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Bonus Ricerca, ecco come cambia con la legge di stabilità
Il credito d'imposta sarà riconosciuto fino a un massimo annuo di 5 milioni di euro per ciascun beneficiario, a condizione che siano sostenute spese per attività di ricerca e sviluppo pari ad almeno 30.000 euro.
Kamsin Nella legge di stabilità discussa la settimana scorsa nel Consiglio dei Ministri entra anche il pacchetto degli sconti sulla ricerca. Il bonus d'imposta per gli incrementi di investimenti in ricerca effettuati dalle aziende sarà del 25% (livello standard) e, qualora si tratti di spese per l'impiego di personale altamente qualificato o si attivino contratti di R&S con enti di ricerca ed università, il bonus passa al 50%.
Secondo quanto previsto dall'articolo 7 del disegno di legge (ancora in bozza) ne potranno fruire tutte le imprese, senza alcun vincolo di fatturato, indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore economico, e dal regime contabile adottato. Sparisce quindi il vincolo, attualmente previsto con la legge 145/2013, che riserva il bonus alle sole aziende con fatturato annuo inferiore a 500 mila euro.
Nello specifico la norma proposta dal governo riconoscerà un credito d'imposta per il 25% degli incrementi annuali di spesa nel settore Ricerca e Sviluppo, registrati in ciascuno dei periodi d'imposta di applicazione dell'incentivo, rispetto alla media realizzata nel triennio antecedente al periodo d'imposta in corso al 31 dicembre 2015. Il bonus potrà riguardare gli investimenti effettuati sino all'esercizio contabile che si chiude al 31 dicembre 2019.
Per accedere all'incentivo le imprese dovranno realizzare un investimento minimo annuale in attività di R&S pari ad almeno 30mila euro. Il massimo credito d'imposta conseguibile da ciascun beneficiario sarà pari a 5 milioni di euro annui.
Le spese ammissibili sono: a) personale altamente qualificato impiegato in attività di ricerca e sviluppo (come ad esempio dottori di ricerca con laurea magistrale in discipline tecniche); b) quote di ammortamento delle spese di acquisto o utilizzo per strumenti e attrezzature di laboratorio, in relazione alla misure al periodo di utilizzo per l'attività di ricerca e sviluppo e con costo unitario non inferiore a 2mila euro; c) contratti di ricerca stipulati con università e organismi di ricerca; d) spese per competenze tecniche e privative industriali specifiche. Per le voci a) e c), indica la norma, il bonus è riconosciuto nella misura del 50 per cento delle spese medesime.
La vigilanza sul corretto utilizzo dell'incentivo fiscale sarà a carico dell'Agenzia delle Entrate. Le spese di ricerca dovranno essere rendicontate e supportate da idonea documentazione contabile certificata dal soggetto incaricato alla revisione legale o dal collegio sindacale o da un professionista iscritto nel registro della revisione legale dei conti. La certificazione di tali spese dovrà essere allegata al bilancio sociale.
Zedde
Pensioni usuranti, la Camera chiede l'estensione dei benefici previdenziali
La Camera dei Deputati adotta una risoluzione congiunta per estendere i benefici previdenziali previsti dal Dlgs 67/2011 in favore dei lavoratori addetti alle mansioni usuranti.
Kamsin Il Governo dovrà verificare se vi siano le condizioni per una estensione dei benefici previdenziali in materia di lavori usuranti, come previsti dal Dlgs 67/2011, ad altri lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usuranti o addetti a lavorazioni particolarmente faticose e pesanti. E' quanto si legge nella testo della risoluzione congiunta - promossa da Damiano (Pd), Tripiedi (M5S) - elaborata la scorsa settimana dalla Commissione Lavoro della Camera dei deputati.
Il documento, che sarà discusso nelle prossime settimane, intende chiedere un impegno formale del Governo al fine di effettuare una verifica delle risorse impiegate per concedere l'anticipo dell'età pensionabile - previsto in favore dei lavoratori addetti alle mansioni usuranti (che com'è noto possono accedere alla pensione con il sistema delle quote con un minimo di 61 anni di età e 35 anni di contributi) - nei confronti di altre tipologie di lavoratori, come ad esempio i lavoratori addetti ad attività manuali nel settore dell'edilizia.
La richiesta parte dalla constatazione che i fondi stanziati dal Dlgs 67/2011 sono stati ampiamente "sottoutilizzati" rispetto alle previsioni. Infatti nell'anno 2011 risultavano presentate 11.124 domande di pensionamento, di cui solo 3.089 accolte e 8.035 respinte per carenza dei requisiti di legge; le domande accolte relativamente all'anno 2012 sono state circa 3.500, con un onere di circa 72 milioni di euro, mentre per il 2013 le domande accolte sono state circa 1.600, con un onere di circa 79 milioni di euro. Pertanto, - si legge nel documento - si sono registrati risparmi di spesa pari a circa 278 milioni di euro per l'anno 2012 e circa 304 milioni di euro per l'anno 2013.
Il testo della risoluzione intende impegnare il Governo: "- a effettuare una ricognizione del numero dei lavoratori che in ciascun anno hanno avuto accesso al pensionamento sulla base dei requisiti previsti dal decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67, e successive modificazioni, verificando la spesa sostenuta annualmente per tali pensionamenti;
- a verificare, anche alla luce di tale ricognizione, la congruità dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 7 del citato decreto legislativo n. 67 del 2011, fornendo altresì indicazioni circa il possibile andamento della spesa per l'attuazione del medesimo provvedimento nei prossimi anni; ad informare le Camere degli esiti delle predette ricognizioni;
- ad adottare ogni utile iniziativa di carattere amministrativo o normativo per assicurare l'effettiva destinazione alle finalità di cui al decreto legislativo n. 67 del 2011 delle somme stanziate e non ancora impiegate, nonché a valutare ogni opportuna iniziativa di modifica alla normativa vigente per garantire l'integrale utilizzo delle somme dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 7 del medesimo decreto legislativo, verificando in particolare se vi siano le condizioni per una estensione dei benefici anche ad altri lavoratori impegnati in mansioni particolarmente usuranti o addetti a lavorazioni particolarmente faticose e pesanti, quali, in particolare, i lavoratori addetti ad attività manuali nei settori dell'edilizia ed affini".
Zedde
Pensioni, Cgil: "inaccettabile un taglio ai fondi dei patronati"
L'Inca Cgil esprime preoccupazione per una possibile riduzione dei fondi agli operatori dei patronati. "Un taglio strutturale di risorse al fondo patronati, di oltre il 30%, va ben oltre ogni previsione negativa. E' gravissimo, inaccettabile e immotivato". Kamsin E' quanto ricorda Morena Piccinini, presidente dell'Inca-Cgil. "Se venisse confermato il testo della legge di stabilita' - dice - per i patronati si tratta di una stangata che pregiudichera' l'attivita' di assistenza e di tutela che questi istituti offrono in forma gratuita a milioni di cittadini e cittadine ogni anno, cosi' come prevede la legge 152 del 2001.
"Una scelta scellerata - ricorda la sindacalista - che mal si concilia con le dichiarate intenzioni del Governo di mettere a punto una manovra finanziaria espansiva per favorire la ripresa occupazionale e lo sviluppo economico, mostrando particolare attenzione alle famiglie piu' bisognose. Il Governo ignora quanto il lavoro dei patronati incida positivamente sulla pubblica amministrazione che lui stesso intende riformare, tagliando gli sprechi".
Zedde
Pensioni, Esodati: "le salvaguardie vanno estese sino al 2018"
I Comitati degli Esodati chiedono una ulteriore modifica della normativa che estenda sino al 2018 i termini per maturare il diritto alla pensione per entrare nella salvaguardia.
Kamsin La Rete dei Comitati degli Esodati chiede alle forze politiche e al Governo l'inserimento di una nuova misura in materia di deroghe alla Riforma Fornero del 2011 in occasione dell'inizio della discussione in Parlamento della legge di stabilità per il 2015. La modifica - si legge in un comunicato della Rete - deve andare nel senso di riconoscere l'estensione delle tutele per tutti coloro che, quando la manovra del 2011 è stata varata, erano già privi di occupazione (perché esodati, contributori volontari, mobilitati, licenziati, ecc.) o avevano sottoscritto accordi che li avrebbero resi tali e si trovavano nella condizione anagrafica e contributiva per conseguire il pensionamento in un tempo ragionevole quale è il periodo 2012-2018.
La Rete chiede che la salvaguardia sia garantita a tutti coloro che abbiano i seguenti 2 semplici requisiti (evitando qualsiasi “paletto” restrittivo e lotteria): 1. Non essere più occupati al 31.12.2011 per avvenuta risoluzione contrattuale a qualsiasi titolo, oppure avere entro quella data sottoscritto accordi collettivi o individuali che come esito finale prevedano il futuro licenziamento. 2. Maturare il requisito pensionistico con le previgenti norme entro il 31.12.2018.
La scorsa settimana la Commissione Lavoro della Camera dei Deputati ha svolto un atto di sindacato ispettivo per conoscere l'esatto numero dei lavoratori che potrebbero essere interessati ad una simile estensione.
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Zedde
Legge di stabilità 2015, maxi-aumento dell'Iva dal 2016?
Una norma annidata nella bozza della legge di stabilità prevede un aumento, non ancora definito, dell'Iva e delle accise sui carburanti. L'intervento sostituisce la clausola di salvaguardia inserita dal Governo Letta nella scorsa legge di stabilità.
Kamsin Dal primo gennaio 2016 le aliquote IVA e le accise sulla benzina potrebbero aumentare. E' questo quanto si legge nell'articolo 45 della bozza provvisoria della legge di stabilità approvata dal Consiglio dei Ministri mercoledì scorso. L'entità dell'aumento tuttavia ancora non è nota ma sembra, da come è formulato il testo, che la tagliola sia destinata a scattare indipendentemente dalla circostanza che altri strumenti come la spending review dovessero fallire.
Le aliquote Iva del 10 per cento e del 22 per cento, indica il testo, sono incrementate a decorrere dal 1º gennaio del 2016. Anche le accise su benzina e gasolio subiranno lo stesso trattamento. Le cifre in gioco non sono irrilevanti dato che l'aumento dell'Iva e delle accise sui carburanti assorbe la vecchia clausola di salvaguardia inserita dal governo Letta con la scorsa manovra di stabilità. In origine la norma prevedeva un taglio lineare di 3 miliardi nel 2015, di 7 miliardi nel 2016 e di 10 miliardi nel 2017, che avrebbe interessato tutte le agevolazioni fiscali nel caso in cui la spending review seguita dal commissario Carlo Cottarelli non avesse prodotto i risultati indicati dal governo.
L'insediamento di Renzi ha poi sterilizzato l'aumento di 3 miliardi per il 2015 mentre quello da 7 miliardi è stato ridotto a 4 miliardi. Di conseguenza l'incremento delle accise e dell'Iva dal 2016 potrebbe riguardare solo questa cifra. E dato che ogni punto di IVA vale 4 miliardi di euro è verosimile immaginare che dal 2016, se il governo non troverà risorse da altri capitoli da tagliare, le due aliquote Iva del 10 e del 22 per cento potrebbero essere incrementate di un punto percentuale ciascuna. Ancora peggio se l'incremento fosse interamente concentrato su una di queste due aliquote: in tal caso entrambe potrebbero essere incrementate di due punti percentuali. E il testo dell'articolo apre anche ad ulteriore aumento dell'Iva al 22% nel 2017 e nel 2018.
Nulla però per ora è definitivo e la misura potrebbe anche essere stralciata. Inoltre anche se l'aumento dell'Iva partire dal 2016 dovesse essere confermato nella versione definitiva della legge di stabilità, che sarà approvata nel mese di dicembre, il prossimo anno il governo potrà comunque eliminarla reperendo opportune risorse da altri capitoli di spesa in grado di scongiurare l'aumento dell'imposta.
Il testo della manovra di stabilità contiene inoltre la cosiddetta reverse charge, l'inversione contabile, un meccanismo per cui a versare l'imposta sul valore aggiunto non è il venditore ma il compratore. Il meccanismo sarà esteso per 4 anni ai settori delle pulizie, dell'edilizia, al trasferimento di quote di emissioni di gas serra, al gas e all'energia elettrica. Se ci sarà il disco verde da parte dell'Unione Europea, lo strumento potrebbe essere introdotto anche per la pubblica amministrazione.
Zedde
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Riforma Pensioni, Damiano: servono risorse per le uscite flessibili
"Rimane insoluto il problema dell’uscita flessibile dal lavoro e quello di molti lavoratori cosiddetti esodati". Uil: "pronti allo sciopero contro il blocco dei contratti nelle Pa".
Kamsin Il presidente della commissione Lavoro alla Camera e relatore del Jobs act, Cesare Damiano (Pd), parlando della legge di stabilita’, definisce ”positivo l’incentivo per le nuove assunzioni”, ma avverte: ”Pensiamo debba essere corretta la sua durata triennale”. Ecco che, aggiunge, ”chiediamo al governo di spalmare l’incentivo su un numero superiore di anni e di vincolarlo al proseguimento dell’attivita’ e al mantenimento dell’occupazione”.
Infatti secondo Damiano, ”sulla base dell’esperienza passata, c’e’ il rischio che alcune aziende possano utilizzare l’incentivo per fare concorrenza sleale e dopo il triennio di agevolazioni chiudere l’attivita’ con conseguente perdita di occupazione”. Sempre in tema di lavoro, Damiano considera ”positiva la scelta del governo di abbattere l’Irap sulla platea degli attuali occupati a tempo indeterminato”. Comunque, evidenzia, ”con il passare delle ore si precisano meglio i contenuti della legge di stabilita’ ed e’ apprezzabile lo sforzo del governo in direzione della crescita dell’economia”. Anche se, sottolinea, ”appaiono contraddittorie alcune misure di taglio lineare, come per le regioni, imponendo ulteriori restringimenti ai servizi e allo stato sociale”.
Sul fronte pensioni, capitolo non presente nella manovra, per Damiano ”e’ negativo il fatto che, nonostante le promesse del governo, nella legge di stabilita’ non ci sia alcun cenno al tema. Vogliamo ricordare al governo che rimane insoluto il problema dell’uscita flessibile dal lavoro e quello di molti lavoratori cosiddetti esodati.
Statali, Uil: sciopero contro il blocco dei contratti nel pubblico impiego - "I contratti collettivi di lavoro del pubblico impiego sono fermi al 2010. Ebbene, se lo Stato non rispetta gli accordi, anche noi ci sentiamo sciolti dal rispetto di quegli stessi accordi e, dunque, non terremo piu' conto dei limiti previsti per gli scioperi nel settore". Cosi', il Segretario generale aggiunto della Uil, Carmelo Barbagallo, parlando al Congresso nazionale della UIL-FPL, la categoria degli Enti locali e della sanita', ha annunciato la decisione del Sindacato di via Lucullo di disdettare il Protocollo del 2001 in merito alle procedure di raffreddamento e conciliazione relative alle prestazioni indispensabili in caso di sciopero.
La disdetta riguarda anche tutti i successivi accordi in materia, firmati sulla base di quel Protocollo, ed e' stata comunicata formalmente con lettera inviata all'Aran, l'agenzia governativa per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni. "Il blocco dei contratti - ha sottolineato Barbagallo nel suo intervento - e' una decisione di arrogante signoria che trasforma oltre tre milioni di cittadini in sudditi: e' inaccettabile. Se il Governo, dunque, non modifica la legge di stabilita', a partire dallo sblocco dei contratti nel pubblico impiego, se non mantiene le tutele per tutti i lavoratori dipendenti a tempo indeterminato e non le allarga a chi non ne ha, se non da' un segno chiaro nella direzione degli investimenti e dello sviluppo per tutto il Paese, noi chiederemo a Cgil e Cisl di avviare una lunga stagione di lotte unitarie che proseguira' fino a quando il Governo non avra' cambiato verso".
Zedde
Legge di stabilità, anche le polizze vita entrano nel mirino del Governo
Una norma contenuta nella bozza della legge di stabilità prevede l'aumento del prelievo sulla componente finanziaria delle polizze vita.
Kamsin Il disegno di legge di stabilità per il 2015 cambia buona parte delle regole sulla tassazione delle rendite finanziarie. Che saranno soggette ad una stretta. Da un lato infatti il Governo vuole intervenire (si tratta però ancora di una proposta che, come tale, potrà essere modificata in Parlamento) con un incremento della tassazione sui rendimenti finanziari delle Casse di previdenza dei professionisti (con l'asticella del prelievo che salirà dal 20 al 26%) nonchè del prelievo sulla previdenza complementare; dall'altro lo schema di disegno di legge prevede un inasprimento delle tassazione anche per le polizze vita.
Nella bozza si prevede infatti che le polizze vita siano sottoposte ad una tassazione del 26 per cento sulla componente finanziaria. Attualmente, com'è noto, le somme percepite dai beneficiari di polizze vita in caso di morte dell'assicurato sono esenti dall'Irpef. Il provvedimento stabilisce invece che l'esenzione dall'Irpef venga limitata alla parte di capitale erogato in caso di morte dell'assicurato a copertura del rischio demografico. Dunque, la differenza fra il capitale erogato alla scadenza e il totale dei premi versati sarà esente solo per la parte erogata dalla compagnia in più rispetto al valore della polizza al momento del decesso. La quota residua sarà tassata al 26 cento in capo ai beneficiari.
Resterebbe comunque garantita la non applicabilità delle imposte di successione in quanto il capitale viene percepito dai beneficiari non per causa successoria ma sulla base di un diritto derivante dalla polizza.
Camporese (Adepp): No al rialzo del prelievo sulla previdenza - L'ipotesi di una stretta sulla tassazione delle rendite finanziarie non piace per nulla all'Adepp, l'Associazione degli Enti Previdenziali Privati. "Tassare le rendite finanziarie delle casse di previdenza dei professionisti al 26% così come per qualsiasi investitore privato è un atto di assoluta miopia, soprattutto nei confronti dei giovani" ha dichiarato Andrea Camporese, presidente dell'Associazione.
Se la stretta fosse confermata "sarebbe un atto gravissimo. La tassazione delle rendite finanziarie delle casse, infatti, subirebbe l’ennesimo aumento, dal 20 al 26%, una scelta che smentirebbe quanto più volte dichiarato dal ministro dell'Economia Padoan e dai suoi rappresentanti, che si erano resi disponibili a rivedere la tassazione per arrivare ad una omogenizzazione fiscale in linea con quanto auspicato dalla stessa Ue. Condannare due milioni di professionisti, le loro famiglie e i dipendenti degli studi professionali a un futuro di prestazioni basse, mentre i versamenti previdenziali all’Inps non sono tassati, semplicemente per avere un maggior gettito nell’immediato, significa andare in totale controtendenza rispetto alla linea seguita dagli altri Paesi della Ue, alle indicazioni Ocse e alle risoluzioni della Commissione europea" ha indicato Camporese.
Zedde
Lavoro, no al ripristino dei premi per i dirigenti della Difesa
Confermato per un altro anno il blocco economico dei contratti pubblici con un risparmio stimabile tra i 2,1 e 2,5 miliardi di euro. La bozza prevede anche il mancato ripristino del meccanismo premiale per 5mila dirigenti del Comparto Difesa.
Kamsin Stop agli avanzamenti automatici degli stipendi per la dirigenza del comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico. E' quanto prevede una norma inserita nella bozza della legge di stabilità presentata la scorsa settimana dal Consiglio dei Ministri presieduto da Matteo Renzi.
La legge prevede il mancato ripristino degli avanzamenti legati alle classi e agli scatti a cadenza pluriennale che consentono l'incremento del monte salariale annuale con diritto dunque a retribuzioni più elevate. Interessati dal blocco sono i dirigenti militari, della Polizia di Stato, dei Vigili del Fuoco, della Forestale e della polizia penitenziaria per un totale di circa 5mila persone.
La misura si aggiunge, peraltro, alla conferma del blocco economico dei contratti pubblici per il prossimo anno. Da questa novità il governo stima una minor spesa per il 2015 oscillante tra i 2,1 e 2,5 miliardi di euro. Il blocco riguarda anche l'indennità di vacanza contrattuale, che non sarà più recuperata, e gli automatismi stipendiali del personale non contrattualizzato. Unico temperamento per polizia e forze armate che avranno il promesso sblocco economico degli scatti di carriera a partire dal 1° gennaio 2015; tale apertura è prevista anche per le magistrature e l'Avvocatura dello Stato.
Zedde
Esodati, la Camera accerta i potenziali interessati alla settima salvaguardia
Un atto ispettivo della Commissione Lavoro della Camera dei deputati accerta i potenziali interessati da un ulteriore intervento in favore dei lavori che hanno perso il posto di lavoro nel 2011 e che sono senza stipendio e pensione.
Kamsin Sono circa 46.200 i lavoratori attualmente rimasti senza pensione e lavoro che potrebbero essere salvaguardati se il disegno di legge 1558 sulla sesta salvaguardia estendesse al 6 gennaio 2019 (invece del 6 gennaio 2016 come attualmente prevede il citato ddl) i termini utili per maturare la decorrenza della prestazione pensionistica. E' quanto si legge nella risposta fornita dal Sottosegretario del Ministero del Lavoro Luigi Bobba all'atto di sindacato ispettivo promosso dall'Onorevole MariaLuisa Gnecchi (Pd) presso la Commissione Lavoro della Camera de Deputati lo scorso 15 Ottobre.
A questo numero si devono sommare altre 3.300 persone se si ricomprendessero nel profilo di tutela anche i lavoratori collocati in mobilità ordinaria a seguito di accordi stipulati in sede non governativa entro il 31 dicembre 2011 che sono cessati dal lavoro entro il 31 dicembre 2014.
La vicenda - L'atto di sindacato ispettivo chiedeva al Governo di fornire il numero dei potenziali beneficiari delle misure di salvaguardia per l'accesso al trattamento pensionistico nell'ipotesi in cui venissero modificati alcuni requisiti attualmente previsti dalla normativa. Il Sottosegretario Bobba ha indicato che il Parlamento, lo scorso 1° ottobre, ha approvato in via definitiva l'Atto Senato 1558 recante «Modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l'accesso al trattamento pensionistico». Tale provvedimento, "che è segno del costante interesse del Governo per i lavoratori cd «esodati»", garantisce tutela ad ulteriori 32.100 soggetti, appartenenti alle categorie dei: lavoratori collocati in mobilità; prosecutori volontari; beneficiari dei permessi per assistenza ai soggetti con disabilità; soggetti cessati dal lavoro per accordo individuale o collettivo o mediante risoluzione unilaterale.
Bobba ha quindi fornito due tabelle, secondo le stime dell'INPS, concernenti il numero dei soggetti che potrebbero essere oggetto degli interventi normativi nel senso auspicato dall'On. Gnecchi, oggi esclusi dalle sei salvaguardie. Ebbene la prima tabella mostra in particolare i dati relativi: – ai lavoratori autorizzati ai versamenti volontari indicati alla lettera b) dell'articolo 2, comma 1, del disegno di legge S. 1558; – ai lavoratori cessati di cui alla lettera c) del medesimo comma 1 dell'articolo 2; – a quelli beneficiari di permessi e congedi indicati nella lettera d) della medesima disposizione; – e ai lavoratori con contratto a tempo determinato di cui alla successiva lettera e); che sarebbero interessati dall'intervento prevedendo la maturazione del trattamento pensionistico, rispettivamente, al 6 gennaio 2017, al 6 gennaio 2018 e al 6 gennaio 2019.
"L'INPS ha tuttavia precisato - si legge nella risposta del Sottosegretario - che il numero totale dei potenziali beneficiari – pari a 46.200 – non tiene conto dei soggetti esclusi dalle precedenti salvaguardie poiché eccedenti rispetto ai contingenti determinati dalla norma. Mi riferisco, in particolare ai soggetti previsti dalla lettera d) del citato comma 1 dell'articolo 2". "Per quanto riguarda il quesito inerente i lavoratori collocati in mobilità ordinaria a seguito di accordi stipulati entro il 31 dicembre 2011 – di cui alla lettera a) dell'articolo 2, comma 1, – la seconda tabella mostra i possibili inclusi se la data di cessazione del rapporto di lavoro venisse spostata (dal 30 settembre 2012) al 31 dicembre 2012, al 31 dicembre 2013 e al 31 dicembre 2014" ha indicato il Sottosegretario.
"Evidenzio, inoltre, che tale platea include soltanto coloro che hanno sottoscritto accordi di tipo non governativo, in quanto tutti coloro che hanno sottoscritto un accordo governativo risultano essere già beneficiari di salvaguardia anche se il rapporto di lavoro è cessato dopo il 30 settembre 2012. Da ultimo preciso che la tabella 2 è stata elaborata dall'INPS sulla base della data di cessazione del rapporto di lavoro, non essendo disponibili i dati certi sugli accordi di tipo non governativo" ha concluso il Sottosegretario.
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Zedde
Riforma Pensioni, capitolo ancora aperto con la legge di stabilità
Con la legge di stabilità Renzi dice "no" agli interventi previsti nel Dossier Cottarelli di inizio anno. Nessun taglio alle invalidità e al prelievo sulle pensioni d'argento. Ma i problemi sul tavolo restano gli stessi.
Kamsin La legge di stabilità ha effetti quasi neutri per centinaia di migliaia di lavoratori e pensionati. Il Governo non ha previsto sostanziali modifiche sulle pensioni nè in senso peggiorativo nè migliorativo. Congelati dunque quegli interventi che erano stati proposti nel Dossier Cottarelli ad inizio anno che avrebbero portato ad una stretta sugli assegni di accompagnamento per l'invalidità (nel documento elaborato dal Commissario Straordinario si proponeva di ancorarli ad un requisito reddituale intorno a 30-45 mila euro annui) e sulle pensioni di reversibilità.
Il Documento "suggeriva" inoltre al Governo l'introduzione di un contributo di solidarietà sugli assegni superiori a 2mila euro netti al mese nonchè l'incremento di un anno dei requisiti per accedere alla pensione anticipata per le lavoratrici.
Si tratta di un importante riscontro dato che, simili proposte avrebbero comportato un ulteriore indebolimento delle prestazioni sociali e inferto un duro colpo, l'ennesimo, al sistema pensionistico italiano. In senso peggiorativo c'è da annotare però una stretta fiscale sulla previdenza complementare e sulle casse private che saranno chiamate a contribuire maggiormente alla fiscalità generale rispetto a quanto accade attualmente. Una misura che può avere anche ulteriori risvolti negativi in quanto, almeno le Casse private, potrebbero essere costrette ad incrementare le aliquote contributive degli iscritti per compensare il prelievo fiscale sugli assegni.
Dall'altra parte la to do list del governo resta la stessa. Il provvedimento delude infatti le legittime aspettative dei 4mila lavoratori della scuola che si riconoscono nel movimento dei cd. quota 96 e dei lavoratori precoci che chiedono la cancellazione delle penalizzazioni sino al 2017. Resta poi da inserire una soluzione strutturale per i lavoratori che hanno perso il posto di lavoro dopo il 2011 e da concludere il riesame dei lavoratori "salvaguardati" rimasti fuori dalle tutele. Alcune di queste misure potrebbero trovare spazio nel corso dell'esame parlamentare della legge di stabilità (che sarà approvata nel mese di dicembre).
Zedde