Pensioni
Pensioni, l'inflazione colpisce anche i trattamenti minimi
Il mese di gennaio porta brutte sorprese ai pensionati. Le pensioni minime (importo intorno ai 500 euro lordi) perdono, a causa del recupero dell’inflazione, 5,40 euro su dicembre 2014, mentre alle pensioni da 1.500 euro “mancano” 16,30 euro. Kamsin E anche se la pessima sorpresa avrà un effetto limitato – perché già a partire da febbraio la rivalutazione automatica prevista per il 2015 (calcolata sulla base di un’inflazione annua dello 0,3%), porterà nelle tasche di un pensionato con il trattamento al minimo “ben” 1,50 euro in più sul 2014 – bisognerà aspettare fine maggio per recuperare quanto perso a fine gennaio.
“Una delle tante situazioni paradossali che – a proposito di pensioni – desta rabbia e malumore”, dichiara Giancarlo Acciaio, appena eletto alla carica di coordinatore regionale del CUPLA, il Comitato Unitario Pensionati Lavoro Autonomo.
“Il problema della inadeguatezza e del progressivo impoverimento delle pensioni, non solo degli autonomi – dice Acciaio – è in cima alle nostre preoccupazioni e rivendicazioni. Una indagine realizzata da CUPLA, in collaborazione con il CER, a fine 2014 ha evidenziato che l’aumento delle addizionali locali e il mancato recupero del drenaggio fiscale hanno ridotto il potere di acquisto soprattutto per i circa 7,4 milioni di pensionati, pari al 44% del totale, che vivono con pensioni inferiori a 1.000 euro lordi al mese, quindi in uno stato di semipovertà”. In Umbria (dati Istat 2012, gli ultimi disponibili) su un totale di 201.771 pensioni di vecchia e anzianità, 9.665 hanno un ammontare di meno di 250 euro, 9.447 meno di 500 euro, meno 53.615 meno di 750 euro, 22.619 meno di 1.000 euro.
“Le condizioni di disagio sociale e impoverimento dei pensionati negli ultimi anni si sono sempre più aggravate a causa della pressione fiscale e dell’insufficiente adeguamento delle pensioni al costo della vita”, continua Acciaio. “Proprio per questo il CUPLA, che a livello nazionale rappresenta 5 milioni di pensionati dei settori autonomi, chiede di adeguare gradualmente i trattamenti minimi di pensione al 40% del reddito medio nazionale, cioè da 500 a 650 euro mensili come chiede, del resto, la carta sociale europea, rivedendo il meccanismo di indicizzazione e tenendo in conto anche il costo dei servizi sanitari, che colpiscono le persone anziane in modo maggiore rispetto al resto della popolazione. Nelle prossime settimane – spiega il presidente – chiederemo un incontro ai candidati alle prossime elezioni regionali e al presidente dell’Anci Umbria, per sottoporre alla loro attenzione alcune richieste specifiche: alle amministrazioni locali chiediamo infatti di prevedere detrazioni sul pagamento della Tasi per gli anziani che abitano soli nelle case di proprietà e abbiano redditi al di sotto del doppio del trattamento minimo (13.000 euro), se singoli, o del triplo del trattamento minimo (19.500 euro) se in coppia, e di escludere dall’imposta gli anziani non autosufficienti o ricoverati in casa di riposo”. L’impegno nella sanità e nel sociale è un’altra delle priorità che il CUPLA, sotto la guida di Giancarlo Acciaio – il cui mandato durerà due anni – mette in prima linea per rappresentare le istanze e necessità della folta platea dei pensionati ex lavoratori autonomi.
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Zedde
Esodati, una salvaguardia per ulteriori 49.500 lavoratori
La Rete dei Comitati degli Esodati chiede al premier Matteo Renzi l'approvazione di una settima salvaguardia. "Scontato l'esito del referendum".
Kamsin Un ulteriore provvedimento legislativo che tuteli dalla normativa Fornero tutti coloro che non erano più occupati al 31.12.2011 per avvenuta risoluzione contrattuale a qualsiasi titolo, oppure avere entro quella data sottoscritto accordi collettivi o individuali che, come esito finale, prevedano il futuro licenziamento; e che maturano il diritto pensionistico, con le previgenti norme entro, il 31.12. 2018.
E' quanto torna a chiedere la Rete dei Comitati degli Esodati al Governo dopo la bocciatura del referendum sulla Riforma Fornero promosso dalla Lega Nord. Secondo la Rete restano esclusi dalle 6 salvaguardie finora approvate, almeno 49.500 cittadini, come certificato dal Governo in base a dati documentali INPS, resi noti in risposta all' interrogazione parlamentare dell’On.Gnecchi lo scorso 15 Ottobre 2014. "Sulla reale consistenza della platea in questione - precisano dal Comitato - sono ormai 3 anni che assistiamo ad un indecoroso balletto; nel giugno 2012 INPS li aveva quantificati e certificati in quasi 400.000 che, al netto dei 170.000 salvaguardati dalle 6 “lotterie” sarebbero ora ridotti ad oltre 200.000".
Il Comitato chiede quindi "con fermezza e determinazione che Governo e Parlamento procedano sollecitamente ad approvare una 7a salvaguardia, che comprenda ALMENO i 49.500 esodati , attualmente non salvaguardati e certificati da Governo e INPS. Un provvedimento d'urgenza, finanziato dai residui dei fondi già stanziati per le precedenti salvaguardie e che risultano ampiamente sufficienti allo scopo, senza alcuna necessità di reperire ulteriori risorse".
Dal canto loro i memebri della Rete degli Esodati annunciano che nelle prossime settimane saranno di nuovo a presidiare le sedi governative ed istituzionali per far sentire la loro voce.
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Zedde
Riforma Pensioni, Furlan: torni la pensione con le quote
La leader della Cisl ribadisce la necessità di intervenire sulla Riforma Fornero per garantire maggiore flessibilità in uscita. Critico il giudizio sulla previdenza complementare colpita dal Governo con la Finanziaria 2015.
Kamsin Non si può rimettere in discussione la legge Fornero senza gravare sui conti pubblici. Abbiamo ben presenti le compatibilità di bilancio. Ma non meno che l'occupazione giovanile è in forte sofferenza e che il sistema previdenziale oggi è troppo rigido. E' quanto afferma il segretario della Cisl Furlan dalle pagine del quotidiano Avvenire. Occorre invece ripristinare una certa flessibilità in uscita e tener conto che non tutti i lavori, e non tutti i lavoratori, sono uguali: le persone hanno esigenze differenti e a 67 anni è diverso stare seduti a una scrivania o salire su un'impalcatura. Bisogna far sì, perciò, che sia possibile andare in pensione dopo un certo numero di anni di contribuzione, in combinazione a una certa età".
L'ipotesi della sindacalista è di ripristinare, insomma, il sistema delle quote, cioè la vecchia pensione di anzianità. Ma a che livello? La Furlan non fissa soglie specifiche, anche se l'ipotesi di partenza - sostiene la sindacalista - è quella che ha rilanciato il Presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano: cioè la quota 100 con un minimo di 60 anni e 35 anni di contributi. "Questa è la strada a condizione però che a 40 o 41 anni al massimo resti l'uscita indipendentemente dall'età anagrafica e si cancelli quel controverso sistema di penalizzazioni che colpisce oggi solo una parte dei lavoratori". Inoltre, - ricorda la Furlan - si possono incentivare con contributi figurativi o sgravi fiscali le "staffette" tra un lavoratore anziano che passa a part-time e un giovane che entra in azienda e impara un mestiere.
L'altro problema che sottolinea la Furlan è la stangata sulla previdenza complementare. La finanziaria 2015 rischia di far danni anche nel campo previdenziale, grazie all'aumento delle tasse sui fondi pensione. "L'impatto della nuova aliquota balzata in un sol colpo dall'11,5 al 20% sarà quello di assottigliare l'assegno integrativo nel futuro. Un'assurdità, vista la progressiva magrezza delle nuove pensioni, complice la frammentazione delle carriere, il passaggio al contributivo puro con stipendi in media bassi, il Pil depresso di questi anni.
Colpire la previdenza integrativa non sembra dunque una mossa furba. Basti pensare che tra il 50 e il 60% dei dipendenti privati versa il Tfr nei fondi, proprio per accumulare un tesoretto extra negli anni della vecchiaia. In tutto sono 6 milioni i lavoratori italiani iscritti, uno su quattro. L'effetto della stangata sarà quello di avere pensioni integrative più povere domani (fino al 13% in meno), oppure versamenti più salati oggi ( fino al 12% in più) per mantenere lo stesso assegno futuro. I più penalizzati saranno i giovani. Renzi aveva promesso di intervenire. Ma la soluzione trovata, non ancora attiva, quella del credito di imposta ai fondi pensione, non sembra poter avere una ricaduta sul lavoratore" .
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Inps, domani sarà ascoltato Tito Boeri in Commissione Lavoro alla Camera
Martedì 27 gennaio, alle 14 la commissione Lavoro della Camera, nell'ambito dell'esame della proposta di nomina del Presidente dell'Istituto nazionale della previdenza sociale, svolgerà l'audizione informale del professor Tito Boeri. L'appuntamento sarà trasmesso in diretta sulla webtv. Lo rende noto un comunicato di Montecitorio.
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Zedde
Pensioni, al Senato la riforma dei benefici per le vittime dell'Amianto
Due ddl per estendere i benefici previdenziali delle vittime di amianto. Allo studio l'incremento e l'estensione dei coefficienti di maggiorazione contributiva anche in favore dei lavoratori esposti all'amianto per meno di 10 anni nonchè l'esenzione dalla legge Fornero.
Kamsin Prosegue in Commissione Lavoro del Senato la discussione dei disegni di legge abbinati (1645 e 8) in materia di revisione e concessione dei benefici previdenziali per i lavoratori esposti all'amianto e ai loro familiari. Promossi dai Senatori Felice Casson e Puppato (Pd) il due ddl propongono una serie di agevolazioni sull'età pensionabile dei lavoratori vittime dell'amianto, patologia che è destinata nei prossimi anni a crescere sulla base delle ultime stime fornite dal ministero della Salute. Gli interventi proposti intendono agire, da un lato, sull'aumento e/o dell'estensione della maggiorazione contributiva riconosciuta dalla legge a questi soggetti nonchè, dalla sottrazione di questo comparto dalla legge Fornero.
Il Coefficiente. Il ddl 1645 propone infatti la modifica dell'articolo 47 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269 nella disciplina relativa alla maggiorazione, ai fini pensionistici, dei periodi lavorativi contraddistinti da esposizione all'amianto. La disciplina attuale ha, infatti, riformulato in termini restrittivi il beneficio di cui all'articolo 13, comma 8, della legge n. 257 del 1992, riducendo per tale fattispecie la misura del coefficiente da 1,5 a 1,25 ed escludendo del tutto l'applicazione di quest'ultimo ai fini del conseguimento del diritto alla pensione. L'articolo 2 del ddl 1645 suggerisce la modifica di tale disposizione nel senso di prevedere che il coefficiente moltiplicatore si applichi, a scelta del lavoratore esposto o ex esposto, o ai fini dell'anticipazione dell'accesso al pensionamento o ai fini della determinazione dell'importo delle prestazioni pensionistiche.
La Riapertura dei termini. Il provvedimento prevede, inoltre, una riapertura dei termini per poter inoltrare all'INAIL o ai dipartimenti di prevenzione delle aziende sanitarie locali presso il cui territorio si trova o si trovava l'azienda che a qualunque tipo impiegava amianto, domanda di rilascio delle certificazioni di esposizione per l'accesso ai benefici previdenziali. L'articolo 47 del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269 ha infatti limitato alla data del 15 giugno 2005 la possibilità, per i lavoratori ex esposti all'amianto, di presentazione della domanda. Per tali soggetti si prevede, quindi, la proroga del predetto termine ai dodici mesi successivi alla data di entrata in vigore della nuova normativa. Inoltre a questo proposito si introduce una importante distinzione tra i lavoratori ex esposti e quelli esposti: per i primi è prevista la riapertura dei termini, mentre per i secondi non è previsto alcun termine, dando così ad essi l'opportunità di presentare la domanda in qualsiasi momento.
Lavoratori con esposizione infra-decennale. Tra le altre novità del ddl c'è l'estensione dell'applicazione del beneficio, il coefficiente di maggiorazione dell'1,25, ai lavoratori con una esposizione infra-decennale che sono stati esposti all'amianto in concentrazione media annua non inferiore a 100 fibre/litro come valore medio su otto ore al giorno (pur con la precisazione che questo limite non si applica ai lavoratori per i quali sia stata accertata una malattia professionale a causa dell'esposizione all'amianto). Piu' articolata invece la modifica proposta del disegno di legge abbinato, il numero 8. Qui si prevede una graduazione del coefficiente in funzione dell'età dell'esposizione (1,15 sino a 5 anni di esposizione; 1,25 da 5 a 10 anni e 1,5 oltre i 10 anni di esposizione). I benefici previdenziali potranno essere comunque fatti valere anche dagli eredi degli aventi diritto.
Esenzione Riforma Fornero. Nel ddl 1645 si arriva a proporre, infine, l'esenzione dalla Riforma Fornero ai lavoratori esposti o ex esposti all'amianto in modo anticipare ulteriormente l'età pensionabile. Secondo la relazione al ddl dei promotori "l'applicazione della norma contenuta nel così detto «Decreto Salva Italia» anche a questi lavoratori, crea infatti una evidente crepa interpretativa, e si pone in netto contrasto con la ratio stessa della norma di cui alla legge n. 257 del 1992. Ratio che va infatti ravvisata nella finalità di offrire ai lavoratori esposti all'amianto per un apprezzabile periodo di tempo, un beneficio correlato alla possibile incidenza invalidante di lavorazioni che provocano una minore aspettativa di vita nella media di sette anni in meno, rispetto all'aspettativa di vita comune".
Altre novità riguardano l'estensione dei benefici previdenziali al personale militare delle Forze armate, al personale civile dello Stato e agli addetti alla nautica da diporto, settori che oggi non possono godere dei benefici in parola; l'istituzione di un indennizzo da corrispondersi una tantum (700 euro) nei confronti di quei lavoratori collocati in trattamento di quiescenza prima dell'entrata in vigore della legge n. 257 del 1992; la possibilità per i lavoratori esposti all'amianto di agire per il riconoscimento dei benefici previdenziali anche in costanza di rapporto di lavoro.
Sull'iter dei disegni di legge pendono tuttavia i costi delle misure sui quali i senatori attendono la valutazione del Governo e della Ragioneria dello Stato.
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Riforma Pensioni, pioggia di emendamenti nel milleproroghe
Quasi 500 emendamenti sono caduti sotto la ghigliottina parlamentare. Non ce l'hanno fatta le proposte di estensione del contingente degli esodati salvaguardati. In pista ancora la proroga dell'opzione donna.
Kamsin Niente da fare per gli esodati con il decreto legge milleproroghe. L'emendamento presentato da Carlo Sibilia, deputato del M5S, che tentava di estendere la sesta salvaguardia di ulteriori 3.300 unità è stato dichiarato inammissibile. E' andata male anche alle altre 3 identiche proposte di modifica presentate da Lega Nord, Sel e Forza Italia che non hanno retto la tagliola del primo giudizio della Presidenza delle Commissione guidata da Francesco Paolo Sisto.
Sibilia è andato sotto anche sulla deroga per il personale della scuola alla fruizione del trattenimento in servizio, istituto abolito con il Dl 90/2014. La proposta intendeva nei fatti reintrodurre il trattenimento biennale per il personale docente e Ata che avesse maturato i requisiti pensionistici Fornero. Inammissibili pure le proposte Lauricella 1.115 e Bolognesi 1.198, che cercavano di ampliare le possibilità di usufruire dell'istituto del trattenimento in servizio agli avvocati dello Stato.
Ha retto, per ora, il primo giudizio di ammissibilità il tentativo di Sel (emendamento Nicchi 10.09) di estendere l'opzione donna fino al 2016. Passano anche gli emendamenti sulle aliquote contributive delle Partite Iva nella gestione separata e sul regime dei minimi. Una schiera trasversale di parlamentari, da Ncd a Scelta Civica, ha presentato emendamenti in serie per resuscitare il vecchio regime dei minimi, quello che prevede una tassazione «flat» del 5% per i redditi fino a 30 mila euro, e per bloccare per tutto il 2015 l'aumento dei contributi dal 27% al 30% che gli autonomi saranno chiamati a versare.
Renzi però ha già promesso che la riforma la farà il Governo nel maxiconsiglio dei ministri del 20 febbraio. Quindi gli emendamenti in materia potrebbero essere bocciati nel corso dell'esame della Commissione se il Governo darà parere negativo ad una modifica con il milleproroghe.
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