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Riforma Pa, licenziabile il dipendente con i requisiti per la pensione anticipata
Le pubbliche amministrazioni potranno risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro in favore dei dipendenti che hanno raggiunto i requisiti per la pensione anticipata. E' questa l'altra importante misura introdotta con il decreto sulla riforma della pubblica amministrazione in materia previdenziale (oltre all'abolizione del trattenimento in servizio). Kamsin E' quanto precisa l'articolo 1, comma 5 del decreto legge 90/2014 che chiarisce la portata dell'articolo 72 del Dl 112/2008, in tema di risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro, alla luce delle modifiche apportate dalla riforma Fornero. Viene precisato che, per procedere in tal senso i dipendenti devono aver maturato i 40 anni di servizio, se hanno raggiunto un diritto a pensione entro il 31 dicembre 2011; mentre dopo tale data, valgono i requisiti previsti dal Dl 201/2011, che, per il 2014, sono fissati in 42 anni e 6 mesi per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne.
Il comma 5 precisa che la norma è attivabile nei confronti del personale delle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del d.lgs. 165/2001 inclusi il personale delle autorità indipendenti e i dirigenti medici responsabili di struttura complessa. Si ritiene, nel silenzio della norma, che le amministrazioni potranno procedere in tal senso solo in presenza dei requisiti individuati dalla Circolare della Funzione Pubblica 2/2012 che aveva indicato che la risoluzione del rapporto di lavoro non può essere esercitata fin tanto che il lavoratore sia interessato alla penalizzazione di cui all'articolo 24, comma 10 del Dl 201/2011.
Zedde
Berlusconi apre ai diritti gay e Forza Italia si spacca
- Roma, 30 giu. - L'apertura di Silvio Berlusconi al dibattito sui diritti civili degli omosessuali spacca Forza Italia. Se da una parte il leader ha definito "battaglia di civilta'" la discussione su matrimoni e adozioni gay, dall'altra esponenti di spicco del partito mettono i paletti in nome delel posizioni tradizionali del partito. Un plauso alla sortita di Berlusconi viene da Michela Vittoria Brambilla, responsabile del Dipartimento per il sociale e la solidarieta' di Forza Italia.
La deputata forzista ricorda che "La nostra Costituzione, oltre a sancire il principio di eguaglianza, tutela 'i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalita''. Con la sua dichiarazione di ieri, il presidente Berlusconi ha ricordato a tutti che e' necessario garantire l'effettivita' di questi precetti, indipendentemente dall'orientamento sessuale dell'individuo".
Gasparri, anche Berlusconi contrario a matrimoni e adozioni
"Per quanto mi riguarda mi sento ampiamente rassicurato da quanto mi ha detto Berlusconi, affermando di essere assolutamente contrario a matrimoni o ad adozioni gay" dichiara Maurizio Gasparri che aggiunge: "Del resto, una coppia gay con diritto all'adozione rischierebbe di alimentare il turpe commercio degli uteri in affitto, la forma piu' abietta di materialismo e di sottomissione del corpo delle donne usate a pagamento per fare figli da immolare all'egoismo altrui!. "Per quanto riguarda la discussione sui diritti, siamo ovviamente tutti attenti, anche se spesso - prosegue il vicepresidente del Senato - non si riesce a comprendere esattamente di cosa si parli, essendo ampiamente riconosciuti, nella corretta applicazione del diritto civile, ampi diritti per ciascuno, a prescindere dagli orientamenti sessuali".
Giovanardi, contrari a rivoluzione antropologica
"In dissenso dall'ultimo Berlusconi noi vogliamo difendere quella che Benigni, quando gli fa comodo, definisce la 'Costituzione piu' bella del mondo', dove la famiglia e' scolpita come 'societa' naturale fondata sul matrimonio' fra un uomo e una donna, con relativo diritto dei figli di avere un padre e una madre" dice da parte sua il senatore Carlo Giovanardi, capogruppo di Ncd in commissione Giustizia. "Da veri liberali - aggiunge - vogliamo eliminare ogni possibile discriminazione per chi vuole instaurare un rapporto di convivenza e solidarieta', nell'ambito delle 'formazioni sociali' indicate dalla Corte Costituzionale, senza sindacare i motivi che spingono uomini e donne dello stesso sesso o di sesso diverso a fare questa scelta". Contro questo vero e proprio tentativo di 'rivoluzione antropologica' - conclude - saremo fermissimi in Parlamento, dove continueremo anche l'ostruzionismo per bloccare disegni di legge liberticidi, come quello Scalfarotto, che vogliono colpire penalmente la semplice liberta' di pensiero e di parola".
La Russa, si' a regolamentazione unioni, ma niente adozioni
Apertura senza reticenze alla regolamentazione dei diritti civili ma niente equiparazione al matrimonio e, soprattutto, veto incondizionato sulle adozioni omosex. Sono queste le condizioni di Fratelli d'Italia pronto da un lato a lanciare una proposta di iniziativa popolare per precisare all'interno della norma che regola le adozioni laddove le prevede soltanto per coniugi che si tratta di persone di "sesso diverso"; parallelamente, su iniziativa di Ignazio La Russa, arriva la proposta di "arrangiare un iter di riforma costituzionale" per il quale e' partito oggi da Milano un appello "trasversale" a tutti i partiti politici. L'idea di La Russa prevede la modifica dell'articolo 29 della Costituzione con la precisazione che il matrimonio sul quale si dice fondata la societa' naturale e' quello "tra persone di sesso diverso" e l'aggiunta di un comma sul riconoscimento e tutela dei "vicendevoli diritti e doveri di coloro che pur senza contratto matrimonio decidano di convivere stabilmente".
Toti, tempi maturi per riflessione a prescindere da Pascale
Forza Italia e' pronta al dibattito sui diritti civili delle coppie gay. L'europarlamentare e consigliere politico del partito, Giovanni Toti, ha detto di aver colto "positivamente il fatto che se ne parli in modo laico e civile all'interno del centro destra". "E' una cosa piu' che giusta, poi si vedra' come si articola", ha risposto il consigliere politico, a margine della presentazione di un'iniziativa del partito milanese. Toti ha parlato dell'apertura di Silvio Berlusconi come di "una riflessione per la quale i tempi sono maturi" e non di "un cambio di rotta dovuto alla Pascale". "Con tutto il rispetto per la mia amica Francesca - ha spiegato - e' stato Papa Francesco a dire che non era nessuno lui per giudicare certe situazioni di persona". Secondo Toti, quindi, "se la Chiesa cattolica spinge a una riflessione su questo, un partito che vuole rappresentare un grande fetta di italiani ha il dovere di farlo". L'idea e' quella di impostare il discorso a partire "dall'allargamento dei diritti, ma - ha chiarito - bisogna vedere che non ledano diritti di altri". E' in quest'ottica che l'europarlamentare scarta il tema delle adozioni: "non sono personalmente favorevole - ha detto - in Forza Italia non c'e' stato ancora dibattito. Di base non e' punto da cui partiremmo: il punto da cui partire e' l'allargamento dei diritti a tutte le coppie di questo paese senza ledere gli altrui e quindi vanno tutelati i diritti dei figli a crescere in una famiglia tradizionale".
Gay: Gasparri, anche Berlusconi contrario a matrimoni e adozioni
Ue: da Strasburgo a Milano, luglio caldo apre semestre
Rendite finanziarie, da domani scatta l'aumento al 26%
La stangata sulle rendite finanziarie partirà da domani 1° luglio ed interesserà anche tutti coloro che possiedono un conto corrente. Sono queste le novità previste dal decreto irpef che, se da un lato, ha concesso il bonus sugli 80 euro mensili, dall'altro ha modificato il prelievo sulle attività finanziarie portando l'aliquota di tassazione dal 20% al 26%. Kamsin Toccati dall'aumento prima di tutto gli interessi o altri proventi generati da conti correnti, depositi bancari e postali; aumenta il prelievo al 26% anche sui redditi derivanti da obbligazioni, titoli simili e cambiali finanziarie (previste dall'articolo 26 del Dpr n. 600 del 1973) e sugli interessi, premi e altri proventi derivanti dalle obbligazioni, maturati a partire dal 1° luglio 2014, indipendentemente dalla data di emissione dei titoli.
Passa al 26% la tassazione sulle Rendite Finanziarie
Il prelievo passa al 26% anche per i redditi diversi di natura finanziaria ma poiché il maggiore prelievo si applica solo sui redditi maturati a partire dal 1 ° luglio, al fine di evitare che l'aumento incida anche su quelli maturati antecedentemente a tale data è data la possibilità di affrancare il costo o il valore di acquisto delle attività finanziarie possedute al 30 giugno 2014, con il versa
mento di un'imposta sostitutiva del 20% sulle plusvalenze latenti.
Resta confermata al 12,5% invece l'aliquota per chi possiede titoli di Stato (Bot, Cct, Ctz); l'aliquota vale anche peri buoni fruttiferi postali emessi dalla Cassa Depositi e prestiti, e per titoli equiparati, emessi da organismi internazionali. Per le obbligazioni emesse da Stati esteri compresi nella cosiddetta «white list» o da loro enti territoriali il prelievo scende per ottemperare una normativa europea: l'aliquota di tassazione passa infatti dal 20% al 12,5%, con riferimento agli interessi e agli altri proventi maturati a partire dal 1° luglio 2014 e alle plusvalenze derivanti dalla loro cessione o rimborso realizzate dalla stessa data.
Viene inoltre meno la ritenuta sui redditi generati dagli investimenti e attività estere, pari al 20%, che ha effetto ai fini dell'esonero dall'obbligo di compilazione del quadro Rw della dichiarazione dei redditi da parte dei contribuenti e di segnalazione da parte degli intermediari.
Zedde
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Cassa Integrazione, Poletti: manca 1 miliardo
C'è un buco di un miliardo di euro per finanziare la Cassa integrazione in deroga. A rischio ci sono le risorse per oltre 50mila lavoratori e che il governo non e' ancora riuscito a fronteggiare. Kamsin A confermarlo, insieme al fatto che sui conti "non ci sara' alcuna manovra correttiva", e' il ministro del lavoro Giuliano Poletti, intervistato da 'Repubblica'.
Poletti ricorda come la legge Fornero "prevede dal 2014 l'uscita graduale dalla cassa integrazione e dalla mobilita' in deroga. Per questo il precedente governo aveva predisposto un decreto per la modifica dei criteri d'accesso" e "ridotto di un miliardo le coperture finanziarie". "Non credo che oggi ci siano le condizioni tecniche per smontare o cambiare radicalmente quel provvedimento - spiega il ministro - E c'e' anche un problema di risorse: nel 2014 abbiamo dovuto utilizzare quelle stanziate per finanziare la cassa in deroga del 2013" e "ora dobbiamo trovare le coperture per il 2014.
Comunque non e' stato approvato ancora alcun decreto, dobbiamo ancora decidere. Voglio anche far notare - continua Poletti - che la cassa in deroga e' finanziata da tutti i cittadini, sono le tasse che finanziano la cassa in deroga, non le imprese. Ed e' bene non chiudere gli occhi davanti al fatto che nel ricorso alla cassa in deroga ci sono stati evidenti eccessi".
Zedde
Ue: da domani l'11esimo semestre italiano dal 1959
Immigrati: Salvini camicie di Renzi e Alfano sporche di sangue
Riforma Pa, stop ai trattenimenti in servizio. Ecco cosa cambia
Dal 25 Giugno è arrivato l'atteso stop ai trattenimenti in servizio per i lavoratori delle pubbliche amministrazioni. E' questa una delle principali novità contenute nel decreto legge sulla riforma della pubblica amministrazione (articolo 1, comma 1 del decreto legge 90/2014) che di fatto, introduce la regola generale, riguardante tutte le categorie del pubblico impiego, del collocamento a riposo al raggiungimento dei limiti di età. Kamsin L'intervento è contenuto nei primi quattro commi del citato articolo con il quale si prevede l'abolizione dell'articolo 16 del decreto legislativo 503/1992 e degli interventi legislativi conseguenti. Trova, quindi, lo stop definitivo una disposizione che agli albori rappresentava il diritto del dipendente a rimanere in servizio, per un biennio (o 5 anni in alcuni casi), una volta raggiunti i limiti di età.
La norma opera immediatamente solo per i trattenimenti già disposti e non ancora efficaci al 25 giugno 2014 (data di entrata in vigore del Dl 90), i quali devono essere revocati. Quelli già in essere continuano a spiegare gli effetti, ma solo fino al 31 ottobre prossimo. Resta ferma la scadenza anteriore, se originariamente fissata. Periodo transitorio piu' lungo per per i magistrati ordinari, amministrativi, contabili, militari, gli avvocati dello Stato e dei militari, per i quali i trattenimenti in servizio in essere hanno efficacia fino al 31 dicembre 2015, ovvero fino alla loro scadenza originaria, se antecedente.
L'abrogazione dell'istituto del trattenimento in servizio può essere comunque salutato positivamente per favorire il ricambio generazionale, in un momento di crisi del sistema economico nel suo complesso e di blocco delle assunzioni. Infatti la misura aumenta la già elevata età media dei dipendenti pubblici in quanto coloro che normalmente potrebbero essere collocati in pensione per raggiunti limiti di età, possono ottenere altri due anni di servizio arrivando a lavorare fino a 67 o 68 anni (75 anni per alcune categorie), a seconda della data di maturazione del requisito pensionistico; e non consente inoltre di realizzare risparmi da cessazione che, in relazione al regime del turn-over, alimentano il budget spendibile per nuove assunzioni. L'istituto, lo si ricorda, è considerato dalla normativa vigente alla stessa stregua di una nuova assunzione, con la conseguenza che per finanziarlo vengono distratte le risorse assunzionali che potrebbero essere meglio finalizzate all’assunzione di giovani.
Con l'abrogazione del trattenimento in servizio la maggior parte dei lavoratori pubblici (con l'eccezione dei magistrati e dei professori universitari) non potranno però di fatto godere dell'incentivazione alla permanenza al lavoro sino a 70 anni, possibilità incentivata dal decreto legge 201/2011 (e poi già parzialmente limitata dal Dl 101/2013), per conseguire una pensione piu' "succulenta" tramite coefficienti di rivalutazione piu' elevati.
Zedde
Esodati, "Dobbiamo trovare una soluzione strutturale"
Ci abbiamo messo una pezza in attesa di trovare una soluzione strutturale entro l'estate da inserire nella prossima legge di stabilità, quella per il 2015. E' questa la sintesi del giudizio, un pò amaro a dire la verità, di Cesare Damiano in una intervista raccolta oggi dal quotidiano "Libero". Kamsin L'ex ministro del Lavoro Pd non nasconde infatti la sua insoddisfazione per un provvedimento, quello sulla sesta salvaguardia che il governo presenterà mercoledì alla Camera con cui sono state salvaguardate altre 31.200 persone: "E' un passo avanti, anche se non è risolutivo. Si è spostata di un anno la scadenza di coloro che matureranno il diritto di andare in pensione con la vecchia normativa (la decorrenza passa dal gennaio 2015 al gennaio 2016) e si è aggiunta una fattispecie: persone che sono state licenziate e che avevano un contratto di lavoro a tempo determinato. Non era scontato, il governo ha deciso di confrontarsi con una proposta di legge sottoscritta da tutti i componenti della commissione Lavoro di tutti i partiti che però aveva un obiettivo più ambizioso, risolvere definitivamente il problema. Peccato che Inps e Ragioneria abbiano stimato fossero necessari 47 miliardi da qui al 2022. Una stima esagerata, ma coi numeri bisogna fare i conti".
All'intervistatrice che gli fa notare come il ministro del Lavoro Poletti avesse promesso una soluzione strutturale e non piu' legata a singoli provvedimenti Damiano ammette che un compromesso era comunque necessario. "Il ministro Poletti alla fine ha ritenuto che per le condizioni attuali non si potesse fare altro. Io ho preferito questa sesta salvaguardia piuttosto che rimandare tutto alla legge di stabilità, che comunque, ha detto il ministro, sarà l'occasione per una soluzione strutturale". Una soluzione che secondo Damiano passerà attraverso tre ipotesi attualmente allo studio: " flessibilità del sistema previdenziale con penalizzazioni, che secondo me è la preferibile, quota 100 o flessibilità dai 62 anni con 35 di contributi, a condizione che il lavoratore accetti il ricalcolo con il sistema contributivo oppure il prestito previdenziale".
Damiano ricorda anche che il costo del salvataggio delle 170mila persone è stato pari a 11 miliardi di euro e che ancora però non c'è un numero preciso di quanti esodati siano ancora da tutelare: "non si può dire il loro numero. Sicuramente ci sono ancora molti lavoratori in sofferenza a seguito della riforma Fornero". È possibile che nel tempo ne spuntino di nuovi? «Assolutamente sì». E quanti soldi servono per risolvere definitivamente il problema? «Svariati miliardi. Purtroppo non è possibile quantificare. E che in questa sciagurata vicenda sono stati commessi tanti errori tecnici. Penso ai lavoratori delle ferrovie, agli insegnanti, alle ricongiunzioni per chi aveva versato all'Inpdad e all'Inps. Bisognerà porre rimedio".
Zedde