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Ue: frizioni Merkel-Renzi su fondi Ue in Patto stabilita'

Giovedì, 26 Giugno 2014
- Ypres, 26 giu. - Una discussione accesa ci sarebbe stata tra la cancelliera Angela Merkel e il presidente del Consiglio Matteo Renzi durante il pre vertice che i due hanno tenuto a Ypres, dove si e' svolto la prima sezione del Consiglio europeo. Stando a quanto si apprende, le 'frizioni' sarebbero emerse intorno alla possibilita' di inserire o meno il cofinanziamento dei fondi Ue e il pagamento della Pubblica amministrazione nel Patto di stabilita'. Renzi ha ribadito a Markel che "contrariamente da quanto fatto da Germania e Francia, non abbiamo intenzione di sforare il 3%" nel rapporto tra deficit e Pil. Tuttavia, ha aggiunto il premier, rimane ferma la richiesta di maggiore flessibilita' nell'applicazione dei parametri. Pur reggendo la consonanza tra le visioni dei due leader europei emersa nelle scorse settimane, dunque, emergono delle contrapposizioni quando si entra nei dettagli. Renzi, viene riferito ancora, ha mostrato comunque grande soddisfazione sul documento che porta la firma di Herman Van Rompuy, che non e' stato finalizzato ma sul quale arrivano dai capi di Stato e di governo segnali incoraggianti. Matteo Renzi chiede una nuova riunione degli sherpa, che si terra' questa notte, per fare in modo che il tema della flessibiilta' per i Paesi impegnati nelle riforme entri in maniera piu' esplicita nel documento di Van Rompuy. E' quanto trapela dalla prima sessione del Consiglio europeo che si e' tenuta a Ypres. .
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Renzi, si' a Junker Si tratta su flessibilita' e nomi

Giovedì, 26 Giugno 2014
- Ypres, 26 giu. - La partita delle nomine europee e' cominciata ma richiedera' dei 'tempi supplementari'. E qualche ora supplementare servira' anche per la messa a punto definitiva del documento Van Rompuy, il testo che, con i contributi dei diversi Paesi, il mediatore belga. La discussione sull'agenda strategica dell'Unione europea per i prossimi anni "continuera' domani al Consiglio europeo a Bruxelles" ha fatto sapere, dopo che la cena dei leader e' terminata con un po' di anticipo, complici alcuni chiarimenti chiesti sul tema della flessibilita', in primis dal premier italiano. Del resto Renzi lo aveva detto chiaro e tondo prima di entrare alla riunione: "Si' a Junker", "ma solo a fronte di un documento che indichi con chiarezza dove vuole andare l'Europa". "Non c'e' una posizione dell'Italia contro gli altri - aveva spiegato - c'e' una posizione di chi dice occupiamoci di crescita e delle famiglie". Ma il diavolo, si sa sta nei dettagli e, nonostante le rassicurazioni su una apertura sulla flessibilita', alla fine, al momento di stringere, tra il premier e Angela Merkel c'e' stato qualche momento di frizione. Motivo del contendere la possibilita' di inserire o meno il cofinanziamento dei fondi Ue e il pagamento della Pubblica amministrazione nel Patto di stabilita' e quindi, i criteri precisi della flessibilita' stessa. In un clima tornato cordiale, Renzi e Merkel, insieme agli altri leader, hanno deciso di far lavorare gli sherpa per tutta la notte per fissare in modo dettagliato il rapporto tra flessibilita' e riforme. Quanto alle nomine, pare che, al di la' del nome di Junker, su cui prosegue il braccio di ferro solitario di David Cameron, domani non si possa andare e che potrebbe servire un nuovo vertice straordinario a meta' luglio per decidere il pacchetto completo. Un pacchetto che fonti del Ppe vogliono equilibrato tra le diverse famiglie europee. "Mi sembra che siamo tutti d'accordo sul fatto che alcuni incarichi andranno al Ppe, a partire dalla Presidenza della Commissione, altri andranno al Pse" aveva convenuto Renzi nel pomeriggio. Per aggirare il niet di Cameron, nei giorni scorsi era stata ventilata l'ipotesi di proporre alla presidente danese Helle Thorning-Schmidt, imparentata con l'ex leader del labour Neil Kinnock, la presidenza del consiglio europeo. Una ipotesi che la diretta interessata lascia cadere prima di entrare nel centro congressi che ospita il prevertice socialista: "Io non sono candidata, sono il premier della Danimarca, un Paese bellissimo, e in questo momento sono concentrata sul nostro lavoro, nel vincere le elezioni e nel governare il partito". Anche per questo, e per un equilibrio tra Pse e ppe, si stava pensando al premier olandese Mark Rutte. Legata a questa partita, c'e' quella per fare eleggere Federica Mogherini Mrs. Pesc, l'alto rappresentante della Politica Estera e di Sicurezza Comune. Una partita che oggi si complica anche per le mire che il Ppe ha su quella delega, ma soprattutto per l'ipotesi, che circola in queste ore, che quello di Enrico Letta torni ad essere un nome 'caldo' per la Presidenza del Consiglio. Una delle cancellerie piu' favorevoli, in questo senso, sarebbe proprio Londra. La nomina dell'ex premier complicherebbe non di poco il tentativo di Renzi per portare Mogherini agli Esteri, e questo perche' andrebbe ad esaurire i posti riservati al Pse e quelli all'Italia. Per tutte queste ragioni, e' probabile che i capi di Stato europei si torneranno a rivedere tra due settimane per i 'supplementari' della partita. .
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Riforme, cresce la fronda per il Senato elettivo

Giovedì, 26 Giugno 2014
- Roma, 26 giu. - Cresce la fronda per il Senato elettivo. Sono infatti 35 le firme raccolte, a Palazzo Madama, per chiedere che il Senato venga eletto dai cittadini. Allo scadere del termine per la presentazione dei subemendamenti, (580 circa) i democratici Vannino Chiti e Felice Casson con Loredana De Petris di Sel, Mario Mauro dei Popolari e l'ex M5S Francesco Campanella, hanno presentato 14 proposte di modifica al testo delle riforme gia' cambiato dei relatori. "Il Senato della Repubblica e' eletto su base regionale, garantendo parita' di genere, in concomitanza con la elezione dei consigli regionali" recita il testo appoggiato dai senatori che appartengono a gruppi diversi. Il numero dei senatori e' pari a 100 piu' 6 senatori eletti all'estero. Delle 35 firme, 18 sono di senatori della maggioranza e ben 16 del Partito democratico. Numeri che potrebbero mettere a rischio il via libera dell'aula del Senato con i 2/3 auspicati da Matteo Renzi per evitare che alla fine del percorso parlamentare si tenga il referendum confermativo. E che potrebbero creare un problema al governo dal momento che cosi' i senatori di Forza Italia e delle altre opposizioni risulterebbero determinanti. Ma dal Pd Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato, minimizza: "Non vedo nessun allarme" dice. "Questo e' il Parlamento e in Parlamento si propone un testo, si presentano degli emendamenti, si discute e si vota. E' la fisiologia del funzionamento dell' istituzione" aggiunge. Quanto alla 'fronda' sul Senato elettivo, prosegue: "Sono tutte questioni serie, non strumentali. Io penso che ciascun argomento vada approfondito e discusso nel contraddittorio fra opinioni diverse. E' la fisiologia" del funzionamento del Parlamento, ribadisce. Ottimista anche il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini: "Siamo ad un passo dalla riforma del Senato, e' normale che nel corso del dibattito ci sia la presentazione di diversi emendamenti ma il percorso procedera' secondo la direzione e con i tempi previsti". Anche in Forza Italia molti sono per il Senato elettivo e sono 3 gli emendamenti targati FI gia' depositati. Il capogruppo azzurro a Palazzo Madama, Paolo Romani, spiega: "In maniera molto trasparente e palese voglio ribadire che nel Patto del nazareno e' prevista l'elezione di secondo grado. All'interno di tutti i gruppi, a maggior ragione nel nostro, ma sicuramente anche nel Pd, ci sono senatori che ritengono sia meglio l'elezione diretta. Sara' a mio avviso l'aula a decidere". La prossima settimana in ogni caso ci sara' una riunione congiunta dei gruppi FI con Silvio Berlusconi per "delineare in maniera chiara e unitaria la posizione di Forza Italia sulle riforme, ai fini delle nostre decisioni di voto al Senato, prima in commissione e poi in aula" come specifica il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta. A favore del Senato elettivo e' anche il Movimento 5 stelle perche', come ricorda Danilo Toninelli, "il popolo deve incidere". Sul tavolo resta poi il tema dell'immunita': tra i subemendamenti presentati, per chiederne l'eliminazione per i nuovi senatori, ci sono non solo quelli di M5S ma anche quelli di esponenti di maggioranza, e in pole tra i firmatari ci sono sempre Chiti e Casson. Anche qui si contano 37 firme, trasversali, al testo che prevede di sopprimere tout court i commi 2 e 3 dell'articolo 68 della Costituzione lasciando cosi' soltanto l'insindacabilita' delle opinioni e dei voti espressi nell'esercizio delle funzioni. .
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Chiude Telepadania, da 16 anni voce e volto della Lega

Giovedì, 26 Giugno 2014
- Milano, 26 giu. - Dopo sedici anni di attivita' chiude 'Telepadania'. La Lega Nord ha deciso di puntare sui nuovi media e chiudere le casse del Movimento: la societa' che gestisce la tv, la 'Celticon', controllata dal partito attraverso la finanziaria Fingroup, ha, quindi, avviato la procedura per cessare l'attivita' a partire dal primo luglio. Due ore al giorno di trasmissioni dal 1998, sulle frequenze di 'Telecampione' prima, sul circuito di 'Italia 7 gold' poi, Telepadania aveva rischiato di chiudere gia' due anni fa, quando pero' era stata avviata una delicata procedura di ristrutturazione del debito. Attualmente impiega sei dipendenti, tre giornalisti e tre tecnici, per cui la societa' dovrebbe chiedere la cassa integrazione in deroga. Parallelamente alla chiusura della tv, parte un nuovo progetto editoriale con il restyling del portale multimediale del quotidiano 'www.lapadania.net'. Telepadania inizio' le trasmissioni l'11 ottobre del 1998, in piena fase secessionista. La decisione fu presa da Umberto Bossi. "Senti c'e' da fare la televisione: devi andarci tu", disse il senatur al primo direttore, Max Parisi, il giorno prima dell'avvio delle trasmissioni, stando a quanto racconta lo stesso giornalista sul web. Dai primi anni con inviati in Bosnia e Kosovo durante le guerre nell'ex Jugoslavia (Bossi sosteneva apertamente i serbi di Slobodan Milosevic), la tv nel corso del tempo ha ridotto spese e investimenti concentrandosi sulla copertura degli eventi leghisti. Con la direzione di Aurora Lussana (dal 2012 direttore anche del quotidiano, 'La Padania') sono arrivati anche i video che hanno fatto discutere: dal corso di raccolta differenziata per Luigi de Magistris, nel pieno della crisi dei rifiuti di Napoli, alle bordate contro Gianni Alemanno per il caos navicata a Roma nel 2012, al 'Pota pota', il ballo anti-bunga bunga inventato dalle padane dopo lo scandalo Ruby. .
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Renzi, ok a Juncker a guida Ue Ma solo con programma chiaro

Giovedì, 26 Giugno 2014
- Roma, 26 giu. - "Se vogliamo bene all'Europa dobbiamo darci una smossa e occuparci di crescita e lotta alla disoccupazione". Lo ha detto Matteo Renzi arrivando al vertice del Pse ad Ypres che anticipa la riunione di stasera e domani del Consiglio europeo. Per il premier si deve "prendere atto del messaggio chiaro arrivato col voto. Un messaggio che fa riflettere per la forza e per il significato: se vogliamo bene all'Europa dobbiamo darci una smossa e occuparci di crescita e lotta alla disoccupazione". La posizione del Pse e del Pd, ha poi sostenuto, non e' contro altri Paesi: "E' la posizione del Pse e del Pd, che e' la forza che ha preso piu' voti, per una Europa che si occupi meno di burocrazia e un po' di piu' di crescita e famiglie". Intanto nel capitolo economico delle conclusioni del vertice si legge che "devono essere utilizzate" tutte le "possibilita' offerte dal quadro esistente", nell'ambito del Patto di stabilita' e crescita, "di contemperare la disciplina dell'equilibrio dei conti pubblici con l'esigenza di sostenere la crescita". "Grazie agli sforzi degli Stati", si legge ancora nell'ultima versione del testo, "la correzione degli squilibri macroeconomici ha fatto progressi e le finanze pubbliche continuano a migliorare. Il Consiglio europeo accoglie con favore l'abrogazione della procedura per deficit eccessivo per molti Paesi". Sul fronte dell'elezione del presidente della Commissione la cancelliera tedesca Angela Merkel e' stata chiara: il voto sulla scelta del leader dei popolari, Jean-Claude Juncker, come candidato a presidente della Commissione Europea "ci sara'", ha spiegato a margine del summit dell Ppe a Courtrai, in Belgio. "I trattati - ha insistito - dicono che bisogna votare con maggioranza qualificata e non ritengo che sia un dramma se il voto questa volta non sara' unanime". Via libera" a Juncker alla presidenza della Commissione europea "ma solo - ha sottolineato il presidente del Consiglio Renzi - se c'e' un documento chiaro che indichi dove vuole andare l'Europa". .
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