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Esodati, l'Inps è pronta alla certificazione della sesta salvaguardia
Dalla fine del mese di Gennaio l'Inps inizierà ad inviare le prime certificazioni relative alla sesta salvaguardia, il provvedimento contenuto nella legge 147/2014 che consente a 32.100 lavoratori di beneficiare delle regole di pensionamento ante-Fornero. E' quanto apprende la redazione di pensionioggi.it in esito ad un approfondimento condotto presso l'Inps nei giorni scorsi. Kamsin Le domande per l'ammissione al beneficio in parola si sono chiuse lo scorso 5 gennaio anche se le DTL hanno ancora un mese di tempo per la gestione degli eventuali ricorsi e per la trasmissione delle istanze accolte all'Inps.
La principale criticità riguarda i lavoratori che hanno fruito nel 2011 dei congedi e/o dei permessi per i disabili per i quali la legge 147/2014 ha messo in palio ulteriori 1800 posti. Su questo profilo di tutela concorreranno ora anche i lavoratori che avevano presentato per la IV salvaguardia (articolo 11-bis del Dl 102/2013) le cui domande non sono state accolte per esaurimento dei posti messi a disposizione (2.500).
In merito a tale problematica il ministero del lavoro ha infatti concordato con l'Inps, tenuto conto dell’esigenza di rendere effettivi i principi di salvaguardia a tutela dei lavoratori che ne avevano diritto, di utilizzare il contingente previsto nell’ambito della VI procedura di salvaguardia per la medesima categoria di lavoratori, a vantaggio degli esclusi dalla procedura precedente ritenendo, altresì, che gli stessi non dovessero presentare nuovamente l’istanza. In altri termini è stato ritenuto possibile l’utilizzo della “dotazione numerica di 1.800 unità previste dalla cosiddetta “sesta salvaguardia” nei confronti dei lavoratori di cui all’articolo 24, comma 14, lett. e-ter del DL n. 201/2011, convertito con modificazioni in Legge n. 214/2011) in via prioritaria a favore dei soggetti, aventi i requisiti di legge, esclusi dalla “quarta salvaguardia” per incapienza della dotazione numerica".
Il rischio è che nuovamente il plafond dei 1800 posti risulti insufficiente a garantire la salvaguardia a tutti i potenziali aventi diritto. In tal caso si ipotizza che il ministero del lavoro attivi i cd. vasi comunicanti (articolo 1, comma 193 della legge 147/2013) ed utilizzi i risparmi derivanti dalle precedenti salvaguardie per ampliare il numero degli aventi diritto per legge in questo profilo di tutela.
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Zedde
Isee 2015, ecco come lo si ottiene
Per avere l'attestato Isee, parte delle informazioni saranno autodichiarate dal cittadino ed in parte acquisite dagli archivi dell'Agenzia delle Entrate.
Kamsin Con il nuovo anno cambiano le regole per ottenere l'Isee, l'indicatore della situazione economica equivalente per avere diritto alle prestazioni sociali a carico dello Stato e degli enti erogatori. La prima vera novità è la scissione dei tempi in cui verranno raccolti i dati del nucleo: mentre prima era obbligo del contribuente dichiarare ogni cosa fosse necessaria ai fini del calcolo, da adesso in poi le informazioni contenute nella Dsu saranno in parte auto-dichiarate (ad esempio informazioni anagrafiche, dati sulla presenza di persone con disabilità) ed in parte acquisite direttamente dagli archivi amministrativi dell’Agenzia delle entrate (ad esempio reddito complessivo ai fini Irpef) e dell’Inps (trattamenti assistenziali, previdenziali ed indennitari erogati dall’Inps). Insomma, la Dsu, al momento della presentazione, contiene solo le informazioni auto-dichiarate.
Tra i dati che dovranno essere auto-dichiarati ci sono la composizione del nucleo familiare, le eventuali condizioni di disabilità o non autosufficienza, la casa di abitazione, i redditi esenti da Irpef, i trattamenti non pagati dall'Inps, il canone di affitto, conti correnti postali e bancari, azioni, bot, obbligazioni. C'è anche il possesso di auto, motoveicoli.
Una volta presentata la Dsu, il dichiarante riceve una ricevuta di avvenuta presentazione da parte dell’ente acquisitore (Inps, Comuni, Caf o l’Ente erogatore) ma non ancora l’Isee calcolato. Per il calcolo dell’Isee è infatti necessario che si completi l’acquisizione degli altri dati da parte dell’Inps e dell’Agenzia delle entrate. L’Inps renderà poi disponibile al dichiarante un’attestazione riportante l'Isee, il contenuto della Dsu, nonché gli elementi informativi necessari al calcolo acquisiti dagli archivi amministrativi mediante accesso all'area servizi del portale web, ovvero mediante posta elettronica certificata o tramite le sedi territoriali competenti.
Ci sono quattro vie per presentare il Dsu: a) all'Ente che fornisce la prestazione (esempio: università, ospedale, ecc,); b) al Comune; e) al Caf; d) all'Inps. Dovunque si presenti, la dichiarazione va comunque a finire all'Inps, l'unico Ente deputato a classificare le informazioni e a stabilire la misura del reddito del richiedente. Se si chiede direttamente all'Inps è bene sapere che va usato solo il sistema telematico , usando il Pin (codice personale riservato) e collegandosi al sito www.inps.it entrando nel portale Isee, sezione "servizi on-line - servizi per il cittadino".
Alla presentazione del Dsu viene rilasciata una ricevuta che non è ancora l'attestato. Entro 10 giorni l'Ente interessato trasmette i dati al sistema centrale informativo, vengono acquisiti i dati dell'anagrafe tributaria e dell'Agenzia delle entrate e l'Inps può determinare l'Isee e comunicarlo a tutti gli interessati. La Dsu ha valore dal momento in cui viene presentata fino al 15 gennaio dell'anno successivo. Scaduto il termine l'attestato Isee già rilasciato conserva la sua validità ma se si devono chiedere altre prestazioni è necessario iniziare una nuova trafila.
Il nuovo Isee in vigore dal 2015 ha diverse novità rispetto al passato. Tiene conto ad esempio dei redditi fiscalmente esenti e del patrimonio, e introduce calcoli differenziati a seconda della prestazione chiesta. Per cui ora non c'è più un solo Isee valido per tutte le prestazioni, ma una pluralità di indicatori flessibili. Ma i principi di base restano sempre gli stessi: l'Isee resta sempre il rapporto tra l'indicatore della situazione economica del richiedente (Ise) e la scala di equivalenza (la seconda e ultima "e" che rappresenta la situazione degli altri componenti della famiglia). E invariata è la nozione Ise che è il valore dato dalla somma di redditi e da una quota (il 20%) dei patrimoni mobiliari e immobiliari dì tutto il nucleo familiare.
seguifb
Zedde
Riforma Pensioni, Damiano: due proposte per rivedere l'età pensionabile
A prescindere dall'esito del referendum il Governo dovrà provvedere a breve ad una correzione del sistema previdenziale reintroducendo, nei fatti, la pensione di anzianità.
Kamsin “Domani sapremo quale sia il pronunciamento della Corte Costituzionale a proposito del referendum promosso dalla Lega sulla abolizione della legge Fornero sulle pensioni. A prescindere dal suo esito, si pone comunque un serio problema di correzione del sistema previdenziale.”cosi’ in una nota il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano.
“La riforma del 2011 – sottolinea – ha avuto due effetti controproducenti sul piano sociale: il primo, e’ quello di aver creato una situazione esplosiva, a partire dal problema degli esodati, a causa dell’assenza di gradualita’ nell’innalzamento dell’eta’ pensionistica. Il secondo e’ che andare in pensione di vecchiaia oltre i 67 anni e’ causa di un sostanziale blocco delle assunzioni: non e’ difficile immaginare che se i genitori rimangono inchiodati nel posto di lavoro fino a tarda eta’, i loro figli e nipoti troveranno con maggiore difficolta’ una occupazione”.
“Per questo insistiamo – conclude – nella richiesta di introdurre un criterio di flessibilita’ nel sistema pensionistico. Il Pd ha presentato alcune proposte sulle quali il Governo dovra’ confrontarsi. La prima e’ quella di “quota 100″ e la seconda e’ la possibilita’ di andare in pensione a partire dai 62 anni con 35 di contributi con una penalizzazione massima dell’8%”.
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Zedde
Referendum Pensioni, l'ex ministro Fornero: "non toccate la mia Riforma"
L'ex ministro Fornero difende l'impianto della Riforma del 2011. Nel Pd, autorevoli esponenti del partito, come l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano, sono da tempo invece schierati per un intervento parlamentare in direzione di una maggiore flessibilità in uscita.
Kamsin Il referendum sull'articolo 24 della riforma previdenziale del 2011 dovrebbe essere giudicato inammissibile perchè riguarda la finanza pubblica. Parola dell'ex-ministro del Lavoro, Elsa Fornero, autrice nel 2011 della controversa riforma, che ha innalzato l'età di accesso alle pensioni e ha di fatto mandato in soffitta l'anzianità. Convinti della non ammissibilità del referendum si sono detti, ieri, anche il commissario Inps ed ex ministro del Lavoro, Tiziano Treu, il costituzionalista Augusto Barbera e l'esperto di previdenza Giuliano Cazzola. «Faccio fatica a pensare afferma Fornero che la Corte Costituzionale possa avallare una pessima politica. Questa è la democrazia spiega se il Paese decide che vuol tornare indietro su una riforma che è severa ma ha contribuito a evitare la crisi finanziaria bisognerà trovare le risorse. È facile dire eliminiamo una riforma considerata sgradevole. È molto più difficile dire come. Fino al 2020 si prevede di risparmiare 80 miliardi. Se la legge viene abrogata bisogna dire con che cosa si sostituisce». Per Treu, autore anche lui di un'importante riforma del sistema previdenziale (la Dini nel 1995 che introdusse il sistema di calcolo contributivo poi completato con la legge Fornero) ci sono «ragionevoli motivi» per ritenere il referendum «inammissibile».
Si tratta di una materia aggiunge che «inerisce alla finanza pubblica» sulla quale non sono ammissibili referendum. Inoltre spiega alcuni effetti sull'innalzamento dell'età sono stati ammorbiditi con diversi interventi normativi compreso l'ultimo sugli ammortizzatori sociali. Anche Barbera esprime forti dubbi sull'ammissibilità del referendum ricordando che oltre vent'anni fa la Corte disse no al quesito promosso da Rifondazione Comunista contro la riforma Amato del sistema previdenziale. «Credo che la Consulta dice giudicherà il referendum sulla riforma previdenziale promosso dalla Lega inammissibile perchè materia strettamente legata al bilancio dello Stato». «C'è un precedente spiega Barbera a proposito della pronuncia attesa per mercoledì 14 nel 1994 la Corte giudicò il quesito inammissibile dicendo apertamente che c'era un nesso con il bilancio dello Stato e referendum su questa materia non si possono fare.
L'oggetto del quesito referendario è analogo e il principio che sul bilancio dello Stato non si possono fare referendum si è addirittura rafforzato con la riforma dell'articolo 81 della Costituzione che vincola il bilancio alle regole europee». Anche il giuslavorista Franco Carinci sui esprime sulla stessa lunghezza d'onda dei colleghi: «Credo che la corte sottolinea non considererà ammissibile il referendum su una legge che ha segnato una svolta giudicata positiva». Secondo Carinci però la riforma Fornero «non è legge di Bilancio» anche se è contenuta in una manovra finanziaria. «La scelta credo sarà più politica che tecnica».
Se nella Camera di consiglio in calendario domani i giudici della Consulta dichiareranno ammissibile il referendum, per il quale ha raccolto le firme la Lega Nord, il governo dovrà pensare seriamente a come muoversi, di fronte ad un quesito abrogativo che avrebbe buone possibilità di ottenere il consenso degli italiani. Se così sarà sparirebbe quindi il calcolo contributivo applicato pro rata a tutti i pensionati dal 2012 in poi, verrebbe ripristinata la pensione di anzianità e sarebbe riportata più in basso anche l'asticella per quella di vecchiaia. Lo Stato vedrebbe dissolversi risparmi che nel momento di massimo effetto della riforma valgono circa 20 miliardi l'anno.
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Riforma Pensioni, Lega: ci sono 500mila motivi per abrogare la legge Fornero
Alcuni 'corvi' si alzano già in volo da sinistra, gracchiando all'indirizzo della Corte Costituzionale che mercoledì si dovrà esprimere in merito al nostro referendum sulla legge Fornero”. Lo dice Roberto Calderoli, vice presidente del Senato, in riferimento alle dichiarazioni di chi oggi si è detto contrario all’ammissibilità del referendum per l’abrogazione della legge Fornero da parte della Corte Costituzionale. “Tra questi - continua Calderoli - Tiziano Treu dice che ci sono 'ragionevoli motivi' per dichiararlo inammissibile, ma io dico che ci sono oltre 500mila motivi per ritenere inammissibile l'ipotetico furto di democrazia che lui si augura. Oltre mezzo milione di italiani firmando ai nostri gazebo - spiega l’esponente della Lega Nord - hanno espresso la loro volontà di votare. Capisco che qualcuno abbia la fobia delle urne, ma sono fiducioso nella ragionevolezza della Corte”, conclude.
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Zedde
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Referendum Pensioni, questa settimana la decisione della Consulta
Dopo il giudizio della Consulta sembra destinato a riaprirsi il cantiere sulla previdenza. L'ipotesi dell'esecutivo è di introdurre maggiore flessibilità in uscita.
Kamsin Mercoledì prossimo, la Corte Costituzionale si pronuncerà sull'ammissibilità del referendum proposto dalla Lega per l'abrogazione dell'intera riforma Fornero. Consultazione che, se ammessa, avrebbe anche l'appoggio della Cgil, come ribadito dal segretario Susanna Camusso: «E urgente rimediare a questa follia del prolungamento infinito dell'età di pensionamento» dice la leader del sindacato di corso d'Italia, ricordando la piattaforma messa a punto con la Uil. «Sarebbe utile che il governo aprisse un confronto con noi per cambiare la legge». E avverte: «Se non lo farà neppure per evitare l'eventuale referendum, voteremo sì».
In questi mesi peraltro dovrà essere formalizzato il cambio della guardia all'Inps con il parere delle commissioni parlamentari (non vincolante) sulla nomina di Tito Boeri alla presidenza dell'Istituto. Nomina che comunque sarà formalizzata dopo l'arrivo del nuovo capo dello Stato, dato che necessita di un decreto della presidente della Repubblica. Molto dipenderà dalle decisioni della Corte Costituzionale: è ovvio che dare il libera a una consultazione referendaria sulla legge Fornero aprirebbe scenari con molti interrogativi.
Indipendentemente dall'esito della Consulta è' comunque probabile che il Governo si orienti comunque su una modifica della legge Fornero. In che direzione? La linea peraltro già espressa da alcuni esponenti del governo nei mesi scorsi va verso una maggiore flessibilità. Sembra più difficile invece l'introduzione di un sistema con un passaggio verso la pensione con un periodo di part time.
Lo svolgimento del Referendum si potrebbe tenere, qualora la Corte darà parere positivo, entro la prossima primavera.
seguifb
Zedde
Pensione anticipata, niente penalità prima dei 62 anni
Le pensioni anticipate, con decorrenza dal 1° gennaio 2015, non saranno soggette ad alcuna penalizzazione anche se l'accesso avviene con meno di 62 anni di età. Da chiarire gli effetti sulle pensioni già decurtate.
Kamsin L'articolo 1, comma 113 della legge 190/2014 ha posto fine, dal 1° gennaio 2015, alla penalizzazione sino al 2017. Da quest'anno dunque si potrà andare in pensione anticipata al perfezionamento di 42 anni e mezzo di contributi (41 anni e mezzo le donne) senza dover piu' guardare all'età anagrafica per evitare di far scattare le penalizzazioni. Occhio però ai requisiti contributivi: dal 1° gennaio 2016 sarà necessario raggiungere, per effetto della speranza di vita, 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi le donne).
Sino all'anno scorso, infatti, era previsto un taglio pari all'1% per ogni anno di anticipo rispetto all'età di 62 anni e del 2% per ogni anno ulteriore rispetto all'età di 60 anni sulle quote di trattamento calcolate con il sistema retributivo. Era previsto solo un piccolo temperamento: potevano evitare la penalizzazione quei soggetti che avevano tutta l'anzianità contributiva composta da contribuzione obbligatoria da lavoro (piu' alcuni limitati e tassativi periodi di contribuzione figurativa).
La legge di stabilità ora semplifica il tutto. Dal 1° gennaio 2015 chiunque raggiungerà i 42 anni e mezzo di contributi (41 anni e mezzo per le lavoratrici) non avrà applicata la decurtazione. Resta però il termine del 31 Dicembre 2017.
La tabella sopra mostra come cambiano nel tempo i requisiti per evitare l'applicazione della penalizzazione qualora si conseguano i requisiti contributivi utili per la pensione anticipata.
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Zedde
Pensioni 2015, l'assegno cresce dello 0,3%
L'Inps rivaluta dello 0,3% in via provvisoria gli importi dei trattamenti pensionistici in pagamento per il 2015. In particolare, si è dato atto dell'inflazione definitiva del 2014 (pari all'1,1%) rispetto a quella programmata dell'1,2%. Con la rata di Gennaio, quindi, verrà prelevata la differenza.
Kamsin Ok all'incremento dello 0,3% delle pensioni nel 2015. Gli importi dei trattamenti minimi e delle quote di incremento da attribuire alle rendite di importo più elevato sono stati diffusi ieri con la Circolare Inps 1/2015. I nuovi valori sono stati stabiliti sulla base del decreto interministeriale (Economia-Lavoro) del 20 novembre scorso, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 3 dicembre 2014. Il precedente adeguamento risale al gennaio 2014, nella misura provvisoria dell'1,2%, valore ora ritoccato in basso (1,1%) dai dati definitivi. Ciò vuol dire che sulla rata in pagamento di gennaio l'Istituto ha proceduto al recupero della differenza.
Tutti i trattamenti pensionistici beneficiano della rivalutazione, seppur con una incidenza più bassa all'aumentare dell'assegno. Viene meno anche la limitazione introdotta per lo scorso anno nei confronti d ei pensionati titolari di importo superiore a sei volte il trattamento minimo che hanno avuto una rivalutazione fissa calcolata su tale importo e non su quello effettivamente in godimento. Sono state rivalutate anche le prestazioni a favore degli invalidi civili, ciechi e sordomuti.
Nello specifico gli aumenti di gennaio 2015, sono così articolati: a) più 0,30% (ossia l'aliquota intera dell'indice Istat) per gli importi di pensione mensile sino a 1.503 euro, tre volte il trattamento minimo di dicembre 2014; b) più 0,285% (95% dell'indice Istat) per gli importi compresi tra 1.503 e 2.004 euro; c) più 0,225% (75% dell'indice) per gli importi compresi tra 2.004 e 2.505 euro; d) 0,15% (50% dell'indice) per gli importi compresi tra 2.505 e 3.006 euro. Per le pensioni di ammontare superiore 3.006 euro, la rivalutazione sarà dello 0,1355%, (il 45% dell'indice Istat). Nel 2014 questi trattamenti hanno beneficiato di un modesto aumento fisso di 13,08 euro.
Crescono anche i trattamenti minimi. Con l'incremento dello 0,30% l'importo del trattamento minimo passa da 500,88 (valore corretto del 2014) a 502,39 euro al mese. Con l'aggiornamento Istat, sale anche l'assegno sociale, la rendita assistenziale corrisposta agli ultra-sessantacinquenni privi di altri redditi, introdotta dalla riforma Dini (legge n. 335/1995) in sostituzione della «vecchia» pensione sociale: passa da 447,17 a 448,51 euro al mese (un euro in più). Mentre la pensione sociale, ancora prevista per i titolari della stessa alla data del 31 dicembre 1995, è pari a 369,62 euro al mese.
Gli assegni straordinari di sostegno al reddito, invece, sono rinnovati nella stessa misura stabilita alla decorrenza originaria. Per quanto riguarda le detrazioni fiscali, sono riconosciutele stesse attive nello scorso mese di dicembre 2014. Inoltre, secondo quanto previsto dalla legge di stabilità 2014, per il triennio 2014-2016 è previsto un contributo di solidarietà sui trattamenti pensionistici complessivamente superiori a quattordici volte il trattamento minimo. Nel caso di più pensioni, ricorda l'Inps, il contributo annuo viene trattenuto in misura proporzionale ai trattamenti erogati.
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Pensioni Polizia, stop alle promozioni della "vigilia"
Il Ministero dell'Interno precisa la portata delle innovazioni contenute per il comparto difesa e sicurezza in materia previdenziale nella legge di stabilità 2015.
Kamsin Il ministero dell'Interno fornisce, con la nota n. 333/H/G55, le prime informazioni relative alle novità in materia previdenziale contenute nella legge di stabilità (legge 190/2014).
La nota ricorda che viene prevista la soppressione dell'articolo 1, comma 260, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, che riguarda le c.d. "promozioni alla vigilia", in particolare dei dirigenti superiori della Polizia di Stato con almeno cinque anni di anzianità' nella qualifica, che conseguivano la promozione alla qualifica di dirigente generale di pubblica sicurezza, a decorrere dal giorno precedente la cessazione dal servizio. Resta fermo il disposto di cui all'articolo 2 comma 93 della legge 24/12/2007 n. 244.
Per quanto riguarda, invece, la norma che impone un tetto alla possibilità di maturare, con il sistema contributivo, un trattamento superiore a quello che sarebbe stato corrisposto con il regime retributivo (articolo 1, comma 707 della legge di stabilità) la nota osserva, coerentemente con quanto anticipato nei giorni scorsi da pensionioggi.it che i destinatari della norma pensionistica sono solo coloro che hanno già maturato i 18 anni di anzianità contributiva al 31/12/1995 e pertanto destinatari del sistema retributivo sino al 31.12.2011.
La norma riguarda sia le cessazioni che interverranno dal 2015 sia i trattamenti pensionistici già liquidati dal 2012 ma gli effetti saranno disposti dalla data di entrata in vigore della legge (2015). Per quanto riguarda la liquidazione dei trattamenti di buonuscita resta in ogni caso fermo il termine di ventiquattro mesi per tutte le cessazioni a domanda.
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Il testo della nota
Pensioni, quelle italiane sono le piu' ricche d'europa?
In Italia il costo dei contributi è mediamente il 37 per cento dello stipendio lordo. Il 29 per cento lo paga l'azienda, l'8 percento il lavoratore. In Germania, invece, il costo è decisamente inferiore e la distribuzione dei costi tra lavoratore e azienda è molto più paritetica.
Kamsin In Italia si offrono pensioni pubbliche tra le piu' ricche d'Europa al prezzo però di comprimere la busta paga dei lavoratori e la competitività delle aziende. E' quanto emerge da uno studio degli analisti Deloitte diffuso nei giorni scorsi dal quotidiano Repubblica. In altri termini, per chi ha avuto la possibilità di lavorare e accumulare i contributi, la pensione italiana è, tra quelle pubbliche, una delle più costose di tutta europa ma, allo stesso tempo, anche una di quelle più generose.
Una serie di esempi formulati dagli analisti di Deloitte che hanno messo a confronto le pensioni di tre generi di lavoratori (dirigente, operaio e autonomo) con identica carriera in Italia, Germania, Spagna e Regno Unito, spiegano perché. Si è scelto di prendere solo lavoratori che hanno cominciato a lavorare dopo il 1° gennaio 1996, anno in cui, con la riforma Dini, è stato introdotto il sistema pensionistico contributivo, quello cioè per cui la pensione dipende da quanto si è versato.
Immaginiamo un dirigente nato nel 1974 che ha iniziato a lavorare nel 1999, a 25 anni, dopo l'università. Si è fatto strada in una grande multinazionale con sede in Italia e nel 2014, dopo 15 anni, può vantare un contratto a tempo indeterminato e uno stipendio da 100 mila euro lordi l'anno. Dopo 45 anni di contributi, stimando una crescita media e progressiva dello stipendio fino a 153.998 euro, nel 2044 - dopo 45 anni di contributi - dovrebbe ricevere in Italia una pensione annua lorda di circa 115 mila euro, più di tre volte rispetto a quanto prenderebbe a parità di carriera in Germania (31.614 euro), più del doppio che in Spagna (50.948 euro, il tetto massimo previsto in questo paese).
Un risultato simile lo si riscontra anche prendendo in considerazione un operaio di un'azienda italiana con la stessa anzianità lavorativa e la stessa età del dirigente ma con uno stipendio nel 2014 di 35 mila euro lordi l'anno. Immaginando anche in questo caso che nel corso della sua carriera continui ad avere la stessa crescita media della busta paga, in Italia l'operaio dopo 45 anni arriverà a guadagnare 53.899 euro e, andando in pensione, prenderà 40.500 euro l'anno, ben più dei 15.250 euro che prenderebbe in Germania, ma meno dei 50.948 che riceverebbe in Spagna e molto, molto di più dei 6.800 che gli darebbero nel Regno Unito (dove però, probabilmente, avrebbe una pensione integrava).
Non va diversamente per un lavoratore autonomo che guadagna circa 70 mila euro lordi l'anno. Considerato un progressivo aumento di stipendio fino a 107.798 euro, dopo 45 anni di contributi in Italia prenderà 71 mila euro lordi di pensione. Anche in tal caso avrebbe un trattamento pensionistico migliore di tutti gli altri tre stati presi in considerazione.
Insomma, tra i Paesi più industrializzati d'Europa, l'Italia è l'unico paese che offre una pensione pubblica così ricca. Che però ci si paga con alti contributi mentre si lavora. In Germania, la contribuzione è decisamente più bassa, in modo da tenere più alto lo stipendio mensile, in Spagna si contribuisce ma, nelle pensioni, si cerca di spartire la ricchezza il più possibile tra tutti ponendo un tetto massimo, mentre in Inghilterra lo Stato dà solo diritto a una pensione sociale, il resto viene affidato alla previdenza complementare.
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