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Renzi: via ai progetti strategici , 1,4 miliardi di euro di investimenti

Redazione Martedì, 22 Luglio 2014
- Roma 22 lug. - Matteo Renzi presenta a palazzo Chigi una serie di progetti realizzati con imprese straniere e italiane. Il premier parla di contratti di sviluppo che "valgono quasi un miliardo e mezzo di euro, la meta' e' investimento pubblico, circa 700 milioni". Ecco le cifre: 24 progetti, quasi un miliardo e mezzo di investimenti, 25 mila posti di lavoro, l'80% nelle regioni del Sud, "34 milioni di euro in Campania". - Sul lavoro e il rilancio dell'occupazione "la politica si gioca la sua credibilita'", dice il premier. Con la firma dei 24 progetti "il governo prova a dare messaggi concreti", sostiene il presidente del Consiglio. "Alla fine dei mille giorni l'Italia sara' nelle condizioni di guidare la ripresa economica e non di essere il fanalino di coda", sottolinea il presidente del Consiglio. .

Senato, nessun voto: M5S, governo riferisca su Gaza . E' bagarre

Redazione Lunedì, 21 Luglio 2014
- Roma, 21 lug. - Termina il primo giorno di esame da parte dell'Aula del Senato del ddl riforme costituzionali. Una seduta, tuttavia, che si e' protratta quasi per l'intera giornata sull'illustrazione degli emendamenti all'articolo 1 del testo del ddl, senza che i senatori procedessero ad una sola votazione. I lavori riprenderanno domani alle 9,30. Il Movimento 5 Stelle propone che domani l'Aula del Senato anziche' esaminare il ddl riforme si occupi di quanto sta accadendo nella striscia di Gaza e chiede di cambiare il calendario dei lavori, con un voto da svolgere subito, gia' questa sera. Si associa alla richiesta Sel. Il Pd propone di sentire il governo in commissione, ma i grillini insistono e la Lega, con Stefano Candiani, chiede la verifica del numero legale, visto che l'emiciclo di palazzo Madama e' semivuoto (i lavori da calendario dovevano terminare alle 22). Ma la presidente di turno, Valeria Fedeli, rimanda ogni decisione e votazione a domattina. E scoppia la bagarre in Aula, con i 5 Stelle che protestano. La presidente di turno non si compone: "E' una votazione assolutamente legittima, si fara' domattina per un problema di orario", afferma. Il capogruppo grillino, Vito Rosario Petrocelli non ci sta. A proporre il cambio di calendario, poco prima, e' stato proprio lui: "riteniamo sia necessario inserire l'informativa urgente del ministro Mogherini su quanto sta accadendo nella striscia di Gaza, ci sembra di un'urgenza assoluta", sostiene, "l'Aula non puo' proseguire senza un dibattito aggiornato. E' doveroso stasera un voto su un nuovo calendario da parte di tutti i gruppi", conclude il grillino. Si associa alla richiesta Peppe De Cristofaro (Sel). Interviene il senatore Pd, Giorgio Tonini: "La preoccupazione dei colleghi e' anche la nostra, ma non si strumentalizzi questa vicenda per interessi obliqui. La nostra proposta e' che il governo venga a riferire nella commissioni Esteri di Camera e Senato congiunte come avviene in questi casi". .

Riforme: Boschi attacca M5S, svolta illiberale? E' una bugia

Redazione Lunedì, 21 Luglio 2014
- Roma, 21 lug. - Finira', magari, che un ruolo non secondario nel consentire di portare a termine il voto sulle riforme prima della pausa estiva lo giochera' 'il canguro'. Ovviamente non si tratta di un marsupiale in carne e ossa ma del principio regolamentare che al Senato permette di aggregare emendamenti omogenei tra loro, e di abbattere cosi' significativamente il numero di votazioni. Una questione di tecnica parlamentare ma centrale quanto agli obiettivi politici, visto che con oltre 7800 proposte di modifica piovute su palazzo Madama risulta davvero arduo ipotizzare altrimenti il rispetto della tabella di marcia rivendicata da Matteo Renzi. Una riflessione per ora ancora 'accademica' visto che, a quanto si apprende, ad ora la presidenza del Senato non prevede alcuna convocazione della Conferenza dei capigruppo per ridurre i tempi del lavoro in Aula. Ne' sono state ricevute richieste in tal senso da parte di maggioranza e governo. Vero e' pero', sempre a quanto si apprende, che in queste ora governo e meaggioranza starebbero lavorando a un 'appeasement' con la Lega, passaggio fondamentale per rinsaldare un asse che, insieme a quelli di Pd e FI, metterebbe almeno sui numeri in sicurezza la tenuta del lavoro in vista. Dunque, appare quasi inevitabile che domani si torni a ragionare sui meccanismi che consentano di sforbiciare sensibilmente i tempi. Forza Italia non ha nulla in contrario a che si assumano decisioni che mirino ad "accelerare il dibattito" in Aula sulle riforme, e il capogruppo azzurro al Senato, Paolo Romani, si dice favorevole all'ipotesi che "il presidente del Senato e i capigruppo trovino un'intesa che potrebbe formalizzare dei meccanismi per accelerare il dibattito". Spiragli anche dal Pd, con Anna Finocchiaro che riconosce come "su alcune questioni oggetto di approfondimento potrebbe anche essere possibile trovare un punto di incontro tra le forze politiche e questo potrebbe portare a una piu' fisiologica discussione sul testo e a un piu' fisiologico svolgimento delle votazioni in Aula". "Qualcuno parla di svolta autoritaria: questa e' un'allucinazione e come tutte le allucinazioni non puo' essere smentita con la forza della ragione". Sta a Maria Elena Boschi mettere in chiaro le cose e, nella replica in aula al Senato a conclusione del dibattito, il ministro per le Riforme scandisce, tra rumorose proteste nell'emiciclo, che "parlare di svolta illiberale e' una bugia e le bugie in politica non servono". "E' stato un privilegio - spiega - partecipare alla discussione generale in questi giorni. E' un percorso difficile ma affascinante quello che stiamo facendo insieme. Il governo ha legato in modo indissolubile il proprio cammino al percorso delle riforme", una sottolineatura importante che la Boschi lega a una precisazione altrettanto 'pesante', alla luce della mole di emendamenti che gravano sull'iter del pacchetto al Senato: "Ci potra' essere un tentativo di rallentare questo cambiamento, un ostruzionismo che ci puo' portare a lavorare una settimana di piu' e a sacrificare un po' di ferie, ma noi manterremo la promessa di cambiare il paese". Si dice soddisfatta, la Boschi, per il fatto che il testo sia "ampiamente condiviso" e che "abbia una maggioranza piu' ampia di quella del governo e' un valore aggiunto". Inoltre, sottolinea che si tratta di un "testo depurato dallo scontro ideologico". Quindi, ammonisce: "Vorremmo affrontare la discussione nel merito, non sulla simpatia o antipatia di chi lo ha proposto. Non abbiamo paura delle idee. Come diceva Pratolini: 'Non ha paura delle idee chi ne ha'". "Tutto e' migliorabile, sempre, ma noi sappiamo che su questa riforma c'e' un consenso ampio anche dal mondo accademico. La riforma non e' un'approssimazione casuale, ma poggia su spalle solide", rivendica. I relatori. "Ho letto che per il ministro Boschi il tempo della trattativa e' chiuso e ci sono rimasto male... Perche' io sono convinto che buona parte del percorso e' stato fatto in commissione ma ancora una buona parte ci resta da fare nell'esame dell'aula", dice Roberto Calderoli quando e' il suo turno di intervenire in aula al Senato. "Abbiamo riportato sui binari - aggiunge - un treno che andava per conto suo". Da Anna Finocchiaro arrivano parole destinate a pesare, considerato lo spazio che i frondisti hanno nel suo partito, come in quello dell'altro grande contraente, FI. "Invito i colleghi, fermo restando che quest'aula e' sovrana - avverte la capogruppo Pd al Senato - a riflettere sui toni che imprimiamo al nostro dibattito perche' rischiamo di perdere per strada la pulizia dell'opera alla quale siamo chiamati, il rigore del disegno costituzionale. Le parole, se utilizzate con violenza, rischiano di diventare inutili. Le parole 'regime', 'deriva autoritaria', 'violenza sulla Costituzione' se pronunciate in quest'aula sono macigni. Questa conclusione arriva dopo trenta ore di discussione generale in Aula e anni di dibattito sulle riforme costituzionali. Dire che il lavoro e' segnato da fretta, approssimazione e accelerazione non e' aderente alla realta' dei fatti". .

Puglia: Vendola, 10 anni governo sono lunghi, ora tocca ad altri

Redazione Lunedì, 21 Luglio 2014
- Bari, 21 lug. - "Dieci anni sono un tempo molto lungo per un'esperienza come quella del governo di una regione come la Puglia e io ho lavorato con tanta passione, in totale buona fede cercando di lasciare un segno che desse a questa regione l'orgoglio di esistere nel mondo con i propri giovani e la propria bellezza" cosi' Nichi Vendola parla ai giornalisti al termine del suo intervento politico in cui ha annunciato la sua rinuncia a candidarsi alle prossime regionali. "Credo che per me sia giunto il momento di servire la Puglia in un altro ruolo, non da governatore. Serve chiamare alla prova una nuova generazione, ci sono le primarie del centrosinistra per questo" ha detto ancora Vendola che nel suo intervento all'assemblea regionale di Sel aveva lanciato formalmente la candidatura di Dario Stefano senatore del gruppo di Sel. Ricordando poi che alle primarie del centrosinistra, previste per novembre prossimo, vi sono diversi annunci di candidature del Pd, di persone stimabili e che hanno lavorato con lui in giunta come Elena Gentile, attualmente al parlamento europeo o Michele Emiliano, Vendola ha auspicato che le primarie guardino alla politica razionalmente e non "alla mozione degli affetti, inoltre suggerisco che tra le regole si ponga la possibilita' di un turno di ballottaggio, in presenza di piu' candidati". "Tra i candidati piu' di prestigio c'e' Dario Stefano che e' per noi un valore importante - ha detto ancora Vendola - combatteremo questa battagia sempre pef il bene del centrosinistra, ma che sia una gara bella e che tenga lontani tutti i trasformisti e i furbi che cercano riparo dove meglio gli conviene. Il centrosinistra ha ben governato la Puglia in questi 10 anni e puo' fare ancora meglio. Penso che le primarie possano essere la prima tappa di questa rivoluzione che continua".
Pubblico Impiego

Pensioni, piu' facile nella Pa licenziare chi ha i requisiti per la pensione anticipata

Bernardo Diaz Lunedì, 21 Luglio 2014

Tra le varie novità in materia previdenziale contenute nel Dl 90/2014, oltre all'abolizione del trattenimento in servizio, il comma 5 dell'articolo 1 del provvedimento amplia l’ambito applicativo dell’istituto della risoluzione unilaterale del contratto da parte della P.A. Kamsin Il governo ha infatti esteso l'istituto ricomprendendo anche il personale delle autorità indipendenti e i dirigenti medici responsabili di struttura complessa che sino ad oggi erano rimasti esclusi. La misura, com'è noto, concede la facolta' alle Pa di risolvere il rapporto di lavoro nei confronti dei dipendenti che hanno maturato la massima anzianità contributiva, cioè i requisiti per la pensione anticipata  a decorrere dal 1° gennaio 2012 (42 anni e 6 mesi per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne) a condizione però, si ritiene, che non siano soggetti alla penalizzazione (cfr Circolare della Funzione Pubblica 2/2012).

Con riferimento all’ambito applicativo dell’istituto, quindi si può riscontrare una novità rispetto alla disciplina preesistente: la norma estende tale facoltà al personale delle autorità indipendenti e dirigenti medici responsabili di struttura complessa (categorie in precedenza escluse) mentre l'istituto continua a non trovare immediata applicazione nei comparti sicurezza, difesa ed esteri. Con l'intervento in questione inoltre la misura dovrebbe essere resa strutturale e cioè esercitabile dalle Pa anche oltre il 2014, limite temporale invece previsto prima del Dl 90/2014.

La Disciplina previgente - L’istituto, come anticipato da Pensioni Oggi, non è nuovo a differenza di quanto rilanciato dai quotidiani nelle ultime settimane. E' infatti disciplinato dall’articolo 72, commi da 8 a 11, del D.L. 112/2008, che ha introdotto la facoltà per le P.A. (nell’esercizio dei propri poteri generali di organizzazione) di risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro e il contratto individuale (con preavviso di sei mesi) nei confronti del personale dipendente. La misura tuttavia, pur comprendendo i dirigenti, escludeva magistrati, professori universitari e dirigenti medici responsabili di struttura complessa che avessero maturato l’anzianità massima contributiva, prevista all'epoca, cioè i 40 anni. Per una lacuna legislativa la misura inoltre non risultava (e non risulta) applicabile al personale dei comparti sicurezza, difesa ed esteri, le cui modalità applicative della disposizione erano rinviate ad un D.P.C.M., da emanare entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore del D.L. 112/2008, decreto che non risulta, ad oggi, adottato. 

Pare utile anche precisare che, nell'applicazione della risoluzione del rapporto di lavoro da parte delle Pa, l’articolo 16, comma 11, del D.L. 98/2011 ha escluso l’obbligo di motivazione di ciascun provvedimento, stabilendo che l’esercizio di tale facoltà da parte delle P.A. “non necessita di ulteriori motivazioni qualora l'amministrazione interessata abbia preventivamente determinato in via generale appositi criteri di applicativi con atto generale di organizzazione interna, sottoposto al visto dei competenti organi di controllo”.

Zedde

Altro...

Delega fiscale, reddito per cassa per 4 milioni di imprese

Bernardo Diaz Lunedì, 21 Luglio 2014

Dopo il varo dei primi due schemi di decreto legislativo di attuazione della delega fiscale, il primo sulle semplificazioni e la dichiarazione precompilata e l'altro sulla riforma del catasto, Palazzo Chigi sta lavorando per chiudere il terzo decreto prima della Pausa estiva. Kamsin E' quanto si apprende da fonti vicine all'esecutivo che confermano l'intenzione di Renzi di accelerare sull'attuazione della delega fiscale in tempo utile per rispettare la scadenza di fine anno. Il terzo provvedimento sarà dedicato all'abuso di diritto e al riordino delle sanzioni, un testo che potrebbe approdare in Consiglio dei ministri ai primi di agosto per poi essere inviato alle Commissioni di Camera e Senato prima della pausa estiva.

Il pacchetto piu' corposo è invece previsto per Settembre quando, in un quarto provvedimento, l'esecutivo ha in programma di cambiare la tassazione per le piccole imprese che usano i regimi fiscali semplificati. Per circa 4 milioni di contribuenti dovrebbe arrivare la tassazione per cassa e non più per competenza. Il reddito d'impresa si calcolerà quindi su entrate ed uscite effettive e non su costi e ricavi teorici del periodo preso in considerazione. Sembra una misura di poco conto ma in realtà la modifica potrà aiutare a superare il problema dei mancati incassi dovuti ai ritardi nei pagamenti, soprattutto delle Pa. Le tasse, in altri termini, si pagheranno solo su quanto realmente incassato.

Stretti, come accennato, i tempi per il riordino. Il quarto decreto dovrebbe essere chiuso entro ottobre ed approvato definitivamente entro fine anno, probabilmente assieme alla legge di stabilità 2015. Nel decreto ci sarà poi un'accelerazione sulla fatturazione elettronica tra privati che dovrebbe aiutare ad accorciare i termini di pagamento anche al di fuori dei rapporti con le Pa. Inoltre, per favorire la capitalizzazione delle piccole aziende le società individuali e di persone si vedranno tassare il reddito che resta in azienda in base alla nuova Iri (Imposta sul reddito imprenditoriale, prevista nella delega) secondo l'aliquota proporzionale allineata all'Ires (società di capitali), cioè il 22,5%, mentre solo la parte di reddito che verrà prelevata dall'imprenditore e dai soci subirà l'aliquota Irpef di competenza, concorrendo alla formazione dell'imponibile complessivo. Infine, arriveranno anche un nuovo regime fortettario al posto del regime dei minimi articolato secondo il settore economico di attività e un sistema semplificato per le imprese di nuova costituzione.

Per finire l'esecutivo dovrebbe approvare il nuovo processo tributario, con la revisione della riscossione nazionale locale, il riordino del regime di tassazione trasnazionale ed una revisione dell'Agenzia delle Entrate per favorire la lotta all'evasione fiscale.

Zedde

Il governo non cede sulle riforme Boschi si va avanti senza paura

Redazione Lunedì, 21 Luglio 2014
- Roma, 21 lug. - "Qualcuno parla di svolta autoritaria: questa e' un'allucinazione e come tutte le allucinazioni non puo' essere smentita con la forza della ragione". Maria Elena Boschi mette in chiaro le cose e, nella replica in aula al Senato a conclusione del dibattito che precede l'avvio del voto sulle riforme, il ministro per le Riforme scandisce, tra rumorose proteste nell'emiciclo, che "parlare di svolta illiberale e' una bugia e le bugie in politica non servono". "E' stato un privilegio - spiega - partecipare alla discussione generale in questi giorni. E' un percorso difficile ma affascinante quello che stiamo facendo insieme. Il governo ha legato in modo indissolubile il proprio cammino al percorso delle riforme", una sottolineatura importante che la Boschi lega a una precisazione altrettanto 'pesante', alla luce della mole di emendamenti che gravano sull'iter del pacchetto al Senato: "Ci potra' essere un tentativo di rallentare questo cambiamento, un ostruzionismo che ci puo' portare a lavorare una settimana di piu' e a sacrificare un po' di ferie, ma noi manterremo la promessa di cambiare il paese". E quanto ai tempi, come era gia' chiaro all'inizio, vista la mole di emendamenti presentati, ma ancora in attesa del vaglio di ammissibilita', "mi sembra difficile che oggi si inizi con le votazioni. Cominceremo con l'illustrazione" del provvedimento, sul quale 'pesano' circa 7.800 emendamenti, osserva Anna Finocchiaro. Si dice soddisfatta, la Boschi, per il fatto che il testo sia "ampiamente condiviso" e che "abbia una maggioranza piu' ampia di quella del governo e' un valore aggiunto". Inoltre, sottolinea che si tratta di un "testo depurato dallo scontro ideologico". Quindi, ammonisce: "Vorremmo affrontare la discussione nel merito, non sulla simpatia o antipatia di chi lo ha proposto. Non abbiamo paura delle idee. Come diceva Pratolini: 'Non ha paura delle idee chi ne ha'". "Tutto e' migliorabile, sempre, ma noi sappiamo che su questa riforma c'e' un consenso ampio anche dal mondo accademico. La riforma non e' un'approssimazione casuale, ma poggia su spalle solide", rivendica. I relatori. "Ho letto che per il ministro Boschi il tempo della trattativa e' chiuso e ci sono rimasto male... Perche' io sono convinto che buona parte del percorso e' stato fatto in commissione ma ancora una buona parte ci resta da fare nell'esame dell'aula", dice Roberto Calderoli quando e' il suo turno di intervenire in aula al Senato. "Abbiamo riportato sui binari - aggiunge - un treno che andava per conto suo". Da Anna Finocchiaro arrivano parole destinate a pesare, considerato lo spazio che i frondisti hanno nel suo partito, come in quello dell'altro grande contraente, FI. "Invito i colleghi, fermo restando che quest'aula e' sovrana - avverte la capogruppo Pd al Senato - a riflettere sui toni che imprimiamo al nostro dibattito perche' rischiamo di perdere per strada la pulizia dell'opera alla quale siamo chiamati, il rigore del disegno costituzionale. Le parole, se utilizzate con violenza, rischiano di diventare inutili. Le parole 'regime', 'deriva autoritaria', 'violenza sulla Costituzione' se pronunciate in quest'aula sono macigni. Questa conclusione arriva dopo trenta ore di discussione generale in Aula e anni di dibattito sulle riforme costituzionali. Dire che il lavoro e' segnato da fretta, approssimazione e accelerazione non e' aderente alla realta' dei fatti".

M. O.: battuta-gaffe sen. FI, 'Razzi a Gaza? Chiedo diritti...'

Redazione Lunedì, 21 Luglio 2014
- Roma, 21 lug. - "Razzi a Gaza? I miei colleghi dicono 'ma non sei li', nella Striscia?', e io dico 'sono stato stanotte e sono gia' tornato'. Ah, ah, ah... E comunque i palestinesi stanno approfittando del mio nome. Devo chiedere i diritti d'autore... Ah, ah, ah". Battuta con gaffe incorporata per Antonio Razzi, ospite ormai fisso di trasmissioni radiofoniche come La zanzara su Radio 24, dove, oggi, aggiunge anche che "non posso andare in missione perche' poi 'arriva Razzi e so' cazzi'... Ah, ah, ah...". Il senatore FI, segretario della commissione Esteri di Palazzo Madama, ribadisce anche che "solo Berlusconi puo' riuscire a portare la pace tra israeliani e palestinesi, lui e' un genio" e che dunque "devono far uscire Berlusconi dall'Italia. Ma in che mondo viviamo? Devono restituirgli non uno ma due passaporti. Solo lui puo' liberare tutti, solo lui puo' far fare la pace ai palestinesi e agli israeliani. Risolve tutti i problemi". "Se c'era Berlusconi - dice ancora Razzi - si era fermata tutta la guerra. Lui c'ha la mano santa. Quando c'era lui - analizza, nostalgico - non e' scoppiato mai nessuno di questi casini. I maro' sono ancora in India: con Berlusconi da mo' che stavano con le loro famiglie.... Potrebbe fare anche il mediatore per l'Onu - aggiunge il senatore - andrebbe solo per dialogare e fare la pace" a quei Paesi che l'esponente 'azzurro' definisce "in vibrazione". Chiusura con due domande di geografia. 'Ma lei sa dov'e' Gaza?': "Li', in Medio Oriente. Tra Israele e Palestina...". 'E con chi confina Israele?': "Adesso mi prendi all'improvviso... Sicuramente - osserva il politico abruzzese - non con Pescara... Mo' mi hai preso all'improvviso..". .

M5S alza il tiro: metteremo 100mila sassi su binari treno Renzi

Redazione Lunedì, 21 Luglio 2014
- Roma, 21 lug. - "Il Presidente del Consiglio ieri ha detto che su questo percorso di riforme il governo intende procedere con il sorriso sulle labbra e con determinazione ferrea e' intenzionato ad andare avanti. Ha anche detto che se qualcuno volesse mettere un sasso sui binari, loro toglieranno il sasso e andranno avanti. Con lo stesso sorriso, ancora piu' smagliante, dico a Renzi e al ministro Boschi che nei prossimi giorni continueremo a mettere uno, dieci, centomila sassi sui binari perche' questo treno delle riforme nella realta' porta orari e ritardi inammissibili". Cosi' il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Senato, Vito Petrocelli, nel suo intervento in aula con cui ha chiesto il rinvio in Commissione del disegno di legge costituzionale per un ulteriore approfondimento. "Questo percorso - ha proseguito Petrocelli - ha avuto parecchi temi di smentita e anche la cosiddetta rappresentazione macchiettistica di chi, da opposizione responsabile, ha ventilato derive autoritarie, e' un'espressione che da un ministro della Repubblica non mi sarei aspettato. Se questa e' un'allucinazione collettiva, come ha detto la Boschi, preferisco viverla e non con le intenzioni di allucinazione che ci vuole far passare il governo. Per questo chiedo il non passaggio agli articoli e un ulteriore serio approfondimento del testo in commissione".

Il governo non cede sulle riforme Boschi non e' svolta autoritaria

Redazione Lunedì, 21 Luglio 2014

- Roma, 21 lug. - "Qualcuno parla di svolta autoritaria: questa e' un'allucinazione e come tutte le allucinazioni non puo' essere smentita con la forza della ragione". Maria Elena Boschi mette in chiaro le cose e, nella replica in aula al Senato a conclusione del dibattito che precede l'avvio del voto sulle riforme, il ministro per le Riforme scandisce, tra rumorose proteste nell'emiciclo, che "parlare di svolta illiberale e' una bugia e le bugie in politica non servono".

"E' stato un privilegio - spiega - partecipare alla discussione generale in questi giorni. E' un percorso difficile ma affascinante quello che stiamo facendo insieme. Il governo ha legato in modo indissolubile il proprio cammino al percorso delle riforme", una sottolineatura importante che la Boschi lega a una precisazione altrettanto 'pesante', alla luce della mole di emendamenti che gravano sull'iter del pacchetto al Senato: "Ci potra' essere un tentativo di rallentare questo cambiamento, un ostruzionismo che ci puo' portare a lavorare una settimana di piu' e a sacrificare un po' di ferie, ma noi manterremo la promessa di cambiare il paese".

Del resto, il ddl sulle riforme costituzionali e' un "testo ampiamente condiviso", sostenuto "sin dall'inizio anche da forze che non fanno parte della maggioranza, come Forza Italia" ed e' "frutto del lavoro di questi mesi; un testo che e' stato migliorato" e "il governo ha sempre rivendicato l'ascolto, il dialogo e il confronto. Lo ha fatto per la riforma della Pubblica Amministrazione, per quella delicata della giustizia e anche per le riforme costituzionali che rappresenta la madre di tutte le riforme". Si dice soddisfatta, la Boschi, per il fatto che il testo sia "ampiamente condiviso" e che "abbia una maggioranza piu' ampia di quella del governo e' un valore aggiunto". Inoltre, sottolinea che si tratta di un "testo depurato dallo scontro ideologico". Quindi, ammonisce: "Vorremmo affrontare la discussione nel merito, non sulla simpatia o antipatia di chi lo ha proposto. Non abbiamo paura delle idee. Come diceva Pratolini: 'Non ha paura delle idee chi ne ha'". "Tutto e' migliorabile, sempre, ma noi sappiamo che su questa riforma c'e' un consenso ampio anche dal mondo accademico. La riforma non e' un'approssimazione casuale, ma poggia su spalle solide", rivendica.

I relatori. "Ho letto che per il ministro Boschi il tempo della trattativa e' chiuso e ci sono rimasto male... Perche' io sono convinto che buona parte del percorso e' stato fatto in commissione ma ancora una buona parte ci resta da fare nell'esame dell'aula", dice Roberto Calderoli quando e' il suo turno di intervenire in aula al Senato. "Abbiamo riportato sui binari - aggiunge - un treno che andava per conto suo". Da Anna Finocchiaro arrivano parole destinate a pesare, considerato lo spazio che i frondisti hanno nel suo partito, come in quello dell'altro grande contraente, FI.

"Invito i colleghi, fermo restando che quest'aula e' sovrana - avverte la capogruppo Pd al Senato - a riflettere sui toni che imprimiamo al nostro dibattito perche' rischiamo di perdere per strada la pulizia dell'opera alla quale siamo chiamati, il rigore del disegno costituzionale. Le parole, se utilizzate con violenza, rischiano di diventare inutili. Le parole 'regime', 'deriva autoritaria', 'violenza sulla Costituzione' se pronunciate in quest'aula sono macigni. Questa conclusione arriva dopo trenta ore di discussione generale in Aula e anni di dibattito sulle riforme costituzionali. Dire che il lavoro e' segnato da fretta, approssimazione e accelerazione non e' aderente alla realta' dei fatti".

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