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Notizie

Renzi: domani Expo, poi Sud e intanto lavoro a SbloccaItalia

Redazione Martedì, 12 Agosto 2014
- Roma, 12 ago. - il Presidente del Consiglio, Mateeo Renzi, in un twitter dal suo studio di palazzo chigi descrive gli appuntamenti dei prossimi giorni sottolineando il suo costante impegno per il decreto 'SbloccaItalia'. "Domani Expo. Poi Napoli (Citta' scienza, Bagnoli), Reggio Calabria, la Sicilia. E intanto qui si lavora allo #sbloccaitalia #italiariparte". Il premier visitera' per la prima volta il cantiere di Expo domani mattina ed ha in programma anche un incontro con la stampa dopo il tour, in tarda mattinata. E' quanto fa sapere l'ufficio stampa di Expo, in una nota in cui informa che per partecipare all'incontro mettera' a disposizione un servizio transfer con partenza alle 12 dalla sede della societa' in via Pisacane, a Pero. Per motivi di sicurezza non sara' possibile accedere al cantiere con mezzi propri - si precisa -. Per partecipare e' necessario confermare la propria presenza entro le 20 di oggi, all'indirizzo email Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. .
Pensioni

Pensioni, al mef si studia un prelievo sugli assegni piu' alti

Sergey Martedì, 12 Agosto 2014

Complice il peggioramento dei conti pubblici su cui pesa l'allontanarsi della ripresa economica i tecnici al ministero dell'economia potrebbero riaprire il dossier pensioni per recuperare alcune risorse nel frattempo disperse. Kamsin Il capitolo vale infatti 236 miliardi di euro nel bilancio dello Stato e non è da escludersi che il commissario Cottarelli possa nuovamente aprirlo. Con grande prudenza, il ministero del Tesoro si sta muovendo per cercare di capire in quale direzione agire e l'area individuata è quella delle pensioni più alte. Soprattutto per finanziare i vari correttivi per risolvere diversi nodi ancora aperti, come i quota 96 della scuola, lo stop alle penalizzazioni ed una maggiore gradualità in uscita. L'occhio è puntato in particolare sui trattamenti frutto del calcolo retributivo.

Ebbene l'ipotesi di riforma che circola in Via XX Settembre, riportata da alcuni quotidiani nazionali tra cui "Il Mattino", è applicare un contributo di solidarietà solo sulla parte dell'assegno previdenziale maturato con il sistema retributivo. La materia è scivolosa e fonti vicine al dossier raccontano che l'attenzione si è concentrata su una opzione che riguarda le pensioni che superano i 62 mila euro. In quell'area ci sono 186 mila persone (pari all'1,1% di tutti i pensionati) il cui costo è di 15 miliardi: il 5,5% del totale. L'ipotesi è applicare 4 aliquote (8, 21, 28 e 37%) sulla parte di pensione maturata con il retributivo. Una scelta questa che potrebbe portare risparmi previdenziali pari a circa 800 milioni. Una versione applicata ad una platea più estesa è stata invece tentata prendendo in esame i pensionati sopra i 35 mila euro.

Una soglia scelta non a caso in quanto si tratta di persone a riposo (600 mila individui) che stanno già pagando il blocco delle indicizzazioni all'inflazione previsto fino al 2016. In questo caso i risparmi di spesa, secondo una stima prudenziale, salgono fino a 2 miliardi di euro. Tuttavia, precisa chi sta seguendo la vicenda, questa pista è stata messa da parte. Sull'intero dossier, comunque, pesano un paio di incognite. In primo luogo perchè i dati Inps, in particolare per quanto riguarda i dipendenti pubblici, rendono difficile la ricostruzione della carriera previdenziale di centinaia di migliaia di italiani. E in secondo luogo perchè un provvedimento che taglia una pensione già maturata in forza di regole successive, espone il fianco alla censura della Corte Costituzionale.

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Sant'Anna di Stazzema: Napolitano, uno spiraglio per la verita'

Redazione Martedì, 12 Agosto 2014
- Roma, 11 ago. - Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella ricorrenza del settantesimo anniversario dell'eccidio nazista di Sant'Anna di Stazzema, ha inviato al Sindaco, Maurizio Verona, il seguente messaggio: "Desidero non far mancare in questa dolorosa e solenne giornata il mio memore, sempre solidale saluto alla popolazione di Sant'Anna di Stazzema insieme con la mia ammirazione per quanti continuano instancabilmente ad operare per la causa della verita' e della giustizia nel 70° anniversario di una strage che ha inorridito il mondo". "Ricordo con intensa commozione - prosegue il Capo dello Stato - l'abbraccio del marzo dello scorso anno con il Presidente Gauck e il nostro cosi' significativo incontro con i famigliari delle vittime e con tutti i cittadini di Sant'Anna. E saluto con speranza il riaprirsi di uno spiraglio per la ricerca delle responsabilita' in sede giudiziaria nell'amica Germania. Un abbraccio a tutti i partecipanti alla manifestazione". Anche il presidente del Senato, Pietro Grasso, in una nota si unisce "nel ricordo delle 560 vittime innocenti barbaramente trucidate nell'eccidio di Sant'Anna di Stazzema il 12 agosto di sessant'anni fa, una delle pagine piu' buie della storia d'Italia". "Donne, vecchi e bambini rimasti nelle proprie case, certi che nulla sarebbe potuto accadere a civili inermi. Il loro sacrificio, come emerso dalle indagini della Procura militare di La Spezia, non fu l'esito di rappresaglia, bensi' di un atto premeditato e curato in ogni dettaglio per sterminare la popolazione ed interrompere i collegamenti fra le popolazioni civili e le formazioni partigiane presenti in zona", prosegue il Presidente Grasso. "La strage di Sant'Anna di Stazzema, quelle che la precedettero e quelle che la seguirono, hanno lasciato nel nostro Paese cicatrici indelebili. In attesa che la Corte federale di Karlsruhe concluda le proprie indagini e renda giustizia a questo tragico episodio della nostra storia, mi rivolgo soprattutto alle nuove generazioni affinche' mantengano vivo il ricordo di questi eventi. In un momento in cui nel mondo assistiamo a simili, terribili stragi, solo la memoria storica, la cultura della tolleranza, della democrazia, della liberta' e della giustizia, puo' preservarci dal ripetersi di tali atrocita'", conclude il Presidente Grasso. .
Lavoro

Riforma Cig in deroga, studi professionali esclusi dal beneficio

Sergey Martedì, 12 Agosto 2014

I professionisti e i dipendenti degli studi sono stati esclusi dall'accesso agli ammortizzatori sociali. E' quanto ha previsto il nuovo decreto interministeriale Lavoro-Economia del 1° Agosto che ha rivisto le regole per la fruizione degli ammortizzatori sociali in deroga per il triennio 2014-2016 in vista del loro definitivo superamento. Kamsin  In particolare, a usufruire della cig, l'anno scorso, sono stati 8.092 addetti degli studi dei professionisti (per un totale di 2.551.500 ore), di cui la fetta maggiore è andata a coloro che operano nell'ambito della consulenza amministrativo-gestionale (1.763 persone), a seguire chi svolge un'attività presso notai (1.511), e alle dipendenze di commercialisti e tributaristi (983), poi chi è impiegato nell'area tecnica (962), e altri in servizio nei laboratori di analisi, negli ambulatori ecc.

E' un duro colpo, dunque, l'esclusione dalle agevolazioni da parte dell'istituto di previdenza sociale, "sebbene il provvedimento fosse stato già anticipato dall'ex ministro Enrico Giovannini, a gennaio. Poi, pensavamo, con il cambio di governo e con l'arrivo del successore Giuliano Poletti, di averla scampata, anche perché parliamo di un numero risibile di soggetti, pari a circa l'1% delle ore complessivamente autorizzate. E, di conseguenza, di un ridotto impatto economico", ha detto Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, che precisa: "O si è trattato di un'autentica discriminazione a danno delle nostre categorie, piccoli artigiani inclusi, e mi sembrerebbe assai strano, oppure c'è stato un errore, nel senso che prima del 2008 ci si riferiva, nei parametri per l'accesso agli ammortizzatori sociali, soltanto alle imprese, mentre noi siamo riusciti a far riconoscere il datore di lavoro, quale noi siamo come titolari di studi, come soggetto di riferimento. È così che voglio considerare la faccenda altrimenti dovrei pensare che sia tutto frutto di un'iniqua valutazione".

Secondo Stella "in un quadro economico innegabilmente difficile, con le libere professioni piegate dalla crisi al pari delle aziende e dei lavoratori dipendenti a causa della progressiva erosione dei redditi, perdere un importante strumento per la salvaguardia occupazionale negli studi significa subire un doppio danno. Una chance per aggirare la norma, tuttavia, potrebbe arrivare dalle amministrazioni locali giacchè, "le regioni hanno avuto uno stanziamento di 70 milioni di euro che possono gestire e, in parte, fin tanto che non c'è il passaggio dall'attuale sistema, che scade il 31 agosto, fino al 31 dicembre 2014 potrebbero conferire il riconoscimento delle deroga anche a noi. Si tratterebbe, di una quota minima, non certo di grandi somme, prima che dal 1° gennaio 2015 scatti l'esclusione automatica. Sarà, pertanto, nostro compito sensibilizzare le regioni, augurandoci che, qua e là, nella Penisola, le nostre istanze vengano tenute in debita considerazione".

Decreto Cig in Deroga, il testo del Dm 83473/2014Zedde

Pensioni

Esodati, Ichino (Sc): ormai quasi tutti sono stati tutelati

Redazione Martedì, 12 Agosto 2014

Pubblichiamo di seguito una lettera ricevuta dal Senatore di Scelta Civica, Pietro Ichino. Caro direttore, a quasi tre anni dalla riforma delle pensioni del 2011, tra coloro che si qualificano come «esodati» non ce n'è più uno che possa essere indicato come tale secondo il significato originario del termine. Kamsin  I provvedimenti di «salvaguardia» adottati nel 2011 e 2012 hanno infatti esentato dall'applicazione dei nuovi requisiti per il pensionamento tutti coloro che avessero perso il lavoro prima della riforma per effetto di un accordo individuale o collettivo di incentivazione all'esodo, stipulato in considerazione di un prossimo pensionamento secondo la vecchia disciplina. Sono stati poi «salvaguardati» anche tutti i lavoratori licenziati negli anni 2007-2011, i quali fossero destinati a maturare i requisiti per la pensione secondo le vecchie regole entro tre anni dalla riforma, cioè entro il 2014.

Qual è, dunque, la situazione delle persone che frequentano le trasmissioni telefoniche e radiofoniche presentandosi come «esodate» e rivendicando un diritto a essere prepensionate? In gran parte, quando non si tratta di persone che per poche settimane o mesi di differenza sono state costrette a rimanere al lavoro più a lungo di quanto desideravano, sono ultracinquantenni che hanno perso la loro ultima occupazione, per i motivi più vari, uno, cinque, dieci o quindici anni fa. Così stando le cose, dobbiamo metterci d'accordo: se riteniamo che, perso il lavoro, gli ultracinquantenni non possano ritrovarlo e debbano quindi essere in qualche modo accompagnati alla pensione, come si faceva normalmente fino al novembre 2011, allora diciamo apertamente che intendiamo abrogare la riforma.

Però, allora, diciamo anche che consideriamo giusto continuare ad accollare la pensione di questi cinquantenni e sessantenni alle nuove generazioni, che in pensione andranno a 70 anni o poco prima: perché, con una attesa di vita di oltre 80 anni, l'anzianità contributiva normale di 30-40 anni con cui si andava in quiescenza nei decenni passati non basta per il finanziamento di un trattamento decente destinato a durare 20 o 25 anni. E diciamo chiaramente che rinunciamo ad allineare il tasso di occupazione degli italiani tra i 50 e i 65 anni di età (oggi circa uno su tre) alla media europea (uno su due). Se invece consideriamo giusti gli obiettivi della riforma del 2011, riteniamo cioè necessario aumentare il tasso di occupazione degli anziani e darci un sistema previdenziale capace di camminare sulle sue gambe; se consideriamo — sulla base dei dati forniti dal ministero del Lavoro — che nell'ultimo anno 1,6 milioni di contratti regolari in Italia sono stati stipulati con persone ultracinquantenni e circa un quarto di questi con ultrasessantenni; se infine siamo convinti che il sistema ante 2011 di prepensionare tutti i cinquantenni o sessantenni che perdevano il posto sia, oltre che sbagliato, anche improponibile sul piano politico in Europa oggi; se di tutto questo siamo convinti, allora dobbiamo affrontare il problema di questi disoccupati nei termini appropriati: cioè come un problema, appunto, di disoccupazione, reso più difficile dall'età degli interessati.

 Se disponiamo di risorse da destinare alla sua soluzione, istituiamo per queste persone una indennità non finalizzata alla loro espulsione definitiva dal mercato del lavoro, ma, al contrario, condizionata al loro rimanere in esso attive e disponibili; consentiamo a chi le assume di beneficiare di un contributo correlato alla parte non goduta dell'indennità; istituiamo la possibilità di pensionamento parziale combinabile con il part-time o altre forme di flessibilità dell'età di pensionamento. Ma sempre con l'obiettivo di promuovere e incentivare l'invecchiamento attivo, evitando tutto ciò che invece lo disincentiva. L'errore peggiore, comunque, è quello del rimanere in mezzo al guado, del fare e disfare, come accadde nel 2007, quando il ministro Damiano disfece la riforma del suo predecessore Maroni.

Se non vogliamo tornare indietro, dobbiamo orientare tutti gli interventi a un mutamento profondo della nostra cultura diffusa, che è alla base dei comportamenti e delle vecchie strategie di vita dalle quali è nato il problema degli «esodati» vecchi e nuovi. Mi riferisco alla cultura della job property, che rende vischiosissimo il nostro mercato del lavoro; quella per cui la progressione retributiva è affidata non alla possibilità effettiva di spostarsi dove il proprio lavoro è meglio valorizzato, ma agli scatti di anzianità, che frenano pesantemente la mobilità dei più anziani; quella per cui se il «diritto fondamentale» al posto di lavoro viene «leso» con il licenziamento, l'unico risarcimento possibile è la cassa integrazione per anni e poi il prepensionamento. Tutto si tiene. Dobbiamo passare da un vecchio equilibrio di sistema a uno nuovo. E, come sempre, spostarsi da un equilibrio a un altro è tutt'altro che facile. Ma non abbiamo alternative: di vie facili d'uscita dalla nostra arretratezza non ce ne sono.

Esodati, settimana chiave per la certificazione della quarta salvaguardiaZedde

Altro...

Aspi, i periodi di Cig a zero ore non sono utili

Redazione Martedì, 12 Agosto 2014

Per la determinazione del biennio per il requisito contributivo che consente l'accesso all'indennità di disoccupazione Aspi i periodi di cassa integrazione guadagni a zero ore devono essere neutralizzati con conseguente ampliamento del biennio di riferimento. Kamsin E' quanto ha chiarito ieri l'Inps indicando che non sono considerati utili ai fini del perfezionamento del requisito contributivo, pur se coperti da contribuzione figurativa valida, invece, ai fini pensionistici, i seguenti periodi: 1) malattia e infortunio sul lavoro nel caso in cui non vi sia integrazione della retribuzione da parte del datore di lavoro, nel rispetto del minimale retributivo; 2) cassa integrazione straordinaria e ordinaria con sospensione dell'attività a zero ore; 3) assenze per permessi e congedi fruiti dal coniuge convivente, dal genitore, dal figlio convivente, dai fratelli o sorelle conviventi di soggetto con handicap in situazione di gravità.

I periodi in quanto non considerati utili, devono essere neutralizzati con conseguente ampliamento del biennio di riferimento.


Zedde

Art. 18: Madia, la sfida e' governare, non piazzare bandierine

Redazione Martedì, 12 Agosto 2014
- Roma, 12 ago. - "Noi dobbiamo uscire da un modo conformista di affrontare i problemi, e questo vale anche per il mercato del lavoro. Non dobbiamo piantare bandierine, dobbiamo governare e farlo con coraggio che e' proprio l'opposto del conformismo". Cosi' il ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione Marianna Madia, in un'intervista ad Avvenire. "Non ha senso fare una discussione retorica articolo 18 si' o no, sganciata da politiche di sviluppo e nuove tutele sociali. Il nostro - aggiunge il ministro - vuol essere davvero un governo di rottura. Alfano? Questo e' un governo del noi, superare il conformismo e' un esercizio quotidiano per tutti. Per Alfano e per Madia. Ai precari della mia generazione non interessano i posizionamenti politici e le piccole tattiche, loro guardano il 'Jobs act' del ministro Poletti nella sua visione complessiva. Cosa succede se perdi il lavoro? Lo Stato - conclude la Madia - deve prenderti per mano non in modo assistenziale, ma accompagnarti verso una nuova occupazione". .

Crisi: Baretta, accelereremo le riforme, il Paese si metta in moto

Redazione Lunedì, 11 Agosto 2014
- Roma, 11 ago. - Il governo e' pronto ad accelerare il percorso di riforme intrapreso e il Paese "deve scuotersi e riprendere il cammino". Il sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta indica l'azione dell'esecutivo, commentando le analisi dell'agenzia di rating Moody's e i dati dell'Ocse. "Mi sembra che non si possano rincorrere i dati nel modo in cui vengono presentati guardando agli aspetti negativi senza considerare i passi positivi compiuti - dichiara Baretta all'Agi - Bisogna guardare alla marcia intrapresa e che intendiamo accelerare con una politica incisiva di riforme". Dopo le riforme istituzionali ora il governo - assicura Baretta - si concentrera' su quelle economiche, per favorire gli investimenti pubblici ma anche privati, cosi' come indicato dal presidente della Bce Mario Draghi: "E' questa la linea principale da praticare". Ma la stagnazione - fa notare il sottosegretario - viene anche da "una crisi di fiducia che fa si' che gli investitori siano in comprensbile attesa". "Quindi - aggiunge - scuoterei tutti a intraprendere il cammino. Tutto il Paese si metta in moto per una condivisione collettiva dello sforzo" per la ripresa. Rispetto alle stime di Moody's, Baretta fa notare che non c'e' alcuna "sottovalutazione dei dati negativi", ma osserva che "non si puo' continuare a guardare solo ai dati: bisogna discutere delle strategia di uscita dalla crisi. Noi vogliamo attuare le riforme e abbiamo bisogno che tutto il Paese si metta in moto". La prima riforma - spiega il sottosegretario - e' quella di favorire la politica di investimenti con credito di imposta e strumenti di tipo fiscale; la seconda e' la delega fiscale con la riforma del catasto e le misure contro l'evasione: "Bisogna far presto ad applicarla". La terza riforma e' quella del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali: "Anche qui bisogna accelerare, vi e' una forte attesa a livello europeo". "Il governo - conclude - deve fare la sua parte ma non da solo: associazioni, Confindustria, sindacati, serve un moto collettivo. Dobbiamo accelerare e siamo tutti in campo". Quanto agli effetti del bonus da 80 euro, Baretta fa notare che la misura va "valutata nell'arco di tutto l'anno"; la polemica dei giorni scorsi sui mancati effetti sui consumi e' stata "strumentale" e la prudenza degli italiani era dettata anche dalla preoccupazione che fosse misura una tantum, "ma noi - sottolinea - la faremo strutturale". Infine, sul rischi legati al deficit indicati da Moody's, Baretta assicura che "nessuno ha intenzione di superare il 3%"; "sono preoccupazioni che abbiamo natualmente ben presenti. La cosa fondamentale e' concentrarci sulle cose da fare".

Art.18, e' scontro nel governo 'Duello' Pd-Ncd sull'abolizione

Redazione Lunedì, 11 Agosto 2014
- Roma, 10 ago. - Angelino Alfano ribadisce la sua richiesta: abolire l'articolo 18 entro la fine di agosto, gia' nel dl SbloccaItalia. "Noi - afferma il leader di Ncd intervistato da Repubblica - suggeriamo al governo altre tre mosse in tre mesi. La prima: dare un segnale di forte semplificazione delle regole con l'abolizione dell'art. 18 entro la fine di agosto. La seconda: pagare 15 miliardi di debiti della pubblica amministrazione entro fine settembre. Terza: la delega fiscale, che per noi significa centralita' della famiglia, semplificazione, possibilita' per gli imprenditori, come gia' avviene con l'Iva, di pagare le tasse non quando fatturano ma solo quando incassano". Quanto alle obiezioni del ministro Madia, Alfano replica: "E' normale che ci siano argomenti che dividono perche' questo governo e' nato dall'incontro di forze politiche che alle elezioni si erano presentate su fronti opposti. Ma abbiamo scelto di fare un tratto di strada insieme per uscire dall'emergenza e per noi l'abolizione dell'art. 18 a questo punto diventa necessaria". "Chiediamo che in tema di art. 18 si prendano decisioni rapide: la sede naturale sarebbe la delega lavoro ma siccome abbiamo prima lo Sbocca-Italia speriamo di riuscire a convincere tutti i partner di coalizione in modo da realizzare gia' con il Consiglio dei ministri di fine agosto questo storico obiettivo", ha aggiunto il ministro. Ma e' polemica con il Pd: La questione lavoro "sara' affrontata con la delega che in questo momento e' in discussione al Senato. In quest'ambito affronteremo senza chiusure pregiudiziali le proposte che verranno messe in campo. Anticipare quella discussione a strumenti che non sono propri credo sia sbagliato", chiarisce il vicesegretario Pd Lorenzo Guerini, rispondendo a una domanda sulla richiesta di Alfano di abolire l'art.18 per i nuovi assunti entro agosto con lo Sblocca Italia. "Noi dobbiamo affrontare complessivamente la discussione sul lavoro - prosegue Guerini - lo abbiamo fatto col decreto e lo faremo con la legge delega. A questo strumento dobbiamo fare riferimento, affrontando la questione nel suo complesso. Dentro la delega ci sono vari argomenti oggetto di riflessione, in particolare le politiche attive per il lavoro. Li' - conclude - ragioneremo senza tabu' ideologici ma anche senza la tentazione di piantare bandierine". Sul tema interviene anche la Cgil: "La priorita' non e' continuare a discutere di precarizzare e togliere garanzie. Il tema e' creare posti di lavoro". E' in questo tweet di Susanna Camusso del 7 agosto la risposta alla proposta di Angelino Alfano di abolire l'articolo 18 per i nuovi assunti. Intervistata ad Agora' proprio sull'idea del ministro dell'Interno di inserire la misura gia' nello Sblocca Italia, il leader della Cgil ha risposto: "Come e' assolutamente evidente nella storia di questi 20 anni, il tema e' agitato ideologicamente e non risolve nessun problema, in particolare rispetto all'occupazione. Il ministro Lupi replica al Pd: "Questo non e' un governo monocolore del Partito democratico, e' un governo di ricostruzione del paese. E l'Italia deve tornare a essere un grande paese. Lo dobbiamo ricostruire e dobbiamo farlo in fretta. Per questo siamo al governo", dice il ministro dei Trasporti. Sul 'soccorso' di Forza Italia per quanto riguarda l'economia, Lupi invece aggiunge: "Abbiamo la piu' forte maggioranza degli ultimi anni, non abbiamo bisogno di nessun soccorso azzurro. Se Forza Italia si e' pentita degli errori che ha fatto in questi mesi scegliendo l'interesse del proprio partito e non l'interesse del paese, lo dica chiaramente e cambi posizione". .

Fisco, arriva il piano anti-evasione. Focus sui grandi contribuenti

Redazione Lunedì, 11 Agosto 2014

Si accendono i fari sulle frodi piu' insidiose e sui casi di evasione piu' gravi, con l'obiettivo di individuare i comportamenti piu' pericolosi tralasciando i controlli meno rilevanti per importi o sostenibilita'. Kamsin E' questa la direttiva contenuta nella circolare 25/E, emanata la scorsa settimana dall'Agenzia delle Entrate, che punta l'attenzione soprattutto sui contribuenti di grandi e medie dimensioni e sugli spostamenti e le elusioni in paesi esteri.

"Abbandonare le contestazioni esclusivamente formali dando centralita' al contraddittorio, che consente la partecipazione del cittadino sottoposto a controllo sia in sede istruttoria sia nella fase di definizione della pretesa", spiega l'Agenzia. La richiesta agli uffici e' di orientare l'azione di controllo "alla massima correttezza e proporzionalita', in un contesto di leale collaborazione e buona fede.

Tutti i controlli devono basarsi su approfondite analisi del rischio 'tarate' in base alle tipologie dei contribuenti. Per i grandi, cioe' quelli con volume d'affari sopra i 100 milioni di euro, l'Agenzia punta l'attenzione sui fenomeni di reale evasione, come per esempio la delocalizzazione dei redditi verso paesi a fiscalita' piu' favorevole e la pianificazione fiscale aggressiva. Sempre con riferimento ai "big" continua la sperimentazione del "regime di adempimento collaborativo". Si accelera, quindi, sulle frodi che possono avere una forte ricaduta sulla competitivita' e nascondono fenomeni di corruzione: dalle false lettere d'intento alle compensazioni di crediti erariali inesistenti.

Grande cautela per gli accertamenti basati su presunzioni. Le indagini finanziarie devono essere utilizzate evitando richieste di dettaglio su importi poco rilevanti e chiaramente riferibili alle normali spese personali o familiari. Il redditometro - spiega l'Agenzia delle Entrate - scatta soltanto nei confronti di coloro che presentano scostamenti significativi tra reddito dichiarato e spese sostenute. L'Agenzia chiede alle proprie strutture regionali "di concentrare la capacita' di indagine sulle situazioni che possono rappresentare una reale evasione o elusione tributaria, come, per esempio, la delocalizzazione dei redditi verso paesi a fiscalita' piu' favorevole e i fenomeni di pianificazione fiscale aggressiva.

Sempre con riguardo ai grandi contribuenti, trovano ampia conferma sia lo strumento del tutoraggio sia il progetto pilota 'Regime di adempimento collaborativo' avviato a giugno 2013, in collaborazione col mondo delle imprese, con l'obiettivo di analizzare i sistemi di controllo interno orientati alla gestione del rischio fiscale. Per le imprese di medie dimensioni, la "migrazione" fa accendere la spia. Per questa platea, le analisi di rischio da parte delle strutture provinciali dell'Agenzia "acquistano nuovo impulso e la supervisione delle Direzioni regionali soprattutto con riferimento alle imprese medio-grandi (con fatturato superiore ai 25 milioni di euro), ai fenomeni di evasione o di elusione che possono coinvolgere realta' appartenenti a gruppi societari e al turn-over delle imprese di medie dimensioni nei singoli ambiti provinciali".

Lente puntata, infine, sui casi di "migrazione" dalla platea dei grandi contribuenti a quella dei medi, anche attraverso specifiche operazioni societarie finalizzate a contrarre le dimensioni. Per piccole imprese e autonomi, al primo posto e' la collaborazione col contribuente. L'azione di controllo sara' orientata "alla massima ragionevolezza e proporzionalita' anche nei confronti delle imprese di minori dimensioni e dei lavoratori autonomi". In particolare, la circolare sottolinea che lo strumento delle indagini finanziarie "deve essere utilizzato solo dopo un'attenta analisi del rischio dalla quale emergano significative anomalie e che vanno in ogni caso evitate richieste di dettaglio su importi poco rilevanti e chiaramente riferibili alle normali spese personali o familiari. Priorita', in ogni caso, alla collaborazione con il contribuente, chiamato a fornire eventuali giustificazioni in merito alle operazioni sotto osservazione. Importante il contraddittorio soprattutto nelle ipotesi di utilizzo delle presunzioni, da applicare secondo logiche di proporzione e ragionevolezza, senza automatismi".

Nell'ambito degli Enti non commerciali, restano sorvegliati speciali i soggetti che si presentano come non profit, ma che in realta' svolgono vere e proprie attivita' commerciali. Anche in questo comparto, l'attivita' di controllo "deve comunque essere ispirata al massimo equilibrio: le linee guida delle Entrate raccomandano infatti di evitare di perseguire le situazioni di minima rilevanza. Stessa filosofia nei confronti delle Onlus". Nell'attivita' di controllo nei confronti delle persone fisiche, nel 2014 e' stata data attuazione alla normativa relativa allo strumento del redditometro. La circolare ricorda che la fase preliminare di selezione dei contribuenti "a rischio evasione" va particolarmente curata, cosi' da far scattare l'accertamento soltanto nei confronti di coloro che presentano scostamenti significativi tra reddito dichiarato e spese sostenute.

La circolare ribadisce poi come, a tutela del cittadino, durante il momento di confronto con l'Amministrazione finanziaria deve essere garantita un'attenta valutazione delle prove e dei chiarimenti forniti dai contribuenti. La circolare spinge infine sul fronte del contrasto ai fenomeni di frode intracomunitaria, alle false lettere d'intento e alle compensazioni di crediti erariali inesistenti. Il documento di prassi, inoltre, ribadisce l'opportunita' di seguire nel tempo le attivita' che i soggetti coinvolti nelle frodi intraprendono successivamente poiche' spesso, utilizzando gli stessi schemi societari, tendono a riprodurre i fenomeni fraudolenti.

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