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Riforme: Renzi, stupisce che opposizioni appoggiano privilegiati Camere

Redazione Venerdì, 25 Luglio 2014
- Roma, 25 lug. - "Non mi stupiscono i privilegiati che contestano la norma sul tetto di 240 mila di euro, mi stupiscono le opposizioni che si schierano con loro. Ma dove vivono". Lo scrive su twitter il premier Matteo Renzi, riguardo la polemica sul tetto degli stipendi dei dipendenti delle Camere. Ieri e' stata un giornata convulsa sul fronte delle riforme. Sulla riforma del Senato e' scattata la 'tagliola'. Tutto dovra' essere concluso entro l'8 agosto. L'opposizione insorge e va in corteo al Quirinale, dove i capigruppo di 5 Stelle, Lega e Sel vengono ricevuti (non da Napolitano, "era leggermente indisposto", scrivera' in serata Beppe Grillo su twitter, ma dal Segretario generale Marra). Il premier Matteo Renzi, pero', tira dritto, "piaccia o non piaccia le riforme le faremo". E' l'epilogo di una giornata difficile, iniziata ieri mattina con il protrarsi dell'ostruzionismo in Aula al Senato, l'immagine plastica dell'impantanamento del ddl Boschi e il rischio che il primo via libera alle riforme slitti a settembre. Dopo un nuovo tentativo di mediazione con le opposizioni (solo Sel e' autrice di circa 6mila emendamenti sui 7.800 totali), tuttavia, il governo detta la linea dura e si va allo scontro. In Conferenza dei capigruppo a spiegare le intenzioni di palazzo Chigi e' il ministro Maria Elena Boschi: nessun rinvio a settembre, "noi andiamo avanti". Per poi aprire un piccolo spiraglio: "siamo disponibili ad approfondire alcune questioni, purche' non stravolgano l'impianto del ddl". Ovvero, e' categorico il ministro, "il Senato non elettivo non si tocca". Ma gia' si diffonde la voce dell'intenzione della maggioranza di ricorrere alla 'tagliola', ovvero il contingentamento dei tempi, sia per la discussione che per le votazioni. L'obiettivo del premier, del resto, e' di incassare il primo via libera al ddl costituzionale prima della pausa estiva. E cosi', a nulla valgono gli appelli del Pd e di Forza Italia alle opposizioni a sfoltire l'ingente mole di emendamenti. Dopo una riunione tra M5S, Lega, Sel, Gal, e alcuni dissidenti di Pd e FI, c'e' il secondo round della capigruppo: "Le nostre proposte sono le stesse di sempre - riassume Loredana De Petris - cioe' Senato elettivo, riequilibrio dei poteri con la Camera, referendum. Vogliamo una risposta scritta". Ma la trattativa, per il premier e la maggioranza (piu' morbida, invece, la posizione degli azzurri) e' ormai giunta alla dead line. E cosi', si decide per la 'tagliola', le opposizioni insorgono, scoppia la bagarre in Aula quando il presidente Pietro Grasso elenca il timing: 135 ore complessive in due settimane per ddl riforme e decreti in scadenza, di cui 120 per le riforme. E ancora, 20 ore dedicate al dibattito, 80 alle votazioni. Secondo Calderoli, una scelta inutile, visto che "sara' comunque impossibile licenziare il ddl entro l'8 agosto". Lega, 5 Stelle e Sel annunciano battaglia, accusano Renzi di aver dato un colpo ferale alla democrazia e abbandonano l'Aula per andare in corteo al Colle. Il segretario del Carroccio, Matteo Salvini, va giu' duro: "Invece di occuparsi di disoccupazione e immigrazione, Renzi pensa al Senato. Incapace!". Beppe Grillo, in un tweet, non e' da meno: "La democrazia e' stata uccisa. Noi non molliamo". Ma non ha alcuna intenzione di mollare nemmeno Renzi, che in un'intervista garantisce: "Non mollo. Basta con quelli che dicono sempre no". Poi taglia corto: "Piaccia o non piaccia le riforme le faremo". Mentre, via social network, il ministro Boschi annuncia: "L'ultima parola sulle riforme sara' dei cittadini. Referendum comunque!". .

Renzi: stupiscono opposizioni con privilegiati Camere

Redazione Venerdì, 25 Luglio 2014
- Roma, 25 lug. - "Non mi stupiscono i privilegiati che contestano la norma sul tetto di 240 mila di euro, mi stupiscono le opposizioni che si schierano con loro. Ma dove vivono". Lo scrive su twitter il premier Matteo Renzi, riguardo la polemica sul tetto degli stipendi dei dipendenti delle Camere. .
Pensioni

Riforma Pensioni, Quota 96 verso il traguardo finale

Nicola Colapinto Venerdì, 25 Luglio 2014

Il decreto legge sulla riforma della pubblica amministrazione si avvia verso il traguardo, anche se l'approvazione finale, prevista per lo scorso 22 luglio è slittata di diversi giorni per via dell'ingorgo parlamentare. Kamsin Salvo sorprese dell'ultim'ora, il Dl dovrebbe avere oggi il disco verde in sede referente e confermare così l'approdo in aula del testo per lunedì 28 quando molto probabilmente sarà posta la fiducia. Alcuni nodi ancora devono essere sciolti ma i 4 mila docenti, i quota 96 della scuola, continuano a sperare nella ciambella di salvataggio che un emendamento al testo, presentato dagli onorevoli Ghizzoni e Marzana e sostenuto praticamente da tutte le forze politiche, concede loro.

L'intenzione del governo è quella di mandarli in pensione dal 1° settembre con i requisiti pre-Fornero al termine di una procedura di monitoraggio delle domande che dovrà avvenire in tempi record, proprio nel mezzo della pausa estiva. Ma resta ancora da sciogliere il nodo delle coperture su cui l'ultima parola spetterà alla commissione Bilancio. Dopo l'approvazione della Camera, il testo passerà al Senato dove il governo dovrà probabilmente porre la fiducia per chiudere in tempi brevi.

Confermate poi le altre misure in materia previdenziale contenute nel decreto legge sulla Pa. Nonostante il pressing del Csm sul tema del pensionamento dei magistrati per spostare di un anno il termine per la fruizione del trattenimento in servizio (il testo attualmente in vigore fissa la validità dei provvedimenti già concessi sino al 2015), l'appello di Palazzo dei Marescialli sembra infatti destinato a cadere nel vuoto. In una delibera della Sesta commissione, che sarà martedì 30 al vaglio del plenum, Palazzo dei Marescialli sottolinea come l'aver spostato di un anno l'uscita delle toghe (dal 31 ottobre 2014 al 31 dicembre 2015) non risolva il problema. Serve «almeno un ulteriore anno – sostiene l'organo di autogoverno della magistratura – altrimenti si rischia la paralisi». Sarebbero infatti «ben 374» le toghe in uscita, di cui 252 ai vertici degli uffici giudiziari (87 dei quali in Cassazione). Per rimpiazzarli – secondo il Csm – ci vorranno due anni e non ci saranno più concorsi tra la fine del 2015 e del 2017.

Zedde

Lavoro: Renzi, Jobs Act entro Natale

Redazione Venerdì, 25 Luglio 2014
- Roma, 24 lug. - "L'auspicio e' quello di farcela entro Natale. Ma se tra sei mesi, a gennaio, non ci sara' stata la riforma del lavoro, avranno avuto ragione i pessimisti. Ma secondo me le novita' saranno chiare ed evidenti". Cosi' Matteo Renzi in un'intervista ad Alan Friedman su La 7.

Renzi: voto segreto non mi preoccupa, maggioranza terra'

Redazione Giovedì, 24 Luglio 2014
- Roma, 24 lug. - "Sarebbe piu' giusto avere un atteggiamento serio e votare alla luce del sole. Nonostante questo, il voto segreto non mi preoccupa: credo che la maggioranza terra'. E anche se va sotto, poi si va alla Camera e con il voto che non e' andato bene al Senato recuperiamo alla Camera". Lo ha detto il premier Matteo Renzi intervistato da Alan Friedman nell'ultima puntata del programma 'Ammazziamo il Gattopardo', su La7.

Altro...

Riforme: Serracchiani, referendum confermera' volonta' Paese

Redazione Giovedì, 24 Luglio 2014
- Roma, 24 lug. - "Sulla strada delle riforme non ci sono ne' tagliole ne' ghigliottine, ma solo gli strumenti della democrazia parlamentare, che non vanno demonizzati". Lo afferma Debora Serracchiani, vicesegretaria del Pd. "I cortei e i sit-in sono legittimi ma - continua - non devono servire per ostacolare dall'esterno il lavoro del Parlamento. Se poi si vorra' trasferire il confronto dalle Aule alle strade e alle piazze, noi non temiamo nemmeno quello: sara' il referendum a confermare la volonta' di cambiare che pervade il Paese".

Governo: Renzi lavora ai 'mille giorni', stupiremo anche gufi

Redazione Giovedì, 24 Luglio 2014
- Roma, 24 lug. - Il premier Matteo Renzi e' al lavoro sul programma dei 'mille giorni'. "Stupiremo tutti, specialmente i gufi", ha spiegato ai suoi, "tutti dubitano poi...".

Tagliola su riforme, voto 8 agosto L'opposizione 'marcia' sul Colle

Redazione Giovedì, 24 Luglio 2014

- Roma, 24 lug. - E alla fine sulle riforme scatta la 'tagliola'. Tutto dovra' essere concluso entro l'8 agosto. L'opposizione insorge e va in corteo al Quirinale, dove i capigruppo di 5 Stelle, Lega e Sel vengono ricevuti (non da Napolitano, "era leggermente indisposto", scrivera' in serata Beppe Grillo su twitter, ma dal Segretario generale Marra). Il premier Matteo Renzi, pero', tira dritto, "piaccia o non piaccia le riforme le faremo".

E' l'epilogo di una giornata convulsa, iniziata questa mattina con il protrarsi dell'ostruzionismo in Aula al Senato, l'immagine plastica dell'impantanamento del ddl Boschi e il rischio che il primo via libera alle riforme slitti a settembre. Dopo un nuovo tentativo di mediazione con le opposizioni (solo Sel e' autrice di circa 6mila emendamenti sui 7.800 totali), tuttavia, il governo detta la linea dura e si va allo scontro. In Conferenza dei capigruppo a spiegare le intenzioni di palazzo Chigi e' il ministro Maria Elena Boschi: nessun rinvio a settembre, "noi andiamo avanti". Per poi aprire un piccolo spiraglio: "siamo disponibili ad approfondire alcune questioni, purche' non stravolgano l'impianto del ddl". Ovvero, e' categorico il ministro, "il Senato non elettivo non si tocca".

'Marcia' sul Colle e 'Vaffa', la protesta dei frenatori

Ma gia' si diffonde la voce dell'intenzione della maggioranza di ricorrere alla 'tagliola', ovvero il contingentamento dei tempi, sia per la discussione che per le votazioni. L'obiettivo del premier, del resto, e' di incassare il primo via libera al ddl costituzionale prima della pausa estiva. E cosi', a nulla valgono gli appelli del Pd e di Forza Italia alle opposizioni a sfoltire l'ingente mole di emendamenti. Dopo una riunione tra M5S, Lega, Sel, Gal, e alcuni dissidenti di Pd e FI, c'e' il secondo round della capigruppo: "Le nostre proposte sono le stesse di sempre - riassume Loredana De Petris - cioe' Senato elettivo, riequilibrio dei poteri con la Camera, referendum. Vogliamo una risposta scritta".

Ma la trattativa, per il premier e la maggioranza (piu' morbida, invece, la posizione degli azzurri) e' ormai giunta alla dead line. E cosi', si decide per la 'tagliola', le opposizioni insorgono, scoppia la bagarre in Aula quando il presidente Pietro Grasso elenca il timing: 135 ore complessive in due settimane per ddl riforme e decreti in scadenza, di cui 120 per le riforme. E ancora, 20 ore dedicate al dibattito, 80 alle votazioni. Secondo Calderoli, una scelta inutile, visto che "sara' comunque impossibile licenziare il ddl entro l'8 agosto".

Lega, 5 Stelle e Sel annunciano battaglia, accusano Renzi di aver dato un colpo ferale alla democrazia e abbandonano l'Aula per andare in corteo al Colle. Il segretario del Carroccio, Matteo Salvini, va giu' duro: "Invece di occuparsi di disoccupazione e immigrazione, Renzi pensa al Senato. Incapace!". Beppe Grillo, in un tweet, non e' da meno: "La democrazia e' stata uccisa. Noi non molliamo". Ma non ha alcuna intenzione di mollare nemmeno Renzi, che in un'intervista garantisce: "Non mollo. Basta con quelli che dicono sempre no". Poi taglia corto: "Piaccia o non piaccia le riforme le faremo".

Mentre, via social network, il ministro Boschi annuncia: "L'ultima parola sulle riforme sara' dei cittadini. Referendum comunque!". Secondo i maliziosi, una 'mossa' per evitare l'accusa di modifiche alla Costituzione fatte a suon di maggioranza. Il clima, quindi, resta teso. E non solo per la dura contrapposizione tra maggioranza e opposizione, che porta il solitamente 'pacato' capogruppo Pd Luigi Zanda ad alzare la voce in Aula e accusare i grillini di pronunciare "parole luride". Ma perche' anche all'interno degli stessi partiti che sostengono le riforme, Pd e FI in testa, resta alto il malumore.

Lo stesso leader azzurro, Silvio Berlusconi, 'silente' ufficialmente, non condivide fino in fondo la linea dura dettata da Renzi, che amplia i dubbi sulle reali intenzioni del leader Pd: mira al voto anticipato, e' la riflessione, ma cosi' rischia di andare a sbattere. Tuttavia, nessun passo indietro sulle riforme, FI manterra' la parola fino in fondo, e' la garanzia ribadita all'inquilino di palazzo Chigi, e tanto per assicurarsi che i dissidenti in casa forzista non facciano scherzi, l'ex premier incontra a palazzo Grazioli Fitto, che al Senato guida una pattuglia di almeno 7-9 senatori.

Un incontro, viene spiegato, lungo e proficuo ma che non viene definito risolutivo. Il gelo tra i due non e' piu' tale, viene ancora spiegato, ma i 'nodi' restano, con distanze di posizione per quel che riguarda la linea politica di Forza Italia (anche sulle riforme) e le modalita' di selezione della nuova classe dirigente (leggasi, primarie a tutti i livelli, leadership e premiership comprese). A fine giornata M5S avverte: "Se Napolitano resta sordo al grido di allarme nulla sara' piu' come prima".

Riforme: 'marcia sul Colle' e 'vaffa', la protesta dei frenatori

Redazione Giovedì, 24 Luglio 2014
- Roma, 24 lug. - Qualche piccolo diverbio con la sicurezza, un po' di agitazione da parte delle forze dell'ordine, ma poi la manifestazione inscenata da M5s, Sel e Lega davanti al Quirinale si conclude senza particolari tensioni. Cronaca di una protesta inusuale mentre decine e decine di turisti passano interrogandosi su quanto accade. "E' l'ultimo atto istituzionale", dice Vito Crimi, "poi non risponderemo delle nostre azioni". I piu' agguerriti tra i parlamentari arrivati al Colle per reagire contro la decisione della maggioranza di contingentare i tempi sulle riforme, sono proprio i grillini. "Io qui non sono una signora ma una senatrice, sono loro che hanno infranto le regole", dice Paola Taverna prima di sedersi insieme agli altri colleghi nella piazza antistante al Quirinale. Un breve diverbio con un carabiniere ("io conto come il due di coppe...", e' la risposta del militare), e poi tutti ad aspettare il rientro dei capigruppo ricevuti al Quirinale. I pentastellati indossano una fascia tricolore al braccio. "Dobbiamo essere compatti, un esercito", dicono all'unisono. Qualche metro piu' in la' c'e' la pattuglia dei leghisti, piu' defilati quelli di Sel. L'iniziativa viene organizzata quasi spontaneamente. In una riunione dell'opposizione Mario Mauro e gli altri 'frondisti' avevano ipotizzato di ricorrere all'Aventino ma nessuno aveva accennato alla possibilita' di far visita a Giorgio Napolitano. Di primo mattino il dibattitoin Aula non aveva registrato scontri, qualche trattativa tra i 'ribelli' del Pd e l'ala governativa (c'e' chi ha parlato di una telefonata tra Chiti e Renzi), qualche timido contatto con gli esponenti di Sel e del Carroccio. A scatenare la rabbia di quelli che il premier chiama 'frenatori' delle riforme e' la decisione di applicare la tagliola. "State mettendo la Costituzione sotto i piedi", attaccano i grillini, vola qualche 'vaffa' (piu' di uno della grillina Taverna all'indirizzo dei colleghi del Pd) mentre il leghista Divina strappa la Costituzione e qualche altro senatore del M5s scatta selfie e foto di gruppo di chi non e' d'accordo con la maggioranza e il governo. Maria Elena Boschi nell'Aula non batte ciglio, saluta Paolo Romani che aveva rivolto, tra i mugugni di qualche forzista, l'invito a Sel a ritirare una parte degli emendamenti e poi torna ad ascoltare gli interventi dell'Aula, "si va avanti fino alla fine", ripete, niente slittamento a settembre. Gli epiteti peggiori da parte dei pentastellati sono riservati al capogruppo del Pd Luigi Zanda ("fascista", gli gridano dai banchi M5s), oltre che a Romani, "sembra di ascoltare Renzi", urla qualcuno). Ma Silvio Berlusconi anche ieri sera durante una cena con alcuni azzurri ha confermato che lui manterra' la parola data, anche se non capisce la fretta di Renzi. Il premier e' determinato ad andare avanti a ritmo serrato e allora per i 'frenatori' non resta che cercare la porta di Giorgio Napolitano, "il presidente del Consiglio non ci rappresenta piu". E cosi' parte un corteo silenzioso che passando davanti palazzl Chigi arriva fino al Quirinale. Ad 'aprire' pero' e' il Segretario generale della Presidenza della Repubblica, perche' Napolitano "ha mal di denti - spiega Petrocelli M5s dopo piu' di un'ora di colloquio - ma abbiamo ottenuto attenzione. Marra ci ha detto che il Presidente vigilera' sull'iter delle riforme".

Senato: voto entro l'8 agosto Opposizione al Colle per protesta

Redazione Giovedì, 24 Luglio 2014

- Roma, 24 lug. - Alla fine e' calata la ghigliottina, anzi la 'tagliola', come era ampiamente nelle attese. Contingentamento dei tempi del dibattito in aula al Senato sulle riforme, con l'obiettivo di arrivare a votare il ddl entro l'8 agosto.

Le opposizioni hanno subito reagito, e sono salite questa sera al Colle in segno di protesta. I pentastellati hanno inscenato un sit-in di protesta, seduti sul piazzale del Quirinale, con la fascia tricolore al braccio. I capigruppo di Sel, Lega e M5S sono stati ricevuti al Quirinale. Gianmarco Centinaio per il Carroccio, Vito Petrocelli in rappresentanza dei grillini e Loredana De Petris per Sel sono arrivati al Colle, insieme ai colleghi di partito, per protestare contro la decisione della maggioranza di contingentare i tempi sulle riforme.

Intanto il premier Matteo Renzi, in un'intervista a Alan Friedman che sara' trasmessa stasera su La 7, insiste sulla necessita' di fare presto le riforme. "Non mollo, basta con quelli che dicono no"", dice Renzi. "In Italia", sostiene il presidente del Consiglio, "c'e' un gruppo di persone che dice "no!" da sempre. E noi, senza urlare, diciamo "si'!". "Piaccia o non piaccia, le riforme le faremo!", aggiunge Renzi.

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