli scatti di anzianità, che frenano pesantemente la mobilità dei più anziani; quella per cui se il «diritto fondamentale» al posto di lavoro viene «leso» con il licenziamento, l'unico risarcimento possibile è la cassa integrazione per anni e poi il prepensionamento. Tutto si tiene. Dobbiamo passare da un vecchio equilibrio di sistema a uno nuovo. E, come sempre, spostarsi da un equilibrio a un altro è tutt'altro che facile. Ma non abbiamo alternative: di vie facili d'uscita dalla nostra arretratezza non ce ne sono.

Esodati, settimana chiave per la certificazione della quarta salvaguardiaZedde

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Lavoro

Aspi, i periodi di Cig a zero ore non sono utili

Martedì, 12 Agosto 2014

Per la determinazione del biennio per il requisito contributivo che consente l'accesso all'indennità di disoccupazione Aspi i periodi di cassa integrazione guadagni a zero ore devono essere neutralizzati con conseguente ampliamento del biennio di riferimento. Kamsin E' quanto ha chiarito ieri l'Inps indicando che non sono considerati utili ai fini del perfezionamento del requisito contributivo, pur se coperti da contribuzione figurativa valida, invece, ai fini pensionistici, i seguenti periodi: 1) malattia e infortunio sul lavoro nel caso in cui non vi sia integrazione della retribuzione da parte del datore di lavoro, nel rispetto del minimale retributivo; 2) cassa integrazione straordinaria e ordinaria con sospensione dell'attività a zero ore; 3) assenze per permessi e congedi fruiti dal coniuge convivente, dal genitore, dal figlio convivente, dai fratelli o sorelle conviventi di soggetto con handicap in situazione di gravità.

I periodi in quanto non considerati utili, devono essere neutralizzati con conseguente ampliamento del biennio di riferimento.


Zedde

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Art. 18: Madia, la sfida e' governare, non piazzare bandierine

Martedì, 12 Agosto 2014
- Roma, 12 ago. - "Noi dobbiamo uscire da un modo conformista di affrontare i problemi, e questo vale anche per il mercato del lavoro. Non dobbiamo piantare bandierine, dobbiamo governare e farlo con coraggio che e' proprio l'opposto del conformismo". Cosi' il ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione Marianna Madia, in un'intervista ad Avvenire. "Non ha senso fare una discussione retorica articolo 18 si' o no, sganciata da politiche di sviluppo e nuove tutele sociali. Il nostro - aggiunge il ministro - vuol essere davvero un governo di rottura. Alfano? Questo e' un governo del noi, superare il conformismo e' un esercizio quotidiano per tutti. Per Alfano e per Madia. Ai precari della mia generazione non interessano i posizionamenti politici e le piccole tattiche, loro guardano il 'Jobs act' del ministro Poletti nella sua visione complessiva. Cosa succede se perdi il lavoro? Lo Stato - conclude la Madia - deve prenderti per mano non in modo assistenziale, ma accompagnarti verso una nuova occupazione". .
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Crisi: Baretta, accelereremo le riforme, il Paese si metta in moto

Lunedì, 11 Agosto 2014
- Roma, 11 ago. - Il governo e' pronto ad accelerare il percorso di riforme intrapreso e il Paese "deve scuotersi e riprendere il cammino". Il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta indica l'azione dell'esecutivo, commentando le analisi dell'agenzia di rating Moody's e i dati dell'Ocse. "Mi sembra che non si possano rincorrere i dati nel modo in cui vengono presentati guardando agli aspetti negativi senza considerare i passi positivi compiuti - dichiara Baretta all'Agi - Bisogna guardare alla marcia intrapresa e che intendiamo accelerare con una politica incisiva di riforme". Dopo le riforme istituzionali ora il governo - assicura Baretta - si concentrera' su quelle economiche, per favorire gli investimenti pubblici ma anche privati, cosi' come indicato dal presidente della Bce Mario Draghi: "E' questa la linea principale da praticare". Ma la stagnazione - fa notare il sottosegretario - viene anche da "una crisi di fiducia che fa si' che gli investitori siano in comprensbile attesa". "Quindi - aggiunge - scuoterei tutti a intraprendere il cammino. Tutto il Paese si metta in moto per una condivisione collettiva dello sforzo" per la ripresa. Rispetto alle stime di Moody's, Baretta fa notare che non c'e' alcuna "sottovalutazione dei dati negativi", ma osserva che "non si puo' continuare a guardare solo ai dati: bisogna discutere delle strategia di uscita dalla crisi. Noi vogliamo attuare le riforme e abbiamo bisogno che tutto il Paese si metta in moto". La prima riforma - spiega il sottosegretario - e' quella di favorire la politica di investimenti con credito di imposta e strumenti di tipo fiscale; la seconda e' la delega fiscale con la riforma del catasto e le misure contro l'evasione: "Bisogna far presto ad applicarla". La terza riforma e' quella del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali: "Anche qui bisogna accelerare, vi e' una forte attesa a livello europeo". "Il governo - conclude - deve fare la sua parte ma non da solo: associazioni, Confindustria, sindacati, serve un moto collettivo. Dobbiamo accelerare e siamo tutti in campo". Quanto agli effetti del bonus da 80 euro, Baretta fa notare che la misura va "valutata nell'arco di tutto l'anno"; la polemica dei giorni scorsi sui mancati effetti sui consumi e' stata "strumentale" e la prudenza degli italiani era dettata anche dalla preoccupazione che fosse misura una tantum, "ma noi - sottolinea - la faremo strutturale". Infine, sul rischi legati al deficit indicati da Moody's, Baretta assicura che "nessuno ha intenzione di superare il 3%"; "sono preoccupazioni che abbiamo natualmente ben presenti. La cosa fondamentale e' concentrarci sulle cose da fare".
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Art.18, e' scontro nel governo 'Duello' Pd-Ncd sull'abolizione

Lunedì, 11 Agosto 2014
- Roma, 10 ago. - Angelino Alfano ribadisce la sua richiesta: abolire l'articolo 18 entro la fine di agosto, gia' nel dl SbloccaItalia. "Noi - afferma il leader di Ncd intervistato da Repubblica - suggeriamo al governo altre tre mosse in tre mesi. La prima: dare un segnale di forte semplificazione delle regole con l'abolizione dell'art. 18 entro la fine di agosto. La seconda: pagare 15 miliardi di debiti della pubblica amministrazione entro fine settembre. Terza: la delega fiscale, che per noi significa centralita' della famiglia, semplificazione, possibilita' per gli imprenditori, come gia' avviene con l'Iva, di pagare le tasse non quando fatturano ma solo quando incassano". Quanto alle obiezioni del ministro Madia, Alfano replica: "E' normale che ci siano argomenti che dividono perche' questo governo e' nato dall'incontro di forze politiche che alle elezioni si erano presentate su fronti opposti. Ma abbiamo scelto di fare un tratto di strada insieme per uscire dall'emergenza e per noi l'abolizione dell'art. 18 a questo punto diventa necessaria". "Chiediamo che in tema di art. 18 si prendano decisioni rapide: la sede naturale sarebbe la delega lavoro ma siccome abbiamo prima lo Sbocca-Italia speriamo di riuscire a convincere tutti i partner di coalizione in modo da realizzare gia' con il Consiglio dei ministri di fine agosto questo storico obiettivo", ha aggiunto il ministro. Ma e' polemica con il Pd: La questione lavoro "sara' affrontata con la delega che in questo momento e' in discussione al Senato. In quest'ambito affronteremo senza chiusure pregiudiziali le proposte che verranno messe in campo. Anticipare quella discussione a strumenti che non sono propri credo sia sbagliato", chiarisce il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini, rispondendo a una domanda sulla richiesta di Alfano di abolire l'art.18 per i nuovi assunti entro agosto con lo Sblocca Italia. "Noi dobbiamo affrontare complessivamente la discussione sul lavoro - prosegue Guerini - lo abbiamo fatto col decreto e lo faremo con la legge delega. A questo strumento dobbiamo fare riferimento, affrontando la questione nel suo complesso. Dentro la delega ci sono vari argomenti oggetto di riflessione, in particolare le politiche attive per il lavoro. Li' - conclude - ragioneremo senza tabu' ideologici ma anche senza la tentazione di piantare bandierine". Sul tema interviene anche la Cgil: "La priorita' non e' continuare a discutere di precarizzare e togliere garanzie. Il tema e' creare posti di lavoro". E' in questo tweet di Susanna Camusso del 7 agosto la risposta alla proposta di Angelino Alfano di abolire l'articolo 18 per i nuovi assunti. Intervistata ad Agora' proprio sull'idea del ministro dell'Interno di inserire la misura gia' nello Sblocca Italia, il leader della Cgil ha risposto: "Come e' assolutamente evidente nella storia di questi 20 anni, il tema e' agitato ideologicamente e non risolve nessun problema, in particolare rispetto all'occupazione. Il ministro Lupi replica al Pd: "Questo non e' un governo monocolore del Partito democratico, e' un governo di ricostruzione del paese. E l'Italia deve tornare a essere un grande paese. Lo dobbiamo ricostruire e dobbiamo farlo in fretta. Per questo siamo al governo", dice il ministro dei Trasporti. Sul 'soccorso' di Forza Italia per quanto riguarda l'economia, Lupi invece aggiunge: "Abbiamo la piu' forte maggioranza degli ultimi anni, non abbiamo bisogno di nessun soccorso azzurro. Se Forza Italia si e' pentita degli errori che ha fatto in questi mesi scegliendo l'interesse del proprio partito e non l'interesse del paese, lo dica chiaramente e cambi posizione". .
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