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Incontro nel pomeriggio Renzi-Berlusconi

Redazione Mercoledì, 17 Settembre 2014
- Roma, 17 set. - Matteo Renzi e Silvio Berlusconi si incontreranno nel tardo pomeriggio, intorno alle 17,30. E' quanto viene riferito da fonti parlamentari di FI. "E' in programma", sottolineano fonti azzurre. L'incontro, a meno di cambiamenti dell'ultimo minuto, dovrebbe tenersi a palazzo Chigi anche se dal governo non arrivano conferme ufficiali. "La nostra posizione non cambia, e' Renzi che deve dirci cosa vuole fare sui prossimi provvedimenti. Per noi il patto tiene": cosi' fonti parlamentari di FI spiegano che il premier e l'ex presidente del Consiglio, nel faccia a faccia, parleranno di Consulta e Csm ma anche degli obiettivi futuri dell'esecutivo. A partire dalla riforma della giustizia e del lavoro. Forza Italia e' disponibile a collaborare con il governo, spiegano le stesse fonti, ma solo se non aumentera' le tasse e se ci sara' un atteggiamento chiaro da parte dell'esecutivo. Berlusconi, viene riferito, intende innanzitutto capire se il governo vuole andare avanti o evocare il voto anticipato. Nessun pressing da parte di Forza Italia ma sul tavolo, dicono ancora da FI, c'e' sempre la possibilita' di rafforzare il patto del Nazareno qualora Renzi dovesse aprire alle proposte azzurre. .

Lavoro: ok del governo a contratto a tutele crescenti

Redazione Mercoledì, 17 Settembre 2014
- Roma, 17 set. - La strada per il superamento dello Statuto dei lavoratori e' aperta, ma il nodo su cui da sempre e' catalizzato il dibattito politico, quello dell'articolo 18, non e' ancora sciolto. Il Governo ha depositato questa mattina in commissione al Senato un emendamento alla legge delega sul lavoro che prevede, "per le nuove assunzioni, il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all'anzianita' di servizio". Un punto a favore dei detrattori dell'articolo 18, poiche' in questo modo si elimina il reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa per tutti i nuovi assunti, almeno all'inizio del rapporto di lavoro, e si sostituisce con un indennizzo crescente con il crescere dell'anzianita' aziendale. Non e' escluso pero' che il decreto attuativo del Governo, che dovra' arrivare entro 60 giorni dall'approvazione della delega, possa prevedere, tra le tutele, il ripristino del reintegro ex-articolo 18 per il lavoratore che abbia maturato un certo numero di anni di anzianita'. Un'ipotesi, forse solo teorica, che per il momento consente alla maggioranza di mantenere una posizione unitaria e scongiurare l'ipotesi decreto legge minacciata ieri da Renzi. Un'altra novita' introdotta dall'emendamento e' la possibilita' per l'azienda di demansionare un dipendente. Il testo, che modifica di fatto l'articolo 13 dello Statuto dei lavoratori, delega il Governo ad adottare "una revisione della disciplina delle mansioni, contemperando l'interesse dell'impresa all'utile impiego del personale in caso di processi di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale con l'interesse del lavoratore alla tutela del posto di lavoro, della porfessionalita' e delle condizioni di vita, prevedendo limiti alla modifica dell'inquadramento". Prevista anche una revisione dei controlli a distanza, al momento vietati dall'articolo 4 dello Statuto, che dovra' tener conto "dell'evoluzione tecnologica" e contemperare "le esigenze produttive ed organizzative dell'impresa con la tutela della dignita' e della riservatezza del lavoratore". Il testo depositato al Senato introduce poi, "eventualmente anche in via sperimentale", il compenso orario minimo anche per i co.co.co e per i lavoratori subordinati che appartengono a settori non regolati da contratti collettivi. La mediazione che governo e relatore hanno individuato riguarda l'applicazione del nuovo contratto a tempo indeterminato - nel quale le tutele diventano progressive in relazione all'anzianita' di servizio - alle nuove assunzioni. Soddisfatto il presidente della commissione Lavoro Maurizio Sacconi:"E' evidente che nel contratto tipico che ha oggi oltre l'80 per cento degli italiani la progressivita' della tutela non potra' che essere un indennizzo proporzionato, o piu' che proporzionato, al tempo trascorso nell'impresa". Plaude anche il ministro dell'Interno Angelino Alfano, esprimendo "grande soddisfazione per il nuovo testo del Job Act che riforma lo Statuto dei lavoratori nelle sue parti piu' rigide, incentivando la propensione ad assumere".

Csm-Consulta: ira di Napolitano Situazione di paralisi e' grave

Redazione Mercoledì, 17 Settembre 2014

- Roma, 17 set. - Le pretese settarie rischiano di creare paralisi istituzionale. Alla vigilia del 12esimo scrutinio per l'elezione di due giudici costituzionali, e gli altrettanti 'laici' per il Csm rimasti in ballo, Giorgio Napolitano batte il pugno sul tavolo, con una dichiarazione che mette nero su bianco le ricadute immediate, e potenziali, dello stallo. "Il succedersi senza risultati conclusivi delle votazioni del Parlamento in seduta comune per la elezione dei componenti laici del Csm e dei giudici della Corte Costituzionale destinati a succedere ai due che hanno completato il mandato, solleva gravi interrogativi", avverte il Presidente della Repubblica, sottolineando come "che si siano verificati nel passato analoghi infelici precedenti, nulla toglie a tale gravita'".

"Non so se tutti i partecipanti alle votazioni in corso abbiano chiara in modo particolare una importante questione su cui desidero richiamare la loro attenzione", avverte il Capo dello Stato, e presidente del Csm stesso. "Di recente, e specialmente nella discussione in Senato sul superamento del bicameralismo paritario, si e' sollevato da varie parti politiche - prosegue entrando nelle tecnicalita' della partita in corso - il tema di un elevamento dei quorum previsti dalla Costituzione del 1948 per l'elezione da parte dei parlamentari a determinati incarichi di rilevanza costituzionale. Si ritenne necessario l'elevamento di tali quorum dopo l'adozione, nel 1993 e nel 2005, di leggi elettorali maggioritarie e in vista dell'adozione di una nuova, per il momento approvata solo in prima lettura dal Senato, anch'essa maggioritaria".

"Ma quorum elevati per tali operazioni elettorali in Parlamento - richiama ancora Napolitano - implicano tassativamente convergenze sulle candidature e piena condivisione nell'espressione dei voti tra forze politiche diverse, di maggioranza e di minoranza. Ove vengano da parte di qualunque forza politica, o di singoli suoi rappresentanti in Parlamento, e finiscano per prevalere immotivate preclusioni nei confronti di candidature di altre forze politiche o la settaria pretesa di considerare idonei solo i candidati delle propria parte, il meccanismo si paralizza e lo stesso istituto di garanzia rappresentato dal sistema dei quorum qualificati si logora e puo' essere messo in discussione in senso opposto all'orientamento che ho prima richiamato".

"Si rifletta dunque bene anche su questo aspetto non secondario - ammonisce l'inquilino del Colle - delle conseguenze del protrarsi di un complessivo nulla di fatto nelle votazioni in corso, che innanzitutto impedisce l'insediamento nel nuovo Csm". Alle 16.15 torna a riunirsi il Parlamento in seduta comune. L'azzurro Vitali ritira la sua candidatura al Csm e Forza Italia pensa all'avvocato Franco Mugnai per Palazzo dei Marescialli."Preso atto che non c'e' convergenza sul mio nome ho deciso di ritirare la candidatura", spiega Vitali dopo aver incontrato Silvio Berlusconi. "Ero gia' disponibile nei giorni scorsi. Se non l'ho fatto - precisa - e' per lealta' verso il partito". Resta, per la Consulta, il ticket Violante-Bruno. Quello che non e' riuscito a passare, fino ad oggi.

Renzi: con 80 euro consumi su Basta con litania del fallimento

Redazione Mercoledì, 17 Settembre 2014

- Settimo Torinese (Torino), 17 set. - Gli 80 euro "non sono stati una mancia elettorale nel medio termine". Lo ha ribadito il premier Matteo Renzi nel corso della sua visita allo stabilimento L'Oreal Italia di Settimo Torinese. "Grazie a questa misura - ha aggiunto - i consumi aumenteranno".

"Stiamo lavorando per ridurre il costo del lavoro. A chi crea posti di lavoro - ha detto Renzi - il messaggio che vogliamo dare e' che l'Italia ha tanta voglia di investire nel domani". Il premier ha poi sottolineato che "le multinazionali in Italia sono le benvenute. L'Italia e' aperta alle multinazionali perche' vuole continuare a far crescere opportunita' e lavoro".

Poi un invito all'ottimismo. "L'Italia ha un futuro piu' grande del proprio passato". "Basta con questo clima di stanchezza, con questa litania del non ce la facciamo da parte di chi in questi anni non ne ha azzeccata una. Questi professionisti della tartina ci dicono che l'Italia e' fallita, io non voglio raccontare barzellette, voglio dire che la strada e' in salita e che bisogna lavorare come si sta facendo in tante aziende e questo di settimo ne e' un esempio.

Non dobbiamo essere un museo che ricorda quanto eravamo grandi, ma un posto in grado di innovare e di tornare a crescere". "Questo rotolare verso il basso si e' arrestato, lo dicono gli indicatori dei consumi, ma lo stop della caduta, che non e' ancora ripartenza, deve continuare con forte investimento sulla ripartenza dei consumi".

Lavoro: emendamento governo Contratto a tutele crescenti

Redazione Mercoledì, 17 Settembre 2014
- Roma, 17 set. - Il Governo ha presentato un emendamento alla legge delega sulla riforma del lavoro all'esame della competente commissione del Senato che prevede, tra l'altro, "per le nuove assunzioni il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all'anzianita' di servizio". La proposta di modifica e' stata condivisa dai partiti della maggioranza nel corso di una riunione svoltasi questa mattina a Palazzo Madama.

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Lavoro: emendamento governo, possibilita' di demansionamento

Redazione Mercoledì, 17 Settembre 2014
- Roma, 17 set. - L'emendamento del governo alla legge delega sul lavoro prevede la possibilita' per un'azienda di demansionare in alcuni casi un dipendente, modificando di fatto l'articolo 13 dello Statuto dei lavoratori. Nel testo si legge infatti che il Governo e' delegato a introdurre con i decreti attuativi "una revisione della disciplina delle mansioni, contemperando l'interesse dell'impresa all'utile impiego del personale in caso di processi di riorganizzazione, ristrutturazione o conversione aziendale con l'interesse del lavoratore alla tutela del posto di lavoro, della porfessionalita' e delle condizioni di vita, prevedentdo limiti alla modifica dell'inquadramento".

Riforma Pa, così cambia la mobilità obbligatoria nelle Pa

Bernardo Diaz Mercoledì, 17 Settembre 2014
Trasferimenti senza vincoli sino a 50 chilometri. Necessario il consenso del dipendente solo per chi ha figli sotto i tre anni o disabili.

Kamsin I dipendenti delle Pa potranno essere trasferiti all'interno della stessa amministrazione o, previo accordo tra le amministrazioni interessate, in altra amministrazione, in sedi collocate nel territorio dello stesso Comune ovvero a distanza non superiore a 50 chilometri dalla sede cui sono adibiti.

Per il trasferimento non servirà il loro consenso a meno che questi abbiano figli di età inferiore a tre anni (con diritto quindi alla fruizione del congedo parentale) o se fruiscono dei permessi lavorativi retribuiti per l'assistenza di un parente o di un affine disabile in situazione di gravità, se non ricoverato a tempo pieno. E' quanto prevede il nuovo articolo 4 del Dl sulla Pa dopo le modifiche entrate in vigore a seguito della sua definitiva conversione avvenuta con la legge 114/2014.

Cambiano dunque le regole per il trasferimento dei dipendenti nelle Pa. Tra le principali innovazioni che sono entrate in vigore c'è la pubblicazione sul sito istituzionale della Pa, per un periodo minimo di 30 giorni, del bando che indica i posti che le amministrazioni intendono coprire attraverso passaggio diretto di personale da altre amministrazioni - previa fissazione dei requisiti e competenze professionali richiesti; la possibilità, in via sperimentale (fino all’introduzione di nuove procedure per la definizione dei fabbisogni standard), di operare trasferimenti tra sedi centrali di ministeri, agenzie ed enti pubblici non economici nazionali, anche in mancanza dell’assenso dell’amministrazione di appartenenza, a condizione che l’amministrazione di destinazione abbia una percentuale di posti vacanti superiore a quella dell’amministrazione di provenienza; l’istituzione da parte del Dipartimento della funzione pubblica di un portale per l’incontro tra domanda e offerta di mobilità.

Diventa poi possibile trasferire i dipendenti all'interno della stessa amministrazione o, previo accordo tra le amministrazioni interessate, in altra amministrazione, in sedi collocate nel territorio dello stesso Comune ovvero a distanza non superiore a 50 chilometri dalla sede cui sono adibiti, anche al di fuori delle comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive con il definitivo superamento della nozione della "medesima unità produttiva".

Secondo criteri da definirsi con successivo decreto ministeriale - previa intesa, ove necessario, in sede di Conferenza unificata, e previa consultazione con le confederazioni rappresentative - si prevede inoltre che possano realizzarsi passaggi diretti di personale tra amministrazioni anche in assenza di accordo tra queste, quando sia necessario sopperire a carenze di organico per l'esercizio delle funzioni istituzionali. Ma servirà il consenso degli interessati qualora siano dipendenti con figli di età inferiore a tre anni aventi diritto al congedo parentale o assistano persona con handicap in situazione di gravità, coniuge, parente o affine entro il secondo grado, ovvero entro il terzo grado qualora i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i sessantacinque anni di età oppure siano anche essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti.

Per quanto riguarda il personale scolastico, è stato previsto che ai fini della predisposizione di un piano di revisione dell'utilizzo del personale comandato e nelle more della definizione delle procedure di mobilità, sono fatti salvi, anche per l'anno scolastico 2014-2015, i provvedimenti di collocamento fuori ruolo (di cui all'articolo 1, comma 58, della legge 24 dicembre 2012, n. 228).

Dl Riforma Pa, cambiano le regole sulla mobilità obbligatoria

Riforma Pa, piu' facile il demansionamento nel pubblico impiegoZedde

Esodati, stop a nuove salvaguardie. Piu' flessibilità per la pensione

Eleonora Accorsi Mercoledì, 17 Settembre 2014
Le Forze Politiche presentano in Commissione Lavoro del Senato un ordine del giorno in cui chiedono lo stop a nuove salvaguardie. Serve maggiore flessibilità in uscita e forme attive di invecchiamento.

Kamsin Non ci sarà una settima salvaguardia. Il governo dovrà piuttosto cercare forme di invecchiamento attivo per i lavoratori "anziani" che abbiano perso il lavoro senza avere ancora i requisiti per il pensionamento. E' quanto si legge nell'ordine del giorno presentato ieri, in Commissione Lavoro al Senato da diversi esponenti della maggioranza tra cui Pietro Ichino (Sc), Hans Berger (Svp), Giuseppe Pagano (Ncd) e Annamaria Parente (Pd).

"Salvi alcuni casi - si legge nel documento - numericamente assai limitati, che soltanto per circostanze particolari e peculiari non rientrano tra quelli salvaguardati e ai quali dovrà essere dedicata la necessaria attenzione in funzione di soluzioni ad essi rigorosamente circoscritte, con quest'ultimo provvedimento di salvaguardia deve considerarsi conclusa la fase degli interventi legislativi volti a risolvere problemi transitori di applicazione della riforma con l'esenzione dalla nuova disciplina pensionistica in favore di persone interessate da accordi di scioglimento dei rapporti di lavoro in prossimità del pensionamento".

In altri termini il documento chiude le porte all'approvazione di ulteriori provvedimenti che derogano alla Riforma Pensionistica del 2011. Nel documento si sottolinea piuttosto che è "necessario, per altro verso, evitare che l'attesa di provvedimenti ulteriori di salvaguardia induca una parte dei potenziali interessati ad astenersi da possibili opportunità di occupazione".

Le forze politiche chiedono quindi al governo di sviluppare - anche sulla scorta delle migliori esperienze straniere di politiche di active ageing - un insieme organico di interventi volti a incentivare e facilitare la permanenza e/o il reinserimento dei cinquantenni e dei sessantenni nel tessuto produttivo, con forme di flessibilizzazione dell'età del pensionamento, di combinazione del lavoro a tempo parziale con pensionamento parziale, di incentivo economico alle iniziative delle imprese volte a ridisegnare le posizioni di lavoro in funzione della migliore valorizzazione delle doti di esperienza, equilibrio e affidabilità delle persone nell'ultima fase della loro vita attiva.

Inoltre, laddove nessuna delle anzidette misure di promozione dell'invecchiamento attivo possa essere adottata, ad affrontare il problema degli ultrasessantenni che abbiano perduto l'occupazione senza avere ancora i requisiti per il pensionamento e che si trovino in difficoltà nella ricerca di una nuova occupazione, attivando strumenti di sostegno del reddito, di assistenza intensiva nella ricerca e di contributo economico per l'assunzione, mirati a incentivare il loro reinserimento nel tessuto produttivo e non la loro uscita dal mercato del lavoro.

Zedde

Renzi: subito riforme o al voto. Pronta nuova segreteria Pd

Redazione Mercoledì, 17 Settembre 2014
- Roma, 17 set. - Matteo Renzi smentisce di avere come obiettivo quello delle elezioni anticipate. Anche se, nel suo intervento ieri in Parlamento, il premier mette subito in chiaro: "Non abbiamo paura di confrontarci con gli italiani, penso che lo abbiamo dimostrato in varie circostanze". Ma "oggi l'Italia ha bisogno di una sfida che abbia come orizzonte maggio 2018. Siamo disponibili ad effettuare un percorso di riforme per cui alla fine si possa anche perdere consenso. Sono disponibile a correre il rischio di perdere le elezioni ma non di perdere tempo". Poi, pero', avverte: "Si arriva al 2018 a condizione di mettere in campo le riforme necessarie come fisco, giustizia, questione educativa oltre che alle riforme istituzionali e alla riforma elettorale". Quanto alla legge elettorale, "una ennesima melina suonerebbe come un affronto a cio' che e' stato detto da autorevoli esponenti come il presidente della Repubblica e sarebbe uno schiaffo alla dignita' della classe politica che si dimostrerebbe incapace di trovare delle soluzioni". Ma l'Italicum non va fatto subito per andare presto al voto, ha chiarito ancora il presidente del Consiglio. Renzi, nel presentare il piano dei 'Mille giorni', non lascia intravedere alternative: "sono l'ultima chance per recuperare il tempo perduto. Dopo aver perso tanto tempo negli anni passati, ora abbiamo l'ultima chance. Se perdiamo, non perde il governo ma l'Italia". E ne approfitta anche per togliersi qualche sassolino dalle scarpe: "Qualcuno ha dipinto la scelta del provvedimento dei 'Mille giorni' come un tentativo di dilazionare, di perdere tempo. Mai lettura puo' essere piu' grottesca e ridicola"; per poi aggiungere: "Rispetto al derby tra i 'professionisti della tartina' e l'Italia che si spezza la schiena, noi stiamo con questa seconda parte". Nel merito, Renzi ha insistito sulla necessita' di fare la riforma della giustizia, e quella del lavoro, non escludendo l'ipotesi di ricorrere a misure d'urgenza e definendo "iniquo" l'attuale sistema: "nessuna discussione ideologica puo' fermare quella che e' oggi una priorita'". Nel piano dei Mille giorni il premier fa rientrare anche i diritti civili, sottolineando che "o le riforme si fanno tutte insieme o non si fanno piu'". "Il mondo fuori di qui ha bisogno di una classe politica che pensi all'Italia e agli italiani e che non si limiti costantemente alla polemica autoreferenziale", dice il presidente del Consiglio nei suoi interventi in Parlamento. Negli ultimi anni "ci siamo guardati troppo allo specchio" e ora "e' il momento di aprire la finestra e di guardare fuori. Di cogliere il messaggio dei cittadini". Per i prossimi tre anni, suggerisce, "lavoriamo su provvedimenti concreti. Poi, al momento dello scontro elettorale, vedremo chi avra' consenso e chi ne avra' di piu'. Ma fino a quel momento continuiamo a lavorare perche' l'Italia recuperi il proprio ruolo in Europa e l'Europa abbia ancora un senso nel mondo". Infine, Renzi torna sulle ultime vicende giudiziarie: "Dico qui in Parlamento che noi aspettiamo le indagini e rispettiamo le sentenze, ma non consentiamo a nessuno scoop di mettere in difficolta' o in crisi decine di migliaia di posti di lavoro e non consentiamo che avvisi di garanzia piu' o meno citofonati ai giornali, consentano di cambiare la politica aziendale in questo Paese". Ieri sera, infine, il premier e segretario del Pd riunisce la direzione e vara la nuova segreteria: 15 componenti, 8 donne (Stefania Covello, Chiara Braga, Micaela Campana, Francesca Puglisi, Lorenza Bonaccorsi, Valentina Paris, Alessia Rotta, Sabrina Capozzolo) e 7 uomini (Filippo Taddei, David Ermini, Enzo Amendola, Andrea De Maria, Giorgio Tonini, Ernesto Carbone, Emanuele Fiano). Per le deleghe, invece, bisognera' attendere una settimana. Ma l'avvertimento e' chiaro: "Ci riuniremo agli stessi orari antelucani della segreteria precedente", annuncia Renzi.

Renzi: segreteria a 15, con 8 donne; 41% non e' per sempre

Redazione Mercoledì, 17 Settembre 2014
- Roma, 16 set. - "Una segreteria di 15 persone, con otto donne e sette uomini". Lo ha annunciato Matteo Renzi alla direzione del Pd, partito che, a detta del segretario, "in questo momento deve reggere l'urto del governo". Le otto donne della nuova segreteria Pd sono Stefania Covello, Chiara Braga, Micaela Campana, Francesca Puglisi, Lorenza Bonaccorsi, Valentina Paris, Alessia Rotta, Sabrina Capozzolo. Gli uomini sono invece: Filippo Taddei, David Ermini, Enzo Amendola, Andrea De Maria, Giorgio Tonini, Ernesto Carbone, Emanuele Fiano. Le deleghe della nuova segreteria saranno assegnate giovedi' prossimo: "Ci riuniremo agli stessi orari antelucani della segreteria precedente", ha detto Matteo Renzi. "Il 41 per cento non e' per sempre, e' un dato che se ne va - ha quindi ammonito -. Nessuno puo' pensare che questo 41 per cento non nasca da una storia condivisa. Lo sforzo di provare a gestire un partito in modo unitario e plurale sia uno sforzo bello da fare". .
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