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PensioniOggi.it

Notizie - Results from #6970

 

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Notizie

Alfano, abolire art. 18 entro agosto

Redazione Lunedì, 11 Agosto 2014
- Roma, 10 ago. - Angelino Alfano ribadisce la sua richiesta: abolire l'articolo 18 entro la fine di agosto, gia' nel dl SbloccaItalia. "Noi - afferma il leader di Ncd intervistato da Repubblica - suggeriamo al governo altre tre mosse in tre mesi. La prima: dare un segnale di forte semplificazione delle regole con l'abolizione dell'art. 18 entro la fine di agosto. La seconda: pagare 15 miliardi di debiti della pubblica amministrazione entro fine settembre. Terza: la delega fiscale, che per noi significa centralita' della famiglia, semplificazione, possibilita' per gli imprenditori, come gia' avviene con l'Iva, di pagare le tasse non quando fatturano ma solo quando incassano". Quanto alle obiezioni del ministro Madia, Alfano replica: "E' normale che ci siano argomenti che dividono perche' questo governo e' nato dall'incontro di forze politiche che alle elezioni si erano presentate su fronti opposti. Ma abbiamo scelto di fare un tratto di strada insieme per uscire dall'emergenza e per noi l'abolizione dell'art. 18 a questo punto diventa necessaria". .

Governo: Grillo, l'Europa boccia Renzi

Redazione Lunedì, 11 Agosto 2014
- Roma, 11 ago. - "L'Europa boccia Renzi". Cosi' su twitter Beppe Grillo. Il leader M5S rimanda al suo blog dove rilancia l'articolo dell'Economist che sottolinea, tra l'altro, che "la notizia della recessione lascia anche un'ammaccatura enorme nella credibilita' della strategia complessiva del governo". .
Pubblico Impiego

Riforma Pensioni, ecco le novità del decreto Madia

Rossini V Lunedì, 11 Agosto 2014

Sulle pensioni nei giorni scorsi il governo ha fatto un passo indietro rispetto alle aperture che erano state proposte nel decreto sulla Pa. No alle pensioni per i 4 mila insegnanti rientranti nella cosiddetta «quota 96» (la somma di età e anni di contributi), che avrebbero così potuto percepire l'assegno dall'lnps a partire da settembre. Kamsin E' saltato anche il tetto dei 68 anni per la pensione dei professori universitari e dei primari. Per loro restano in vigore le soglie valide anche per gli altri dipendenti pubblici. Sono rimaste le penalizzazioni sulle pensioni anticipate: l'1% per ogni anno di anticipo rispetto ai 62 e il 2% per ogni ulteriore anno rispetto ai 60; ed ugualmente non sono stati riconosciuti i benefici previdenziali alle vittime di atti terroristici.

Nessun cambiamento al momento anche sull'opzione donna, il cui il decreto "salva Italia" del 2011 ne ha confermato i contenuti. Si tratta, com'è noto, della possibilità per le donne di andare in pensione con 57 anni di età con 35 di contributi (58 anni se lavoratrici autonome), in via eccezionale sino al 2015, scegliendo un trattamento calcolato interamente con il sistema contributivo. Ci si attendeva una apertura del governo, cioè una proroga di questa opportunità oltre il 2015 in modo da creare una valvola di sfogo a chi è rimasto intrappolato nelle maglie restrittive della Riforma Fornero (e comunque piuttosto cara in quanto si subisce una riduzione dell'assegno nell'ordine di circa il 25-30%). Ma per ora l'intervento sembra rimandato in autunno quando si scriverà la legge di stabilità per il 2015.

Nella Pa tuttavia ci sono state alcune novità che in taluni casi possono comportare, nei fatti, un abbassamento dell'età pensionabile. Per effetto dell'abolizione del trattenimento in servizio la maggior parte dei dipendenti pubblici sarà infatti costretta a lasciare il posto al perfezionamento del 65° anno di età, limite ordinamentale per la permanenza in servizio in buona parte delle Pa (fa eccezione la magistratura e le università in cui il limite è a 70 anni), qualora sia stato maturato entro tale età il diritto alla pensione anticipata. In precedenza tali lavoratori potevano ottenere, se la domanda veniva accolta dalle Pa, la permanenza in servizio per un ulteriore biennio. Non solo. La Pa potrà ulteriormente anticipare la risoluzione del rapporto di lavoro fino al 62° anno (65 per i dirigenti medici) con un atto motivato purchè ciò non comporti pregiudizio per l'attività dell'ente. Si tratta di una facoltà che era riconosciuta sino al 2014, e che ora diventa strutturale.

Nota amara invece per quanto riguarda le penalizzazioni. E' rimasta invece immutato il disincentivo al pensionamento anticipato. Qualora si chieda la pensione di anzianità prima dei 62 anni di età, l'assegno viene corrisposto, per la quota retributiva, con una riduzione pari all1% per ogni anno di anticipo, percentuale che sale al 2%, per ogni anno di anticipo che supera i 2. Quindi, ad esempio, se si richiede la pensione anzianità dopo aver raggiunto i 42 anni a 60 anni, si riscuoterà, per la quota di pensione calcolata con il sistema retributivo (riferito all'anzianità accumulata sino a tutto il 2011), un assegno decurtato del 2%. Se invece la si richiede a 59 anni di età la decurtazione sale al 4%.

Un'apposita disposizione di legge, approvata subito dopo la riforma Fornero, esclude dall'applicazione delle riduzioni percentuali i trattamenti liquidati in favore di coloro che maturano il previsto requisito di anzianità contributiva entro il 31 dicembre 2017. Ciò a condizione che il possesso del requisito, derivi da: prestazione effettiva di lavoro; periodi di astensione obbligatoria per maternità, assolvimento degli obblighi di leva, infortunio o malattia; periodi di cassa integrazione ordinaria; astensione dal lavoro per la donazione di sangue; congedi parentali di maternità e paternità; congedi e permessi con riferimento a persone con handicap in situazione di gravità.

Nel passaggio alla Camera della riforma Madia era stato approvato un emendamento che escludeva dalle penalizzazioni anche chi raggiungeva il requisito dei 42 anni con l'aiuto della contribuzione figurativa o da riscatto (laurea ad esempio). Ma ora la bocciatura della Ragioneria generale, e l'approvazione definitiva del provvedimento, le penalizzazioni restano alle condizioni sopra descritte.

Riforma Pensioni, uno stop per ora alla proroga dell'opzione donna

Riforma Pensioni, nelle Pa scatta il pensionamento d'ufficio a 62 anniZedde

La sfida di Renzi alla Troika, sulle riforme decido io

Redazione Lunedì, 11 Agosto 2014
- Roma, 11 ago. - Una settimana di lavoro a capofitto, sui dossier economici, per dimostrare che il governo le riforme le fa non perche' le chiede l'Europa ma perche' ci crede e anche per dimostrare che non c'e' nessuna 'tutela' da parte della Troika sull'Italia. "Sono d'accordo con Draghi quando dice che l'Italia ha bisogno di riforme, ma come farle lo decido io, non la Troika, ne' la Bce, ne' la Commissione Europea" afferma Renzi, in una intervista al 'Financial Times', che lo stesso quotidiano definisce "pugnace". Dopo giorni di critiche, incassato l'uno-due di Alitalia e riforma del Senato, il premier parte all'attacco e reagisce al doppio colpo giunto dai dati Istat sul Pil e dalle parole del governatore della Bce con un vivace scatto d'orgoglio: "faro' io le riforme perche' l'Italia non ha bisogno di qualcun altro che ci spieghi cosa fare". Sui conti Renzi assicura i mercati che non ci saranno sforamenti: "Non ho assolutamente alcuna intenzione di sfondare il tetto del 3%. Noi pensiamo di migliorare la crescita nel secondo semestre e il risultato sara' il 2,9%. Non supereremo il 3% perche' e' una questione di credibilita' e di reputazione per l'Italia, anche se altri dovessero superare quella soglia". Ma l'obiettivo che si da' il premier e' ambizioso ed e' un guanto di sfida alle accuse giunte in questi giorni: "porteremo l'Italia fuori dalla crisi: l'Italia ha un grande futuro, le finanze italiane sono sotto controllo e continueremo a ridurre le tasse. Faremo cose rivoluzionarie". Con una battuta, il premier fa notare che nemmeno nelle dittature si fanno le riforme cosi' velocemente e lo stesso Ft definisce una pietra miliare quella del Senato. Per non perdere il passo la prossima settimana, Renzi sara' a Roma, concentrato sul dl SbloccaItalia e sulla spending review, che dovranno essere pronti per fine mese. Poi il 13 andra' a Milano per un blitz nei cantieri dell'Expo, e poi il 14, a Palermo, Napoli e Reggio Calabria con al centro il tema dell'uso dei fondi europei, senza dimenticare i dossier Bagnoli, Finmeccanica, tribunali, scuole e cantieri idrici. E l'intenzione e' di sottrarsi all'abbraccio soffocante di Bruxelles e Francoforte. Per questo il premier ha deciso di correre, perche', come ha spiegato agli scout riuniti a San Rossore stamane, "se qualcuno afferma che la parola d'ordine e' paura o timore, si sappia che la parola d'ordine e' coraggio". E anche perche' Renzi, che ha gia' avviato "il conto alla rovescia" per la sua autorottamazione, sa che essa sara' tanto piu' rapida quanto meno saranno risolti i problemi del Paese. Il voto anticipato resta sullo sfondo nelle chiacchiere di Transatlantico, soprattutto ora che il voto del Senato ha reso plastica la fragilita' della maggioranza soprattutto per la presenza di dissidenti nel Pd. Ma Renzi smentisce seccamente: "personalmente mi converrebbe" pero' la battaglia da vincere non e' quella dei renziani "e' quella del Paese". .

Alfano: tutti impegni piano anti-'ndrangheta saranno rispettati

Redazione Domenica, 10 Agosto 2014
- Reggio Calabria, 10 ago. - "Voglio assicurare che tutti gli impegni presi nell'ambito del piano anti-'ndrangheta saranno tutti mantenuti". Lo ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano, intervenuto stasera a Cannitello di Villa San Giovanni sul palco dell'ottava edizione di "Legalitalia", la manifestazione organizzata da "Ammazzateci tutti" e da "Fondazione Scopelliti", che quest'anno ricorda l'uccisione del giudice Antonino Scopelliti, il procuratore generale presso la corte di Cassazione assassinato 23 anni fa. "I tre pilastri del contrasto alla 'ndrangheta - ha proseguito Alfano - sono la cattura dei latitanti, il carcere duro una volta che sono catturati, e l'aggressione dei loro beni con sequestro e confisca". Alfano inoltre ha citato alcuni dati del piano anti-'ndrangheta: 48130 persone controllate, 467 denunce in stato di liberta', 62 arresti in flagranza di reato, 10 fermi di indiziato di delitto, 12428 controlli domiciliari, 1300 perquisizioni, 170 sequestri penali, 80 sequestri amministrativi, 32725 veicoli controllati, 9836 sanzioni per violazioni al codice della strada, 50 controlli in aree di cantiere, con 31 lavoratori in nero scoperti. Quanto alla violenza negli stadi, il ministro ha affermato: "Applicheremo ai tifosi violenti le stesse misure di prevenzione dei mafiosi, compreso il daspo di gruppo per il branco". "Con questo decreto - ha concluso Alfano - vogliamo dare un calcio alla violenza e restituire il pallone alle famiglie che vogliono andare allo stadio con i bambini. Non c'e' piu' tempo per le tifoserie violente". .

Altro...

Renzi a lavoro su economia Facciamo noi riforme no Troika

Redazione Domenica, 10 Agosto 2014
- Roma, 10 ago. - Una settimana di lavoro a capofitto, sui dossier economici, per dimostrare che il governo le riforme le fa non perche' le chiede l'Europa ma perche' ci crede e anche per dimostrare che non c'e' nessuna 'tutela' da parte della Troika sull'Italia. "Sono d'accordo con Draghi quando dice che l'Italia ha bisogno di riforme, ma come farle lo decido io, non la Troika, ne' la Bce, ne' la Commissione Europea" afferma Renzi, in una intervista al 'Financial Times', che lo stesso quotidiano definisce "pugnace". Dopo giorni di critiche, incassato l'uno-due di Alitalia e riforma del Senato, il premier parte all'attacco e reagisce al doppio colpo giunto dai dati Istat sul Pil e dalle parole del governatore della Bce con un vivace scatto d'orgoglio: "faro' io le riforme perche' l'Italia non ha bisogno di qualcun altro che ci spieghi cosa fare". Sui conti Renzi assicura i mercati che non ci saranno sforamenti: "Non ho assolutamente alcuna intenzione di sfondare il tetto del 3%. Noi pensiamo di migliorare la crescita nel secondo semestre e il risultato sara' il 2,9%. Non supereremo il 3% perche' e' una questione di credibilita' e di reputazione per l'Italia, anche se altri dovessero superare quella soglia". Ma l'obiettivo che si da' il premier e' ambizioso ed e' un guanto di sfida alle accuse giunte in questi giorni: "porteremo l'Italia fuori dalla crisi: l'Italia ha un grande futuro, le finanze italiane sono sotto controllo e continueremo a ridurre le tasse. Faremo cose rivoluzionarie". Con una battuta, il premier fa notare che nemmeno nelle dittature si fanno le riforme cosi' velocemente e lo stesso Ft definisce una pietra miliare quella del Senato. Per non perdere il passo la prossima settimana, Renzi sara' a Roma, concentrato sul dl SbloccaItalia e sulla spending review, che dovranno essere pronti per fine mese. Poi il 13 andra' a Milano per un blitz nei cantieri dell'Expo, e poi il 14, a Palermo, Napoli e Reggio Calabria con al centro il tema dell'uso dei fondi europei, senza dimenticare i dossier Bagnoli, Finmeccanica, tribunali, scuole e cantieri idrici. E l'intenzione e' di sottrarsi all'abbraccio soffocante di Bruxelles e Francoforte. Per questo il premier ha deciso di correre, perche', come ha spiegato agli scout riuniti a San Rossore stamane, "se qualcuno afferma che la parola d'ordine e' paura o timore, si sappia che la parola d'ordine e' coraggio". E anche perche' Renzi, che ha gia' avviato "il conto alla rovescia" per la sua autorottamazione, sa che essa sara' tanto piu' rapida quanto meno saranno risolti i problemi del Paese. Il voto anticipato resta sullo sfondo nelle chiacchiere di Transatlantico, soprattutto ora che il voto del Senato ha reso plastica la fragilita' della maggioranza soprattutto per la presenza di dissidenti nel Pd. Ma Renzi smentisce seccamente: "personalmente mi converrebbe" pero' la battaglia da vincere non e' quella dei renziani "e' quella del Paese". .

Renzi, io decido su riforme non Troika ne' Bce

Redazione Domenica, 10 Agosto 2014
- Roma, 10 ago. - Il presidente del Consiglio Matteo Renzi in un'intervista al Financial Times parla del suo piano per le riforme. "Sono d'accordo con Draghi quando dice che l'Italia ha bisogno di riforme, ma come farle lo decido io, non la Troika, ne' la Bce, ne' la Commissione Europea". Renzi aggiunge: "Faro' io le riforme perche' l'Italia non ha bisogno di qualcun altro che ci spieghi cosa fare". .

Renzi, no ordini da Troika o Bce Decido io su riforme italiane

Redazione Domenica, 10 Agosto 2014

- Roma, 10 ago. - Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi rilasciando un'intervista al Financial Times precisa che non prendera' ordini da nessuno. "Sono d'accordo con Draghi quando dice che l'Italia ha bisogno di riforme, ma come farle lo decido io, non la Troika, ne' la Bce, ne' la Commissione Europea". Renzi aggiunge: "Faro' io le riforme perche' l'Italia non ha bisogno di qualcun altro che ci spieghi cosa fare".

Renzi ritiene che la riforma del bicameralismo perfetto sia "la piu' importante" anche rispetto a quelle del lavoro e del taglio delle tasse, perche' "e' la piu' difficile".

Nel giorno dell'ingresso di Etihad in Alitalia, il premier dice: "Stiamo aprendo le porte" agli investitori stranieri, citando gli investimenti cinesi, indiani e statunitensi negli asset italiani.

"Non ho assolutamente alcuna intenzione di sfondare il tetto del 3%. Noi pensiamo di migliorare la crescita nel secondo semestre e il risultato sara' il 2,9%. Non supereremo il 3% perche' e' una questione di credibilita' e di reputazione per l'Italia, anche se altri dovessero superare quella soglia".Continua Matteo Renzi nell'intervista al FT "Non sono una persona timorosa per natura, ma sarei felice se l'euro non fosse cosi' forte rispetto al dollaro e se l'inflazione fosse un po' piu' alta".

Riforma del Lavoro, verso l'abolizione dell'articolo 18 sui nuovi assunti

Bernardo Diaz Domenica, 10 Agosto 2014

Entrerà nel vivo dopo la pausa estiva la seconda fase dell'operazione che mira a semplificare il mercato del lavoro, il cd. Jobs Act. Dopo il primo pacchetto di provvedimenti che ha semplificato a marzo scorso il ricorso ai contratti a termine e l'apprendistato, a settembre il Parlamento sarà chiamato a dare il via libera alla ddl delega. Kamsin  E il governo punta ad approvare tutti decreti delegati entro la fine del 2014 sperando così di completare entro i primi tre mesi del 2015 la riforma del lavoro.

Il piatto forte sul quale Matteo Renzi gioca gran parte della partita è il contratto a tutele crescenti, una novità che congelerà per i neo assunti l'articolo 18 per tre anni dando la possibilità alle imprese di licenziare in deroga alla disciplina vigente. Nei primi 36 mesi di durata del rapporto, una volta superato il periodo di prova di 6 mesi, il datore di lavoro potrà uscire dal contratto senza motivazione ma rispettando il periodo di preavviso. Per il dipendente (che comunque potrà chiedere il reintegro in caso di allontanamento discriminatorio), oltre a quanto maturato e dovuto durante il rapporto, è previsto il pagamento di una indennità pari a due giorni di retribuzione per ogni mese lavorato. Una novità questa peraltro rafforzata dalla contestuale riduzione dei contributi sociali: l'imprenditore spenderà la metà di quanto investe adesso per un dipendente a tempo indeterminato e un terzo in meno rispetto a uno dipendente a tempo determinato.

In tema di contratti il Jobs act prevede poi una bella sforbiciata alle tipologie. Da 40 ne resteranno in vigore al massimo 6.  In questo modo, oltre al tempo indeterminato classico e quello a tutele crescenti, resterebbero l'apprendistato, il contratto a termine e quello di somministrazione.

Poi c'è la partita sugli ammortizzatori sociali che dovranno essere ristrutturati, la semplificazione delle procedure di assunzione e la trasformazione delle misure per la tutela della maternità. Piu' in forse, per problemi di copertura economica, invece l'assegno minimo per tutti coloro che perdono il posto di lavoro e che sono ancora coperti dalle tutele di Aspi e miniAspi. L'erogazione del sussidio, subordinato all'obbligo di seguire un corso di formazione professionale e cancellato nel caso in cui il disoccupato rifiuti una nuova proposta di lavoro, dovrebbe essere gestito da un'Agenzia unica federale.

Jobs Act, Poletti: ci saranno meno tutele passive sul lavoro, sono tossicheZedde

Il blog di Grillo contro le bollette d'oro di Montecitorio

Redazione Domenica, 10 Agosto 2014
- Roma, 10 ago. - "Le bollette d'oro di Montecitorio". Si intitola cosi' il post pubblicato sul blog di Beppe Grillo, in cui si riporta la lettera inviata dai parlamentari pentastellati, componenti dell'ufficio di presidenza della Camera, Luigi Di Maio (vice presidente della Camera), Riccardo Fraccaro e Claudia Mannino, alla presidente di Montecitorio, Laura Boldrini, per tagliare i costi della Camera dei deputati. "La Camera dei deputati e' una mastodontica struttura energivora, alimentata da sistemi datati e impianti fatiscenti che generano consumi annui pari 6 milioni di euro - si legge nel post - Palazzo Montecitorio, con i suoi 36mila metri quadrati di superfice, non e' l'unica sede per le attivita' dei deputati: ci sono anche gli immobili di via del Seminario, vicolo Valdina, via della Missione, il palazzo Theodoli Bianchelli... Un complesso di edifici rimasti fermi agli anni '50, in termini tecnologici, che assorbono un'enorme quantita' di risorse energetiche: solo di luce, acqua e gas, la spesa dei cittadini per i consumi della Camera e' di 30 milioni di euro per ogni legislatura. Un salasso insostenibile"."I portavoce che fanno parte dell'Ufficio di Presidenza, Riccardo Fraccaro, Luigi Di Maio e Claudia Mannino, hanno formalizzato la proposta M5S contro le bollette d'oro di Montecitorio per tagliare radicalmente questo spreco di risorse - si legge ancora sul blog di Grillo - Con una lettera inviata alla Presidente Boldrini, i deputati a 5 stelle presentano il primo progetto di riduzione e razionalizzazione dei consumi dei Palazzi del potere. Questo si' che ce lo chiede l'Europa: il D.Lgs. 102/2014 di recepimento della Direttiva 2012/27/UE impone alla Pubblica Amministrazione centrale l'efficientamento energetico delle proprie strutture in ragione del 3% annuo. La proposta del MoVimento e' di assegnare l'elaborazione del progetto per una "Camera verde" al Gestore dei Servizi Energetici, la societa' pubblica che si occupa di gestione, promozione e incentivazione dell'energia da fonti rinnovabili, naturalmente a titolo gratuito e senza alcun tipo di onere. Un piano di efficientamento e riqualificazione e' indispensabile per ridurre i costi a fronte di un aumento delle prestazioni energetiche, abbattere le emissioni inquinanti nell'ottica di un utilizzo rispettoso delle risorse e, in definitiva, trasformare la Camera in una struttura moderna e sostenibile. Le istituzioni devono dare il buon esempio, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi nazionali di efficienza, riqualificando gli impianti esistenti con l'utilizzo di fonti rinnovabili e migliorando le prestazioni energetiche degli edifici. Investire in questo settore in tutto il Paese significa creare un vero e proprio "Green deal" e porre le basi per uno sviluppo sostenibile: con l'efficientamento e la riqualificazione energetica sono stimati risparmi annui pari a 7 miliardi di euro, si possono creare 1 milione e mezzo di posti di lavoro, per non parlare degli effetti positivi su salute e ambiente, della possibilita' di ridurre la dipendenza energetica dall'estero e della capacita' di attrare nuovi investimenti. Cominciamo da Montecitorio a costruire un Paese a 5 Stelle", conclude il post. .
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