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Notizie

Fisco

Esteso anche agli agricoltori lo sconto contributivo

Sergey Lunedì, 30 Giugno 2014

La circolare 81/2014 dell’ Inps indica le disposizioni operative per l’ accesso e la fruizione dei benefici da parte dei datori di lavoro agricoli che assumono lavoratori già sotto il regime Aspi (acronimo del nuovo ammortizzatore sociale introdotto dalla riforma Fornero: Assicurazione Sociale per l’ Impiego). Kamsin Lo sconto contributivo assegna anche al settore agricolo quanto già previsto per le altre categorie di datori di lavoro segnalate dal decreto legge 76/2013 convertito nella legge n. 99/2013.

L’ incentivo consiste nel riconoscimento del 50% della indennità Aspi che viene incassata mediante conguaglio dei contributi dichiarati mensilmente. I datori di lavoro agricoli, per disporre del contributo, dovranno trasmettere alla Sede Inps presso la quale assolvono i propri obblighi contributivi” una specifica dichiarazione sugli aiuti de minimis e dichiarazione di responsabilità “sulla base di un modello allegato alla circolare. “A tal fine si avvarranno dell’ apposita funzionalità, denominata Incentivo ASpl presente nel cassetto previdenziale Aziende Agricole, sezione Comunicazione on line”.

Tramite la stessa modalità sarà possibile consultare l’esito della richiesta; alle aziende che potranno utilizzare il beneficio sarà attribuito il codice “A2” che permetterà la consultazione da parte del datore di lavoro attraverso la specifica funzionalità “Codice Autorizzazione” presente nella sezione “Dati Azienda”.

Zedde

Ue: Delrio, con flessibilita' 10 miliardi l'anno

Redazione Lunedì, 30 Giugno 2014
- Milano, 30 giu. - Con un "miglior uso della flessibita'" sui conti pubblici sancita a Bruxelles l'Italia potrebbe recuperare fino a 10 miliardi l'anno. Lo sostiene, in un'intervista al Corriere della Sera il sottosegretario Graziano Delrio. La flessibilita' "vuol dire - spiega - che quando si calcola il deficit non viene considerata, o meglio viene considerata flessibile, una parte della spesa. Di fatto si allenta il patto di stabilita'. Puo' essere fatto per il cofinanziamento, cioe' i soldi che l'Italia e' obbligata a spendere per utilizzare i fondi europei. Parliamo di una cifra intorno ai 7 miliardi di euro l'anno". "Ma c'e' anche la clausola degli investimenti - prosegue Delrio - che consentirebbe di lasciare fuori dal calcolo spese ad alto impatto sociale, come la messa in sicurezza delle scuole o del territorio. Parliamo di una somma intorno ai 3 miliardi di euro. In tutto la flessibilita' potrebbe valere 10 miliardi l'anno anche se non e' scontato che queste due voci possano essere sommate". .

Berlusconi sposa la causa dei diritti gay. Gasparri frena no matrimoni

Redazione Domenica, 29 Giugno 2014
- Roma, 29 giu. - Silvio Berlusconi sposa a sorpresa la causa gay. "Quella per i diritti civili degli omosessuali e' una battaglia che in un paese davvero moderno e democratico dovrebbe essere un impegno di tutti" dice il leader di Forza Italia. "Da liberale, ritengo che attraverso un confronto ampio e approfondito si possa raggiungere un traguardo ragionevole di giustizia e di civilta'". "Siamo contenti che Silvio Berlusconi si sia espresso finalmente con chiarezza sulla necessita' che ci siano diritti riconosciuti per gli omosessuali" afferma Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center, "Questa dichiarazione puo' rappresentare una svolta e ci possono essere in Parlamento le condizioni per approvare una buona legge. Renzi e Berlusconi si incontrino anche su questo e trovino la strada per far avanzare l'Italia verso i confini europei e occidentali. Serve un'ampia e decisa maggioranza in Parlamento e nel Paese per una legge che renda dignita', parita' e diritti agli omosessuali nel nostro Paese". Ma il senatore forzista Maurizio Gasparri frena: "Bisogna rispettare i diritti ed evitare discriminazioni. Ma resto convinto che matrimoni gay e adozioni da parte di coppie gay siano una scelta sbagliata che non condivido. Oggi, come ieri", dice. .

Riforme: da domani si vota, settimana chiave ma restano nodi

Redazione Domenica, 29 Giugno 2014

- Roma, 29 giu. - Riforme alla vigilia di una settimana decisiva per il primo necessario passaggio in Parlamento. Gia' da domani mattina, nella Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, i commissari inzieranno a votare gli emendamenti, proposti dalle forze politiche, al testo. Ma nonostante il countdown per l'approvazione, sul tavolo restano i nodi dell'elezione del nuovo Senato e dell'immunita' parlamentare e sono in molti a dare per scontato il fatto che l'approdo in Aula possa slittare rispetto alla prevista data del tre luglio. Anche se, la presidente della Commissione, Anna Finocchiaro, ha ribadito la sua intenzione di fare tutto il possibile perche' si rispettino i tempi indicati.

Cresce la fronda per il Senato elettivo

Il premier Matteo Renzi, sulle riforme, e' tornato a parlare anche da Bruxelles: non sono un optional e serve un cambio di passo per impremere velocita', ha detto, definendo poi ieri "settimana chiave" quella che prendera' il via da domani. Forza Italia, per parte sua, fa sapere che il patto del Nazareno regge. Ma i mal di pancia e le riserve non mancano nel partito del Cavaliere e giovedi' e' stata annunciata un'assemblea dei gruppi di Senato e Camera con Silvio Berlusconi. Nonostante l'apertura fatta a Renzi in streaming affinche' si giunga ad un tavolo per le Riforme, a Palazzo Madama i 5 stelle contestano alcuni snodi ritenuti essenziali dal Governo, come l'elezione indiretta dei nuovi senatori e chiedono di cancellare l'immunita' Dentro la maggioranza, alcuni senatori del Pd si sono 'sfilati' dalle indicazioni del partito e anche l'Ncd di Alfano ha presentato una modifica al ddl che introduce l'elezione diretta del Senato. Renzi intanto annuncia che incontrera', in settimanna, Fi e Movimento 5 Stelle, oltre che i suoi parlamentari. Anche se resta ancora da decidere quando.

Riforme: da domani si vota, cresce fronda per Senato elettivo

Redazione Domenica, 29 Giugno 2014
- Roma, 29 giu. - A Palazzo Madama la fronda per il Senato elettivo, intanto, e' cresciuta. Sono, infatti, 36 le firme raccolte per chiedere che il Senato venga eletto dai cittadini. Allo scadere del termine per la presentazione dei subemendamenti, (580 circa) i democratici Vannino Chiti e Felice Casson con Loredana De Petris di Sel, Mario Mauro dei Popolari e l'ex M5S Francesco Campanella hanno illustrato le loro proposte di modifica. Delle 35, 18 sono di senatori della maggioranza e ben 16 del Partito democratico. Numeri che potrebbero mettere a rischio il via libera dell'aula del Senato con i 2/3 auspicati da Matteo Renzi per evitare che alla fine del percorso parlamentare si tenga il referendum confermativo. E che potrebbero creare un problema al governo dal momento che cosi' i senatori di Forza Italia e delle altre opposizioni risulterebbero determinanti. Ma dal Pd Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato, nei giorni scorsi ha minimizzato: "Non vedo nessun allarme" , ha detto. Ottimista il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini: "Siamo ad un passo dalla riforma del Senato, e' normale che nel corso del dibattito ci sia la presentazione di diversi emendamenti ma il percorso procedera' secondo la direzione e con i tempi previsti". Sono 3 gli emendamenti targati FI gia' depositati che vanno in questa direzione. Sono a firma di Caliendo, Minzolini, D'ambrosio Lettieri e Tarquinio, ma c'e' chi in Senato, ritiene che siano una trentina i senatori azzurri che la pensano allo stesso modo. Il capogruppo azzurro a Palazzo Madama, Paolo Romani, nei giorni scorsi, ha osservato: "In maniera molto trasparente e palese voglio ribadire che nel Patto del nazareno e' prevista l'elezione di secondo grado. All'interno di tutti i gruppi, a maggior ragione nel nostro, ma sicuramente anche nel Pd, ci sono senatori che ritengono sia meglio l'elezione diretta. Sara' a mio avviso l'aula a decidere". Trasversale anche il fronte sull'immunita': tra i subemendamenti presentati, per chiederne l'eliminazione per i nuovi senatori, ci sono non solo quelli di M5S ma anche quelli di esponenti di maggioranza, con Chiti e Casson. Sono 37 le firme al testo che prevede di sopprimere tout court i commi 2 e 3 dell'articolo 68 della Costituzione lasciando cosi' soltanto l'insindacabilita' delle opinioni e dei voti espressi nell'esercizio delle funzioni. .

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Berlusconi sposa la causa gay, diritti civili battaglia giusta

Redazione Domenica, 29 Giugno 2014
- Roma, 29 giu. - Silvio Berlusconi sposa a sorpresa la causa gay. "Quella per i diritti civili degli omosessuali e' una battaglia che in un paese davvero moderno e democratico dovrebbe essere un impegno di tutti" dice il leader di Forza Italia. "Da liberale, ritengo che attraverso un confronto ampio e approfondito si possa raggiungere un traguardo ragionevole di giustizia e di civilta'". .

Esodati, Damiano: ok Poletti sulla sesta salvaguardia. Ora interventi strutturali

Eleonora Accorsi Domenica, 29 Giugno 2014

Mercoledì prossimo, nell’Aula della Camera, verrà esaminato il Disegno di legge sugli “esodati”. Il Governo ha presentato un emendamento alla proposta della Commissione lavoro con le relative coperture finanziarie. E' quanto ha affermato oggi il presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano in una intervista raccolta dall'Ansa. Kamsin Damiano ricorda gli sforzi per raggiungere una posizione di compromesso tra il testo originario, la pdl 224, elaborato unitariamente da tutti i partiti della Commissione che avrebbe richiesto a regime, secondo una valutazione dell’Inps, una copertura finanziaria pari a 47 miliardi di euro e il testo risultante dal confronto con il governo, anticipato da Pensioni Oggi nei giorni scorsi.

"Il confronto con il Governo ha consentito di individuare una soluzione, anche se parziale, che consentirà di salvaguardare altri 32.100 lavoratori. In totale le sei salvaguardie riguardano oltre 170.000 persone rimaste senza reddito a seguito della “riforma” Fornero. Il passo avanti che viene compiuto purtroppo non risolve il problema delle decine di migliaia di lavoratori che rimangono ancora drammaticamente in attesa di una soluzione definitiva del problema.

È positivo il fatto che il ministro Poletti abbia promesso di avanzare una proposta strutturale nella prossima legge di Stabilità. Va ricordato che sul tema delle pensioni sono stati anche commessi, accanto alle ingiustizie, veri e propri errori di cui hanno pagato le spese i cittadini: le ricongiunzioni onerose, volute dal Governo Berlusconi, che costringono molti lavoratori a versare due volte i contributi; i casi dei macchinisti delle ferrovie che non sono stati armonizzati come altre categorie e quello degli insegnanti, l’ormai nota “Quota 96?, che impedisce l’accesso alla pensione perché l’anno scolastico è stato confuso con l’anno solare. Errori del Governo Monti ai quali il Governo deve porre riparo" ha concluso Damiano.  

Zedde 

Decreto Competitività, per le Spa il capitale minimo scende a 50mila euro

Bernardo Diaz Domenica, 29 Giugno 2014

Spa con capitale sociale minimo fissato a 50mila euro, Srl e cooperative senza collegio sindacale o revisore indipendentemente dal valore del capitale sociale. Sono queste le novità contenute nell'articolo 20 del decreto legge competitività (dl 91/2014) pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale lo scorso 24 Giugno dopo una gestazione durata oltre una settimana. Kamsin Una modifica che mostra come il legislatore abbia abbandonato la concezione del capitale sociale come strumento di garanzia per le obbligazioni sociali, per privilegiare invece una nozione di capitale sociale come unico parametro per stabilire le quote di partecipazione dei soci e, d'altro lato, per essere il campanello d'allarme in caso di perdite rilevanti.
L'intervento appena approvato infatti viene dopo la recente introduzione delle Srl semplificate con il capitale di un solo euro, norma introdotta dal precedente esecutivo Monti per agevolare la costituzione di nuove imprese da parte di giovani.

L'intervento in questione opera infatti una modifica all'articolo 2327 del codice civile e rende possibile, dal 25 Giugno 2014, procedere alla costituzione di Spa e Sapa con soli 50mila euro di capitale sociale. Secondo il Consiglio Notarile di Roma la modifica ha effetti immediati anche sulle società già esistenti che potranno, tramite apposita delibera assembleare, procedere alla riduzione del capitale sociale sino al predetto limite anche se, come precisano dall'Ordine, prima di attivare la misura "è necessario attendere che si concluda l'iter definitivo del decreto legge 91/2014 in quanto il legislatore, in sede di conversione legge del provvedimento, potrebbe modificare nuovamente la norma".

In materia di diritto societario decade poi l'obbligo per s.r.l. e cooperative di nominare il collegio sindacale o il sindaco unico o il revisore quando il capitale sociale raggiunge la soglia minima per costituire una s.p.a (prima 120mila euro, oggi 50mila euro). La novità va interessare in particolare le Srl con capitale sociale oltre i 120mila euro alla data del 25 Giugno 2014 in quanto ha fatto venir meno per loro l'obbligo, prima esistente, della presenza dell'organo di controllo contabile.

Per effetto della modifica all'articolo 2477 del codice civile, l'organo di controllo della Srl dovrà essere nominato solo se si tratta di: a) una Srl obbligata alla redazione del bilancio consolidato; b) una Srl che controlla una società obbligata alla revisione legale dei conti (ad esempio una Srl che controlla una Spa); c) una Srl che, come richiesto dall'articolo 2435-bis del codice civile per due esercizi consecutivi, abbia superato due delle seguenti soglie dimensionali: almeno 4 milioni 400mila euro di attivo dello stato patrimoniale; almeno 8 milioni 800mila euro di ricavi delle vendite e delle prestazioni; almeno 50 dipendenti occupati in media durante l'esercizio.

Zedde

Grillo: media dicono il falso, in Ue gravissima sconfitta Renzi

Redazione Domenica, 29 Giugno 2014
- Roma, 29 giu. - "Mark Twain scriveva che 'il giornalista e' colui che distingue il vero dal falso... e pubblica il falso'. I media italiani si impegnano quotidianamente a confermarlo e il racconto dell'ultimo Consiglio europeo ne e' l'ultima dimostrazione". Lo scrive sul suo blog Beppe Grillo che torna cosi' ad attaccare i giornali che "per ora preferiscono portare in trionfo solamente le dichiarazioni di Renzi" e attacca il presidente del Consiglio che - sostiene il leader M5S - a Bruxelles ha avuto una "prima gravissima sconfitta". Nel post, dal titolo 'Juncker, dove passa lui non non cresce piu' l'erba e neppure l'Europa', continua: "Gianluca Luzi su Repubblica arriva ad indicare Renzi come uno dei due 'protagonisti' della vita europea con Angela Merkel. Sulla Stampa leggiamo: "Sull'agenda, l'Italia di Matteo Renzi porta a casa un buon pacchetto: l'accordo ad aiutare gli stati impegnati nelle riforme assume maggiore 'solennita' e diventa 'vincolante' per poter ottenere maggiore flessibilita'". Quello che percepisce il lettore e' che le prossime decisioni di Bruxelles passeranno ora anche da Roma e l'ignaro alla ricerca di 'informazione' credera' che 'anche l'Europa sta cambiando verso grazie al nostro Renzi-Roosevelt'. Nulla di piu' lontano dalla realta' - sottolinea - ma viviamo in tempi orwelliani si sa". "Il vertice europeo - sostiene Grillo nel post - ha preso la decisione di nominare Jean-Claude Juncker alla presidenza della prossima Commissione e ha adottato un documento programmatico su linee guida molto vaghe per i prossimi cinque anni. Ma di cosa parla questo documento, a cui e' legato il famigerato nome del presidente del Consiglio europeo uscente, noto come Agenda Van Rompuy? "Fare il miglior uso della flessibilita' gia' contenuta nelle regole esistenti del Patto di Stabilita' e crescita". Gli stati dichiarano poi: "Rispettiamo il Patto di Stabilita' e crescita, tutte le nostre economie devono continuare a perseguire le riforme strutturali". Parole. Ma del resto erano stati chiari, prima di quel vertice, i diktat di Angela Merkel al Bundestag - "le regole fiscali all'interno dell'Unione Europea offrono ringhiere di protezione e limiti, da un lato, e diversi strumenti che permettono flessibilita' dall'altro. Dobbiamo usare entrambi come abbiamo fatto in passato" - e di Wolfgang Schauble, che ha rigettato categoricamente una "reinterpretazione" del patto di Stabilita' e di crescita, affermando come "piu' debiti porta solo ad un acuirsi dei problemi e non alla loro soluzione"". "In pochissimi - prosegue - hanno scritto poi come la proposta di Padoan alla Commissione di rinviare il pareggio di bilancio di un anno e' stata respinta al mittente e addirittura i capi di governo, incluso il nostro, hanno approvato un documento ufficiale che raccomanda all'Italia il pareggio gia' nel 2015. Sara', in poche parole, un autunno di tagli, lacrime e sangue per mantenere gli impegni presi". "Chissa' - scrive ancora Grillo - se i giornali cambieranno poi atteggiamento. Per ora preferiscono portare in trionfo solamente le dichiarazioni di Renzi: "Ho votato Juncker perche' il suo nome era legato a un documento, a un accordo politico ben preciso focalizzato sulla crescita e la flessibilita'. Abbiamo deciso prima che cosa deve fare l'Europa nei prossimi cinque anni e poi chi la guidera'". E ancora: "per la prima volta il focus e' sulla crescita e sulla flessibilita'. Insistere sulla crescita e' una svolta per l'Europa. E in quel documento c'e' l'idea che parlare di crescita non e' un optional ma un elemento costitutivo dell'Ue". E' incredibile come queste dichiarazioni del premier italiano coincidano con quest'altre, di cui non vi sveliamo subito l'autore. "La crescita non dev'essere solo una parola. Voglio ridiscutere il patto fiscale. Tutte le opzioni devono essere sul tavolo ai prossimi incontri europei, compresi gli investimenti e gli eurobond. Si dovra' trovare la forma legale per aggiungere gli aspetti sulla crescita a quelli sul rigore, una formula che apre la porta a un compromesso in cui le regole di bilancio non vengono ridefinite, ma ad esse si possa aggiungere un'appendice con le misure per la crescita condivise". Era il maggio 2012 e Francois Hollande incontrava per la prima volta Angela Merkel come neo presidente della Francia alla guida di una "rivoluzione culturale per la crescita". La storia la conosciamo e la germanificazione dell'Europa e' a un livello per cui la leadership di Angela e' ancora meno scalfibile oggi". "A cosa serve tutto questo inutile e vuoto frastuono mediatico su crescita e flessibilita'? A nascondere - attacca - la prima gravissima sconfitta di Renzi: vi avevano detto - rivolto a quel 41% di elettori che si sono recati alle urne il 25 maggio - che il voto al Pd sarebbe stato un voto a Schulz e invece e' servito a nominare alla guida della Commissione europea Jean Claude Juncker, per 18 anni primo ministro di un paradiso fiscale, il Lussemburgo, l'uomo scelto da Angela Merkel nel PPE come suo fidato colonnello, nonche' uno dei responsabili principali delle politiche criminali scelte nella gestione della crisi della zona euro come presidente dell'Eurogruppo (fino al gennaio 2013). Il voto al Pd, in poche parole, e' stato un voto alle peggiori politiche neo-liberiste che si incarnano alla perfezione nella figura di Juncker. Adesso l'indicazione dell'ex premier lussemburghese sara' sancita dal Parlamento europeo nella seduta plenaria di meta' luglio. Servira' un voto a maggioranza assoluta e anche in quell'occasione, come avviene in diversi paesi, popolari e socialisti dovranno votare insieme. Ma non avranno nessuna difficolta' a mercificare le cariche da spartirsi, e' il lavoro che gli riesce meglio. Per chi non avesse ben chiaro chi sara' a decidere dopo Barroso il livello di disoccupazione, i diritti sociali da negare e le privatizzazioni selvagge da imporre a milioni di greci, spagnoli, portoghesi, italiani... vi segnaliamo come Juncker, alla guida del Lussemburgo per 18 anni - ha sfiorato il classico ventennio dittatoriale - fu costretto alle dimissioni nel 2013 per il rapporto di una commissione parlamentare in cui fu presentato il quadro di una "struttura di polizia segreta", che aveva compiuto migliaia di intercettazioni illegali, organizzato missioni fuori dal suo mandato, spiato politici, acquistato automobili per uso privato con denaro pubblico e accettato soldi in cambio di favori. Un curriculum che deve avere convinto subito il Pd di Renzi. Ma Juncker e' noto anche per la sua democraticita' e l'ampio rispetto delle volonta' popolari. Allo Spiegel, in un'intervista del 1999 disse: "Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po' per vedere che succede. Se non provoca proteste ne' rivolte, perche' la maggior parte della gente non capisce niente di cosa e' stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno". E da presidente dell'Eurogruppo il 20 aprile 2011 disse: "Le politiche economiche della zona euro dovrebbero essere prese nelle buie e segrete stanze per evitare turbamenti nei mercati finanziari. Sono pronto ad essere insultato per essere insufficientemente democratico, ma voglio essere serio. Sono per dibattiti segreti, al buio". E cosi' che l'Europa agisce - conclude Grillo - e continuera' ad imporre le decisioni ai suoi valvassori alla Renzi. Nel 2007, infine, Juncker ha ottenuto l'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al Merito da parte di Giorgio Napolitano. Bisogna aggiungere altro?". .

Riforma Pa, resta il nulla osta nella mobilità volontaria

Bernardo Diaz Domenica, 29 Giugno 2014

Con la pubblicazione del decreto legge sulla riforma della pubblica amministrazione si definiscono le modalità per la mobilità volontaria dei dipendenti pubblici. E nel desto del dl 90/2014 rimane, contrariamente a quanto si era ipotizzato nelle prime bozze del provvedimento, il nulla osta per la mobilità volontaria, salvo che nell'ambito di una sperimentazione limitata ai soli ministeri. Kamsin E' quanto recita l'articolo 4, comma 1: "Le amministrazioni possono ricoprire posti vacanti in organico mediante passaggio diretto di dipendenti di cui all'articolo 2, comma 2, appartenenti a una qualifica corrispondente e in servizio presso altre amministrazioni, che facciano domanda di trasferimento, previo assenso dell'amministrazione di appartenenza».

L'assenso dell'amministrazione di appartenenza resta quindi un requisito imprescindibile. Rispetto alla bozza del decreto legge quindi gli estensori hanno ribadito la necessità del nulla osta circostanza che garantisce le amministrazioni pubbliche contro unilaterali iniziative dei dipendenti, che avrebbero potuto avere mano libera nel decidere se e quando andarsene rendendo di fatto difficile la gestione del personale nelle Pa interessate.

La sperimentazione - Nel testo del provvedimento è però prevista una sperimentazione per verificare a quali condizioni se ne possa fare a meno. "In via sperimentale e in attesa dell'introduzione di nuove procedure per la determinazione dei fabbisogni standard di personale delle amministrazioni pubbliche, per il trasferimento tra le sedi centrali di differenti ministeri, agenzie ed enti pubblici non economici nazionali non è richiesto l'assenso dell'amministrazione di appartenenza, la quale dispone il trasferimento entro due mesi dalla richiesta dell'amministrazione di destinazione, fatti salvi i termini per il preavviso e a condizione che l'amministrazione di destinazione abbia una percentuale di posti vacanti superiore all'amministrazione di appartenenza". L'assenso preventivo, in tale ipotesi, non sarà necessario tra amministrazioni statali e sempre in caso che la mobilità volontaria distribuisca meglio il personale.

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