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Istat, salgono ad 8 milioni i lavoratori in attesa del rinnovo del contratto
Sono quasi 8 milioni i lavoratori in attesa di rinnovo contrattuale nel mese di maggio. L'attesa media, per chi ha il contratto scaduto, è salita a circa due anni e mezzo. E' quanto ha comunicato l'Istat questa mattina. Kamsin Alla fine del mese di maggio 2014 tra i contratti monitorati dall'indagine si è registrato il recepimento di un solo accordo (radio e televisioni private), mentre nessun accordo è venuto a scadenza.
Pertanto, alla fine di maggio, sono in vigore 31 contratti che regolano il trattamento economico di circa 5 milioni di dipendenti che rappresentano il 37,7% del monte retributivo complessivo. Nel settore privato l'incidenza è pari al 51,6%, con quote differenziate per attività economica: nel settore agricolo è del 6,8%, mentre è dell'80,6% nell'industria e del 27,4% nei servizi privati. Complessivamente i contratti in attesa di rinnovo sono 44 (di cui 15 appartenenti alla pubblica amministrazione) relativi a circa 7,9 milioni di dipendenti (di cui circa 2,9 milioni nel pubblico impiego).
Zedde
Riforma Pensioni, l'ABC della Riforma Renzi-Madia
Ultime ore prima di conoscere le misure che il governo inserirà nero su bianco nel disegno di legge delega sulla Pubblica Amministrazione. Se ormai la partita sul decreto legge si è chiusa con la pubblicazione del testo in Gazzetta Ufficiale lo scorso 24 Giugno del Dl 90/2014, cresce l'attesa per vedere il testo ufficiale del disegno "Repubblica Semplice" che l'esecutivo sta ancora mettendo a punto a Palazzo Chigi prima della sua presentazione alle Camere. Kamsin I due provvedimenti dovrebbero apportare alcune modifiche al sistema previdenziale. Vediamole.
Estensione della pensione in deroga a 64 anni - Sul pensionamento anticipato il disegno di legge delega introduce rilevanti modifiche all'articolo 24, comma 15-bis del decreto legge 201/2011. II comma 5 dell'articolo 4 aggiunge un comma 15-ter al predetto articolo con il quale viene estesa anche al personale del pubblico impiego la possibilità di conseguire il trattamento pensionistico anticipato al compimento di una età anagrafica non inferiore a 64 anni a condizione che abbia maturato, entro il 31 dicembre 2012, la vecchia quota 96 (cioè 60 anni di eta e 36 di contributi o 61 anni di eta e 35 di contributi); per le donne requisiti ancora piu' agevoli fissati in 60 anni e 20 anni di contributi. La possibilità è attualmente infatti limitata ai soli lavoratori dipendenti del settore privato.
Proroga dell'Opzione Donna - Il comma 4 dell'articolo 4 del testo di delega prevede poi la possibilità di accedere, entro il 2018, al trattamento pensionistico anticipato in presenza di una anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e di una eta anagrafica pari o superiore a 57 anni e relativi adeguamenti dell'età previsti dalla normativa vigente, previa opzione per una liquidazione del trattamento pensionistico secondo le regole di calcolo del sistema contributivo. Si tratta, com'è noto del regime sperimentale donna, che verrebbe pertanto esteso anche in favore dei lavoratori uomini. La misura è quella piu' in dubbio perchè il ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia ha indicato la volontà dell'esecutivo di cassare la norma dal testo del disegno di legge. Attualmente quindi bisogna attendere per sapere se la misura sarà confermata o meno.
Il Part Time a 5 anni dalla Pensione - Al comma dell'articolo 4 del disegno di legge si prevede poi, per conseguire l'obiettivo di un ricambio generazionale l'introduzione della possibilità di trasformare il rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale. Nel quinquennio antecedente alla data di collocamento a riposo verrebbe consentito, al personale del pubblico impiego, la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale con una prestazione lavorativa ridotta del 50%. All'atto del collocamento a riposo il dipendente avrà diritto al trattamento di quiescenza e previdenza che gli sarebbe spettato se fosse rimasto in servizio a tempo pieno nell'ultimo quinquennio. Che tradotto significa che l'amministrazione continuerà a versargli i contributi pieni in modo che il lavoratore non subisca una penalità sulla rendita pensionistica.
Risoluzione del rapporto di lavoro - E' invece entrata subito in vigore, perchè contenuta nel decreto legge (articolo 1, comma 5 del Dl 90/2014), la proroga dell'efficacia delle disposizioni di cui all'articolo 72, comma 11, del decreto legge n. 112/2008. Si tratta della facoltà attribuita alle amministrazioni pubbliche di risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro del dipendente, con un preavviso da notificare entro sei mesi, laddove il lavoratore abbia raggiunto la massima anzianità massima contributiva - con l'eccezione dei magistrati e docenti universitari. La facoltà può essere esercitata in pratica dove il dipendente abbia perfezionato i requisiti per l'accesso alla pensione anticipata sempre che, si ritiene, l'interessato non incappi nella penalizzazione di cui all'articolo 24, comma 10 del Dl 201/2011.
Abrogazione del trattenimento in servizio - E' l'altra novità entrata subito in vigore. La misura, contenuta ai commi 1-4 dell'articolo 1 del Dl 90/2014 mette fine alla possibilità per il dipendente pubblico di restare in servizio per un biennio (in alcuni casi sino a 5 anni) oltre i limiti di età previsti dalla normativa vigente. I trattenimenti già concessi cesseranno di avere effetto dal 31 Ottobre 2014 (31 Dicembre 2015 per alcune categorie di magistrati e militari). La misura renderà di fatto impossibile prorogare il rapporto di lavoro sino a 70 anni per maturare una pensione piu' elevata.
Zedde
Ue, Renzi sfida il Parlamento Mille giorni per cambiare l'Italia
- Roma, 24 giu. - "Noi, a differenza di quanto fece la Germania nel 2003, vogliamo rispettare il 3%. L'Italia non deve vedere l'Europa come il luogo delle autorizzazioni, nessuno puo' autorizzarci a fare l'Italia, se l'Italia fa l'Italia non la ferma nessuno". Cosi' il premier Matteo Renzi parlando in aula alla Camera sul semestre europeo a guida italiana. "Alziamo l'asticella delle ambizioni piuttosto che alzare la voce", ha detto il premier.
"L'Italia intende presentarsi in questo semestre di presidente dell'Ue con un pacchetto unitario di riforme", ha spiegato Renzi. "Vogliamo smettere di vivere l'elenco delle raccomandazioni dell'Ue come una lista della spesa che sembra essere un elenco delle cose da fare - ha spiegato - quasi che questo trasformi l'Europa in una vecchia zia noiosa che ci spiega i compiti da fare".
"Tre anni - ha aggiunto - e' un periodo ampio per poter riportare l'Italia a fare l'Italia, per consentire di non farsi dettare l'agenda da un soggetto esterno e dire che le riforme le facciamo perche' ne siamo consapevoli".
"Il semestre non e' convocare un vertice ma mettere in campo la moral suasion" per far tornare l'Europa protagonista del suo tempo.
"Si e' immaginato di fare l'Europa solo basandosi sulla stabilita'. Ma la stabilita' senza la crescita diventa immobilismo. Si e' affidato alla moneta il compito di costruire l'Europa. Questo ragionamento non basta: non basta avere una moneta unica per condividere un destino insieme".
renzi ha spiegato che "la sfida in cui siamo, come Italia, e' un'Italia che sia nelle condizioni di investire nella politica, che oggi ha la responsabilita' di prendere la moneta, di dire che rispettiamo le regole ma anche di dire che o l'Europa cambia marcia o non esiste la possibilita' di crescita".
"Se non aumenteranno i posti di lavoro - ha sottolineato il premier - non ci sara' nessuna stabilita'. Non andiamo in Europa a chiedere una poltroncina o a battere i pugni sul tavolo, ma per fare politica".
"L'Europa non e' il luogo in cui si vive di codicilli e cavilli. Non e' la terra di mezzo dei cavilli, i milioni di giovani della prima guerra mondiale non sono morti perche' noi ci azzuffassimo sui cavilli". Dalla cena di giovedi' sera dei leader del Consiglio europeo deve "uscire un accordo complessivo" sulle nomine. Non basta sapere chi sara' il presidente della commissione se non si decide anche chi guidera' l'Europgruppo o il Consiglio europeo, ha detto Renzi parlando in aula sul prossimo Consiglio Ue. "Siamo a un bivio, non dipende da chi mettiamo a fare il presidente. Ci siamo impegnati, come Italia, perche' si affermasse un metodo: prima di decidere chi guida decidiamo dove andare", ha aggiunto il premier.
"L'Italia - ha concluso il presidente del Consiglio - e' uscita dalla depressione economica, ma non dalla crisi. Uscira' dalla crisi se tutti insieme andremo nella stessa direzione".
Contributi, con la rateazione si sospende il durc negativo
I datori di lavoro potranno sanare le situazioni di irregolarità nel versamento dei contributi mediante la presentazione di una domanda di rateazione. E' quanto ha precisato l’Inps con il messaggio 5192 del 6 giugno scorso.Kamsin Attraverso la presentazione dell'istanza i datori potranno congelare l’emissione del Durc negativo e spostarlo alla scadenza della prima rata di rateizzazione (che sarà positivo o negativo a seconda se sarà regolarizzata o meno la propria posizione debitoria).
L'inps ricorda che il datore di lavoro può utilizzare due domande di rateazione: la rateizzazione ordinaria e la rateizzazione breve.Per la rateizzazione ordinaria occorre che il datore di lavoro presenti una domanda per via telematica con il piano di ammortamento dei debiti in cui siano evidenziati tutti i contributi dovuti all’ Inps desunti controllando la propria posizione contabile presso il cassetto previdenziale dell’ Istituto (eventuali nuove partite di cui si venga a conoscenza possono essere integrate nella domanda prima del versamento della prima rata).
La rateizzazione breve interviene allorché non si riesca a fronteggiare gli impegni di quella ordinaria concedendo di effettuare i versamenti dovuti in un periodo non superiore a 6 mesi. Il versamento delle rate dovute nell’ ambito delle scadenze e gli importi concordati permetterà l’ emissione di un Durc positivo.
Zedde
Riforma Pa, ok al decreto. Ecco le novità sulle Pensioni
Il decreto legge di riforma della pubblica amministrazione sarà in Gazzetta entro oggi. Al massimo domani. Ieri infatti la Ragioneria generale dello Stato ha dato il disco verde al provvedimento che attende ora solo la firma del Quirinale, una firma che non tarderà ad arrivare dato che le modifiche chieste dal Presidente della Repubblica sono state recepite dal governo. Kamsin Al centro dei rilievi del Colle proprio le norme sulle pensioni sulle quali Napolitano aveva chiesto, nei giorni scorsi, una deroga per militari e magistrati; deroga in parte accolta dall'esecutivo.
I militari in pensione, e richiamati in servizio, attraverso l'istituto del collocamento in ausiliaria, non dovranno lasciare l'incarico alla scadenza del prossimo 31 ottobre come originariamente previsto dalla bozza del Dl sulla riforma della Pa, licenziata lo scorso 13 giugno. Ma entro il 31 dicembre 2015, come ribadito peraltro per i magistrati che invece non avranno alcun ulteriore slittamento dei termini sulla revoca del trattamento in servizio. Per tutti gli altri pubblici dipendenti, invece, la deadline rimane fissata al prossimo 31 ottobre, con l'obiettivo di favorire il ringiovanimento dell'amministrazione pubblica. Da quel momento in poi nessun lavoratore che ha raggiunto i requisiti per l'età pensionabile potrà restare sul posto di lavoro. Questo, secondo le stime del governo, dovrebbe liberare 15 mila posti in un triennio per assumere giovani.
Sono queste le principali modifiche rispetto al testo base del decreto uscito dal Cdm. Sui magistrati Renzi non ha voluto cedere. Nonostante le proteste e gli allarmi lanciati dalla categoria che ha evidenziato il rischio di lasciare vacanti più di 400 posti con riflessi sui processi in corso, il testo finale del provvedimento conferma l'abbassamento da 75 a 70 anni dell'età di pensionamento dei giudici (con l'abolizione del trattenimento in servizio) dando loro, e ai militari, un periodo di transizione fino al 31 dicembre del 2015. Per loro dunque il rapporto di lavoro terminerà a fine 2015, o alla scadenza naturale se in data anteriore.
Resta confermato anche il divieto di attribuire incarichi dirigenziali al personale pubblico o privato collocato in quiescienza, ma con un'importante novità. L'articolo, dopo le pressioni del Colle, non si applica «agli incarichi e alle cariche presso gli organi costituzionali».
Le altre novità in materia previdenziale, come l'introduzione del part-time a cinque anni dalla pensione, saranno contenute in un disegno di legge che l'esecutivo presenterà alle Camere nei prossimi giorni.
Zedde
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Pensioni, con la Riforma Madia sarà piu' difficile restare sino a 70 anni
Con le ultime novità contenute nel decreto legge sulla riforma della pubblica amministrazione approvato dal Cdm Venerdì 13 Giugno diventerà piu' difficile per i dipendenti del pubblico impiego fruire dell'incentivazione alla permanenza sul posto di lavoro sino all'età dei 70 anni. Kamsin Con l'eliminazione del trattenimento in servizio, seppur con talune gradualità in favore dei magistrati e di altre poche categorie "protette", il decreto Madia-Renzi fara' venir meno infatti uno dei punti di forza del Decreto Monti del 2011: l'incentivazione a restare al lavoro sino a 70 anni.
Com'è noto la riforma Monti-Fornero ha "spronato" il proseguimento dell’attività lavorativa fino a 70 anni di età, con l'articolo 24, comma 4, secondo periodo del Dl 201/2011 in forza del quale il lavoratore può fruire di coefficienti di trasformazione piu' generosi tanto piu' elevata è l'età di collocamento a riposo. E quindi, in ultima analisi, il godimento di una pensione piu' ricca.
A dire il vero questa incentivazione non ha trovato vita facile per il pubblico impiego già con il Dl 101/2013. Infatti l’articolo 2, comma 5, del Dl 101/2013 ha interpretato autenticamente l’articolo 24 della riforma Monti-Fornero nel senso che per i lavoratori dipendenti delle pubbliche amministrazioni il limite ordinamentale – al raggiungimento del quale l’amministrazione deve far cessare il rapporto di lavoro se il lavoratore ha conseguito, a qualsiasi titolo, i requisiti per il diritto a pensione – non è modificato dall’elevazione dei requisiti anagrafici per la pensione di vecchiaia; si fa eccezione solo per il trattenimento in servizio o per far conseguire all’interessato la prima decorrenza utile della pensione. In pratica attualmente un dipendente pubblico che abbia già raggiunto l'età pensionabile può comunque proseguire l’attività lavorativa oltre il limite ordinamentale - che per la maggior parte dei dipendenti pubblici è fissato a 65 anni - solo in caso di concessione del trattenimento in servizio.
Per questi soggetti pertanto l'abrogazione del trattenimento in servizio voluta da Renzi e Madia e contenuta nel decreto approvato la scorsa settimana dal Cdm si tradurrà nell'impossibilità di fatto di poter raggiungere, o almeno avvicinarsi, ai fatidici 70 anni incentivati dallo stesso decreto 201/2011 e di ottenere una pensione piu' elevata.
Nel pubblico impiego esistono però categorie di lavoratori per i quali il limite ordinamentale è più elevato dei 65 anni. Si tratta in particolare dei professori universitari, dei magistrati, degli avvocati e procuratori dello Stato, che in base ai rispettivi ordinamenti sono collocati a riposo al raggiungimento del limite dei 70 anni di età (salvo concessione ulteriore del trattenimento in servizio che può arrivare fino a 5 anni). Per questi soggetti è del tutto evidente che le tagliole del Dl 101/2013 e del Decreto sulla Pubblica Amministrazione Renzi-Madia non sortiscono grandi effetti dato che non mettono in discussione la possibilità di continuare a lavorare sino a 70 anni.
Con un beneficio notevole in termini economici. Per queste categorie di lavoratori lo stipendio aumenta infatti annualmente, salvo la vigenza degli attuali blocchi retributivi, in funzione degli adeguamenti inflattivi e sulla base di appositi decreti; e, cessando dal servizio con età particolarmente elevate, avranno coefficienti di trasformazione piu' elevati in grado di garantire una rendita previdenziale piu' succulenta.
Zedde