Riforma Pensioni, il Senato elimina le deroghe per i quota 96 e per i precoci

Lunedì, 04 Agosto 2014

La commissione Affari costituzionali del Senato ha votato questa mattina le modifiche presentate dal governo al dl con le misure sulla Pubblica amministrazione. Smontate, come anticipato da Pensioni Oggi le novità introdotte alla Camera sulla Riforma Fornero. Kamsin Salta l'articolo 1-bis, la norma che avrebbe consentito a 4mila persone, tra insegnanti e personale della scuola, di andare in pensione dal 1° Settembre; sparisce anche la norma che cancellava la penalizzazione in favore di coloro che - sino al 2017 - avrebbero maturato i 42 anni e 6 mesi di contributi (41 anni e 6 mesi per le donne) (vedi i dettagli). Insomma sul fronte dei lavoratori precoci e dei quota 96 la legislazione vigente rimarrà immutata.

E' andata via anche la norma che avrebbe consentito alle amministrazioni pubbliche di far andare in pensione dirigenti delle strutture sanitarie e professori universitari raggiunti i 68 anni di età. 
La commissione è impegnata da stamattina nell'esame dei circa 650 emendamenti presentati sul decreto legge con l'obiettivo di concludere i lavori entro oggi. Alle 14 l'Assemblea sarà chiamata a confermare il parere favorevole sempre della commissione Affari Costituzionali sui presupposti di costituzionalità. Appare scontata la richiesta della fiducia da parte del Governo dato che il Dl con le modifiche dovrà tornare alla Camera ed essere convertito in via definitiva entro il 23 agosto.


Dura la reazione della politica che si era spesa per risolvere il problema soprattutto dei lavoratori precoci. "Sarebbe scandaloso non risolvere quota 96 degli insegnanti, ma soprattutto utilizzare argomenti falsi per non fare questa scelta”. A dirlo in una nota congiunta sono Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro alla Camera, e la deputata (capogruppo Pd  in commissione Lavoro) Maria Luisa Gnecchi commentando lo stop al Senato dopo l’approvazione alla Camera.

“La misura – spiegano – è destinata esclusivamente a quegli insegnanti che, a causa di un errore del Governo Monti, non hanno potuto andare in pensione entro il mese di agosto del 2012″. “Persone che – ribadiscono – a differenza degli altri lavoratori che in pensione ci sono andati poiché hanno maturato il loro diritto entro il dicembre 2011, sono costrette a calcolare i loro contributi con la cadenza dell’anno scolastico, cioè dal primo settembre di ogni anno, anziché sulla base di quello solare. Si tratta dunque di riparare un torto e non di regalare un privilegio”. “Se la politica non sa riconoscere i propri errori non può pretendere di riavvicinarsi ai cittadini”. I due parlamentari Pd chiedono quindi che il Governo chiarisca la situazione. “Anche perché – concludono – su questa norma, che adesso si vorrebbe cancellare, è stata posta la fiducia. Una soluzione deve essere trovata”.

Zedde

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