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PensioniOggi.it

Notizie - Results from #7090

 

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Notizie

Pensioni

Riforma Pensioni, la Madia dice "no" ai quota 96 della scuola

Nicola Colapinto Lunedì, 04 Agosto 2014

E' sempre piu' in bilico la situazione dei docenti e del personale amministrativo scolastico, penalizzati dalla riforma Fornero, i cd. quota 96 della scuola. Ancora ai primi di agosto non è stato chiarito se questi lavoratori, 4mila persone in tutto, potranno accedere all'agognata pensione dal 1° Settembre come prevede il nuovo articolo 1-bis del decreto legge sulla Pa approvato in prima lettura alla Camera. Kamsin Pesano i rilievi della Ragioneria dello Stato che ha bocciato la misura e che oggi potrebbero essere accolti dalla Commissione Bilancio del Senato con lo stralcio definitivo della deroga.

E' questo quanto ha fatto intendere stamani il Ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia, secondo una nota diffusa dall'Ansa, che ha annunciato che il governo presenterà "4 emendamenti soppressivi" di alcuni punti del dl Pubblica amministrazione tra cui la cosiddetta quota 96 della scuola. Verso la revisione anche dei limiti d'età per il pensionamento d'ufficio, con l'eliminazione del tetto dei 68 anni inserito per professori universitari e primari, ha sottolineato il ministro Madia. Restano invece le soglie previste per il resto dei dipendenti pubblici (62 anni e 65 per i medici).

Dovrebbe saltare anche la norma che elimina le penalizzazioni per chi matura la pensione anticipata prima dei 62 anni (vedi i dettagli), una delle altre importanti innovazioni alla Riforma Fornero approvate alla Camera in prima lettura e il prepensionamento per i giornalisti iscritti all'Inpgi di imprese editoriali in crisi. Insomma gran parte dell'impianto coniato in Commissione Affari Costituzionali alla Camera rischia ora di saltare ed essere archiviato in via definitiva. Una decisione che, se confermata, scatenerà dure reazioni politiche.

Zedde

Pensioni

Bonus 80 euro, il premier congela le aspettative dei pensionati

Eleonora Accorsi Lunedì, 04 Agosto 2014

Sono circa 15 milioni pensionati ai quali il premier aveva promesso l'estensione del bonus da 80 euro con la prossima legge di stabilità. Un intervento da attuare a breve, appena dopo la pausa estiva, per centrare l'obiettivo del 2015. Kamsin Ma per loro arriverà probabilmente una delusione. Matteo Renzi ha infatti annunciato che non potrà garantire la promessa fatta nelle scorse settimane, sotto accusa i dati economici deludenti che potrebbero costringere l'esecutivo a rivedere le stime di bilancio per l'anno prossimo. Niente da fare anche per le quasi 2 milioni di partite Iva.

E così, a conti fatti, solo il 9,74% dei contribuenti italiani riceverà nel 2014 più o meno gli 80 euro promessi in busta paga. Si tratta di 3,8 milioni di lavoratori dipendenti che hanno un reddito lordo annuale che oscilla fra 20 e 26mila euro. In media, secondo i calcoli della Cgia di Mestre, avranno 79,49 euro mensili, ma fra loro c'è qualcuno che raggiungerà i 90 euro e qualcuno che starà ben al di sotto. Sono loro però gli unici a vedere realizzata la promessa fatta. Avranno in media 61,79 euro in più in busta paga i lavoratori dipendenti che prendono fra 26 e 29mila euro lordi l'anno: sono 1,3 milioni (il 9,14% di quelli che avranno qualcosina in più).

"Apprendiamo che il premier ha fatto un passo indietro sulla possibilità di estendere il bonus di 80 euro anche ai pensionati. Noi non ci stiamo, non si possono fare delle promesse così grosse e importanti senza poi mantenerle. La pazienza ha un limite ed è per questo che penso che non potremo più stare fermi» dichiara Carla Cantone, segretario della SpiCigl, che ricorda che «i pensionati hanno accettato l'idea di non avere subito gli 80 euro perchè il premier gli ha detto che glieli avrebbe dati dopo». Secondo Cantone «è una questione di giustizia sociale, così milioni di persone vengono del tutto dimenticate e invece avrebbero davvero bisogno di risposte dopo tanti anni in cui si sono fatte carico della crisi pagando di tasca propria».

Zedde

Fisco

Lupi firma il decreto per il fondo di garanzia sulla prima casa

Redazione Lunedì, 04 Agosto 2014

Il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Maurizio Lupi, ha firmato il decreto interministeriale che istituisce il Fondo di Garanzia per la prima casa. Kamsin Al decreto sono state attribuite risorse per 200 milioni di euro per il triennio 2014-16. E' quanto si legge in una nota diffusa dal Dicastero dei Trasporti. "La garanzia del Fondo e' stabilita nella misura massima del 50% della quota capitale sui finanziamenti concessi per l'acquisto, la ristrutturazione e accrescimento dell'efficienza energetica, con priorita' per l'accesso al credito da parte delle giovani coppie o dei nuclei famigliari monogenitoriali con figli minori, dei conduttori di alloggi di proprieta' degli Istituti autonomi per le case popolari e dei giovani di eta' inferiore ai 35 anni titolari di un rapporto di lavoro atipico".

"Gli interventi del Fondo di garanzia per la prima casa - spiega la nota - sono assistiti dalla garanzia dello Stato, quale garanzia di ultima istanza. Il decreto, gia' sottoscritto dal Ministro dell'Economia e delle finanze e dal Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, diventa cosi' attuativo".

Zedde

Crisi: Renzi, non ci sara' un autunno caldo

Redazione Lunedì, 04 Agosto 2014
- Roma, 4 ago. - "E' vero la ripresa e' debole. Ma non siamo messi male e il prossimo non sara' un autunno caldo. La Troika non arrivera' e se mai ci fosse bisogno di una manovra, non imporremo nuove tasse. E comunque rimarremo sotto il 3% nel rapporto deficit/pil". Lo afferma Matteo Renzi, presidente del Consiglio, in una intervista alla Repubblica. "So bene che la ripresa e' fragile come dice Draghi - ha spiegato -. L'eurozona cresce meno degli altri. L'Italia non ha invertito la marcia e non la invertira' con la bacchetta magica. Ma la narrazione degli autunni caldi e' un noioso deja vu". Renzi ha sottolineato che "non ci sara' manovra correttiva quest'anno. Abbiamo un impegno di ridurre le spese di 16 miliardi, che vuol dire circa il 2% della spesa. Cercheremo di mantenerlo. In ogni caso non toccheremo le tasse: tutti i denari che servono verranno dalla riduzione della spesa. Ecco perche' non mi interessa il nome del commissario alla spending ma la sottolineatura che la spending e' scelta politica che dipende dalla politica". L'Italia non superera' il 3% nel rapporto deficit/pil?. "Assolutamente no - afferma Renzi - E non siamo nemmeno messi male. Ci sono le condizioni per uscire dalla crisi. Come sara' l'Italia a fine anno vedremo. A chi dice che gli 80 euro non hanno rilanciato i consumi dico di aspettare. Di sicuro si tratta di un fatto di giustizia sociale, di un grande aumento salariale. La crescita e' negativa da tempo. Avviandosi verso lo zero darebbe segni di miglioramento. Comunque per me, il metro chiave e' il numero degli occupati. Anche questo mese piu' cinquantamila. Ma non basta". La Toika in Italia non ci sara' assicura Renzi: "la Troika e' la negazione della politica". Quanto ai rapporti con il ministro Padoan, che secondo voci non andrebbe molto bene, Renzi liquida tutto affermando semplicemente: "Non me ne sono accorto. Credo neanche lui". .

Renzi: mai leggi salva Berlusconi Nessuno scambio sulle riforme

Redazione Lunedì, 04 Agosto 2014

- Roma, 4 ago. - "Non ci sono scambi" nel patto del Nazareno. Lo sottolinea il premier Matteo Renzi, in una intervista alla Repubblica. Nessun accordo oscuro con Berlusconi, dunque, nel patto non c'e' nulla che non sia stato trasferito negli atti parlamentari. E soprattutto, si legge nell'intervista, non sono previste "leggi ad personam" per l'ex Cavaliere. Renzi respinge inoltre le critiche sulle riforme: "Sono sempre pronto al dialogo", dice ma basta con "il discussionismo".E basta con i "gufi professori" o con i "gufi indovini". "Il voto? Dopo le riforme duriamo 1000 giorni". "La nostra - afferma Renzi riferendosi alle riforme - non e' una missione compiuta. C'e' ancora una settimana di lavoro e quattro letture parlamentari. Si puo' fare sempre meglio, la controprova non esiste. Ma per me stiamo facendo bene. L'obiettivo di qualcuno non era fermare la riforma ma fermare noi. Non ce l'hanno fatta. E con il referendum, alla fine l'ultima parola sara' dei cittadini". Referendum confermativo che, secondo Renzi, si potrebbe tenere "ragionevolmente fra il 2015 e il 2016".

Il premier rassicura: "Non ci sara' un autunno caldo" (LEGGI)

Tornando alla questione Berlusconi, Renzi ha sottolineato che quanto contenuto nel patto del Nazareno, "e' negli atti parlamentari sulle riforme". E aggiunge: "ma vi pare che io firmi una cosa con Berlusconi e la metta nel cassetto? Questa e' la tipica cultura del sospetto di una parte della sinistra. Io ho declassificato il segreto di stato per le stragi di questo Paese e vado a nascondere un patto di questo tipo? C'e' scritto quello che abbiamo messo negli atti parlamentari". Dopo le riforme, ha aggiunto il premier, "torneremo ad essere divisi. Anzi, facciamo le riforme proprio per evitare in futuro di essere costretti a governare insieme". .

Altro...

Riforma Pensioni, è scontro sulle deroghe alla Legge Fornero

Nicola Colapinto Lunedì, 04 Agosto 2014

Il sottosegretario alla Pubblica Amministrazione, Angelo Rughetti ha indicato che sull'articolo dedicato al ricambio generazionale nel comparto della scuola, approvato in prima lettura alla Camera, siano in corso approfondimenti sulle criticità circa la compatibilità finanziaria, rilevate dalla Ragioneria. Kamsin Il governo prova dunque a mediare per individuare una soluzione ai rilievi sollevati dai tecnici, anche se un risultato positivo non è affatto scontato.

Sabato intanto in commissione Affari costituzionali del Senato si è conclusa la discussione generale sul provvedimento con la presentazione di circa 600 emendamenti. Oggi inizieranno le prime votazioni sugli emendamenti e oggi soprattutto è atteso il parere della Commissione Bilancio che dovrebbe sciogliere se accogliere le indicazioni provenienti dalla Ragioneria dello Stato o tirare dritto. Con l'avvertimento che se ci saranno modifiche il decreto dovrà tornare per una terza lettura alla Camera.

Il nodo della questione riguarda la norma che consente a 4.000 professori di andare in pensione già dal 1° Settembre in deroga alle legge Fornero. Ma nel mirino c'è anche la regola che consente il pensionamento anticipato a 68 anni per i professori universitari - con la riforma all'esame del Parlamento si è introdotta infatti una «deroga» alla Fornero che consente il pensionamento d'ufficio motivando la scelta, a 62 anni, purché abbiano l'anzianità massima (per professori universitari e primari salgono a 68 anni, per i medici a 65); l'eliminazione delle penalizzazioni per la pensione anticipata previste dalla legge Fornero; il prepensionamento dei giornalisti professionisti iscritti all'Inpgi per consentire le ristrutturazioni nel campo dell'editoria in stato di crisi.

Duro il giudizio del Pd che, per voce degli onorevoli Damiano e Gnecchi fa sapere di considerare inaccettabile una marcia indietro del governo a causa delle pressioni della Ragioneria dello Stato. Su quota 96 degli insegnanti, spiegano, si tratta di correggere un errore del governo Monti che ha intrappolato 4.000 lavoratori che hanno diritto di andare in pensione. Questa correzione va fatta entro agosto, altrimenti si salta un altro anno ancora.

Il secondo punto riguarda la cancellazione delle penalizzazioni per chi va in pensione di anzianità prima dei 62 anni, avendo maturato 41 anni di contributi (donne) o 42 anni (uomini): una norma vessatoria che colpisce l'assegno pensionistico dei lavoratori che hanno cominciato a lavorare a partire dai 15 anni di età. Quello che sconcerta  dicono ancora i due esponenti del Pd  è che le valutazioni sulla copertura finanziaria fatte dall' Inps sono state smentite dalla Ragioneria. Si tratta di due relazioni tecniche richieste all'Istituto di previdenza. Il Governo deve chiarire questa situazione che dura da troppo tempo e che mette il Parlamento sotto ricatto. Non si può tornare indietro dal Decreto approvato: se qualcuno intende farlo saltare deve dirlo con chiarezza», concludono.

Zedde

Dissesto: il governo potenzia le opere, via ai cantieri

Redazione Domenica, 03 Agosto 2014
- Roma, 3 ago. - "Con lo sblocca dissesto e opere idriche mettiamo a gara entro il 2014 circa 1,1 miliardi di euro ancora non spesi per opere urgenti (650 per cantieri antidissesto e 480 milioni per l'idrico). Sono interventi che portano 31 mila occupati e sono gia' finanziati e in ritardo di anni o addirittura decenni". Lo afferma in una nota Erasmo D'Angelis, capo di #italiasicura, la struttura di missione di Palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico e lo sviluppo delle infrastrutture idriche. "E' finalmente partita - aggiunge D'Angelis - per la prima volta dopo tante promesse non mantenute e grazie alla scelta del premier Renzi di creare la struttura di missione a Palazzo Chigi e nominare i Presidenti di Regione commissari di Governo contro il dissesto, quella che consideriamo la piu' importante opera pubblica di cui l'Italia ha bisogno e quanto accaduto stanotte nel trevigiano conferma l'urgenza di manutenzioni, di messa in sicurezza dei versanti franosi, di argini fluviali, di creare casse di espansione per ridurre il rischio alluvioni in tante aree del paese. Sono interventi - sottolinea ancora - che la politica da sempre considerava di serie B perche' non portano voti e non fanno notizia, pero' salvano vite umane e l'ambiente, beni pubblici e privati e tutelano territori straordinari ma di una fragilita' incredibile dovuta a deregulation urbanistica e all'abnorme consumo di suolo. Non possiamo e non dobbiamo piu' perdere altro tempo. Dopo decenni di attese e promesse, di veti e opposizioni - conclude il capo di #italiasicura - parte finalmente il cantiere della sicurezza per milioni di italiani". .

Decreto P.A.: in Senato scoppia la 'grana giornalisti'

Redazione Domenica, 03 Agosto 2014
- Roma, 3 ago. - E' scaduto oggi alle 15 il termine per gli emendamenti al decreto sulla Pubblica Amministrazione ma in Senato scoppia la grana della norma, inserita alla Camera nel decreto del Governo, che consente ai giornalisti professionisti, assunti con regolare contratto, da aziende ora in ristrutturazione o riorganizzazione di andare in pensione. E questo, secondo quanto osservato in ambienti parlamentari, cio' scatterebbe per i giornalisti che hanno maturato 18 anni di contributi. Una norma ad hoc, secondo alcuni, che ha suscitato critiche. Innanzitutto da Scelta Civica che ha gia' presentato un emendamento soppressivo dell'articolo I ter del testo all'esame della commissione Affari Costituzionali. La norma crea disparita' di trattamento non solo rispetto ad altre categorie di lavoratori ma all'interno della stessa categoria di giornalisti, ha sottolineato in sostanza, nella seduta di ieri, il professor Piero Ichino per il quale, oltretutto, la disposizione e' estranea alla materia del dl complesso delle norme che riguardano i dipendenti pubblici. Critico anche M5S che, secondo quanto si e' appreso oggi, ha depositato oltre 200 emendamenti. Ma la norma , a Palazzo Madama, farebbe storcere il naso anche a diversi esponenti del Pd. Sulla P.A. che, viene riferito, sara' gia' domani in Aula per le pregiudiziali di costituzionalita', non e' solo questo il fronte, perche' c'e' anche quello del personale docente della scuola che ha maturato i requisiti per andare in pensione al termine dell'anno scolastico 2011 - 2012. La priorita', viene osservato, dovrebbe invece essere quella di chi, ad esempio, ha perso il lavoro per la crisi a 60 ani e non ha mezzi di sostentamento perche' i requisiti per il pensionamento ancora non ce li ha. .

Maltempo: Zaia chiede lo 'stato di crisi' per il Trevigiano

Redazione Domenica, 03 Agosto 2014
- Treviso, 3 ago. - Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha chiesto lo "stato di crisi" per la zona del Trevigiano colpita ieri sera da una bomba d'acqua che ha causato lo straripamento di un torrente e 4 morti. "Sono quattro al momento i comuni interessati: Refrontolo (dove ci sono state le vittime), Tarzo, Cison di Valmarino e Pieve di Soligo, ma e' aperto, potranno esserne inseriti altri", ha aggiunto, sottolineando che oltre a morti e feriti ci sono stati "frane, danni alle viabilita', case con i tetti danneggiati" da quella che e' "una tragedia immane". "E' un giorno di lutto per il Veneto", ha continuato Zaia, che pretendera' "bandiere a mezz'asta ovunque" il giorno dei funerali delle vittime. Il presidente del Veneto ha anche stigmatizzato la presenza di persone che stamattina passeggiavano o facevano sport nella zona dove e' avvenuto il disastro. "E' vergognoso", ha concluso, invitando i 'curiosi' ad "andarsene. Qui ci sono dei morti e state intralciando il lavoro di chi sta mettendo in sicurezza il territorio". .

Riforme: Grillo, il patto Nazareno come papello segreti di Fatima

Redazione Domenica, 03 Agosto 2014
- Roma, 3 ago. - Il patto del Nazareno come il papello della presunta trattativa Stato-Mafia: due nuovi segreti di Fatima. Dal suo blog Beppe Grillo torna a sparare a zero sulle Riforme Costituzionali: "gli italiani hanno il sacrosanto diritto di sapere e i giudici di indagare sui colloqui privati del trio Napolitano-Renzie-Berlusconi dato che riguardano il futuro della Nazione. Meglio Pinochet di questi sepolcri imbiancati e bimbominkia assortiti. Chi sa parli, chi puo' denunci. O dovremo fare un appello a Riina per sapere la verita'?", si legge nel post pubblicato stamattina: "i due segreti di Fatima", con il quale si stigmatizza l'abolizione di fatto del Senato, epilogo di un percorso "iniziato con Gelli". "Ci sono due segreti di Stato, due nuovi segreti di Fatima che al confronto Ustica e Piazza Fontana sbiadiscono. Il primo sono le conversazioni tra Mancino e il signor Napolitano avvenute nell'ambito dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia - si legge - Il secondo e' il patto del Nazareno tra un piduista condannato in via definitiva e un ex sindaco mai eletto in Parlamento. Segreti con i timbri della P2 e della mafia. Con la sostanziale abolizione del Senato siamo giunti all'epilogo di un percorso iniziato con Gelli e proseguito con l'omicidio di Falcone e Borsellino. Gli italiani hanno il sacrosanto diritto di sapere e i giudici di indagare sui colloqui privati del trio Napolitano-Renzie-Berlusconi dato che riguardano il futuro della Nazione. Meglio Pinochet di questi sepolcri imbiancati e bimbominkia assortiti. Chi sa parli, chi puo' denunci. O dovremo fare un appello a Riina per sapere la verita'?".
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